Nell'ottobre del 1933, i resti del Servo di Dìo sono stati esumati e trasportati nel Cimitero di Alba, in un loculo della Pia Società San Paolo, in attesa di altra più solenne esumazione e di altro più solenne trasporto, nel Tempio di San Paolo, ancora nell'oscurità, presso le ossa del Servo di Dio Can. Francesco Chiesa, fin quando sorgerà, speriamo, il giorno della gloria.
Così, sono quattro i Servi di Dio, della Diocesi di Alba, che attendono il responso della Chiesa per la gloria degli altari: il Sac. Don G. B. Rubino, il Teol. Don Timoteo Giaccardo, il Teol. Can. Francesco Chiesa, e l'adolescente Maggiorino Vigolungo.
Forse qualcuno potrà chiedersi se non è troppo pensare agli onori dell'altare, alla beatificazione, alla canonizzazione di un fanciullo di quattordici anni e pochi mesi, sceso da un'umile famiglia di agricoltori delle nostre Langhe: «che ha fatto di speciale, di grande?».
Sì risponde che la santità non consiste nel meraviglioso, nelle visioni, nei portenti, nelle opere grandi: la santità non è una specializzazione religiosa; è alla portata di tutti i cristiani, qualunque sia il sesso, la cultura, l'età, le condizioni sociali. La santità consiste nell'unione con Dio, nella vita di grazia, nell'accettazione della volontà di Dio compiuta umilmente, con amore, nell'obbedienza alla legge di Dio e della Chiesa, nel compimento dei doveri del proprio stato: nulla è piccolo di ciò che è fatto per amore di Dio.
Si sarebbe anzi quasi tentati di esprimere un rispettoso rammarico che si sia ritardata di oltre quarantanni l'introduzione della Causa, considerando il grande bene che è destinato a suscitare in questo fervore di movimento liturgico e per le vocazioni sacerdotali e religiose di apostolato, se non si conoscessero le pressanti e molteplici necessità dello sviluppo portentoso della Pia Società San Paolo, nelle sue otto Congregazioni religiose.
Tuttavia ci sembra opportuno ricordare le parole del Papa Benedetto XIV: «Se dopo tanti anni la fama di santità perdura, anzi è andata crescendo, «a Spiri tu Sancto est»: ciò procede dallo Spirito Santo.
Per rispettare i limiti di tempo, ho potuto dirvi troppo poco della bellezza spirituale di questo fanciullo meraviglioso, della sua ansia incessante di perfezione, del suo desiderio di amore di Dio, della sua sete di apostolato con la stampa.
Nell'incontro con la sua anima, nella conoscenza approfondita della sua anima, ne ho provato una crescente ammirazione, quasi affettuosa: veramente «intuitus eum, dilexi eum».
Con quest'amore io prego e vi invito a pregare perché Dio lo voglia esaltare agli onori degli altari, per la sua gloria, per il bene di tante anime giovanili; che attorno agli altari delle nostre Parrocchie, di tutte le Parrocchie, si moltiplichino schiere di fanciulli devoti, di piccoli apostoli, di anime eucaristiche, educate allo spirito liturgico, nel servizio delle funzioni religiose, nel canto sacro, sul suo esempio; e interceda per noi, per i suoi familiari, perché possiamo tendere verso la perfezione con la stessa ansia, nel desiderio di cogliere, come lui, una scintilla della vita di Dio e della sua infinita perfezione.
A voi tutti, membri del Tribunale, il mio ringraziamento, a tutti la mia benedizione.
+ CARLO STOPPA
Vescovo di Alba