Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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SAN PAOLO
Casa Generalizia; Roma
Gennaio 1962

AVE MARIA, LIBER INCOMPREHENSUS, QUAE VERBUM ET FILIUM PATRIS MUNDO LEGENDUM EXHIBUISTI (S. EPIPHANIUS EP.).

PREGHIERA

O Signore, Dio Onnipotente, che ci hai fatti giungere al principio di questo anno, preservaci in questo tempo dal male con la tua virtù; affinché in questo anno non commettiamo peccato alcuno; ma che compiamo la tua volontà in ogni cosa, santificando i pensieri, i desideri, le azioni. Per la bontà di Gesù Cristo.


Introdotta la causa per la beatificazione del
SERVO di DIO VIGOLUNGO MAGGIORINO

Il giorno 12 corrente dicembre (1961) si è celebrata solennemente la funzione dell'Introduzione del Processo Canonico Diocesano per la beatificazione e canonizzazione del Servo di Dio Vigolungo Maggiorino.
La funzione fu celebrata con l'intervento di Sua Ecc. Mons. Carlo Stoppa, Vescovo di Alba, del suo Vicario Generale Mons. Francesco Gianolio e dei componenti del Sacro Tribunale con a capo il Presidente Can. Priero.
Hanno partecipato alla solenne apertura, con gioia ed entusiasmo, i giovani aspiranti della Pia Società San Paolo della casa Madre di Alba, tutti i seminaristi e una larga rappresentanza delle Congregazioni paoline.
In presbiterio assistevano i familiari di Vigolungo Maggiorino: le due sorelle, un fratello e il cugino Maggiorino Caldellara, Discepolo del Divin Maestro, venuto per la circostanza dalla nostra casa di Parigi.
Dopo il canto solenne del Veni Creator, lesse una lettera di preghiera per l'apertura del processo il Rev.mo Primo Maestro, alla quale rispose Sua Eccellenza Mons. Vescovo.
Data lettura della domanda ufficiale da parte del Postulatore generale, Rev.mo D. Stefano Lamera, seguì il discorso di Mons. Carlo Stoppa che riportiamo più avanti: terminato il discorso si procedette ai giuramenti di rito. La solenne cerimonia che commosse tutti i presenti, si concluse con la recita devota della preghiera al nuovo Servo di Dio e con la benedizione del Vescovo.
In ogni casa della Famiglia Paolina sempre si è letta la vita di questo primo fiore trapiantato in cielo. Lo si è predicato, imitato in qualche misura e soprattutto pregato.
Sono già 43 anni da che Egli è passato all'eterno riposo. Molte volte, e da persone autorevoli, ho ricevuto invito a promuovere questa causa. Sempre si ebbe il desiderio e proposito di farlo. Non si era ancora fatto per varie ragioni.
Persuaso che il caro nostro Aspirante un giorno sarebbe stato glorificato, anche in terra, si è curato di esumare i resti mortali e trasferirli dal cimitero di Benevello al cimitero di Alba.
Man mano che sono passati gli anni è entrata la persuasione che devesi dare ai nostri Aspiranti un modello e protettore per la loro formazione ed amore alla vocazione.
Sarebbe il santo più giovane tra i giovani canonizzati regolarmente secondo le norme di Benedetto XIV.
Il venerato Vescovo di Alba, nel suo discorso di apertura del Processo, lo ha fotografato nello spirito questo nostro caro Aspirante.
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Ecco la domanda:

Roma, 9 dicembre 1961


Eccellenza Reverendissima
Monsignore Carlo Stoppa
vescovo di Alba


Dal giorno che la Divina Provvidenza colse dalla piccola aiuola della Pia Società San Paolo il primo fiore dell'apostolato delle edizioni, VIGOLUNGO MAGGIORINO, sempre ebbi vivo nell'animo il desiderio di avviarne il Processo di Beatificazione, certo delle sue virtù eroiche e della sua santità non comune. Con questa coscienza, dopo aver pregato ed essermi consigliato con i Superiori Ecclesiastici, raccolsi nel 1918 in una breve biografia le sue memorie e i suoi santi esempi di virtù. La grazia di Dio ha fecondato tutto: la fama di santità, l'ammirazione, la devozione per Vigolungo Maggiorino crebbero via via con il crescere della Famiglia Paolina così da restare egli il modello ideale di tutti gli alunni paolini.
Sempre occupato e preoccupato seguendo le divine ispirazioni, nelle varie fondazioni delle Congregazioni Paoline e della loro costituzione nella Chiesa, dovetti sia pure con vivo rincrescimento, rimandare di anno in anno il proposito di avviare la Causa di Beatificazione di Vigolungo Maggiorino.
Eccellenza Reverendissima, Lei sa quanto sia vivo in tutti i membri delle Congregazioni Paoline e dei Cooperatori e Benefattori nostri, in Italia e all'Estero, il desiderio di vedere avviata la Causa di Beatificazione di questo Servo di Dio e come di anno in anno, anziché diminuire la fiducia nella sua intercessione presso il Signore, sia andata sempre crescendo e dilatandosi. Per questo, oggi, confido al Suo cuore di Pastore e di Padre il mio proposito e il mio desiderio di sempre, pregandoLa a voler quanto prima se lo crederà bene nel Signore, aprire il Processo ordinario diocesano circa la fama di santità e le virtù di questo Servo di Dio.
RingraziandoLa anticipatamente anche a nome di tutti i membri della Famiglia Paolina e di tutti i Cooperatori e Benefattori nostri, di quanto l'Eccellenza Vostra vorrà fare per questa Causa, Le bacio il Sacro Anello e La prego a benedire me e tutta la Famiglia Paolina.

Umil.mo e dev.mo figlio
SAC. GIACOMO ALBERIONE


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Rev.mo Don Giacomo Alberione
Superiore Generale
della Pia Società San Paolo

Con gaudio accolgo la sua preghiera di aprire presso la nostra Ven. Curia il processo ordinario informativo sulla fama di santità e sulle virtù eroiche del Servo di Dio VIGOLUNGO MAGGIORINO, primo fiore della Pia Società San Paolo, costituita nella Chiesa per l'apostolato delle edizioni.
Dopo aver studiato la vita e lo spirito di questo giovane apostolo della stampa, mi è salito dal fondo dell'anima la preghiera di Gesù Maestro: «Confiteor libi, Domine coeli et terrae, quod abscondisti haec a sapientibus et prudentibus, et revelasti ea parvulis» ed ho sentito in cuore un'attrazione particolare verso questo nuovo Servo di Dio che mi ha fatto pensare all'episodio evangelico del giovanetto che si era presentato a Gesù: «Intuitus eum, dilexit».
In questo nostro tempo nel quale lo Spirito Santo dirige le menti e apre i cuori verso la Liturgia, verso il problema vocazionario e verso l'apostolato della stampa e di tutte le edizioni in genere, la figura di Vigolungo Maggiorino è più che mai di viva attualità. Susciti egli attorno ad ogni altare, in tutte le Parrocchie un numero sempre più grande di santi chierichetti; ottenga dal Signore per il sacrificio della sua giovane vita, una fioritura di belle vocazioni, non solo per la Pia Società San Paolo, ma per tutte le necessità della Chiesa, e trasfonda in ogni fedele, specialmente nei giovani, l'intelligenza e il santo entusiasmo per la stampa cattolica e per gli apostoli moderni.
Ritengo cosa singolare che dopo oltre quarantanni dalla santa morte di questo giovane Servo di Dio, sia più viva che mai, entro e fuori dell'Istituto, non solo la fiducia nella sua intercessione, ma l'ammirazione per la sua fama di santità e per i santi esempi della sua vita. Veramente mi sembra di dover qui ripetere le parole del Pontefice Benedetto XIV di v. m.: «Si nihilominus fama perduret, fatendum eandem a Spiritu Sancto procedere».
Venerato Padre Don Alberione, unisco alla sua preghiera ed a quella dei suoi figli la mia di Vescovo e di Pastore della Diocesi: Si degni il Divin Maestro di glorificare a Suo onore e gloria, a decoro della Santa Chiesa, a consolazione Nostra, a edificazione di tutti i fedeli, questo Servo di Dio.
Di cuore benedico Lei, gli Istituti della Famiglia Paolina, con l'augurio che anche la Nostra Diocesi, per l'intercessione di Vigolungo Maggiorino ottenga abbondanti e scelte vocazioni per il Nostro Seminario.
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Il discorso di S. E. Rev. Mons. Carlo Stoppa, Vescovo di Alba

Ho accolto con gaudio la preghiera del Rev.mo Don Giacomo Alberione Sup. Gen. della Pia Società San Paolo, di aprire presso la nostra Ven.da Curia il processo ordinario informativo sulla fama di santità e sulle virtù eroiche del

SERVO DI DIO VIGOLUNGO MAGGIORINO

primo fiore della Pia Società San Paolo, costituita nella Chiesa per l'apostolato delle edizioni.
E colgo intanto con gioia l'occasione per esporre alcuni brevi cenni della vita e della spiritualità di questo adolescente da Dio benedetto e favorito in modo specialissimo: oggi è il più giovane dei Servi di Dio, in avvenire, se saranno accolti ed esauditi i nostri voti e le nostre preghiere, sarà il più giovane dei Santi del Martirologio della Chiesa.
Non è cosa facile fare il ritratto morale di un uomo; coglierlo nella sua essenza, centrarne l'intima spiritualità.
Nella vita e nell'anima del piccolo Maggiorino Vigolungo tutto è semplicità, limpidezza, tutto è luce.
Ai margini dei ghiacciai, sulle nostre Alpi, o dei nevai, si aprono delle piccole valli, come conche, ove tutto è verde, silenzio, luce, azzurro di cielo: nella piccola valle un piccolo lago, acque trasparenti che riflettono il verde delle sponde, la luce e l'azzurro del cielo. Anche nelle acque del piccolo lago alcuni momenti di increspature per improvvisi soffiar di venti; poi subito la calma, la pace, il sorriso della natura.
Così l'anima, la fanciullezza del piccolo Maggiorino Vigolungo, nato il 6 maggio 1904 a Benevello, pìccolo paese delle Langhe.
Nulla di straordinario: un fanciullo buono, esemplare al catechismo, nella chiesa, alle funzioni, nel canto, sempre raccolto, composto; educato, devoto nel fare il segno di croce, nella genuflessione, nella preghiera; dinanzi al SS.mo esposto, un angelo. Di memoria felicissima, di ingegno perspicace; un grande desiderio d'imparare, di attività esuberante, di forte volontà, sempre lieto, sereno.
La famiglia, benedetta dal Signore: genitori cristiani, ottimi' lavoratori della terra; fratelli e sorelle semplici, aperti, di buon cuore, di pietà sentita; la popolazione rurale laboriosa, onesta; il parroco anziano, zelante, buon pastore del suo gregge.
A scuola fu sempre tra i più intelligenti e diligenti: tra le varie materie di studio preferiva il Catechismo. Anche le minime azioni, la stessa ricreazione, le faceva con tutta l'anima, con tutto l'impegno: alla Prima Comunione si è preparato con fervore angelico: il pensiero della Comunione l'occupava totalmente. Il giorno della Prima Comunione fu giorno di festa per la piccola parrocchia: per lui, fu un giorno di felicità e di grazia; un giorno di grazia fu anche il giorno della Cresima, a nove anni.
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E' naturale che quando il Teol. Alberione a Benevello incontrò questo fanciullo di elezione, lo abbia compreso immediatamente a fondo, e l'abbia prediletto: si possono applicare le parole del Vangelo: «intuitus eum, dilexit eum». E il Teol. Alberione fu, da quel giorno, il suo Direttore Spirituale, fu il teologo, l'educatore, il plasmatore della sua anima.
«Che farai quando sarai alto? - gli chiese un giorno il Teologo - Parsi sacerdote gli piaceva, ma gli piaceva anche far l'insegnante: non seppe rispondere; non sapeva spiegare quello che gli fremeva in fondo all'anima.
«Recita tre Ave Maria alla Madonna ogni sera, la Madonna ti guiderà su quella strada su cui Dio ti vuole».
Maggiorino fu fedele, e Maria lo ha guidato, in Alba. Ad Alba, sotto la protezione di S. Paolo, il Teol. Alberione aveva aperto una Casa col nome di Scuola Tipografica. Il 20 agosto 1914 la Scuola cambiava nome e diventava la Pia Società San Paolo: accoglieva ragazzi che avessero le attitudini morali, fisiche, intellettuali per divenire: alcuni, buoni operai tipografi, altri buoni scrittori e sacerdoti, tutti legati dai voti soliti e da quello dell'apostolato della stampa: tutti con spirito sacerdotale, tutti apostoli.
Alla Pia Società San Paolo la Madonna guida Maggiorino il 15 ottobre 1916, a dodici anni.
I primi giorni della vita di collegio o di Seminario, sono sempre più o meno penosi. Trovarsi lontano dalla famiglia, sotto la disciplina di un orario, le difficoltà dello studio... sono tante difficoltà che scoraggiano.
Maggiorino fin dal primo giorno si trovò al suo posto: abbracciò volentieri la nuova vita di studio, lavoro e pietà. Fu messo nella sezione dei giovani che uniscono al lavoro lo studio; vi si applicò con gioia, con energia, con la migliore volontà.
Anche Maggiorino ebbe la sua prova, un momento di crisi, di dubbio, per vivacità di fantasia, per delicatezza di coscienza; poi la luce, la serenità, in tutti i 18 mesi che trascorse alla Scuola Tipografica.
Una sera il Direttore aveva detto che alla Scuola Tipografica si possono unire le tre specie di merito: di una vita sacerdotale, di una vita religiosa e dell'apostolato stampa.
Maggiorino accolse queste parole come la spiegazione di un misterioso sogno che sentiva dentro di sé.
Sarà quindi il suo ideale, a cui consacrerà tutte le energie della sua vita. Anche nel sogno, vivere il suo ideale. «Questa notte ho sognato che avevo una grande tipografia, dove lavoravano più di cento operai e io dirigevo il giornale quotidiano che là si stampava.
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La sorella suora attesta che nelle brevi visite alla famiglia, lo trovava sempre più entusiasta della sua vocazione: divenire sacerdote, scrittore, per l'apostolato della stampa.
E' una pena non poter dire tutto della sua pietà, del suo fervore nella preghiera, della diligenza negli esami di coscienza, della delicatezza di coscienza a riguardo della purezza, del fervore nelle Comunioni quotidiane, della tenerezza filiale nella sua devozione alla Madonna: amava singolarmente .la recita del S. Rosario. Gli era particolarmente caro S. Paolo, lo invocava di frequente ogni giorno.
Si era preso a modello S. Giovanni Berchmans. Questi aveva come programma: «far bene le cose comuni», e si santificò col far bene le cose comuni, in modo non comune.
S. Giovanni Bosco diceva: «I giovani schietti sono quelli che più facilmente migliorano». Maggiorino era schietto, anche nelle più piccole cose, come un cristallo. Era sempre sereno, lieto: la vera pietà non conosce tristezza o malinconia.
Per divenire sacerdote, apostolo della stampa, utile alla Chiesa, alle anime, amava tanto l'istruzione. Consacrava allo studio, con amore, tutto il tempo disponibile; aveva scritto: «andare a scuola come in chiesa». Ripeteva le parole di S. Agostino: «delle particelle della S. Scrittura bisogna aver la cura che si ha dei frammenti della SS.ma Eucarestia».
Ha lasciato il quaderno degli esami di coscienza, il quaderno dei propositi, un quaderno di pensieri uditi in prediche e schemi di conferenze da lui tenute ai compagni: uno ha come argomento «volere è potere: io voglio farmi santo». I suoi libri, i suoi quaderni erano ordinatissimi.
Alla domenica era particolarmente felice: «Vedi - diceva ad un compagno - mentre noi oggi ci divertiamo o studiamo o preghiamo, molte migliaia di anime sentono la nostra predica; noi abbiamo spedito oltre 10 mila copie di nostri periodici; come dobbiamo ringraziare il Signore che ci dà l'occasione, a noi così piccoli, di far tanto bene!» Se vivesse oggi!...
Al cielo, al Paradiso, andavano rivolgendosi, forse senza un vero presentimento, i suoi pensieri, le sue aspirazioni: la breve giornata della sua vita volgeva al tramonto: mostrava di sentire una nostalgia del Paradiso, ricordava più spesso il Paradiso anche con i compagni. I propositi di gennaio del 1918 terminavano così: «Paradiso, Paradiso; Eternità, felicità: ecco ciò che mi aspetta».
Lo sforzo continuo della mente, della volontà, avevano indebolito la sua salute: continuava l'applicazione allo studio, l'allegria, ma non si sentiva più in forza per la fatica del lavoro. I Superiori cercavano di moderarlo; poi d'accordo con i genitori l'hanno presentato alla visita del medico che riscontrò la causa del malessere: la pleurite. Si dispose che fosse trasportato a casa.
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Sentì una stretta fortissima, non potè trattenere le lacrime «ma sia fatta la volontà di Dio; preghi perché io torni presto».
La malattia fu grave e lunga: dovette subire un'operazione; la sua preghiera «sia fatta la volontà di Dio» : la sua vita fu una continua Comunione Spirituale.
Sua unica preoccupazione: la vocazione: «quando potrò tornare alla Scuola Tipografica? Tornerei subito, anche se sapessi di dover morire».
Potè fare una visita ai Superiori e ai compagni della Scuola Tipografica: si fermò poche ore. Provò una profonda commozione, sentì sempre più forte la vocazione. Non tornò più. Gli Angeli del cielo lo invidiavano agli amici della terra.
Apparvero i sintomi della meningite maligna, inesorabile. Gli fu amministrato il Santo Viatico in forma solenne. Uno spettacolo commovente. Maggiorino sereno, tutto candore e ardore, quasi sorridente, attendeva quel Gesù che aveva tanto amato: rispondeva alle preghiere con devozione che commuoveva il cuore dei presenti.
Chiese l'Olio Santo e la Benedizione Papale.
Il Direttore, il suo Teologo, lo vegliò nell'ultima notte: «Quale è il tuo desiderio? Desideri guarire o vuoi andare in Paradiso?».
«Desidero fare la volontà del Signore».
Rimase quattro giorni in lunga, penosa agonia. Alle 18 del 27 luglio finiva il triduo alla Madonna del Carmine alla Scuola Tipografica: ed egli se ne volava al cielo.
Circondato da gigli e da rose, adagiato sul bianco suo letto come su un altare, fu visitato da parenti ed amici, Superiori e compagni in preghiera.
La domenica mattina, alla Messa, il Celebrante parlò del giovane defunto, commentando il testo della S. Scrittura: «consummatus in brevi, explevit tempora multa»: parlò del suo ardore per il bene, del suo impegno per fare la volontà di Dio, sempre, con amore; del suo amore per la parola di Dio e della sua volontà di farsi sacerdote dell'apostolato della stampa.
Il lunedì, dopo i funerali, il Direttore Teol. Alberione, diede l'estremo saluto e fece brevi considerazioni su le parole sacre: «Dum adhuc ordirer succidit me». Mentre ancora con tutto l'ardore dell'anima preparava un avvenire santo e fecondo, Dio lo chiamò al premio del bene fatto e dei santi generosi desideri.
Ai giovani della Scuola Tipografica che col pianto in gola si partirono dal piccolo Cimitero di Benevello, il Direttore Teol. Alberione spiegò il testo evangelico: «Nisi granum frumenti cadens in terra mortuum fuerit ipsum solum manet; si autem mortuum fuerit, multum fructum affert». «Abbiamo messo sotto terra un buon granello di ottimo grano; germoglierà e ne produrrà cento: tanti altri seguiranno la strada che egli aveva intrapreso: non temete!».
E son venuti da tutte le parti e si son diffusi nel mondo. E verranno sempre più numerosi, quando Dìo, per la voce della sua Chiesa, vorrà esaltarlo nella gloria degli altari: verranno alla Pia Società S. Paolo, al Seminario, ai Catechismi tra il piccolo Clero e i pueri Cantores, negli Oratori festivi, tra i Fanciulli Cattolici e gli Aspiranti della Gioventù Cattolica; verranno attratti dal ricordo della sua bontà, dalla luce delle sue virtù, dal fervore del suo apostolato.
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Nell'ottobre del 1933, i resti del Servo di Dìo sono stati esumati e trasportati nel Cimitero di Alba, in un loculo della Pia Società San Paolo, in attesa di altra più solenne esumazione e di altro più solenne trasporto, nel Tempio di San Paolo, ancora nell'oscurità, presso le ossa del Servo di Dio Can. Francesco Chiesa, fin quando sorgerà, speriamo, il giorno della gloria.
Così, sono quattro i Servi di Dio, della Diocesi di Alba, che attendono il responso della Chiesa per la gloria degli altari: il Sac. Don G. B. Rubino, il Teol. Don Timoteo Giaccardo, il Teol. Can. Francesco Chiesa, e l'adolescente Maggiorino Vigolungo.
Forse qualcuno potrà chiedersi se non è troppo pensare agli onori dell'altare, alla beatificazione, alla canonizzazione di un fanciullo di quattordici anni e pochi mesi, sceso da un'umile famiglia di agricoltori delle nostre Langhe: «che ha fatto di speciale, di grande?».
Sì risponde che la santità non consiste nel meraviglioso, nelle visioni, nei portenti, nelle opere grandi: la santità non è una specializzazione religiosa; è alla portata di tutti i cristiani, qualunque sia il sesso, la cultura, l'età, le condizioni sociali. La santità consiste nell'unione con Dio, nella vita di grazia, nell'accettazione della volontà di Dio compiuta umilmente, con amore, nell'obbedienza alla legge di Dio e della Chiesa, nel compimento dei doveri del proprio stato: nulla è piccolo di ciò che è fatto per amore di Dio.
Si sarebbe anzi quasi tentati di esprimere un rispettoso rammarico che si sia ritardata di oltre quarantanni l'introduzione della Causa, considerando il grande bene che è destinato a suscitare in questo fervore di movimento liturgico e per le vocazioni sacerdotali e religiose di apostolato, se non si conoscessero le pressanti e molteplici necessità dello sviluppo portentoso della Pia Società San Paolo, nelle sue otto Congregazioni religiose.
Tuttavia ci sembra opportuno ricordare le parole del Papa Benedetto XIV: «Se dopo tanti anni la fama di santità perdura, anzi è andata crescendo, «a Spiri tu Sancto est»: ciò procede dallo Spirito Santo.
Per rispettare i limiti di tempo, ho potuto dirvi troppo poco della bellezza spirituale di questo fanciullo meraviglioso, della sua ansia incessante di perfezione, del suo desiderio di amore di Dio, della sua sete di apostolato con la stampa.
Nell'incontro con la sua anima, nella conoscenza approfondita della sua anima, ne ho provato una crescente ammirazione, quasi affettuosa: veramente «intuitus eum, dilexi eum».
Con quest'amore io prego e vi invito a pregare perché Dio lo voglia esaltare agli onori degli altari, per la sua gloria, per il bene di tante anime giovanili; che attorno agli altari delle nostre Parrocchie, di tutte le Parrocchie, si moltiplichino schiere di fanciulli devoti, di piccoli apostoli, di anime eucaristiche, educate allo spirito liturgico, nel servizio delle funzioni religiose, nel canto sacro, sul suo esempio; e interceda per noi, per i suoi familiari, perché possiamo tendere verso la perfezione con la stessa ansia, nel desiderio di cogliere, come lui, una scintilla della vita di Dio e della sua infinita perfezione.
A voi tutti, membri del Tribunale, il mio ringraziamento, a tutti la mia benedizione.

+ CARLO STOPPA
Vescovo di Alba


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Ringraziamento del Primo Maestro

Eccellenza,
Permettetemi una parola: la Famiglia Paolina Vi prega una vita lunga e sempre più piena di opere così utili alla Chiesa ed alla Diocesi; con il cuore sempre aperto a quanto può servire alla gloria di Dio ed al bene delle anime.
Tante cose vi furono presentate e dette nella celebrazione del Vostro 80°; e non ho udito alcuno che Vi abbia trovato di esagerato, o altri fini fuorché manifestare la verità e portar tutti a collaborare e seguirVi docilmente nell'insegnare e in ogni iniziativa.
Dice la stessa cosa il fatto nuovo di oggi, cioè la Diocesi di Alba ha quattro cause per beatificazione e canonizzazione in corso: Don Giaccardo, Don Rubino, Can. Chiesa, Vigolungo Maggiorino. Che se la Diocesi nostra non fa molto rumore però opera devotamente e silenziosamente per quello che è sostanziale cioè la vita cristiana e la pratica della vera virtù.
Riguardo alla Famiglia Paolina: al Vescovo Giuseppe Francesco Re dalla Provvidenza di Dio fu riservato il compito di assisterla e portarla con sapienza ed amore quando nasceva ed era bambina; ed a Mons. Luigi Grassi quello di incoraggiarla; a Voi, Eccellenza, il Signore ha riservato il compito e la consolazione di consolidarla e mettere in luce qualcuno dei suoi membri, nella fiducia di presentare chi ha lasciato insigni esempi di virtù per l'imitazione; e di sollecitare la parola della Chiesa perché tutta la Famiglia Paolina li possa invocare come intercessori presso il Signore, mentre viviamo in tanti bisogni.
Vigolungo Maggiorino, figlio di questa Diocesi, può paragonarsi in molte cose a San Domenico Savio; così è ritenuto nella Famiglia Paolina; così confidiamo e preghiamo che non sia lontano il giorno in cui la parola infallibile del Papa chiuda il periodo delle speranze per sostituirvi la consolante reale certezza.
Deo gratias! al Signore per il primo passo oggi fatto.
Per Vostra Eccellenza, riconoscenza e preghiera e pure riconoscenza e preghiere per avere conservato come Presidente del Processo Canonico e come segretario il Rev.mo Mons. Can. Priero, tanto paziente quanto preciso in tutta la sua preziosa opera.

Tenuto ad Alba il 12-12-1961.


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Conclusioni

1) Leggerne la piccola biografia in tutte le Case; esortando ad imitarlo e pregarlo.
2) Se vi sono ricordi di fatti veduti (per i Fratelli più anziani), riferirli. Così di grazie che si credono ottenute per l'intercessione del Servo di Dio Vigolungo Maggiorino.
3) Estenderne la conoscenza e la divozione. Sono state stampate immagini ricordo in varie lingue.
4) Concorrere con offerte al Processo Canonico.

N.B. Per tutto rivolgersi alla Casa Generalizia della Pia Società San Paolo.

Chiarimento

Qualcuno potrebbe chiedersi:
- Perché canonizzare ancora un giovanetto? Non basta S. Domenico Savio?
E' bene ricordare:
1) Nella Chiesa vi è un santo giovane, modello per i Chierici: San Stanislao Kostka.
2) Vi è un santo giovane modello per i novizi: San Giovanni Berghmans.
3) Vi è un santo giovane modello per gli allievi degli oratori e delle scuole professionali: San Domenico Savio.
4) Ma non vi è a tutt'oggi un santo modello per gli aspiranti alla vita sacerdotale e religiosa: Maggiorino Vigolungo è il giovane aspirante modello.
Il suo programma eroico «progredire un tantino ogni giorno» lo classifica e lo distingue in questa sua vocazione.
S. Giovanni Berghmans aveva come programma: «Fare le cose comuni in modo non comune».
San Domenico Savio ebbe come programma: «La morte ma non peccati».
Maggiorino Vigolungo animato dallo spirito dell'Apostolo San Paolo, sempre proteso in avanti, col suo programma, si propose non solo di evitare ogni peccato, «Serva mandata», ma di conseguire con tutte le sue forze la perfezione religiosa evangelica «Si vis perfectus esse», cercando ogni giorno di segnare un nuovo progresso, nel compimento stesso dei doveri comuni.
Vi è ancora un aspetto che merita di essere sottolineato: Maggiorino Vigolungo è l'aspirante modello di una vocazione nuova nella Chiesa; vocazione che richiede intelligenza e visione larga delle necessità della Chiesa e una apertura che abbracci tutte le forme moderne degli apostolati, particolarmente stampa, cinema, radio, televisione.
Per questo la figura del nuovo Servo di Dio si inserisce nel nostro tempo in tutta la sua attualità.
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