Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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87.
IL FIGLIO DELLA CHIESA

«Ora voi siete corpo di Cristo e sue membra, ciascuno per la sua parte. Alcuni perciò Dio li ha posti nella Chiesa in primo luogo come apostoli, in secondo luogo come profeti, in terzo luogo come maestri; poi vengono i miracoli, poi i doni di far guarigioni, i doni di assistenza, di governare, delle lingue. Sono forse tutti apostoli? Tutti profeti? Tutti maestri? Tutti operatori di miracoli? Tutti possiedono doni di far guarigioni? Tutti parlano lingue? Tutti le interpretano?» (1Cor 12,27-30).

1° La Chiesa è il secondo ambiente in cui il fanciullo, crescendo, viene a trovarsi. In essa deve vivere, compiere una missione, salvare l’anima sua.
La Chiesa è società233 istituita da Gesù Cristo per continuare l’opera da lui incominciata.
Si compone della moltitudine dei fedeli che sono battezzati e professano la stessa fede; è guidata dai Pastori e sopra di tutti dal Sommo Pastore, il Papa; conduce gli uomini alla felicità per mezzo della predicazione, del governo e dei sacramenti.
È soprannaturale; ma si compone di uomini. Vive nel tempo ma si perpetuerà in cielo. È combattuta e perseguitata; ma sempre vittoriosa. È madre di tutti; poiché tutti genera alla nuova vita.

2° Per condurre le anime al cielo ha potere di far leggi secondo il Vangelo e dovere di predicare la parola di Dio, di guidare le anime nella via della morale cristiana tanto nello spirito che nella vita esteriore; di dare il Battesimo, Cresima, Eucaristia, Estrema Unzione, Ordine, Matrimonio.
Nelle cose di fede e nella morale è infallibile; nella sua vita sempre combattuta, è indefettibile; nel suo ministero ha i divini poteri conferitile da Gesù Cristo; si ispira a carità, nel suo fine mira all’eternità.
I suoi figli possiedono una vita soprannaturale ed eterna: sono sudditi volontari e per amore; hanno innumerevoli mezzi di salvezza; sono nutriti e guidati da questa Chiesa Madre, dall’entrata nel mondo fino alla morte; ed ancora dopo morte suffragati od invocati come protettori.
I fedeli devono credere a quanto insegna la Chiesa, come se insegnasse Gesù Cristo stesso: «Chi ascolta voi, ascolta me»;234 sottomettersi a tutti i suoi comandamenti e leggi disciplinari, liturgiche e canoniche; assecondare, anzi, gli stessi indirizzi sociali che essa propone a mezzo del Papa e dei Pastori.
Cooperare alla Chiesa amorosamente come suoi figli devoti:
– con la preghiera assidua per il Papa ed i Sacerdoti, la propagazione della fede, le opere vocazionarie;
– con l’esempio di una vita esemplare;
– con l’opera: per le vocazioni, per gli | apostolati laici, nella difesa dei suoi diritti secondo la propria condizione.

3° La Chiesa è anche Maestra di preghiera: specialmente nella Liturgia: il messale, il breviario, il rituale, il pontificale, contengono le preghiere e le norme per il culto. Pregare con la Chiesa, nella Chiesa, per la Chiesa, ha speciale merito e speciale potere.

Esame. –
Compio i miei doveri essenziali di credere alla Chiesa? Obbedirla? Cooperare? Pregare con la Chiesa?

Proposito. –
Voglio essere il migliore e più affezionato figlio della Chiesa.

Preghiera. – O Gesù Maestro, istitutore della Chiesa, e della Chiesa Capo, vita ed anima, ricordate che l’avete comprata col vostro prezioso Sangue. Essa è il vostro regno. Essa è il vostro Corpo mistico. Per intercessione dei Santi Apostoli Pietro e Paolo, donate ad essa libertà, esaltatela al cospetto del mondo; santificate i suoi membri. Vi supplico soprattutto di rendermi il più devoto suo figlio.
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233 Questa visione di Chiesa, propria di quel tempo, oggi va ovviamente integrata con l’ecclesiologia del Vaticano II. Ricordiamo che Don Alberione, oltre che presenziare al Concilio, ha invitato caldamente i suoi figli ad assumerne gli orientamenti: «È saggezza, amore alla Chiesa, disposizione di docilità, accogliere quello che risulta dalle Costituzioni e dai Decreti che man mano vengono approvati dal Concilio, guidato dal Papa. Vivere il Concilio, che è l’avvenimento del secolo, prendere conoscenza e darne massima conoscenza in primo luogo ai Nostri, e poi alla cristianità» (San Paolo, settembre-dicembre 1964).

234 Lc 10,16.