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IL CUORE: benevolenza e dedizione
«Fatti amare dalla comunità, davanti a un grande abbassa il capo. Porgi l’orecchio al povero e rispondigli al saluto con affabilità. Strappa l’oppresso dal potere dell’oppressore, non esser pusillanime quando giudichi. Sii come un padre per gli orfani e come un marito per la loro madre e sarai come un figlio dell’Altissimo, ed egli ti amerà più di tua madre» (Sir 4,7-11).
1° Benevolenza. È il fiore della carità. San Francesco di Sales ovunque passava col suo amabilissimo tratto apriva le anime alla confidenza e dava loro un lampo di felicità. La simpatia rende piacevoli le relazioni; ma suppone un’abitudine di pensieri benevoli nella mente.
L’amabilità non può essere una ridicola vernice; deve procedere da «bene pensare e bene volere» ai fratelli. Dalla benevolenza alla cortesia vi è un solo passo. Dal cuore procedono le parole buone, i buoni desideri, la cortesia, la premura, la delicatezza.
Il cuore cattivo all’opposto fruga in fondo per trovare difetti, e mettere a nudo miserie altrui. Ha istintivo bisogno di pensar male; e la sua gelosia gode di scoprire in altri dei falli: non sa quindi essere amabile, e lo sforzo per apparirlo è un’ipocrisia. Attorno a lui non vi è gaiezza; egli è anzi sfuggito da tutti come un uomo nocivo ed importuno. È un freddo vento invernale; il suo soffio agghiaccia le anime.
2° La dedizione. È il dono generoso del buon cuore. Il buon cuore sa donarsi. Che cosa dona? tutto: tempo, denaro, vita, sangue, ove occorra. Egli non calcola le sue ore; non è impaziente di congedare chi ricorre a lui; si dona per il tempo che gli è richiesto. Il suo denaro appartiene ai poveri ed alle opere: per sé ne usa solo secondo | il bisogno e quasi con rammarico. Prodiga la sua vita e le sue forze verso chi chiede; si moltiplica per servire i fratelli; prenderebbe su di sé tutte le fatiche altrui; anziché rinunziare alle sue occupazioni vi addosserebbe anche le altrui. Né risparmia il suo sangue: lo usa e ne consuma le energie con le incessanti fatiche a cui lo zelo lo spinge. È pronto a versarlo per una causa che gli è cara, o per un’amicizia che gli sta a cuore.
Il buon cuore dà tutto: quanto è, quanto ha.
[3°] All’opposto, l’egoismo è il carattere distintivo del cuore cattivo: esso prende invece di dare.
Avaro del suo tempo, chiuso nelle sue abitudini, tratta come importuni e scaccia quelli che lo cercano o ricorrono a lui. Ha fissati i momenti in cui riceve: fuori di quelli appartiene solo a se stesso. Accumula il suo oro, e qualche volta senza scrupoli riguardo alla giustizia ed agli ingenui che di lui si fidano. A quanti chiedono, risponde che le sue disponibilità sono finite. Mira ad economizzare, forse anche con danno; teme sempre imprudenze; vigila con gelosa cura su la sua salute; si tiene al riparo da ogni pericolo; non conosce fatiche, né eroismi, né generosità, né fiducia nella Divina Provvidenza.
L’egoista conosce, ama, serve soltanto se medesimo.
Esame. – Rileggendo questi segni del cattivo e del buon cuore, quali riscontro in me?
Proposito. – Farò in modo che le mie decisioni siano ispirate da benevolenza e dedizione.
Preghiera. – O S. Paolo apostolo, che nella vostra carità vi siete fatto tutto a tutti, vogliate guardare anche a me così spesso egoista e indifferente per i mali del prossimo. Cambiatemi il cuore:125 risvegliate in me sentimenti di benevolenza, di carità, di dedizione. Fate il mio cuore secondo il cuore vostro.
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