Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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25.
IL PURGATORIO

«Ciascuno stia attento a come costruisce. Infatti nessuno può porre un fondamento diverso da quello che già vi si trova, che è Gesù Cristo. E se, sopra questo fondamento, si costruisce con oro, argento, pietre preziose, legno, fieno, paglia, l’opera di ciascuno sarà ben visibile: la farà conoscere quel giorno che si manifesterà col fuoco, e il fuoco proverà la qualità dell’opera di ciascuno. Se l’opera che uno costruì sul fondamento resisterà, costui ne riceverà una ricompensa; ma se l’opera finirà bruciata, sarà punito: tuttavia egli si salverà, però come attraverso il fuoco» (1Cor 3,10-15).

1° È il luogo e lo stato nel quale si trovano le anime dei giusti, passati all’eternità con peccati veniali o col debito di pene temporali: esse soffriranno sino a quando avranno pagato ogni debito alla Divina Giustizia.
Si chiama anche: luogo di gemiti e di lacrime, fuoco purgante, carcere. Dice il Concilio di Trento: «La Chiesa pienamente ammaestrata da lo Spirito Santo, secondo la Scrittura e la Tradizione insegna che il Purgatorio esiste e che | le anime colà trattenute possono essere soccorse dai fedeli, specialmente col Santo Sacrificio della Messa».63
In una delle battaglie che Giuda Maccabeo combatté per l’onore di Dio e per il suo popolo, caddero anche dei soldati ebrei. Nel dare loro sepoltura furono trovati nelle tuniche alcuni oggetti preziosi offerti agli idoli; la legge ebraica proibiva di conservarli. Tuttavia, erano morti in grazia, come appare dalla Scrittura. Giuda raccolse dodici mila dramme d’argento e le mandò a Gerusalemme perché si offrisse un sacrificio per i peccati di quei defunti. «Santo e salutare è adunque il pensiero di pregare per i defunti».64

2° S. Agostino dice che alcuni fedeli si salvano più o meno presto per mezzo di un fuoco purificante, secondo che maggiori o minori attaccamenti ebbero su la terra. Vi è infatti un modo di vivere né tanto buono per meritare subito il cielo; né tanto cattivo per meritare gli eterni supplizi dell’inferno. Vi sono pene temporali che debbono scontare coloro che non meritarono le pene eterne. Ecco le cause: il peccato veniale, non ancora perdonato almeno quanto alla pena; la vita tiepida e languida che non può assicurare l’ingresso immediato alla visione ed all’unione totale con Dio in Paradiso; la pena dei peccati mortali ancora da scontarsi; le inclinazioni naturali non ancora corrette né dominate.
S. Cesario d’Arles dice che, se non soffriamo volentieri su la terra, né ci curiamo di fare penitenza, dovremo fermarci in Purgatorio finché | tutto sia soddisfatto, come si brucia il legno, il fieno, la stoppa.

3° Mio Dio, tante volte ho peccato, ma poi non ho pensato a fare la penitenza. Eppure so per fede che voi nulla dimenticate del bene, ma che anche nulla dimenticate del male. È scritto nel Vangelo: «Anche di una parola oziosa si dovrà rendere conto nel giorno del giudizio».65

Esame. –
Ho già fatta la penitenza dovuta ai miei peccati? Oppure mi sono limitato a confessarmi ed a compiere la piccola soddisfazione imposta dal confessore? Commetto ancora peccati veniali? Vivo così fervorosamente da meritare, appena sarò spirato, l’ingresso in cielo?

Proposito. –
Voglio vincere la mia tiepidezza per accendermi di amore al mio Dio, bruciare qui d’amore, per non ardere nelle fiamme del Purgatorio.

Preghiera. – Signore, datemi lo spirito di penitenza; concedetemi un cuore mondo, bianco più della neve; fate che io sempre ricordi il mio peccato per umiliarmi, per confidare, per emendarmi, per ripararlo.
25

63 Concilio di Trento, Decreto sul Purgatorio, 3 dicembre 1563 (DENZINGER-HÜNERMANN, Enchiridion Symbolorum, edizione bilingue, 1995, n. 1820).

64 2Mac 12,46.

65 Mt 12,36.