Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

Effettua una ricerca

Ricerca Avanzata

135.
ZELO - I

«Vi esortiamo, fratelli: correggete gli indisciplinati, confortate i pusillanimi, sostenete i deboli, siate pazienti con tutti. Guardatevi dal rendere male per male ad alcuno; ma cercate sempre il bene tra voi e con tutti» (1Ts 5,14-15).

1° Fatemi comprendere, o Signore, quali talenti mi avete dati: onde io senta come devo spendermi e sopraspendermi per le anime.132
Il primo stimolo: i nobili istinti dell’uomo. Essi sono nel fondo del mio essere come un’eco della voce di Dio. Dio è bontà diffusiva: ha infuso nell’uomo un po’ di questa sua ineffabile perfezione. Sento che la mia vita non finisce col godimento proprio; approda a nulla che vi aggiunga una soddisfazione personale, sia pur elevata. Un moto spontaneo, incosciente la spinge fuori di sé, come la pianta è spinta verso il suo fiore ed il suo frutto. Tende a moltiplicarsi; germoglia per espandersi e sopravvivere. Di qui il bisogno di comunicare il proprio sapere ed il proprio pensiero: i propri sentimenti, anzi, l’anima stessa.
Prima inclinazione: Io non voglio rimanere un essere sterile: occorre che io sia utile a qualcuno: Di buon grado prenderò questa massima: «Purché io serva!». Se servo a nulla, sono uno strumento di rifiuto; faccio vergogna a me stesso.

Seconda inclinazione: la vita è breve; dunque devo far presto a produrre qualcosa di stabile che prolunghi la mia esistenza. La tendenza ad essere padre è della natura. Sento di non volere essere un fuoco fatuo che illumina per un istante, poi si spegne per sempre; non mi rassegno a morire tutto intiero. E per quanto | sia debole la scia del mio passaggio, che almeno non sia cancellata subito ogni orma. Che almeno io porti con me all’eternità qualche piccolo merito. Ora il maggior merito che posso portarmi non è forse il bene operato sulle anime?
Terza inclinazione: Sento compassione per le umane miserie: vorrei guarire piaghe cancrenose, asciugare lacrime, rasserenare volti addolorati. Bene immenso è la luce della verità, gran felicità la pace del cuore; bene immenso ed eterno il Paradiso: ed ecco che tutto questo vorrei dare, largamente dare, sempre dare. Quale gioia vedere un affamato che avidamente mangia il buon pane che io gli ho donato; un assetato che può saziarsi con l’acqua che gli ho portato; un bambinello intirizzito che vien riscaldato dallo spesso vestito che gli ho procurato!

3° Mio Dio, voi avete voluto che lo zelo contenesse già un premio in se stesso. Fate che la vostra voce invitatrice, che si fa udire al fondo della mia anima, non suoni invano per me. Accendete in me la fiamma dello zelo apostolico.

Esame. –
Qual è stata la mia compassione per gli infelici, finora? Che cosa faccio adesso per le anime? Mi procuro la gioia di chi si comunica e lascia nelle anime e nei cuori qualche orma di se stesso?

Proposito. –
Devo essere padre di qualche anima. Chi è sterile, alfine avrà sfruttato il | mondo e quasi ristretta violentemente la sua inclinazione ad espandersi. Darò il mio appoggio morale e materiale a qualche persona bisognosa.

Preghiera. – Signore, ci avete fatti simili a voi. Infelice chi, all’incontro,133 accentra tutto in se stesso. Siamo vostri figli, creati a vostra immagine e somiglianza. «Non omnis moriar»;134 non voglio morire tutto. Non importa che il mio nome non venga inciso sul marmo: desidero solo, e questo mi basta, che su qualche anima rimanga un’orma di me stesso. Fate, o Signore, che io possa imitarvi in questo!
135

132 Cf 2Cor 12,15.

133 Al contrario.

134 «Non tutto morirò». Nota espressione del poeta latino Orazio (Odi III, 30,6), ad indicare che la sua poesia sarebbe durata oltre la sua morte.