SAN PAOLO
Casa Generalizia; Roma
SETTEMBRE 1962
AVE MARIA, LIBER INCOMPREHENSUS, QUAE VERBUM ET FILIUM PATRIS MUNDO LEGENDUM EXHIBUISTI (S. EPIPHANIUS EP.).
PREPARAZIONE AL CONCILIO ECUMENICO
Il giorno 30 aprile 1960, dopo il corso straordinario di Esercizi Ss. nell'udienza particolare, benignamente accordataci da Sua Santità Giovanni XXIII, Gli avevamo promesso le nostre preghiere per la preparazione al Concilio Ecumenico. Ed il Papa, cui tanto piacque questa promessa, rispose: «Il venerato Padre Fondatore ha voluto offrire le preghiere vostre per il futuro Concilio. Vi ringrazio. Preghiamo tutti...
Quest'anno l'intenzione sarà questa: invocare le Divine Benedizioni sui lavori preparatori del Concilio Universale. Benché si esiga un immenso lavoro, i preparativi sono a buon punto. Da ogni parte della terra ci giunge l'eco delle impressioni favorevoli che il Nostro invito ha suscitato tra i cattolici e tra i nostri fratelli separati.
Quando Leone XIII rivolse ai cristiani orientali dissidenti il suo invito alla riconciliazione, non si ebbe che cattive risposte. Oggi invece le risposte sono buone ed aprono il cuore alla speranza. Noi dobbiamo aprire le braccia a questi fratelli, ascoltarli; perché non tutto il torto è dalla loro parte. Anche noi dobbiamo riconoscere i nostri torti. Non che l'invito a loro sia per il Concilio. Questo è riservato ai Vescovi della cattolicità, per aggiornare le cose nostre tra di noi, senza che altri intervengano a discutere e fare maggior confusione. Quindi prima celebreremo il nostro Concilio e poi si potrà trattare.
Intanto i lavori procedono alacremente e sono davvero benedetti dal Signore. È l'intenzione che di cuore affido alla vostra pietà. Fate anche voi come gli avvocati concistoriali che in Concistoro postulano per le cause dei Santi: prima chiedono che si proceda instanter: poi pregano instantius; ed infine instantissime.
Vi raccomando la Santa Chiesa Cattolica. Pregate per la sua unità. Ut unum sint! Continuate nei vostri generosi sforzi per l'avvento di un mondo migliore».
Son sicuro che in tutte le Case della Famiglia Paolina si è pregato ogni giorno col Papa, per il Papa e per il Concilio Ecumenico prossimo, pensando secondo più volte Giovanni XXIII ha precisato: preghiere per la preparazione, preghiere per la buona celebrazione, preghiere per molti e duraturi frutti del Concilio Ecumenico Vaticano II.
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Questo Concilio è il grande fatto storico religioso del nostro secolo. È un esame che la Cristianità fa su di se stessa: riflettendo su molti punti; ma che possono ridursi a tre:
a) Quanto oggi la vita cristiana è praticata, conformata al Vangelo; quanto questa vita è oggi vissuta nel mondo; quanto ancora manca; quali mezzi per una santa purificazione ed elevazione in Gesù Cristo Maestro: «Siate perfetti come è perfetto il Padre Celeste»; «Imparate da me; «Io sono la Via».
b) Quanto è diffusa la dottrina di Gesù Cristo, come accettata, come intesa e conservata nella sua integrità e purezza del mondo; quali i mezzi perché conquisti tutte le menti, secondo il mandato di Gesù Cristo Maestro alla Chiesa «docete omnes gentes»; «haec est vita aeterna ut cognoscant te, solum Deum verum, et quem misisti Iesum Christum; «Ego sum Veritas».
c) Quanto e come si prega in Christo et in Ecclesia, in «spiritu et veritate»; quanto e come produca frutti di vita di grazia, di veri figli di Dio e suoi eredi, coeredi di Gesù Cristo; come si realizzi sempre più «Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà». Difficoltà, perfezionamento, attuazione pratica. «Oportet semper orare et numquam deficere»; «Quodcumque petieritis Patrem in nomine meo hoc faciam». «Ego sum Vita».
Si tratta quindi del più grande, complesso, necessario raduno del mondo; un'immensa e la più qualificata assemblea, indetta e presieduta dal Vicario di Gesù, per trattare i problemi umani e divini, sotto la luce ed il conforto dello Spirito Santo.
Sono stati celebrati venti Concili; mai tuttavia ebbero una solennità quale si preannunzia per il Concilio Ecumenico Vaticano II. È la grazia proporzionata ai bisogni attuali, è la prudenza soprannaturale del Papa attuale, tanto umile quanto guidato passo per passo da Colui che disse a Pietro: «Pasci i miei agnelli, pasci le mie pecore».
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PER LA FAMIGLIA PAOLINA
Come prepararsi nell'immediato tempo dell'apertura del Concilio Ecumenico?
Il Papa indica tre mezzi: «desideriamo ardentemente invitare tutto il mondo cattolico - clero e laicato - a prepararsi con la preghiera, le buone opere, la penitenza».
Le stesse indicazioni sono state date in simili circostanze: Innocenzo III per il Concilio Lateranense IV; Gregorio X per il II Concilio Ecumenico di Lione; Pio IX per il Concilio Ecumenico Vaticano I.
PREGHIERA
Privata e pubblica. Il Papa indice «una solenne novena in onore dello Spirito Santo per invocare ai Padri del Concilio l'abbondanza dei celesti lumi e delle grazie. A tale riguardo vogliamo mettere a disposizione dei fedeli i beni del tesoro spirituale della Chiesa; e perciò a tutti coloro che prenderanno parte a tale novena verrà concessa l'indulgenza plenaria, da lucrarsi alle solite condizioni».
PENITENZA
«Anzitutto è necessaria la penitenza interiore; cioè il pentimento e la purificazione dai propri peccati, che specialmente si ottiene con una buona confessione e comunione e con l'assistenza alla Santa Messa... Sarebbero vane infatti le opere esteriori di penitenza, se non fossero accompagnate dalla mondezza interiore dell'animo e dal sincero pentimento dei propri peccati».
Penitenza esteriore «che tutti dobbiamo fare, è quella di accettare da Dio con animo rassegnato e fiducioso tutti i dolori e sofferenze che incontriamo nella vita e tutto ciò che importa fatica e molestia nell'adempimento esatto dei doveri del nostro stato, nel nostro lavoro quotidiano e nell'esercizio della vita cristiana».
Il Papa indice anche una funzione penitenziale, propiziatoria.
S. Agostino insiste sulle stesse raccomandazioni in questa maniera: «Non basta migliorare la propria condotta e cessare dal fare il male, se non si dà anche soddisfazione a Dio delle colpe commesse per mezzo del dolore, della penitenza, dei gemiti dell'umiltà, del sacrificio del cuore contrito, unitamente alle elemosine».
Continua il Santo Padre: «Pertanto coloro che vogliono essere filialmente docili a Noi, che da lungo tempo Ci sforziamo di preparare i cuori dei cristiani a questo grandioso evento, diligentemente prestino attenzione anche a questo Nostro ultimo invito. Perciò dietro il Nostro e vostro esempio, venerabili Fratelli, i fedeli, ed in primo luogo i sacerdoti, i religiosi, le religiose, i fanciulli, gli ammalati, i sofferenti, innalzino suppliche e compiano opere di penitenza, allo scopo di ottenere da Dio alla sua Chiesa quell'abbondanza di lumi e di aiuti soprannaturali, di cui in quei giorni avrà speciale bisogno».
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OPERE BUONE
«È noto che il Concilio Ecumenico tende ad incrementare da parte nostra l'opera della Redenzione, che Nostro Signor Gesù Cristo, «oblatus... quia ipse voluit», è venuto a portare fra gli uomini non solo con la rivelazione della sua celeste dottrina, ma anche con lo spargimento volontario del suo Sangue prezioso. Orbene, potendo ciascuno di noi affermare con S. Paolo Apostolo: «Godo di quel che patisco... e do compimento a quello che rimane dei patimenti di Cristo, a pro del corpo di lui, che è la Chiesa»; dobbiamo dunque godere anche noi di poter offrire a Dio le nostre sofferenze «per la edificazione del Corpo di Cristo», che è la Chiesa. Ci dobbiamo sentire anzi quanto mai lieti e onorati di essere chiamati a questa partecipazione redentrice della povera umanità, troppo spesso deviata dalla retta via della verità e della virtù».
Le opere buone che si possono compiere sono innumerevoli; ma in particolare per noi sono quelle che costituiscono il nostro ministero ed il nostro apostolato.
Insegnamento: redazione, predicazione, scuola, catechismo; con la corrispondenza da parte di ognuno.
Apostolato: tecnica e propaganda.
Virtù: docilità, disciplina, delicatezza; astenersi dalla radio, televisione, letture inutili, curiosità.
Siamo figli di Dio, membri della Chiesa, Discepoli del Divin Maestro: non si tratta di cosa che non ci tocca; noi costituiamo la Chiesa: quindi si tratta dei nostri interessi spirituali ed eterni, della salvezza dell'umanità.
Il compito è formidabile: «Non si tratta di aggiornare la Chiesa al mondo attuale; ma di aggiornare il mondo al Vangelo; sapendo che il carattere più rilevante di questo Concilio è pastorale; la pastorale che utilizza nova et vetera come si legge nel Vangelo per le anime» (Mt. 13, 52): «Per questo ogni scriba, istruito in quel che riguarda il regno dei cieli, è simile ad un padrone di casa che trae fuori dal suo tesoro cose nuove e cose antiche».
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Seguire il Padre nostro S. Paolo
Terminato il primo viaggio apostolico, Paolo e Barnaba ritornarono ad Antiochia di Siria, di dove erano partiti. «Appena giunti, convocarono la Chiesa e riferirono tutto quello che Dio aveva fatto per mezzo di loro e come avesse aperto ai Gentili la porta della fede. Si trattennero poi per parecchio tempo insieme ai discepoli» (Atti, XIV, 27-28).
Molti Giudei cristiani, già Farisei, andarono ad Antiochia a rivendicare i pretesi diritti del Giudaismo sul paganesimo. Questi giudaizzanti, affermando necessaria alla salvezza l'osservanza della Legge mosaica, riducevano l'opera di Cristo ad una setta giudaica, e minacciavano l'esistenza della Chiesa. Le loro deleterie dottrine furono occasione del concilio di Gerusalemme (a. 51), in cui la Chiesa si staccò decisamente dalla sinagoga, definendo che alla salute eterna basta il cristianesimo.
RILEGGIAMO IL CAPO XV DEGLI ATTI:
«Or, alcuni, venuti dalla Giudea, andavano insegnando ai fratelli questa dottrina: Se voi non siete circoncisi secondo la Legge di Mosè, non potete essere salvi. Sorta opposizione da parte di Paolo e di Barnaba contro di loro, ne nacque una discussione animata e fu deciso che Paolo e Barnaba, con alcuni anche degli altri, si recassero a Gerusalemme dagli Apostoli e dagli Anziani, per decidere su tale questione. Dopo essere stati dunque accompagnati dalla Chiesa, continuarono il loro viaggio attraverso la Fenicia e la Samaria, narrando la conversione dei Gentili e procurando una grande gioia a tutti i fratelli. Arrivati a Gerusalemme, furono accolti dalla Chiesa, dagli Apostoli e dagli anziani, e raccontarono quanto Dio aveva operato per mezzo di loro. Si alzarono allora alcuni della setta dei Farisei, che avevano creduto, e dissero: «Bisogna circoncidere anche i Gentili e imporre loro di osservare la Legge di Mosè ».
Gli Apostoli e gli Anziani si riunirono per esaminare la questione. Sorta una grande discussione, Pietro si alzò e disse loro: «Fratelli, voi sapete che Dio già da tempo scelse me, tra di voi, affinché per bocca mia i Gentili udissero la parola del Vangelo e credessero. E Dio, che conosce i cuori, ha reso ad essi testimonianza, dando loro lo Spirito Santo, come a noi: non ha fatto nessuna differenza fra noi e loro, avendo purificati i loro cuori per mezzo della fede. Or, dunque, perché tentare Dio, imponendo sul collo dei discepoli un giogo che né i nostri padri, né noi abbiamo potuto portare? Ma per mezzo della grazia del Signore Gesù crediamo di essere salvi noi nello stesso modo di loro». Tutta l'assemblea si quetò e stavano ascoltando Barnaba e Paolo, che raccontavano tutti i miracoli e i prodigi, che Dio aveva fatto per opera loro in mezzo ai Gentili. Quando ebbero finito di parlare, Giacomo prese a dire: «Fratelli, ascoltatemi! Simone ha narrato come Dio fin dal principio abbia disposto di scegliersi fra i Gentili un popolo che portasse il suo nome. Con questo sono concordi le parole dei Profeti, sì come sta scritto : Dopo queste cose io ritornerò e ristabilirò la tenda di Davide dalla sua caduta; ne riparerò la rovina e l'innalzerò di nuovo, affinché il resto degli uomini cerchi il Signore, come tutte le nazioni, sulle quali è invocato il mio nome dice il Signore che fa queste cose, a lui note fin dall'eternità».
«Perciò io ritengo che non bisogna inquietare coloro, fra i Gentili, che si convertono a Dio, ma di scriver loro di astenersi dalle contaminazioni degl'idoli, dalla fornicazione, dagli animali soffocati e dal sangue. Poiché fin dalle antiche generazioni Mosè ha in ogni città chi lo predica nelle sinagoghe, dove ogni sabato si legge».
Allora parve bene agli Apostoli e agli Anziani insieme a tutta la Chiesa, di scegliere fra di loro, per mandarli ad Antiochia con Paolo e Barnaba, Giuda, detto Barsàbba e Sila, uomini eminenti tra i fratelli, consegnando loro questa lettera:
«Gli Apostoli, gli Anziani e i fratelli, ai fratelli fra i Gentili, che sono ad Antiochia, in Siria e in Cilìcia, salute! Siccome abbiamo saputo che alcuni dei nostri, senza nessun mandato speciale da parte nostra, sono venuti a turbarvi coi loro discorsi che hanno agitato i vostri animi, ci siamo radunati tutti insieme, e abbiamo creduto opportuno di scegliere degl'incaricati e di mandarli a voi, insieme coi nostri carissimi Paolo e Barnaba, uomini che hanno esposto la loro vita per il nome di Nostro Signor Gesù Cristo. Abbiamo dunque inviato Giuda e Sila, che vi riferiranno a voce le medesime cose. Perciò è parso bene allo Spirito Santo e a noi di non imporvi altro peso all'infuori di queste cose necessarie, di astenervi cioè dalle carni immolate agl'idoli, dal sangue, dagli animali soffocati e dalla fornicazione, cose queste, da cui farete bene a starvene lontani. Addio».
Gl'incaricati quindi partirono, e, giunti ad Antiochia radunarono l'Assemblea e consegnarono la lettera. I fratelli, appena fu letta, ne rimasero contenti per l'esortazione che essa conteneva. Giuda e Sila, che erano anch'essi profeti, rivolsero più volte la parola ai fratelli per esortarli e fortificarli...
«Paolo e Barnaba si fermarono ad Antiochia, insegnando e annunziando con molti altri la buona novella della parola del Signore».
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Commento
E' l'Adunanza «degli Apostoli e degli Anziani». La più solenne della Chiesa che preludeva ai Sinodi ed ai venti Concili susseguitisi nella Chiesa.
Non è annoverata tra i Concili; ma Giovanni XXIII, annunziando il Sinodo Romano ed il Concilio Ecumenico XXI, lo propose come il modello dei Sinodi e dei Concili.
In esso Pietro esercitò solennemente e decisamente la sua autorità, pronunziando la sentenza infallibile, che fu accolta da tutta la Chiesa.
La parte di Paolo è estremamente importante :
a) Difese l'universalità e la libertà della Chiesa; e diede occasione al raduno di Gerusalemme.
b) Espose i risultati del suo viaggio dimostrando la sua opera apostolica e l'intervento dello Spirito Santo come prova divina, mediante i miracoli e prodigi tra i pagani.
e) In questo straordinario ed eccezionale Concilio, quanto all'opera dei convenuti San Paolo ne ebbe la parte migliore, difendendo la Chiesa e l'indipendenza dalla Sinagoga.
d) «Paolo e Barnaba sono i carissimi: uomini che esposero e consumarono la vita per il Nome di Gesù Signor Nostro».
e) E furono i banditori e i difensori della dottrina del Maestro Divino e della Chiesa.
Il Penna (Vita di San Paolo) commenta: «... il fatto importante dell'assemblea di Gerusalemme è il riconoscimento ufficiale della nonobbligatorietà della Legge da parte dei convertiti dal gentilesimo. Per i giudeo-cristiani non viene sancito nulla, ma anche per essi si ricorda che la salvezza viene dalla Grazia del Signore Gesù, e non dalle opere della Legge.
Fu il trionfo di San Paolo. L'evangelizzazione dei gentili, a lui ufficialmente riconosciuta, aveva ormai direttive sicure, contro cui nessuno poteva obbiettare alcunché. La libertà evangelica aveva trionfato contro i falsi fratelli premurosi di subordinarla alle prescrizioni mosaiche. Paolo s'insuperbì per tale successo? Certamente egli avrà benedetto il Signore che faceva tutti riunire in quella carità, che «non si vanta, non si gonfia... non cerca il proprio interesse, non s'inasprisce, non sospetta il male» (I Cor. XIII, 4-5).
Seguendo il nostro Padre e Maestro San Paolo:
Su l'esempio di San Paolo prepararsi al Concilio;
accompagnare con la preghiera e penitenza il Concilio;
pronti ad accoglierne le decisioni con animo devoto;
e cooperare all'attuazione delle decisioni, disposizioni ed insegnamenti che verranno prese nel Concilio.
Il canto più frequente per questo tempo: «Veni, sancte spiritus».
IMPORTANTE
I quattro volumi «Ut perfectus sit homo Dei...» sono pronti. Si raccomanda che li abbiano tutti i Professi. Verranno spediti a chi ne farà richiesta. Il primo volume costa L. 1.000, gli altri tre 500 ognuno.
E' imminente la pubblicazione del Calendario Paolino liturgico 1963. Si prega vivamente ogni Superiore di prenotare le copie necessarie per la propria Casa. - Nel medesimo tempo si ricorda di mandare con sollecitudine alla Casa Generalizia lo Stato Personale di ogni Casa (Nome dei Professi, Numero dei Novizi e degli Aspiranti).
A ROMA è in preparazione una mostra «La Chiesa, oggi, nelle sue membra vive ed operanti». Ha scopo vocazionario. E' promossa dal Comitato dei Superiori Generali per l'incremento delle vocazioni. E' un omaggio al Concilio Ecumenico Vaticano II. - Fino ad oggi hanno aderito circa 140 tra Istituti Religiosi, maschili e femminili, Dicasteri della Santa Sede, Università, Enti delle maggiori attività della Chiesa.
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