Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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Anno XXXVIII
SAN PAOLO
Gennaio 1963
Roma Casa Generalizia,

AVE MARIA, LIBER INCOMPREHENSUS, QUAE VERBUM ET FILIUM PATRIS MUNDO LEGENDUM EXHIBUISTI (S. EPIPHANIUS EP.)

Anno di particolare santificazione
(dal 25-1-1963 al 25-1 1964)

Pratica: Ogni sera la Coroncina del santo Cottolengo «Vergine Maria, Madre di Gesù, fateci santi».

L'anno dedicato in modo particolare alla santificazione, si inizia con la festa della Conversione di san Paolo (25 gennaio 1963) e si chiuderà in data 25 gennaio 1964, quindi, con la medesima solennità.
La data di inizio è scelta per questo: Saulo, al capo 22 degli Atti, racconta la sua conversione: «Mentre ero in viaggio e mi trovavo già vicino a Damasco, ad un tratto, verso mezzogiorno, ecco che una gran luce venne dal cielo e mi avvolse nel suo splendore. Caddi per terra e sentii una voce che mi diceva: «Saulo Saulo, perché mi perseguiti?». Ed io risposi: «Chi sei, o Signore?». Egli mi disse: «Io sono Gesù di Nazaret, che tu perseguiti»... Io dissi allora: «Che devo fare, Signore?». Questa espressione indica la piena conversione di Saulo; ed insieme la piena disposizione al volere di Dio. Ora la santità vera sta precisamente nella conformità al volere di Dio e l'abbandono nelle sue mani. Già aveva raggiunta la perfezione.
San Paolo ci è qui perfetto Maestro di santificazione: invece l'attaccamento alle nostre idee, capricci, gusti, voleri sono gli impedimenti alla vera santità.
Vogliamo arrivarci? Almeno in un anno di lavoro spirituale il pieno distacco da noi stessi per vivere pienamente nel divino volere.
Da notare che Saulo fu assoggettato ad una persona di autorità nella Chiesa, cioè alla stessa Chiesa che prima egli aveva perseguitata. Non qualunque persona è guida a se stessa nella Chiesa, ma ognuno di noi deve assoggettarsi alla Chiesa: «Va[Va'] a Damasco, ti verrà detto cosa devi fare». E Gesù gli mandò Anania.
Questo tempo, inizio del nuovo anno, il Signore ci invita ad un più profondo esame sopra l'ad quid venisti?
Creati
per essere santi: «elegit nos Deus ante constitutionem mundi ut essemus sancti».
Fatti cristiani per vivere come veri figli di Dio: «dedit eis potestatem filios Dei fieri».
Invitati al cielo: «sancti estote quoniam ego sanctus sum»; in paradiso tutto è purissimo e santo.
Religiosi: o si aspira, o già si è professi: e questa è la professione: farci santi, (come il medico, l'avvocato, ecc. esercitano la loro professione). A che servirebbe la vita, il battesimo, la vocazione se non ci facessimo santi?
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Se consideriamo sino al fondo la vita della Congregazione, di una casa, di una provincia; se esaminiamo se regna la serenità, la buona armonia, lo sviluppo, il risultato delle vocazioni, la penetrazione dell'apostolato nelle popolazioni; se il governo è facile, se i membri sono generosi; se si sentono da tutti i problemi e vi è un'intima collaborazione; se tutti stanno volentieri in casa, parlano con entusiasmo dell'Istituto e dei Fratelli; se si fanno piccoli passi, ma vi è un continuo progresso nello spirito, studio, apostolato, vocazioni, povertà...
O invece in tutto, o in parte, le Cose e l'andamento vanno a rovescio?
La risposta è facile: nel primo caso i membri sono tesi verso la santificazione; nel secondo invece sono trascurati nel lavoro spirituale.
La pianta si conosce dai frutti.
Genitori robusti dànno figli sani.
Ognuno spiritualmente comunica la vita che possiede.

La santità assicura il frutto all'apostolato. Dall'amor di Dio procede l'amor del prossimo. Dall'abbondanza della preghiera, dei doni divini, dell'amor di Dio segue il desiderio di togliere l'offesa a Dio e portare l'amore e la salvezza alle anime: si vorrebbe che il Padre Celeste fosse amato da tutti i suoi figli: così come Gesù amò: «Sicut Filius hominis non venit ministrari, sed ministrare et dare animam suam redemptionem pro multis».
«L'anima perfetta ben volentieri darebbe mille volte la vita per compiacere Dio».
Il vero amore a Dio suscita nell'anima uno zelo puro, calmo, acceso, costante, forte, fino a dar la vita. Invece quando l'anima non è del tutto unita a Dio, morta a se stessa, distaccata da tutto, si avrà uno zelo impetuoso, instabile, turbolento, collerico: allora cerca se stessa, non Dio e le anime.
La vita perfetta si raggiunge come viene spiegato da San Paolo «Vivo ego, iam non ego, vivit vero in me Christus»; «Io vivo, ma non sono più io che vivo, in realtà è Gesù Cristo che vive in me».
Il primo passo perché viva Gesù Cristo in noi è conoscere e credere il Cristo totale come Via e Verità e Vita. Conoscere, meditare, credere, imitare, sentire, amare con tutta la mente, con tutto il cuore, con tutta l'anima, con tutte le forze.
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Per orientamento: In Gesù Cristo si considerano i vari stati di vita:
a) Vita Trinitaria: «In principio erat Verbum». «Genitum, non factum, consubstantialem Patri...».
b) Vita creatrice: «Omnia per ipsum facta sunt». «Illuminat omnem hominem». «Verbum caro factum est».
c) Vita redentiva: «Gratia et veritas per Iesum Christum facta est».
d) Vita privata, vita pubblica, vita dolorosa, vita risorta.


e) Vita gloriosa: «Sedet ad dexteram Patris».
f) Vita ecclesiale, sacramentale e mistica.
g) Vita santificante in ogni anima.
h) Vita trionfante ed eterna: in cielo come Dio Uomo-Redentore: regno santo, eterno.
Si possono notare questi punti: conoscere, credere, seguire, vivere Gesù Cristo Maestro:


a) «In principio erat Verbum, et Verbum erat apud Deum, et Deus erat Verbum».
b) «Omnia per Ipsum facta sunt; et sine ipso factum est nihil quod factum est».
c) «In Ipso vita erat et vita erat lux hominum... - Erat lux vera quae illuminat omnem hominem venientem in hunc mundum».
d) «Verbum caro factum est et habitavit in nobis».


a) «Ego hodie genui te».
b) Caduta dei nostri progenitori.
c ) Promessa del Riparatore.
d) Profezie e figure.


a) «Quem mittam? et quis ibit nobis? Et dixi: Ecce ego, mitte me» (Is. 6, 18).
b) «Hostiam et oblationem noluisti, corpus autem aptasti mihi... tunc dixi: Ecce venio: in capite libri scriptum est de me ut faciam, Deus, voluntatem tuam» (cfr. Hebr. 10, 5 et Ps. 39, 7).
c) «Sic Deus dilexit mundum ut Filium suum unigenitum daret».
d) Annunciazione a Maria SS.ma.
e) Il Figlio di Dio: «...sed semetipsum exinanivit formam servi accipiens, in similitudinem hominum factus et habitu inventus ut homo» (Phil. 2, 7).

4° Per nascere
a) Dalla Immacolata e Vergine Maria.
b) Santificò il Precursore.
c) Adempiendo in sé le profezie: per dare agli uomini i segni per riconoscerlo come Messia.
L'Arcangelo Gabriele indicò a Maria i caratteri da cui doveva riconoscere il suo Figlio: «Hic erit magnus et filius Altissimi vocabitur... Et dabit illi Deus sedem David patris ejus; et regnabit in domo Jacob in aeternum, et regni ejus non erit finis».
d) Nacque a Betlemme. La presentazione al tempio.
e) Salvata la sua vita con l'esilio, ritorna nella sua patria e stabilisce la dimora in Nazaret, secondo due profezie.
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5° Vita mariana di Gesù
a) Come Eva accompagnò il primo Adamo e lo trascinò nel peccato e nella condanna; così Maria accompagnò Gesù nella santificazione, e partecipò alla redenzione. «Inimicitias ponam inter te et mulierem, et semen tuum et semen illius; ipsa conteret caput tuum, et tu insidiaberis calcaneo eius». Maria con Gesù dal «Verbum caro factum est» a «inclinato capite tradidit spiritum», alla mediazione universale per l'uomo, al «mostraci, dopo questo esilio, Gesù», alla vita gloriosa eterna col Figlio.
Ciò che Gesù ha voluto così rimane: vita mariana di Gesù, vita mariana del cristiano, vita spirituale di ogni redento.


a) Gesù Cristo è sempre il Maestro in quanto è Via e Verità e Vita. «Rabbi, scimus quia a Deo venisti magister».
b) Vita privata
c) Vita pubblica
d) Vita dolorosa.
e) Vita eucaristica


a) In primo luogo ripara e restaura la vita individuale.
b) L'uomo era dominato dalle tre passioni: concupiscentia carnis, concupiscentia oculorum, superbia vitae.
c) Gesù è sempre immacolato e santissimo dal presepio; è sempre poverissimo dalla grotta; è sempre umile da bambino. Insegnò il rinnegamento, il lavoro e la beatitudine dei poveri, la mitezza e l'umiltà.
d) «Puer autem crescebat et proficiebat sapientia, aetate et gratia»: indicando il perfezionamento intellettuale e morale, secondo si cresce in età.
e) «Estote perfecti sicut et Pater meus caelestis perfectus est».


a) Ripara e restaura la vita familiare.
b) Volle nascere come noi in una famiglia: «Ecce pater tuus et ego dolentes quaerebamus te».
c) Tutte le virtù di figlio: «erat subditus illis»; docilissimo per trent'anni.
d) Istituì il sacramento del matrimonio, inizio della famiglia cristiana.
e) La casa di Nazaret era il domicilio della virtù: pietà, laboriosità, povertà voluta, pazienza, ritiratezza; amor filiale da parte di Gesù, amore paterno e materno da parte di Giuseppe e Maria; amore coniugale tra Maria e Giuseppe.
f) Tre gigli purissimi, tre anime tese verso Dio, tre persone in santa emulazione di virtù: Famiglia che costituiva il divino santuario domestico (Festa della Sacra Famiglia).


a) La Famiglia di Nazaret fu modello e prima famiglia religiosa.
b) Osservanza della verginità in Gesù, Giuseppe, Maria.
c) Osservanza della povertà per parte di Gesù, Giuseppe, Maria.
d) Esempio di vita comune perfetta.
e) Fini determinati: dare gloria a Dio, contribuire come Maria e Giuseppe alla Redenzione; Gesù là realizzava il più perfetto e completo apostolato.
f) Istituì la vita di perfezione: «Si vis perfectus esse»: in povertà, castità, obbedienza; promettendo il centuplo e la vita eterna.
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10°
a) Essenza del Vangelo.
b) «Mi amò e s'immolò per me».
c) I due precetti dell'amore; ogni virtù procede dall'amore.
d) La parabola del buon Samaritano.
e) «Diligite alterutrum, sicut dilexi vos».
f) «Vi fu detto: non uccidere, ma io vi dico: amate i vostri nemici, fate del bene a chi vi perseguita».
g) Non giudicare il fratello, non dirne male; perdonare! «Prima di far l'offerta a Dio, se vi è qualcosa tra te e il fratello, va prima a riconciliarti con lui».
h) Pregò per i crocifissori, perdonò il ladrone pentito, morì per noi e per tutti noi che l'abbiamo offeso. Pagò i nostri debiti.
i) Perdonare sette volte?... «Non sette volte! ma sino a settanta volte sette».

11°a) La Redenzione: «Et copiosa apud eum redemptio».
b) Rispetto a Dio: in Gesù Cristo Dio e Uomo il Padre ebbe una tale gloria quale non avrebbe mai ricevuto da tutta l'umanità assieme.
Obbedienza da parte del Figlio suo incarnato.
Sacrificio dell'Uomo-Dio di infinito valore.
Preghiera di adorazione, lode, ringraziamento, supplica dell'Uomo-Dio.
Riparazione sovrabbondante.
«Per ipsum, et cum ipso et in ipso... omnis honor et gloria»; l'uomo in Cristo, nella Messa, dà a Dio una gloria infinita.
c) Rispetto a noi:
Il peccato ha rovinato l'uomo, come era uscito dalle mani del Creatore: perduta la vita della grazia, e «in deterius commutatus» circa la mente, il sentimento, la volontà, il corpo.
Gesù Cristo ha ricostruito l'uomo in miglior edizione.
Per la mente: il dono della fede.
Per il sentimento: il cristiano ama Dio in Gesù Cristo.
Per la volontà: la nostra vera obbedienza è in Gesù Cristo.
Per il corpo: risurrezione finale in Cristo.
d) In tutto questo, se accettiamo il messaggio della salvezza, con la fede, speranza, carità; e usiamo dei Sacramenti, incominciando dal Battesimo, in cui si diviene figli di Dio: «dedit eis potestatem filios Dei fieri».

12°
a) Gesù Cristo vive nella Chiesa, suo Corpo Mistico: vive sacramentalmente (Eucaristia: come sacrificio, comunione, presenza reale).
b) Vive misticamente operando nello Spirito Santo:
c) «Ille vos docebit omnia et suggeret vobis omnia quaecumque dixero vobis».
d) «Vobiscum sum omnibus diebus usque ad consummationem saeculi».

13°
a) Il triplice mandato agli Apostoli e successori: «Come il Padre ha mandato me, così io mando voi:
b) «Andate e fatemi discepole le nazioni»: dottrina.
c) «Guidatele a fare quanto vi ho insegnato»: morale.
d) «Battezzate...»: vita divina, per mezzo della Liturgia
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14°
Gesù Cristo vive misticamente nella Chiesa:
a) La rende infallibile in fatto di fede e morale.
b) Comunica lo Spirito Santo perché sia immacolata, espansiva, madre e maestra dei popoli.
c) Comunica la vita, ripetendo continuamente nella sua storia la stessa vita di Gesù Cristo: amore, persecuzioni, resurrezione.

15° Gesù Cristo vive in ogni anima in grazia:
a) La grazia è la vita divina ed eterna in chi è battezzato.
b) Questa vita è alimentata ed accresciuta con i Sacramenti e la conformità continuata ai voleri divini.
c) «Si quis diligit me, ad eum veniemus et mansionem apud eum faciemus». «Manete in me».
d) Questa permanenza e progresso esercita ed accresce la fede, speranza e carità. Gesù che diviene la nostra mente, il nostro cuore, la nostra volontà; e Lui che vive in noi con il Padre e lo Spirito Santo.

16° Inaugura il ministero pubblico in modo divino
a) La penitenza: quaranta giorni di digiuno.
b) Chiede e riceve il battesimo di Giovanni, confondendosi tra i peccatori.
c) Si assoggetta alle tentazioni del demonio.
d) Lo Spirito Santo si manifesta sotto forma di colomba; il Padre fa sentire la sua voce: «Questi è il mio Figlio diletto, in cui mi sono compiaciuto».
e) Parte alla ricerca di chiamati: Giacomo, Giovanni, Pietro, Andrea, ecc.
f) È presente alle nozze di Cana; alle preghiere della Madre cambia l'acqua in vino; manifesta la sua potenza; «credettero in Lui i discepoli» (Gv 2, 1-10).

17°
a) «Io sono la Verità». «Evangelizzare pauperibus misit me».
b) «Multifariam, multisque modis olim Deus loquens patribus in prophetis novissime diebus istis locutus est nobis in Filio».
c) «Magister vester unus est». Rivelò misteri, profetizzò avvenimenti, annunziò la fine del mondo.
d) «Mea doctrina non est mea, sed eius qui misit me».
e) Prove: miracoli, profezie adempiute, risurrezione sua.
f) Chiede l'assenso assoluto. Gli domandarono che cosa fare per compiere le opere di Dio. Egli rispose: «Questa è l'opera di Dio, che crediate in Colui (Lui stesso) che il Padre ha mandato» (Gv 6, 29). «Chi crederà sarà salvo, chi non crederà verrà condannato».
g) Andava di città in città, di borgo in borgo, annunziando il Regno di Dio.
h) Confermò il Vecchio Testamento: «Voi scrutate minuziosamente le Scritture, perché credete di aver per esse la vita eterna; e son proprio quelle che mi rendono testimonianza».
i) Predicò per più di tre anni quanto è scritto nei quattro Vangeli e venne tramandato sino a noi dalla Chiesa; completando, realizzando e perfezionando quanto insegnato nell'Antico Testamento.
l) Si numerano 42 parabole in cui rendeva accessibili al popolo anche le verità più sublimi.
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18°
a) «Io sono la Via».
b) «Non veni solvere legem aut prophetas, sed adimplere», non ad abolire, ma completare.
c) Discorso della Montagna: perfeziona otto virtù adombrate nell'Antico Testamento (Beatitudini).
d) Nello stesso discorso espone una ventina di perfezionamenti rispetto alla legge antica; molti altri qua e là in vari discorsi.
e) Stabilì una meta cui tendere: «Siate perfetti come è perfetto il Padre celeste».
f) Inculcò i doveri di ogni stato, età e condizione.
g) È l'Autore dello stato di perfezione: vita consecrata; ed elogiò il martirio.
h) Condannò ogni peccato; e domandò di vivere in Lui.
i) Egli prima faceva, poi insegnava; prima l'esempio, poi la parola.

19°
a) «Io sono la Vita». La grazia è la nostra partecipazione alla vita di Gesù Cristo, Figlio di Dio.
b) «Veni ut vitam habeant et abundantius habeant».
c) «Dilexit et tradidit seipsum propter me». «Manete in me et ego in vobis».
d) È la vita soprannaturale, caritas Dei, inizio e preludio della gloria.
e) Mezzi principali di trasmissione della vita sono i Sacramenti da Gesù Istituiti. Nel Battesimo «nasci denuo».
f) Alla liturgia mosaica sostituì la liturgia cristiana; ai sacrifici antichi il sacrificio di se stesso.
g) Preghiera personale e sociale. Culto pubblico.
h) La grazia attuale: «Oportet semper orare et numquam deficere».

20°
a) «Propter nos homines et propter nostram salutem descendit de coelis... Crucifixus etiam pro nobis, sub Pontio Pilato, passus...»
b) «Tota vita Christi fuit crux et martyrium».
c) Soddisfare per tutti i peccati e ottenere virtù e santificazione:
1) I peccati di mente contro la fede ed ogni pensiero contrario a qualsiasi virtù, se voluti ed acconsentiti;
esercizio della fede, amare la verità: Gesù confessò la verità: Messia - Dio Giudice - Re;
2) I peccati di sentimento, desideri di male, o contro la carità; cercare la carità interiore nell'amore di Dio, del prossimo, di noi stessi;
3) Gesù amò i peccatori, i nemici; s'immolò per tutti;
i peccati di opere, parole, ostinazione, le ribellioni al volere di Dio; invece docilità amorosa a tutte le disposizioni e permissioni di Dio: «Non mea, sed tua voluntas fiat».
d) Contrasto divino: gli uomini volevano sopprimerlo; Egli istituì l'Eucarestia per rimanere sempre con gli uomini.
e) Gli uomini lo dissanguarono; Egli lo applicò all'uomo per cancellare i peccati.
f) Morì della morte più ignominiosa; Egli fa partecipe l'uomo della sua vita nella grazia e nella gloria eterna.
g) «(Il Padre) ci ha tolti dal potere delle tenebre e ci ha messi nel regno del suo Figlio diletto, nel quale abbiamo la redenzione e la remissione dei peccati» (Col. 1, 13).
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21° Istituì la Chiesa, continuatrice della sua missione
a) «Beatus es Simon Bar Jona: quia caro et sanguis non revelabit tibi, sed Pater meus, qui in coelis est. Et ego dico tibi, quia tu es Petrus, et super hanc petram aedificabo ecclesiam meam, et portae inferi non praevalebunt adversus eam»: capo visibile.
b) Cristo è il Capo del suo corpo che è Chiesa (Col. 1,18); l'anima è lo Spirito Santo.
c) «Et tibi dabo claves regni coelorum», a Pietro.
d) Mandato di predicare agli Apostoli: «Fate discepole le nazioni».
e) Conferì potere di assolvere, potere di governare, potere di santificare.
f) Natura della Chiesa: le parabole del regno.
g) «Cum ergo prandissent, dicit Simoni Petro Jesus: Simon Joannis, diligis me plus his? Dicit ei: Etiam Domine, tu scis quia amo te. Dicit ei: Pasce agnos meos. Dicit ei iterum: Simon Joannis, diligis me? Ait illi: Etiam Domine, tu scis quia amo te. Dicit ei: Pasce agnos meos. Dicit ei tertio: Simon Joannis, amas me? Contristatus est Petrus, quia dixit ei tertio, Amas me? et dixit ei: Domine, tu omnia nosti: tu scis quia amo te. Dixit ei: Pasce oves meas».
h) Fine: l'eterna salvezza.

22°
a) Ripara e restaura l'ordine civile.
b) «Date a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio».
c) Nasce nell'obbedienza all'editto di Cesare Augusto per il censimento. Giuseppe con Maria si portano a Betlemme per dare il nome, e là nasce.
d) «Pietro, va' a pescare e troverai quanto è necessario; e pagherai per me e per te».
e) «Non haberes potestatem adversum me ulla, nisi tibi data esset desuper».
f) «Dite a quella volpe che è Erode»; si mostrava buono a parole, ma sfruttava il popolo e cercava di far morire Gesù stesso.
g) Le basi di una ordinata vita sociale, nei diritti e doveri; autorità, fine, popolo, mezzi.
h) Difesa dei deboli, della persona, della libertà religiosa.
i) «Regnum divisum desolabitur».
l) Praticò ed inculcò tutte le virtù sociali.

23° Gesù Cristo: «Hic Iesus qui assumptus est a vobis in coelum, sic veniet quaemadmodum vidistis eum in coelum»
a) Nella prima venuta portò la salvezza: «Gloria a Dio, pace agli uomini».
b) Condizioni: accettare la sua dottrina, seguire i suoi esempi, vivere in grazia.
c) Nella seconda venuta verrà a premiare chi avrà accolto e vissuto il suo messaggio della salvezza.
d) E castigare chi lo avrà rifiutato. La separazione: pesci buoni e cattivi; zizzania e buon grano.
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24° Giudizio universale
a) Nella seconda venuta sarà in gloria, in opposizione all'umiltà della prima venuta.
b) «Omne judicium dedit filio». Universalità del giudizio, in complemento del giudizio particolare.
e) Criterio che seguirà Gesù Cristo nel giudicare e sentenziare: la carità. Il comportamento verso il prossimo è comportamento verso Egli stesso: «Ciò che avrete fatto verso anche al minimo fratello l'avrete fatto a me».
d) Il Vangelo è la missione dell'amore: «Caritas manet in aeternum».
e) La croce è il vessillo della vittoria: «Instaurare omnia in Christo, quae in coelis et quae in terra sunt» (Eph. 1, 10).

25°
a) La glorificazione di Gesù Cristo: «Pater, venit ora, clarifica Filium tuum ut Filius tuus clarificet te».
b ) Glorificazione dei buoni: «..stabunt iusti in magna constantia adversus eos, qui se angustiaverunt et qui abstulerunt labores eorum».
c) Glorificazione di Dio; Gesù dice: «...non quaero gloriam meam: est qui quaerat et iudicet».
d) «Venite, benedicti... Discedite a me, maledicti».
e) «Sede a dextris meis...». Regno eterno nella felicità dei beati, glorificati in Gesù Cristo: glorificato il Capo, glorificate le membra.
f) «Io sono l'Alfa e l'Omega, il primo e l'ultimo, il principio e la fine» (Apoc. 22, 13).

La vera santità è vivere pienamente in Gesù Maestro Via e Verità e Vita. Questo equivale praticamente al «vivit vero in me Christus» di san Paolo. Vi sono tuttavia molti gradi.
Gesù Cristo cercò la gloria del Padre; di conseguenza: «quae placita sunt ei facio semper»; portare al Padre le anime sino alla morte di croce; compreso tutto nelle tre prime domande del Pater noster, cioè: «sanctificetur nomen tuum; adveniat regnum tuum, fiat voluntas tua sicut in coelo et in terra».
Immedesimarci con Gesù Cristo: nel senso di san Paolo: «presso di voi (scrive), non sapevo altro che Cristo e Cristo crocifisso».
FEDE in Gesù Cristo, il Figlio di Dio incarnato: lo studio di Gesù Cristo nel Vangelo, nel Catechismo, nella Teologia, nei Padri e Scrittori ecclesiastici; dalla conoscenza passare alla fede viva, profonda, sentita. È la Verità.
SPERANZA in Gesù Cristo. Il Figlio fu mandato dal Padre ad insegnare la strada del cielo agli uomini che camminavano per le vie errate. Egli è la Via. Ed è anche il veicolo, cioè la grazia per compiere le opere buone «che dobbiamo e vogliamo fare».
CARITÀ, amare Gesù Cristo: Egli è la Vita. Ed è la Vite; i tralci danno frutto se uniti alla vite da cui prendere la linfa vitale.
Tre mezzi da usare sempre meglio: la santa Messa, la Comunione, la Visita all'Ospite divino Gesù-Ostia.
Perché passi bene la linfa vitale togliere i piccoli attaccamenti, che si oppongono al pieno amore.
Amiamo tanto Gesù Maestro, Via e Verità e Vita.
SAC. G. ALBERIONE
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«Maestro Via Verità e Vita»

Con questo titolo sono stati pubblicati i primi due volumi della collana «Studi Paolini» (1). L'autore, C. T. Dragone, della Pia Società San Paolo, si propone di presentare la teologia tradizionale con un nuovo metodo e da un nuovo punto di vista: Dio uno e trino, Via, Verità e Vita in se stesso, che manifesta e partecipa la sua Via, Verità e Vita nel creato e nella rivelazione per via di Cristo Maestro.
Il Maestro per eccellenza è Dio, è Cristo suo Verbo incarnato, vero Dio e vero uomo, perfettissimo nella natura divina e nella natura umana per via della sapienza, dell'autorità e santità; che perfeziona gli uomini con la dottrina e la verità divina, con la legge, l'esempio e la via, con la vita di grazia e di gloria. Ogni altro -maestro, angelo o uomo, nel creato e nella rivelazione, è tale in quanto manifesta e partecipa la Via, la Verità e la Vita di Dio imitando il Verbo incarnato, vivente e operante nella Chiesa, suo Corpo mistico, militante in terra e trionfante in cielo.
Sotto questa visuale entra tutto l'essere increato, Dio; tutto l'essere creato, nei suoi diversi ordini di natura, di grazia e di gloria; tutta la storia con tutte le scienze che studiano il cosmo, le creature dei tre regni naturali e l'uomo.
La Redenzione è la restaurazione della creatura umana nella Verità, nella Via e nella Vita di Dio per opera di Cristo. La realtà creata e increata esiste: teologi e scienziati possono studiarla mettendosi da punti di vista diversi, tentando di coglierla più o meno esaurientemente. La via è lecita e tentare nuove vie metodologiche di studio è lodevole, intraprendere nuove "somme teologiche" è cosa ardua e che va incoraggiata; la via è già assicurata dal magistero della Chiesa, dalle definizioni dommatiche, dalla divina rivelazione.
Questi due volumi, che corrispondono alle prime due parti della nuova sintesi teologica, saranno seguiti da altri su Gesù Cristo Maestro Via, Verità e Vita; sulla Chiesa militante e trionfante, corpo mistico di Cristo, del quale manifesta e partecipa la Via, la Verità e la Vita sulla terra con l'insegnamento, il governo e il ministero liturgico e sacramentale, e in cielo nella visione, nel possesso e nel gaudio perfetto.
Questi studi saranno affiancati da una rivista intitolata appunto Magisterium. Una circolare che annunciava la nuova rivista, ci aiuta a capire il senso di magistero attribuito a Dio, a Cristo, a Maria e alla Chiesa. In senso formale magistero è tutta l'attività di Dio e sono le opere divine "ad extra": il creato e la rivelazione con Cristo, Maria, la Chiesa. Oggetto o elemento materiale della manifestazione e partecipazione magisteriale è la perfezione divina, identica con la bontà. e con Dio stesso, il quale è la Via e la Verità e la Vita. La Via è figura delle opere e delle perfezioni divine. Due sono le vie di Dio: il creato e la rivelazione, che, come termine della manifestazione divina e come oggetto della conoscenza sono la
Verità, e che manifestano la Vita di Dio, influiscono sulla nostra vita e mettono in comunione vitale con Lui.
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Il magistero in senso formale è perciò la manifestazione e partecipazione della Via e Verità e Vita; in senso materiale e oggettivo è a Via e la Verità e la Vita partecipata e manifestata in Cristo e per Cristo, in Maria e per Maria, nella Chiesa e per la Chiesa militante in terra e trionfante in cielo.
Si dice sovente che Gesù è Maestro Via e Verità e Vita. Occorre tener presente che dicendo maestro s'indica l'elemento formale del magistero: la manifestazione e la partecipazione; dicendo Via e Verità e Vita si esprime l'elemento materiale, cioè la cosa manifestata e partecipata.
Il primo volume di "Maestro Via, Verità e Vita" fu già presentato, e molti lo hanno anche letto, studiato, meditato. Il secondo volume, come si rileva subito dal sottotitolo, presenta il creato come manifestazione e partecipazione di Cristo, il quale è la manifestazione e la partecipazione di Dio Padre. Chi non ricorda la bella frase di Gesù in risposta a Filippo che chiedeva: «Mostraci il Padre e ci basta»: «Filippo, gli rispose il Maestro, chi vede me, vede anche il Padre» (Gv 14, 8-9)? Cristo Maestro imprime nel creato verità naturali e conferisce la ragione; Cristo Maestro dà leggi naturali; Cristo Maestro comunica la vita naturale. Il volume svolge questi temi, che sono altrettante intuizioni del Fondatore della Famiglia Paolina e Superiore Generale della Pia Società San Paolo, il Sac. G. Alberione, ispiratore, animatore e direttore degli «Studi Paolini». Il volume si conclude con la dimostrazione che la persona umana, "microcosmo", partecipa e manifesta, più di tutti gli esseri visibili, la Via, la Verità e la Vita di Dio Maestro, e che la religione naturale è la perfezione naturale somma e integrale della persona umana.
Questi studi sono strettamente scientifici e la loro terminologia è quella classica usata dagli scolastici in filosofia e teologia, consacrata dai documenti del magistero della Chiesa. Perciò il libro dev'essere letto con una base culturale non indifferente per poter essere valutato capito e apprezzato nel suo vero valore. La presunzione in questo caso può lasciare delusi. Una buona formazione scolastica, una seria cultura teologica, una diligente spiegazione nelle scuole di religione farà gustare il contenuto del libro e invoglierà a proseguire altri studi e altre ricerche su Gesù Cristo, centro veramente di tutto il creato e manifestazione suprema di Dio Creatore e Padre.
La preghiera umile sarà caparra dell'illuminazione che lo Spirito Santo darà alla nostra intelligenza, per contemplare il mistero di Gesù Cristo.
G. B.
(1) C. T. Dragone S.S.P., Maestro Via, Verità e Vita. Parte prima: Dio uno e trino - Il fine.- Missione e magistero. Edizioni Paoline, 1961, p. XVIII·304 (Studi Paolini, n. 1). - Parte seconda: Dio manifesta e partecipa la sua Via, Verità e Vita nel creato per via di Cristo Maestro. Edizioni Paoline, 1962, p. XXXIV-328 (Studi Paolini, n. 2).

AVVERTENZA
È pronta l'edizione musicale gregoriana delle feste proprie in uso nelle nostre Congregazioni. Il fascicolo comprende: Messa del Divin Maestro, Messa e Vespri della Regina degli Apostoli (Sabato dopo l'Ascensione), Messa e Vespri della Commemorazione di S. Paolo (30 Giugno). La musica gregoriana della festa del Divin Maestro, come già quella della Regina degli Apostoli, è stata composta dai Monaci dell' Abazia di St·Pierre, Solesmes (Sarthe). Il fascicolo è ad uso interno e costa L. 100.
Per ordinazioni, rivolgersi al Vocazionario di Roma.
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Anno XXXVIII
SAN PAOLO
Febbraio 1963
Roma Casa Generalizia,

AVE MARIA, LIBER INCOMPREHENSUS, QUAE VERBUM ET FILIUM PATRIS MUNDO LEGENDUM EXHIBUISTI (S. EPIPHANIUS EP.)

AL PRIMO MAESTRO
Venerato Padre che sta rallegrando, consolando, edificando con la sua desiderata presenza, le Case Paoline dell'Oriente.

PER IL SUO ONOMASTICO
i suoi Figli offrono preghiere ed auguri. Ogni Paolino lo ringrazia per la sua amorosa guida, per le preghiere, sofferenze, sollecitudini che ogni giorno offre al Signore per tutti. Ognuno gli conferma fedeltà e obbedienza.

Anno di particolare santificazione

L'invito alla santità ci arriva da Dio, da Gesù Maestro, dalla Chiesa, dalla coscienza, dalla natura, dallo stato da noi coscientemente scelto.
L'invito è stato accolto con docilità, gioia, entusiasmo. Dio sia benedetto!
Particolarmente: mirare al «vivit in me Christus»; o, per altri più facile, la vita spirituale sul treppiede: fede, speranza, carità.
Due beni mi sono necessari in questa vita: cibo e luce. E tu, o Signore, hai preparato a me, debole ed infermo, un cibo per ristoro dello spirito e del corpo, che è l'Eucarestia. Ed hai preparato una lucerna ai miei passi, che è la Sacra Scrittura. Non posso vivere bene senza il sacramento della vita, né so camminare senza la tua luce, o Gesù Cristo. Sono due mense: il Corpo di Gesù Cristo e la Parola della Bibbia (Imitazione di Cristo).
Conoscere sempre meglio, per amare e seguire meglio, per vivere meglio Gesù Cristo.
Punto di partenza: conoscere meglio Gesù Cristo.
«Summum studium nostrum sit in vita Iesu meditari: il maggior nostro impegno sia nel meditare la vita di Gesù Cristo» (Imitazione di Cristo).
La vita eterna è definita dal Maestro Divino: «Haec est vita aeterna, ut cognoscant Te (Pater) solum Deum verum et quem misisti Iesum Christum». Questa è la vita eterna in noi; è la vita della grazia qui, e di là è beatitudine eterna. Conoscere Dio, conoscere Gesù Cristo. In Gesù Cristo si conosce il Padre: «Chi vede me, vede il Padre», disse Gesù Cristo. Il Figlio di Dio si è umanizzato perché conosciamo Dio.
È tanto istruttivo l'episodio del capo 14 di san Giovanni, versetti 1-10: «Non si turbi il vostro cuore. Voi credete in Dio, credete anche in me. Nella casa di mio Padre ci sono molte dimore. Se così non fosse, ve l'avrei detto. Io vado a preparare il posto per voi. E quando sarò andato e vi avrò preparato il posto, verrò di nuovo a prendervi con me; affinché dove sono io, siate anche voi. E del luogo dove io vado, voi conoscete la via». Gli disse Tommaso: «Signore, non sappiamo dove vai, e come possiamo sapere la via?» Gesù gli rispose: «Io sono la Via e la Verità e la Vita; nessuno può venire al Padre mio se non per me. Se aveste conosciuto me, conoscereste anche il Padre mio; ma d'ora in poi voi lo conoscete e lo avete veduto». Gli dice Filippo: «Signore, mostraci il Padre e ci basta». Gesù gli dice: «Da tanto tempo sono con voi, e tu non mi hai conosciuto, o Filippo? Chi ha visto me, ha visto il Padre. E come puoi tu dire: Mostraci il Padre? Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me?»
Nessuno di noi vuol meritare il rimprovero sebbene tanto mite, di Gesù: «Da tanto tempo sono con voi, e non ancora mi conoscete?».
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Gesù Cristo è anche il Mediatore della conoscenza del Padre. Gesù Cristo ci ha fatto conoscere il Padre. Non è solo Mediatore in quanto, immolandosi, ha dato al Padre una piena soddisfazione dei nostri debiti. Dice sant'Ilario di Poitiers: «La più grande opera del Figlio è stata questa: di farci conoscere il Padre» (De Trinitate).
Tutta la vita di Gesù è orientata verso il Padre, e ci porta al Padre. La sua Persona divina ed eterna è l'Immagine consostanziale del Padre, è mandato a noi dal Padre, e ci ha dato la dottrina del Padre.
Lo dice anche più esplicitamente: «Egli (il Padre) mi ha prescritto cosa devo dire. Quello che dico, lo dico come il Padre me lo ha trasmesso». Dice Gesù al Padre: «Io ti ho glorificato sulla terra»; «Io ho manifestato il tuo nome agli uomini che mi hai dato»... «Ora hanno conosciuto tutto quello che mi hai dato...»; «Io ho comunicato loro la tua parola»; «Io ho fatto conoscere loro il tuo nome, e lo farò conoscere ancora, affinché l'amore con cui hai amato me, sia in essi ed io in loro».

Gesù dichiara a quale perfezione ci invita: «Siate perfetti come il Padre Celeste». E se Gesù dice: «Imparate da me»; «Vi ho dato l'esempio», si è perché mostrava in se stesso la perfezione del Padre cui aspirare; vivere come Gesù Cristo significa vivere come al Padre piace. «I veri adoratori sono coloro che adorano il Padre in spirito e verità».
Gesù cercava non la sua gloria, ma era venuto per il Padre: «Non cerco la mia gloria, ma la gloria di colui (il Padre) che mi ha mandato». Il Padre tanto ha amato noi mandandoci il Figlio suo, onde ci facesse figli di Dio; fratelli di Gesù Cristo, e coeredi di Dio in Gesù Cristo. La spiritualità non può essere altra che la spiritualità filiale: cioè la spiritualità stessa di Gesù Cristo verso il Padre. «Se uno mi ama (dice Gesù Cristo), osserverà la mia parola, ed il Padre mio lo amerà; e verremo a lui e faremo dimora presso di lui» (Gv 14,23). Amare la Trinità da cui tutto è fatto, e come Gesù, che tutto ha ordinato alla Trinità; così in Gesù Cristo, e con Gesù Cristo e per Gesù Cristo glorifichiamo Dio, ed avremo vera pietà e salvezza.
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Dice Gesù Cristo: «Chi mi segue non cammina nelle tenebre, ma avrà il lume della vita» (Gv 8, 12). Gesù Cristo è la nostra sapienza, la nostra via, la nostra vita. Fuori di Lui vi sono tenebre, errori, mali.
La dottrina di Gesù Cristo supera la dottrina di tutti i santi e scrittori di dogmatica, morale, ascetica e mistica; ma molti, per l'aver sentito più volte il Vangelo, se ne annoiano e cercano molti autori, perché non hanno lo spirito di Gesù Cristo (Imitazione di Cristo). «Il Maestro è uno solo, il Cristo»: così parla Colui che è la Verità e la santità stessa.
In Gesù Cristo vi è il vino puro: i vari autori dànno un po' di vino con molta acqua. Qualche volta si sostituiscono al Vangelo stesso; orgoglio umano! con speculazioni, ragionamenti, sapere proprio: gli uomini che si sostituiscono a Dio, o almeno pretendono di mettervi qualcosa di proprio. Allora: per capirli, leggere la Scrittura.

Parlando della lettura della Bibbia in generale, ecco alcuni pensieri:
Dice Pio XII: «Noi amiamo la Sacra Scrittura perché in essa sfolgora, si manifesta, e quasi s'incarna per noi la seconda volta il Verbo Divino».
«Vedi, ti prego, di studiare quotidianamente le parole del tuo Creatore. Impara a conoscere il Cuore di Dio nella parola di Dio» (S. Gregorio Magno).
«La Scrittura deve considerarsi come la lingua materna del cristiano, perché essa è il Verbo di Dio, nostro Padre adottivo» (Garrigou-Lagrange).
«Le parole che vi ho dette sono spirito e vita» (Gesù Cristo).
La Chiesa vuole che: «...di questo spirituale cibo (la Bibbia) si pasca l'animo dello stesso interprete e se ne nutra» (A. Dagnino).
Ogni cosa buona e vera può essere studiata: ma vi è qualcosa che supera ogni scienza secondo le parole del Divin Maestro: «Ti lodo e ti ringrazio, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai tenute nascoste ai saggi ed ai sapienti queste cose, e le hai rivelate ai semplici. Perché così, o Padre, ti è piaciuto» (Mt 11, 25).
San Tommaso fa rilevare che il gustare la parola di Dio, in spirito di fede, prepara alla visione di Dio, in cielo; è un passo necessario e decisivo.
Parlando in particolare delle Lettere di san Paolo, il Prat dice: «Quando Paolo iniziava le sue lettere doveva avere il suo spirito in ebollizione: agitato, compresso, assillato da mille idee che volevano venire alla luce tutte insieme».
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Un anno dedicato a conoscere e far conoscere Gesù Cristo, per amarlo, seguirlo, viverlo.
a) La lettura del Vangelo. Si conoscerà meglio: attingendo direttamente dai testi (S. Matteo, S. Marco, S. Luca, S. Giovanni) che abbiano sufficienti note per capirne il senso; ma non commenti-annotazioni in cui il testo divenga un pretesto-occasione per dare istruzioni soggettive; o almeno cose che sono per altra sede.
b) Almeno una volta in vita leggere il Vangelo concordato.
I singoli Evangelisti hanno una tesi propria, e perciò di Gesù scelgono e dànno i fatti, i discorsi, i miracoli, ecc. che la dimostrano. Invece, il Vangelo concordato presenta cronologicamente la vita di Gesù, per quanto si sa dai quattro Evangelisti.
c) Anche prima: leggere una vita di Gesù, non una storia di Gesù. La vita del Verbo presso Dio, la Redenzione da Lui operata, la vita di Gesù Cristo nella Chiesa, la glorificazione eterna: «Instaurare omnia in Cristo, sive quae in coelis, sive quae in terris sunt» (Ebr 1,10).
Tra le migliori vite che passavano tra i Chierici quand'ero Direttore Spirituale in Seminario erano: Capecelatro, Le Camus, Fillion.
Ecco l'ordine delle vite di Gesù:
I. CLASSICHE
Capecelatro (Arcivescovo di Napoli) della fine del secolo scorso: Vita di Gesù Cristo; 3 volumi.
Le Camus: La vita di Gesù Cristo; 3 volumi; storico-psicologica, ed. it., Queriniana, 1934.
Fillion: Vita di N. S. Gesù Cristo; esposizione storico-critico-apologetica; 3 volumi; ed. it., Marietti, 1934.
G. Lebreton: La vita e l'insegnamento di Gesù Cristo; 2 voll. ed. it., Gatti, Brescia, 1934. (Teologico-spirituale).
M. J. Lagrange: L'Evangelo di Gesù Cristo; 6.a ed. it., Morcelliana. (I quattro Vangeli concordati e commentati in modo dotto e penetrante).
Fornari Vito: Il Dominatore dei secoli; ed. Paoline, 1958.
Ferd. Prat: Gesù Cristo; la sua vita, la sua dottrina, l'opera sua, 2 volumi, 4.a ed. it., Fiorentina.
F. M. Willam: La vita di Gesù nel paese e nel popolo d'lsraele; ed. it., S.E.I. (Studia Gesù sotto l'aspetto psicologico, nell'ambiente sociale palestinese).
Ricciotti: Vita di Gesù Cristo: 14.a ed., S.E.I. (Eminente sotto l'aspetto storico, filologico ed esegetico.
Andres Fernandez: Vita di Gesù Cristo: ed. it., Libreria dello Stato, Roma, 1954. (Eminente per cognizioni topografiche della Palestina, accurato esame e non priva di sentimento religioso).
L. De Grandmaison: Jésus Christ. Sa personne, son message, ses preuves; 2 volumi, Parigi, 1928. Opera di grande erudizione e di spiccato carattere apologetico. P. Huby ne ha fatto un compendio: La personne de Jésus et ses temoins, Parigi, 1957.
Carlo Adam: Gesù il Cristo, 7.a ed. it., Morcelliana, 1955. (Studio teologico su Cristo, la sua persona, la sua opera).
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II. ALTRE VITE DI GESÙ NOTEVOLI:
R. Guardini: Il Signore; meditazioni sulla persona e la vita di N.S. Gesù Cristo. 2.a ed. it., Vita e Pensiero, 1950. (Volume di profonda meditazione sulla vita di Gesù).
M. Bover: Vida de Nuestro Señor Jesu[Jesus] Cristo, Barcellona, 1956 (Di notevole valore esegetico e teologico).
F. Sheen: Vita di Cristo; ed. Richter, 1960. (A tesi e per persone piuttosto colte).
J. Guitton: Jésus, Parigi, 1956. (Di carattere apologetico).
A. Riedmann: Wie Jesus lebte, litt und starb; Freiburg, 1953.
M. Braun: Jésus. Histoire et critique; Tournai-Paris, 1947. (Di carattere teologico).
A. Goodier: La vita pubblica di N. S. Gesù Cristo e la passione e morte; 3 volumi; ed. it. sulla 11a inglese, Verona, 1946. (Di carattere psicologico e ascetico).
Giordani: Gesù di Nazaret; 2 volumetti S.E.I., 1946.
Si possono inoltre ricordare le vite scritte dai seguenti autori: Julius Martinez, L. Cristiani, R. Housse, J. Leal, M. Trullàs, C. M. Abad, Th. Quoidbach, O. Hopham.
III. VITE DI GESÙ DI CARATTERE PIÙ POPOLARE:
Tintori: Vita di Gesù; ed. Paoline.
Mezzacasa: Vita di Gesù Cristo; S.E.I., 1942
Ceresi: Gesù il Maestro; 3.a ed., Colletti, 1945.
Pio Ciuti: Gesù Cristo; la sua vita, la sua dottrina, ed. D'Auria, Napoli.
Battistelli: Cristo, Maestro e Signore, ed. Paoline, 1941.
Picucci: Gesù; ed. Paoline, 1940.
Keller: La vita di Gesù narrata al popolo; ed. Paoline, 1956.
Galli-Grandi: Gesù di Nazaret, ed. Paoline, 1944.
La vita di N. S. Gesù Cristo ad uso della gioventù studiosa.
Hammer: Quando Gesù viveva tra di noi; ed. S.A.I.E., 1957.
IV. VITE DI GESÙ PREVALENTEMENTE LETTERARIE:
Papini: Storia di Cristo, 2 voll., ed. Vallecchi.
Salgado: La vita di Gesù, ed. Paoline, 1954.
F. Mauriac: Vita di Gesù, 5.a ed., Mondadori, 1962.
Fulton Oursler: La storia più bella di tutti i tempi, Ed. Richter, 1956. (Alquanto romanzata).
E. Radius: Vita di Cristo per gli uomini d'oggi. Ed. Rizzoli, Milano, 1958. (Già pubblicata a puntate sull'Europeo).
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Non potremmo mai diventare più grandi che sforzandoci di diventare santi; ma non potremmo mai diventare più santi che sforzandoci di rassomigliare a Gesù;
non potremmo mai rassomigliare di più a Gesù che conformando in primo luogo l'interno a Gesù;
non potremmo mai comprendere l'intimità di Gesù che meditando la sua vita ed i suoi discorsi;
non potremmo mai meditare l'intimo di Gesù che contemplandolo nella Visita, dopo la Comunione, nelle meditazioni.
In queste contemplazioni avviene in noi un processo intimo, per cui, poco per volta, all'umano-io si va sostituendo il Divino-Io, conquistando la personalità più eminente che si possa concepire, con un'indipendenza e libertà di spirito a riguardo di questo mondo-creato. È operante in noi la seconda Persona della SS. Trinità, fatta Uomo. a) Non sono più i pensieri e giudizi nostri, ma i pensieri e giudizi di Gesù, divenuto nostro cervello, secondo san Francesco di Sales; b) non più la sentimentalità umana, ma quella del Cuore di Gesù, con la sostituzione del cuore nostro; di Gesù fatto nostro cuore, con le uniche aspirazioni: la gloria di Dio, la pace degli uomini; c) non più la nostra volontà, ma la volontà del Figlio di Dio sostituitasi all'umana; Gesù che vuole in noi e muove in noi mani, piedi, lingua, come continua san Francesco di Sales. Si arriva alla realizzazione felice, ultra-terrena di san Paolo: «Non sono più io che vivo, ma è Cristo che vive in me».
Gesù Uomo-Dio appare il termine cui aspira ogni santità: il Padre vede nel santo il suo Figlio. L'io-umano sostituito, quindi, dall'Io Divino; una nuova personalità. Si arriva così ad essere come vera persona per «se subsistens», per «se operans», nella misura che si dominano i sensi, le passioni, circostanze, opinioni, attrattive, idee proprie, tendenze, ecc., che rendono schiavo l'uomo. Si inneggia talvolta alla libertà, invece si subiscono mille servitù.
Si può adattare in qualche misura il detto: «Servi legum sumus, ut liberi esse possimus», quando si può dire: «Il mio io è Gesù».
Per arrivare a questa meta, raggiunta da san Paolo, scoprire e gustare l'interiorità di Gesù Cristo.
Disse Pio .XII ai giovani: «Abbiate l'unione perfetta con Gesù. Sia Gesù in voi, siate voi in Lui, fino alla fusione della vostra vita con la vita di Lui. Siano nella vostra mente gli splendori della fede... Vedete, giudicate, ragionate secondo Dio».

Dopo la Scrittura-lucerna, segue l'Eucarestia-cibo per raggiungere la santità:
È certamente questo il pensiero di Dio su di noi: che ci uniamo sempre più intimamente a Gesù, crescendo quotidianamente in Lui coi sacramenti, con le opere buone, con gli atti di amore, «... fino a tanto che ci riuniamo tutti nell'unità della fede..., giungendo alla maturità di uomo fatto alla misura di età della pienezza di Cristo».
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Dice Pio XII: «Oh, se potessimo farvi intendere, in qualche maniera, il mistero della nostra trasformazione in Cristo... Se poteste provare, sia pur per qualche istante, il gaudio dell'unione perfetta con Lui...» (Dagnino: La vita interiore).
Un po' per volta chi si comunica frequentemente e, anche meglio, quotidianamente, dovrebbe diventare come Gesù, buono, cortese, mansueto, paziente, puro. Arriverà ad innamorarsi di ciò che è immacolato e spirituale, la sua anima sempre più tesa verso le cose spirituali; lieta nel trattenersi in colloqui con Gesù.
La Comunione occupa dunque un posto centrale nella vita interiore e nella santificazione. È necessario tuttavia che non si faccia la Comunione in qualsiasi modo.

È utile meditare il capitolo VI di san Giovanni, dove Gesù promette l'Eucarestia: «Io sono il Pane della vita», «Io sono il Pane vivo», «Se non mangerete la Carne del Figlio dell'Uomo e non berrete il suo Sangue, non avrete la vita», «Chi mangia la mia Carne e beve il mio Sangue, ha la vita eterna», «Il Pane di Dio è quello che dà la vita al mondo».
Dunque, il veicolo di questa vita spirituale è il Sacramento del Corpo, Sangue, Anima e Divinità di Gesù Cristo.
Se nel cristiano vi è, oltre l'organismo umano, anche un organismo spirituale, questo pure deve essere alimentato: e l'alimento suo è l'Eucarestia.
Tutti gli autori di spiritualità considerano come fattore più efficace per la santificazione l'Eucarestia.
San Tommaso asserisce appunto che l'Eucarestia conduce a compimento la vita spirituale, poiché contiene tutto ciò che è sparso negli altri sacramenti.
Dice san Francesco di Sales: «Il più grande mezzo per avanzare nella vita spirituale è l'Eucarestia».
Gli effetti della Comunione sono specialmente i seguenti:
1° Unione a Cristo. Ora se l'emorroissa diceva: «Se arrivo a toccare il lembo del suo vestito, sarò salva», quanto più il contatto fisico-sacramentale di Gesù con noi!
Il Marmion dichiara: «Non dimentichiamo che in questo Sacramento non vi è solo la grazia di Gesù Cristo, ma vi è lo stesso Autore della grazia; Egli è sempre vivo e venendo in noi unisce le nostre membra alle sue con questi effetti: purifica, eleva, santifica, trasforma le nostre facoltà. Il contatto con Gesù Cristo impegna tutto il nostro essere, anima e corpo, con tutte le potenze sue, perché diveniamo altri Cristi».
2° La Comunione aumenta la grazia, ripara le perdite, dà vigore, allieta lo spirito, agisce per l'influsso della grazia, perché vengano tolte le venialità.
«Chi si comunica, dice san Francesco di Sales, ha Gesù nel cervello, nel cuore, nel petto, negli occhi, nelle mani, sulla lingua, negli orecchi, ai piedi. Ma questo Salvatore che fa? Raddrizza tutto, purifica tutto, mortifica tutto, vivifica tutto. Egli ama nel cuore, capisce nel cervello, anima nel petto, vede negli occhi, parla nella lingua; Egli fa tutto in tutto; e allora noi viviamo, ma non noi, ma vive Gesù Cristo in noi».
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San Paolo ci indica in che cosa consiste la santità: «Poiché quelli che conobbe in antecedenza, ancora li predestinò ad essere conformi all'immagine del Figlio suo, perché sia Lui primogenito tra molti fratelli» (Rom 8, 29).
Questa conformità non è soltanto una esteriore imitazione, ma è una partecipazione del cristiano alla vita di Gesù Cristo Dio e Uomo, di Cristo-vita divina e umana; il cristiano-vita-divino-umana. Per questo siamo figli di Dio e fratelli di Gesù Cristo.
Disse Pio XII: «Lasciatevi affascinare dall'ideale che Cristo propone: non è il più nobile di qualsiasi altro, poiché esso invita all'intimità personale con Dio?».
Non già una concezione soggettiva della santità; non molti scrittori o scuole: una sola, ed è Gesù Cristo stesso che il Padre Celeste ci ha dato come la Via e Verità e Vita.
Partiti da Dio, Uno-Trino, che vuole introdurci nello stesso nucleo della sua vita intima, abilitandoci a riprodurre per grazia le operazioni che Egli (il Figlio di Dio) produce «in sinu Patris» per natura: per questo comunica il consorzio della natura divina. In Cristo questa comunicazione del consorzio divino e «dalla pienezza di Lui noi tutti abbiamo ricevuto grazia su grazia» (Gv 1, 16). Così Gesù Cristo è il principio universale (o vita), di quanti vivono in grazia.
Questa è la linea o via di santificazione. Nel Nuovo Testamento la santificazione è dallo Spirito Santo che arriva all'uomo mediante il Figlio di Dio incarnato: Dio riempì di grazia l'Umanità di Cristo, e l'Umanità di Cristo la passa a noi (S. Tommaso).
«Chi possiede il Figlio - secondo il Vangelo - possiede la vita; chi non possiede il Figlio non ha vita».
Così il mistero della nostra unione con Cristo è «il dogma centrale di tutta la rivelazione». Conchiude il Mura: «Tutti i trattati di scienza sacra s'incontrano e si uniscono in questo mistero, in sintesi armoniosa e vivente».
Secondo san Paolo esso è «... quel mistero nascosto da secoli in Dio... che ora è stato rivelato ai santi di Lui...» e che egli annunzia «esortando ogni uomo, e ogni uomo ammaestrando, in tutta la sapienza, affinché ogni uomo sia perfetto in Cristo».
Paolo, con formula solennissima, lo chiama: «...mistero di Dio Padre e di Cristo Gesù», oppure: «...superna vocazione di Dio in Cristo Gesù»; tale mistero gli fu notificato «per rivelazione» ed è il «suo vangelo».

Tesi verso il «vive in me Cristo»: con due mezzi: Scrittura ed Eucarestia.
(Seguiranno: Come leggere la Scrittura; Come ricevere la Comunione ).

NELLE OPERAZIONI AD EXTRA LE TRE DIVINE PERSONE
AGISCONO CON UNICA OPERAZIONE DELL'UNICA NATURA


DIO UNO E TRINO - CREATORE
PADRE - FIGLIO - SPIRITO SANTO
UOMO UNO
VOLONTÀ - INTELLIGENZA - SENTIMENTO
GESÙ CRISTO UNO
VIA - VERITÀ - VITA
CRISTIANO IN CRISTO
PERFEZIONE - FEDE. - AMORE
PARADISO
POSSESSO DI DIO - VISIONE - CARITÀ - GAUDIO
L'UOMO RESTAURATO E MIGLIORATO IN GESÙ CRISTO A GLORIA DI DIO UNO E TRINO

SAC. GIACOMO ALBERIONE
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In morte di D. Antonio Gabriele Salarino
Un nuovo lutto, a distanza di pochi mesi, ha colpito la Fam. Paolina: D. Antonio Gabriele M. Salarino è spirato serenamente la sera del 3 gennaio scorso in Casa Madre. Era stato da tempo avvisato della gravità della sua malattia e si era preparato alla morte con le migliori disposizioni in adesione completa alla volontà di Dio.
D. Antonio Gabriele Salarino era nato a Caresana (Vercelli) l'11 luglio 1901 e battezzato il 13 dello stesso mese. Entrò in Congregazione nella Casa di Alba nel mese di Novembre del 1930. Aveva 29 anni; la sua vocazione era andata sviluppandosi lentamente e solo dopo il servizio militare aveva deciso di abbracciare. la vita religiosa e sacerdotale. Dapprima era entrato dai Salesiani e presso di loro aveva frequentato il Liceo, fatto il Noviziato ed emessa la Professione temporanea; ma poi, non sembrandogli quella la sua via, ne era uscito ed aveva chiesto di entra,re nella nostra Congregazione col desiderio di dedicare la propria vita all'ideale paolino per renderla così più fruttuosa ed efficace. Fu accettato ed iniziò il Noviziato appena un mese dopo la sua entrata. Emise la Professione religiosa il 24 dicembre 1931 e fu ordinato Sacerdote il 21 Dicembre 1935.
Sono stati quindi trentadue anni di vita paolina, ventisette di Sacerdozio trascorsi in Congregazione; anni vissuti intensamente, in una dedizione totale alla Congregazione ed alle anime; anni vivificati da una profonda pietà; anni di apostolato sacerdotale intenso e continuo a favore di tante anime che hanno fatto ricorso al suo. ministero.
Durante questi anni gli furono affidati dai Superiori vari uffici: ancora Chierico fu mandato come assistente a Messina; ritornato ad Alba fu scelto come assistente dei Discepoli Aspiranti ed ordinato Sacerdote ne divenne Maestro. Nel 1951 fu mandato a Pescara come Superiore, e resse quella Casa per sei anni, in momenti particolarmente difficili, dando prova della sua abilità, prudenza e spirito buono ed avviando decisamente quella Comunità alla vita ed allo spirito paolino.
Nel 1957 ritornò ad Alba per assumere l'ufficio di Maestro dei Discepoli Temporanei, che esercitò fino al sopraggiungere ed all'aggravarsi della malattia che doveva stroncare la sua vita. Negli ultimi anni fu anche Consigliere di Casa Madre. Fu quindi una vita particolarmente piena ed attiva la sua, intrecciata di lavoro, di preghiera, di preoccupazioni, di responsabilità, di meriti.
Essa presenta però alcuni aspetti che meglio caratterizzano la sua persona e le imprimono una fisionomia tutta particolare: la formazione dei Discepoli, il ministero del Confessionale, la cura della Chiesa.
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Ben ventun anni del suo Sacerdozio sono stati dedicati alla formazione dei Discepoli. Egli aveva compreso molto bene la parte riservata ad essi nella nostra Congregazione, si era immedesimato della loro vocazione e con amore e dedizione ha dato per loro il meglio della sua vita sacerdotale.
Li amava come un padre, cercava di comprenderli ed aiutarli, si interessava delle loro necessità spirituali e materiali, li seguiva uno ad uno, cercando di formarli nello spirito loro dato dal Primo Maestro. Nella formazione sapeva unire la fortezza alla soavità poiché da una parte era molto comprensivo per le debolezze e fragilità umane, ma dall'altra era energico nell'esigere la correzione dei difetti e nel reprimere ogni abuso.
Fu anche nell'esercizio di questo ufficio che risaltarono meglio alcune doti e virtù: il suo grande cuore, la sua pazienza e carità, il suo spirito di sacrificio e la sua fortezza.
Quanti Discepoli si sono formati alla sua scuola e devono a lui lo sviluppo e la perseveranza nella vocazione!
Negli ultimi mesi questo ufficio fu per lui particolarmente gravoso a causa del suo stato di salute, poiché, s'è andato ultimamente declinando con rapidità, il male che lo condusse alla tomba lo minava da quasi due anni. Ma seppe nascondere, superarsi, continuare fedelmente al suo posto fino all'ultimo, fino quasi a cadere sulla breccia.
È per questo che la sua scomparsa, se è sentita da tutti, lo è specialmente dai Discepoli che lo ricordano con riconoscenza ed affetto.

Un'altra caratteristica del suo Sacerdozio fu l'assiduità al ministero del confessionale. Lo iniziò fin dai primi anni, quando, giovane Sacerdote, fu destinato come Confessore degli aspiranti e dei Chierici. Sapeva ispirare fiducia per la sua bontà e pietà, ed il suo confessionale fu sempre frequentato da tante anime che da lui cercavano non solo il perdono, ma il consiglio, la parola di incoraggiamento e di guida, o quella decisiva nei momenti più importanti della vita.
Fu assiduo a questo ministero ed in confessionale passava varie ore della sua giornata sempre a disposizione di chi lo desiderava. Giovani, Chierici, Discepoli, Sacerdoti, Suore, lo ebbero come guida illuminata e sicura ed egli seppe inculcare in tutti il desiderio di perfezione e di progresso.

Negli anni trascorsi in Casa Madre ebbe anche dai Superiori l'incarico di occuparsi della Chiesa di S. Paolo. Lo disimpegnò con amore, con impegno, con passione, e poteva ripetere con verità le parole del Salmista: «Domine, dilexi decorem domus tuae et locum habitationis gloriae tuae».
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Amava il decoro della Casa di Dio: la voleva pulita, ordinata, bella e per questo gioiva per ogni lavoro che ne accrescesse la ricchezza e lo splendore; si interessava della biancheria, delle paramenta, dei fiori; curava anche i minimi particolari; voleva che al Signore si desse sempre il meglio. Quante ore passate in Chiesa in occasione delle solennità per addobbarla e renderla più devota, più accogliente, più degna di Dio.
Amava la liturgia e le cerimonie e si adoperava perché le funzioni avessero tutta la solennità possibile e si svolgessero con ordine, con devozione, con edificazione.
Amava però più ancora abitare nella Casa di Dio e per questo .trascorreva ogni giorno lunghe ore in preghiera ed in adorazione davanti a Gesù Sacramentato, dando così alla sua pietà un timbro squisitamente eucaristico.
Sono questi soltanto alcuni aspetti del caro Confratello scomparso, sufficienti però a farci scorgere in lui il Sacerdote pio, zelante, esemplare, che spese la sua vita per Dio e per le anime.
Poche righe, tracciate ormai con mano indecisa e tremante negli ultimi giorni della sua vita, esprimono i sentimenti e le disposizioni con cui si preparò a morire: "Protesto, egli scrive, il mio atto di fede, di speranza, di carità. Protesto il mio atto di amore a Gesù Maestro, il mio credo ed il mio atto di amore alla Vergine Maria ed a S. Paolo. Domando perdono di tutti i miei peccati ai Confratelli, di tutti i miei scandali per le mancanze contro la povertà e l'ubbidienza ...).
Coronò così la vita con la morte del giusto.
Al Caro Confratello defunto il nostro ricordo, la nostra preghiera, il nostro suffragio per invocargli il riposo eterno e la visione di Dio.
D. Pierino Marazza
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Anno di particolare santificazione


La perfezione della vita cristiana (ed in grado più elevato per l'anima che si consacra a Dio) si riassume in queste proposizioni:
1) Cercare la gloria di Dio come ultimo, assoluto fine: della creazione, redenzione, santificazione del genere umano.
2) Cercare la nostra santificazione come fine prossimo, relativo e mezzo di glorificare Dio; al quale fine della nostra santificazione tendere con tutte le forze ed incessantemente.
3) Considerare l'incorporazione a Cristo, come via unica possibile per conseguire i due fini (cioè gloria a Dio e santità nostra) nell'economia attuale della Provvidenza e della Grazia.

Conseguenze:
a) In ultima analisi tutto si riduce a vivere con intensità e perfezione sempre maggiore il «mistero del Cristo», che tanto assillava san Paolo: e che ha trasmesso a noi.
b) La perfezione viene raggiunta dalle anime in proporzione che vivono ed operano in Cristo per la glorificazione di Dio: Gloria in excelsis Deo, fine supremo: «Omnia in gloriam Dei facite»: termine supremo, amore perfetto. È il vertice dell'unione trasformante (nono grado di orazione e vita) quando, identificati con Dio, i nostri pensieri e desideri procedono all'unisono con quelli di Dio. Dice Gesù Cristo: «Se io glorifico me stesso, la mia gloria è nulla: ma c'è il Padre mio che mi glorifica...» (Gv. 8, 54).
«Questa verità in pratica non appare dominante nei Santi se non piuttosto tardi, quando cioè nell'anima loro si è perfezionata l'unione d'amore col Signore. S. Paolo dice: All'unico sapiente, Dio, per mezzo di Gesù Cristo, sia gloria nei secoli dei secoli (Rom. 16, 27). Eccezioni uniche sono Gesù Cristo e Maria, che sin dal primo momento della loro esistenza hanno realizzato con perfezione il programma di glorificazione di Dio. Allora la maggior preoccupazione dell'anima, che aspira alla vera santità, è di giungere a dimenticare se stessa e possedere il più profondo e costante impegno riguardo alla gloria di Dio».
c) «La santificazione della nostra anima non è quindi il fine ultimo della nostra vita, ma il fine intermedio. La gloria della Santissima Trinità è il fine supremo, tanto nell'ordine naturale quanto nell'ordine soprannaturale di questa vita». Questo, man mano che si arriva al «vivo autem, iam non ego, vivit vero in me Christus». «A Lui la gloria nella Chiesa e in Cristo Gesù per tutte le generazioni, nei secoli dei secoli» (Ef. 3, 21).
d) Non saremo santi se non nella misura in cui vivremo la vita di Cristo, o meglio ancora, nella misura in cui Cristo vive la sua vita in noi. Il processo di santificazione è un processo di cristificazione. Il cristiano dovrà diventare un altro Cristo: «Christianus alter Christus». Vivere il mistero di Cristo, nel quale «sono nascosti tutti i tesori della sapienza e della conoscenza» (Col. 2, 2-3).
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IDEA GENERALE

L'attività di Gesù Cristo nelle anime in grazia di Dio, come sue membra, per San Paolo costituisce l'argomento e il filo conduttore di tutto il suo insegnamento: ed è il mistero di Gesù Cristo. Fu la sua costante preoccupazione (Col. 4, 3); questo «sacramento nascosto» (Ef. 3, 9), nel quale abita corporalmente la pienezza della divinità (Col. 2, 9); nel quale il cristiano troverà tutte le cose (ivi, 10) e sarà pieno della pienezza di Dio (Ef. 3, 19).
San Paolo più chiaramente scrive ai Galati: «... O figli miei, per i quali io continuo a soffrire i dolori della maternità, finché non sia formato in voi il Cristo» (Gal. 4, 19).

Vi è nella Messa una preghiera che riassume tutta la vita alla glorificazione di Dio e alla nostra santificazione in Gesù Cristo: è breve, chiara, completa. Prima del Pater il Sacerdote, tenendo tra le dita l'ostia consacrata, fa con essa tre segni di croce sul calice, poi due segni di croce fuori del calice, dicendo: «Per Ipsum, et cum Ipso, et in Ipso, est tibi Deo Patri omnipotenti, in unitate Spiritus Sancti, omnis honor et gloria». È così tracciata la via unica, necessaria e sicura: La realizzazione pratica della vita cristiana in ordine a Dio, alla nostra santità e alla glorificazione della Santissima Trinità.
«Per Ipsum...». Seguire Gesù Cristo nei suoi esempi e nella sua vita; e, per mezzo di Gesù Cristo, offrire al Padre le preghiere e le opere buone che si compiono: «per Dominum nostrum Iesum Christum Filium tuum».
Dice Gesù Cristo: «Nessuno arriva al Padre senza di Me»; ed ancora: «solo il Figlio conosce il Padre e Colui al quale lo voglia rivelare».
Tutto per mezzo di Gesù Cristo ed attraverso Gesù Cristo, che è la Via per la quale ci avviciniamo a Dio. Incorporare a Gesù Cristo le nostre opere: così piacciono ed hanno valore per mezzo di Gesù Cristo ed arrivano gradite al Padre. Il perché? Il Padre ama infinitamente e soltanto il Figlio, in cui si compiace, e coloro che amano il suo Figlio. Lo afferma Gesù Cristo medesimo, parlando agli Apostoli: «Il Padre ama voi, perché voi avete amato me, ed avete creduto che io venni da Lui».
Gesù Cristo è la Via, non ve n'è altra: è costituita dai suoi esempi, dalla sua dottrina, dalla sua santissima vita.
«... Cum Ipso...». Fare le nostre azioni nel modo e nelle intenzioni di Gesù che «omnia bene fecit».
Unione totale a Gesù Cristo: Egli è il capo, noi le membra, e la grazia del capo passa alle membra. Senza Gesù Cristo «nihil»; con Gesù Cristo ricchezze inestimabili; le «investigabiles divitias Christi» (Ef. 3, 8). Il figlio di Dio incarnandosi «si è fatto povero, mentre invece era ricco, perché noi siamo arricchiti della sua povertà»; fino a riempirci della pienezza di Dio: «et estis in illo repleti» (Col. 2, 10). Chi possiede Gesù Cristo possiede una ricchezza immensa, e non è mai povero; e partecipa delle ricchezze di Gesù Cristo a misura che tutto compie con la perfezione e con le intenzioni stesse di Gesù Cristo: preghiera, studio, apostolato, sollievo...
Quanto è povero l'uomo e quanto è povero lo stesso mondo, quando non possiede Gesù Cristo!
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«... In Ipso...». Identificati e convivificati con Gesù Cristo nel compiere in Lui le nostre azioni significa elevare sino al limite del possibile la loro sublimità e grandezza: «in certo modo le nostre azioni si identificano con le azioni di Gesù Cristo».
Per effetto della sua incorporazione in Gesù Cristo il cristiano diventa parte del Cristo. Il Cristo totale, del quale parla S. Agostino, significa Cristo più noi. Il paragone è di Gesù Cristo medesimo: Gesù Cristo è la vite, il cristiano il tralcio; e circola nell'uno e nell'altro la medesima linfa, ed insieme portano il frutto.
Significato del Corpo Mistico: il cristiano «alter Christus» forma con Lui il Cristo totale. «Christus facti sumus» dice S. Agostino. «Non dobbiamo diventare un Cristo diverso da Lui; per destinazione siamo il Cristo, il solo Cristo che esista.
Dobbiamo diventare Lui».
Spiegazione: le nostre sofferenze completano quelle che mancano alla passione di Gesù Cristo (Col. 1, 24); Egli è Colui che combatte in noi (Col. 1, 29), è Colui che trionfa; se perseguitati, è Lui che viene perseguitato (At. 9, 5); un piccolo servizio reso al prossimo è accettato e ricompensato come fatto a Lui (Mt. 10, 22); l'ultimo desiderio suo è che siamo una cosa sola con Lui (Gv. 17, 21); in modo sempre più perfetto sino ad essere «consumati nell'unità» nel seno del Padre (Gv. 17, 23).

Egli ci ha fatto sue membra; ci ha convertiti in qualche cosa di Suo; siamo realmente Suo corpo: «Christi sumus». Meglio ancora: «Christus sumus»; non solo di Cristo, ma Cristo. «Concorporans nos sibi, faciens nos membra sua ut in illo et nos Christus essemus... quia quodammodo totus Christus, caput et corpus est» (S. Agostino).
Significa operare in Cristo. Può giovare la frase di Sr. Elisabetta della Trinità: «Io sono un prolungamento della umanità di Cristo, in cui Gesù Cristo rinnova tutto il Suo mistero».
Non è un'aspirazione illusoria. Nel compiere le nostre azioni in Cristo, identifichiamo le nostre con le Sue. Esse devono perfezionarsi fino alla vetta della santità, tanto da far esclamare a San Paolo «Mihi vivere Christus est»: la mia vita (Fil. 1, 21).
«.. Est...» Significa un fatto presente nella sua infinita realtà: il Cristo nello stato di immolazione sull'altare offre Se stesso ed insieme il Suo Corpo Mistico, la Chiesa, a onore e gloria del Padre, il quale accetta l'offerta di valore infinito.
Il medesimo fatto avviene per il cristiano quando compie opere buone per Cristo, con Cristo, in Cristo. La più piccola azione così compiuta acquista un valore in certo modo infinito e glorifica immensamente Dio.
Solo così è possibile percorrere la via maestra che porta alla santità: senza tentennamenti e deviazioni e incertezze nel cammino.
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«... Tibi Deo Patri omnipotenti, in unitate Spiritus Sancti...». Tutto il pensiero dominante del Cristo è la glorificazione della Santissima Trinità. La gloria appartiene tutta alla Santissima Trinità e sale a Dio per Cristo, con Cristo ed in Cristo. «A Lui sia gloria ora e in eterno» (II Pt. 3, 18).
Tutti gli esseri sono creati da Dio. San Paolo dice: «Tutto è vostro, ma voi siete di Cristo, e Cristo è di Dio». Altrove completa il suo pensiero: «È necessario che il Cristo regni, finché non abbia posto sotto i suoi piedi tutti i suoi nemici... Quando poi tutte le cose saranno sottoposte a Lui, allora anche Lui, il Figlio, si sottometterà a Colui che tutto gli ha sottomesso, affinché Dio sia tutto in tutti» (I Cor. 15, 25-28).
Così Dio è il principio e il fine ultimo, assoluto, alfa e omega della creazione del mondo, della redenzione e glorificazione del genere umano, e di tutto quello che da Lui procede.
Il cristiano, incorporato in Cristo, Via, Verità e Vita, arriva alla sua santità e sarà felice, cantando il «Gloria Patri, et Filio, et Spiritui Sancto».
Si legge nell'Apocalisse (5, 13): «E tutte le creature che sono in cielo e sopra la terra e sotto la terra e sul mare, quante ve ne sono, le sentii tutte che dicevano: A Dio, che è assiso sul trono, e all'Agnello sia lode, onore, gloria e potenza nei secoli dei secoli».

LA GLORIA DI DIO FINE NOSTRO ULTIMO

In Dio vi è una gloria duplice: intrinseca, che sgorga dalla sua vita intima; ed una estrinseca, che procede dalle creature. La gloria intrinseca è nel seno della Santissima Trinità: «il Padre, per via di generazione intellettuale, concepisce di Sé un'idea perfettissima: è il Suo Verbo nel quale si riflettono la Sua vita, la Sua bellezza, tutte le Sue infinite perfezioni. Dalla mutua contemplazione tra il Padre e il Figlio si stabilisce una corrente di indicibile amore, per via di processione: è lo Spirito Santo. Tale conoscenza e tale amore, tale lode eterna ed incessante che Dio prodiga a Se stesso, nel mistero incomparabile della Sua vita, costituisce la gloria intrinseca di Dio: gloria infinita e perfetta, cui nulla può essere aggiunto dalle creature».

Dio è il Sommo Bene, è l'Amore. L'amore è comunicativo.
Dio volle comunicare qualcosa delle Sue perfezioni alle creature per la Sua gloria estrinseca.
La ragione ultima della creazione è la glorificazione di Dio da parte delle creature. Questo è il fine della creazione.
Dio non ha operato per indigenza, come per avere qualche cosa che ancora non possiede; ma unicamente per bontà, per partecipare la propria felicità a degli esseri che volle creare.
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Dio dispose in tal modo le cose che le creature troveranno la loro felicità eterna nel lodare e glorificare Dio. S. Pietro così si esprime nella sua prima lettera (4, 14): «Rallegratevi per la parte che voi venite a prendere alle sofferenze di Cristo, affinché, quando apparirà la sua gloria, anche voi possiate esultare e gioire». E S. Paolo nella lettera a Tito (2, 11): «Perché la grazia di Dio si è manifestata col portare la salvezza a tutti gli uomini».
Dio vuole per sé la gloria. Dice il Signore: «Io sono il Signore, questo è il mio Nome; e la mia gloria non la darò ad altri, né il mio vanto agli idoli» (Is. 42, 8). «Per rispetto a me stesso lo farò, e perché lascierei oltraggiare il mio Nome? l'onore a me dovuto non cederò ad altri» (Is. 48, 11). «Io sono l'alfa e l'omega, - dice il Signore Iddio; - Colui che è, che era, Colui che viene, l'Onnipotente (Ap. 1, 8).
San Paolo ci esorta a nulla fare che non sia ordinato alla gloria di Dio: «Sia dunque che mangiate, sia che beviate, o che qualunque cosa facciate, tutto fate a gloria di Dio» (I Cor. 10, 31). E altrove: «Dio ci predestinò all'adozione filiale in Lui, mediante Gesù Cristo, conforme al beneplacito nella sua volontà, in lode di gloria della sua grazia» (Ef. 1, 4-5).
Tutto è subordinato alla gloria di Dio; l'anima deve procurare la sua salvezza e santificazione in quanto con essa glorificherà maggiormente Dio. La propria salvezza e santificazione non può mai convertirsi in ultimo fine. Occorre desiderarla e lavorare incessantemente per raggiungerla; però perché Dio lo vuole, giacché Dio ha inteso glorificarsi rendendoci felici; la nostra felicità risiede nell'eterna lode della gloria della Santissima Trinità.
A tale fine deve mirare l'anima indirizzandovi tutti i suoi sforzi e i suoi desideri: la gloria di Dio. Nulla può prevalere. Lo stesso desiderio della salvezza e della santificazione deve passare in secondo ordine.
Si diceva di S. Alfonso: «Non aveva nella mente che la gloria di Dio». Il motto di Sant'Ignazio: «Per la maggior gloria di Dio». Così sono giunti i santi quando han toccato l'apice della perfezione; e S. Paolo ci lasciò la consegna più importante della vita cristiana: «Omnia in gloriam Dei facite» (I Cor. 10, 31).
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FINE PROSSIMO RELATIVO: SANTIFICAZIONE

Tutto il messaggio di S. Paolo si può riassumere per noi: configurarci a Cristo, per giungere alla perfezione a cui siamo tutti chiamati.
Avviene che in libri vari, o di predicazione, poco si dà risalto alla preponderante parte della persona di Cristo nella nostra santificazione. La devozione a Nostro Signore viene talora presentata come uno dei tanti mezzi: es. lettura spirituale, esame di coscienza, ecc.
La nostra devozione e incorporazione a Cristo è l'inizio e il fine e la sostanza stessa della nostra vita soprannaturale: qui sta l'ascetica e la mistica. Le pratiche sono aiuti o conseguenze. Volendo davvero santificarci: evitare dispute e controversie delle diverse scuole di spiritualità; per dedicarci invece a vivere in forma sempre più piena la vita di Cristo. Raggiungeremo presto il nostro fine della santificazione. Non deformare la pietà dei fedeli e non favorire idee che confondono il progresso spirituale.
Si può riassumere nelle sue idee fondamentali la dottrina cristologica in relazione alla vita spirituale: cioè vivere il Cristo secondo che Egli stesso si è definito: «Io sono la Via, la Verità e la Vita».
Per il peccato originale tutto l'uomo fu «in deterius commutatus» quanto alle sue facoltà naturali, di mente, di volontà, di sentimento; e, ciò che più importa, perdette la grazia, cioè la vita soprannaturale.
S. Giovanni scrive: «L'amore di Dio verso di noi si è dimostrato in questo, nell'avere il Padre mandato nel mondo il Suo Figlio Unigenito, affinché noi avessimo la vita per mezzo di Lui: «ut vivamus per eum» (I Gv. 4, 9).
Cristo è la Via della restaurazione dell'uomo, che è rifatto in migliore edizione per mezzo di Gesù Cristo.
Gesù Cristo riacquistò all'uomo la grazia, vita soprannaturale, preparando al Padre Celeste i nuovi figli.
Inoltre Gesù Cristo restaurò l'uomo nelle sue potenze: per l'intelligenza la rivelazione; per la volontà la sua santità; per il sentimento l'amore a Dio. Questo corrisponde a quanto Gesù ha detto: «Io sono la Verità, la Via e la Vita».

Negli Atti degli Apostoli è detto: «Non ci fu dato un altro Nome sotto il cielo mediante il quale possiamo salvarci». La santificazione consiste nella partecipazione alla vita divina portata al mondo da Gesù Cristo; è l'unica forma possibile di santità; questa è l'essenza del cristianesimo, secondo l'espressione del Marmion.
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Gesù Cristo è la Via: con le sue opere, con la sua morale, con la sua vita. Secondo gli Atti degli Apostoli Gesù Cristo: «coepit facere et docere», prima il fare, poi l'insegnare. La sua vita e la sua dottrina formavano un tutto armonico ed unitario dal quale saliva incessante verso il cielo la più bella glorificazione di Dio. Il Verbo di Dio, assumendo la natura umana, Cristo, intese darci nella sua persona un esemplare perfettissimo di tutte le virtù: disegno adorabile della Divina Provvidenza per l'uomo.
Egli è l'esemplare supremo di ogni perfezione e santità. Egli è l'ideale stesso di Dio: «Chi vede me, vede il Padre». Ed il Padre disse del Figlio: «Questo è il mio Figlio diletto, in cui sono le mie compiacenze; dategli ascolto».
La sua morale, che si inizia nei paradossi divini delle beatitudini, è compiuta nelle sette parole pronunziate da Gesù Cristo mentre agonizzava sulla croce. È l'esemplare perfettissimo, il codice della più eccelsa santità e perfezione. L'anima che vuol trovare la vera via per andare a Dio apra il Vangelo e attinga la dottrina morale sino al «se vuoi essere perfetto».
Leggendo spesso il Vangelo, a poco a poco si perde il gusto dei libri scritti dagli uomini.
Santa Teresa del Bambino Gesù ha scritto: «Non trovo più nulla nei libri, eccetto che nel Vangelo. Questo mi basta».
S. Paolo ai Romani (8, 18) scrive: «Stimo che le sofferenze del tempo presente non possono essere paragonate alla gloria futura che si rivelerà a noi».

L'ideale sublime e perfettissimo della vita divina eccedeva la capacità dell'umana ragione; era troppo alto, anche per la fede. Per questo Cristo si abbassò. Si fece uomo, bambino, servo, lavoratore, volle conoscere le debolezze dei nostri primi anni, le nostre fatiche, povertà, oscurità, il silenzio, la fame, la sete, il dolore, la morte. Tutte le assaggiò le nostre miserie, eccetto il peccato e i disordini che derivano dal peccato, ma ne sopportò la pena: «iniquitates nostras ipse tulit».
O Dio, o Gesù mio, voi siete l'ideale della perfezione. I grandi santi desideravano scomparire e lasciarsi assorbire da Gesù Cristo, affinché la sua vita fosse in loro: «Exue veterem hominem, et indue novum hominem qui secundum Deum creatus est in iustitia et sanctitate veritatis» (C. Marmion, Cristo vita dell'anima): «Dobbiamo comprendere che non saremo santi che nella misura stessa in cui la vita di Gesù Cristo sarà in noi; Dio ci domanda solo questa santità; non ve n'è un'altra. Saremo santi in Gesù Cristo, o non lo saremo affatto».
Gesù Cristo dice: «Io sono la Via»; ed è l'unica per andare al Padre. «Summum studium nostrum sit in vita Jesu meditari» (Imitazione di Cristo).
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Gesù Cristo è la Verità: «In principio erat Verbum, et Verbum erat apud Deum, et Deus erat Verbum. In ipso vita erat, et vita erat lux hominum. Erat lux vera quae illuminat omnem hominem venientem in hunc mundum».
L'intelligenza di Cristo è un abisso infinito: in Cristo esistevano quattro specie di scienza: divina, beatifica, infusa, acquisita. E a ragione san Paolo rimane meravigliato nel contemplare in Cristo tutti i tesori della sapienza e della scienza. Piacque al Padre di comunicarli ai figli adottivi, nella misura e nel grado che erano necessari per la vita soprannaturale. Gesù disse nella preghiera al Padre, dopo l'ultima Cena: «Le parole che hai date a me io le ho date a loro (Apostoli); ed essi le hanno accolte, e veramente hanno riconosciuto che io sono uscito da te, ed hanno creduto che tu mi hai mandato».
Stupivano i suoi uditori: «nessun uomo ha mai parlato come Lui» (Gv. 7, 46).

S. Paolo in una sua Epistola ha una espressione misteriosa. Dice che Cristo, mediante la fede, abita nei nostri cuori: «Christum habitare per fidem in cordibus nostris» (Ef. 3, 17). Che significa? È un fatto che Cristo in qualche modo abita mediante la fede nei nostri cuori. San Tommaso commenta: «È la virtù di Cristo che abita propriamente nei nostri cuori mediante la fede. Ogni volta che ci dirigiamo a Lui col contatto della nostra fede, vivificata con la carità verso di Lui, promana da Cristo una virtù santificante, con un benefico influsso. Per mezzo della fede, esercitata in umiltà e fiducia, si sente emanare da Lui una potenza divina che ci rischiara, fortifica, aiuta e soccorre».
Il punto più saliente ed interessante per noi è la stessa persona di Gesù Cristo, da riassumersi in queste parole: «La filiazione di Cristo è il tipo della nostra filiazione soprannaturale, la sua condizione, il suo essere di Figlio di Dio e l'esemplare dello stato nel quale ci ristabilisce nella grazia santificante. Cristo è il Figlio di Dio per natura e per diritto, in virtù dell'unione del Verbo eterno con la natura umana. Noi lo siamo per grazia e adozione, ma lo siamo realmente e ad un titolo molto vero. Cristo ha la pienezza di grazia; in noi questa grazia deriva dalla pienezza della grazia del Verbo divino incarnato. Così ci divinizza. L'adozione è «quaedam similitudo filiationis aeternae», secondo S. Tommaso.
Ogni cristiano ed ogni santità si riducono a questo: essere per grazia ciò che Gesù è per natura, il Figlio di Dio. Così ci rivolgiamo a Dio invocandolo Padre nostro. Gesù ci ha detto: «Ascendo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro» (Gv 20, 17). Il Padre è comune e quindi noi siamo fratelli.

Il punto più essenziale da comprendersi è questo del nostro stato di figli di Dio, dalla partecipazione della grazia santificante (Marmion).
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Gesù Cristo è la Vita: La grazia è una qualità soprannaturale, inerente alla nostra anima che ci conferisce una partecipazione fisica e formale, benché analoga e accidentale, della natura di Dio. Costituisce la vita di Cristo in noi. Gli effetti della grazia santificante sono descritti da san Paolo (Rm. 8, 15-17): «Non enim accepistis Spiritum servitutis iterum in timore, sed accepistis spiritum adoptionis filiorum, in quo clamamus: Abba (Pater). Ipse enim Spiritus testimonium reddit spiritui nostro, quod sumus filii Dei. Si autem filii, et haeredes: haeredes quidem Dei, cohaeredes autem Christi; si tamen compatimur ut et conglorificemur».
Gli effetti della grazia sono:
1) Ci rende veri figli adottivi di Dio. La nostra filiazione divina non è naturale, ma adottiva. L'adozione consiste nell'ammissione gratuita di un estraneo in una famiglia, che lo considera d'ora innanzi come un figlio e gli dà diritto all'eredità dei beni. La grazia santificante non solo ci conferisce il diritto di chiamarci figli di Dio, ma ci rende tali: «Videte qualem caritatem dedit nobis Pater, ut filii Dei nominemur et simus» (I Gv. 3-1).
2) Ci rende veri eredi: «si filii et haeredes». L'eredità che avrà l'anima sarà «la visione beatifica ed il godimento fruitivo di Dio, cioè una eredità d'immenso valore».
La grazia è certamente gratuita; però, una volta posseduta, ci dà la capacità di meritare il cielo a titolo di giustizia: «in reliquo reposita est mihi corona iustitiae». San Tommaso ha scritto: «Gratia nihil est aliud quam quaedam inchoatio gloriae in nobis».
3) Dio vuole che noi siamo «cristiani conformi all'immagine del Figlio Suo, affinché Egli sia il Primogenito fra molti fratelli» (Rm. 8, 29).
Dio ci ha modellati sul Cristo: noi siamo con Lui i figli di uno stesso Padre che sta nei cieli, e che siamo una sola cosa con Gesù Cristo, come Egli è una sola cosa con il Padre.
4) Ci conferisce la vita soprannaturale. L'uomo è elevato sopra un piano che supera anche la natura angelica. L'uomo entra nell'ordine divino, diventa membro della famiglia di Dio, incomincia a vivere in Dio.
5) Ci rende giusti e graditi a Dio. Non solo toglie il peccato, ma è una vera santificazione e un rinnovamento interiore dell'uomo, e l'uomo diventa giusto e amico di Dio:«vere iusti nominamur et sumus» secondo il Concilio di Trento.
6) Ci dona la capacità di meritare. L'uomo senza la grazia è come un cadavere nell'ordine soprannaturale, ma se vive nell'ordine soprannaturale ha frutti di vita eterna. Dolori, sofferenze, opere buone, ecc. guadagnano tesori di grazia e di gloria.
7) Ci unisce intimamente a Lui. «Deus caritas est, et qui manet in caritate in Deo manet et Deus in eo».
8) Ci trasforma in templi vivi della Santissima Trinità. È una conseguenza dello stato di grazia: «Si quis diligit me sermonem meum servabit; et Pater meus diligit eum, et ad eum veniemus et mansionem apud eum faciemus» (Gv. 14, 23). Dice S. Paolo ai Colossesi (3, 4): «... quando comparirà Cristo, che è la vostra vita, allora anche voi apparirete con lui nella gloria».
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E la gloria di Dio è un'increata realtà, rigorosamente infinita e di essa la grazia santificante vi farà partecipi.
Gesù Cristo con la sua vita santissima non ha solo meritato per Sé, ma anche per noi con rigoroso merito di giustizia. In Lui vi è la grazia capitale col potere di comunicarla.
Infatti Gesù Cristo è il Capo di un Corpo Mistico: «Omnia subiecit sub pedibus eius, et ipsum dedit caput super omnem Ecelesiam, quae est corpus ipsius et plenitudo eius, qui omnia in omnibus adimpletur» (Ef. 1, 22).
Cristo «è il capo del corpo che è la Chiesa; come è il principio, il primogenito di tra i morti, affinché in tutto abbia il primato (ordine), poiché a Dio piacque di far abitare in Lui tutta la pienezza (perfezione), e di riconciliare per mezzo Suo tutte le cose, dirigendole verso di Lui, pacificando, mediante il Sangue della Croce di Lui, di Lui dico, e ciò che è sulla terra e ciò che è nei cieli» (influsso) (Col. 1, 18-20).
Questa grazia è conferita specialmente nei Sacramenti. Sono mezzi che hanno una virtù intrinseca «ex opere operato»: «Ego veni ut vitam haebeant, et abundantius habeant».
Alla Messa ed ai Sacramenti la massima importanza dà la Chiesa. Gesù Cristo ci invita con insistenza: «Colui che ha sete venga a me, e beva» (Gv. 7, 37).

CONCLUSIONE

Felice chi vive in Cristo, in quanto Via e Verità e Vita. Porta i frutti del tralcio che riceve la linfa vitale da Gesù Cristo! Infelice chi vive separato dalla vite, cioè da Gesù Cristo: è un tralcio disseccato che viene buttato nel fuoco (Gv. 15, 1-6).
S. Paolo per esprimere l'ineffabile realtà dell'incorporazione del cristiano alla vita divina ha coniato parole nuove, anche se ancora inadeguate: «Siam morti con Cristo: commortui» (II Tm. 2, 11); «Con Lui siamo stati sepolti: consepulti» (Rm. 6, 4); «Con Lui siamo risuscitati: conresuscitati» (Ef. 2, 6); «Con Lui siamo stati vivificati: convivificati nos in Christo» (Ef. 2, 5); «Compiantati: et complantati» (Rm. 6, 5); «Affinché viviamo con Lui: et convivemus» (II Tm. 2, 11); «E con Lui regneremo eternamente: et consedere fecit in caelestibus in Christo Iesu» (Ef. 2, 6).
Tutti gli esercizi di pietà sono mezzi per incorporarci con Cristo: confessione, esame di coscienza, meditazione, ecc. Ma il mezzo più diretto è la vita eucaristica: Messa, Comunione, Visita al Santissimo Sacramento.

Benediciamo il Signore per il grande tesoro che è contenuto nelle nostre Costituzioni: la vita religiosa, la spiritualità, lo studio, l'apostolato, tutta la formazione si ispirano e assicurano la nostra piena configurazione al Cristo: «conformes fieri imagini Filii sui».
Vivendo in Cristo saremo, dunque, glorificati in Cristo; in Lui e per mezzo di Lui la glorificazione eterna della Santissima Trinità; in questo la felicità nostra.
(Articoli 159, 182, 229, 232, 228 delle Costituzioni)
SAC. G. ALBERIONE

AVVERTENZE
Tener presente questi corsi di esercizi spirituali che si terranno nella Casa Divin Maestro ad Ariccia (Roma):
9-15 agosto per Gabrielini
12-19 agosto per Annunziatine
9-14 settembre per i Sacerdoti dell'Istituto «Gesù Sacerdote»
3-19 Ottobre per i Sacerdoti Diocesani.
Per le prenotazioni, anche per i propri parenti e conoscenti, scrivere sempre a Casa Generalizia - Via A Severo, 58.

Continuiamo ad accompagnare con la preghiera il Primo Maestro nella visita alle nostre case di America. Ecco l'itinerario del viaggio attuale: Cile, Argentina, Brasile, Venezuela, Colombia, Messico, Portogallo. Si attende il suo ritorno in sede nella prima quindicina di Luglio.
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Anno XXXVIII
SAN PAOLO
Agosto-Settembre 1963
Roma Casa Generalizia,

AVE MARIA, LIBER INCOMPREHENSUS, QUAE VERBUM ET FILIUM PATRIS MUNDO LEGENDUM EXHIBUISTI (S. EPIPHANIUS EP.)

ANNO DI PARTICOLARE SANTIFICAZIONE

Il primo e principale ufficio di un Superiore è sempre la santificazione della propria casa e dei suoi membri.

Pio XII, agli incaricati dell'educazione degli Aspiranti al sacerdozio prescrive: «... sia posta ogni cura... affinché essi compiano tutto alla luce della fede ed in unione con Cristo, convinti che questo è un grave dovere di coscienza, che incombe a chi un giorno dovrà ricevere il carattere sacerdotale e rappresentare il Divino Maestro nella Chiesa».
Queste parole ugualmente si applicano agli Aspiranti alla vita religiosa.
Invito di Pio XII alla santità: «Mirate verso le vette, le più alte vette della perfezione cristiana. Questo l'otterrete se, docili ai minimi cenni di Dio, vi affiderete completamente a Gesù, dandogli il dominio assoluto delle vostre menti e dei vostri sensi».
Pio XII in vari documenti esige da tutti una imitazione e trasformazione in Gesù Cristo che deve arrivare ad essere intima, sentita, reale, perfetta, tanto che, nella vita pratica, i pensieri, gli affetti, e azioni siano informate a Cristo e riproducano Gesù Cristo. Diceva ai giovani: «Abbiate su l'esempio di Maria l'unione perfetta con Gesù. Sia Gesù in voi, siate voi in Gesù, fino alla fusione della vostra vita con la vita di Gesù. Siano nella vostra mente gli splendori della fede».

I due mezzi sacramentali

I mezzi di santificazione sono molti; esempio: lettura spirituale, divozioni varie, direzione spirituale, esame di coscienza, ecc. Questi sono mezzi che preparano le buone confessioni e le buone comunioni.
Sono infatti questi i due principali mezzi.
La santificazione viene operata gradatamente con doppio lavoro: purificazione e costruzione dell'uomo in Gesù Cristo.
«Togli il male, fa' il bene».
Per evitare il male, correggere i difetti, togliere le cattive abitudini, il grande mezzo, il mezzo sacramentale, istituito da Gesù Cristo e predicato dalla Chiesa è il Sacramento della Penitenza.
Per fare il bene, osservare i comandamenti, praticare le virtù, vivere la vita di grazia, crescere in Gesù Cristo il gran mezzo, insuperabile mezzo, è la Comunione sacramentale.
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LA CONFESSIONE SACRAMENTALE
La Confessione, mezzo sacramentale per la nostra purificazione; dice Gesù: «Non sono venuto a cercare i giusti, ma a portare i peccatori a penitenza». Meditare le parabole: la perla perduta, il figliuol prodigo, la pecorella smarrita.
Gesù ha difeso il suo potere di perdonare il peccato nell'episodio del paralitico guarito.
Gesù ha esercitato la sua misericordia con la Maddalena, la Samaritana, l'adultera, san Pietro.
È stato scritto: «La grazia più preziosa per un'anima è quella di possedere un grande orrore per qualunque peccato, compreso il peccato veniale».
Gesù ha conferito ai sacerdoti il potere di assolvere le anime dal peccato.
Il Concilio di Trento: «L'effetto di questo sacramento, quanto alla sua forza ed efficacia, è la riconciliazione dell'uomo con Dio che, qualche volta, nelle anime pie, che ricevono il sacramento della penitenza con devozione, insieme con la pace e con la serenità della coscienza, si ottiene con una veemente consolazione e gioia dell'anima».
Nella Mystici Corporis si condannano coloro che insegnano come inutile la confessione frequente dei peccati veniali: «È vero che in molte lodevoli maniere possono espiarsi questi peccati, ma per un più spedito progresso nel cammino della virtù raccomandiamo sommamente questo pio uso della confessione frequente: con cui si aumenta la retta coscienza di noi stessi, l'anima si stabilisce nella umiltà cristiana, si sradica la perversità dei costumi, si resiste alla negligenza e alla tiepidezza spirituale, si purifica la coscienza, si rinvigorisce la volontà, si procura la salutare direzione della coscienza, si aumenta la grazia».

UN SEGNO DI PROGRESSO
È da notarsi che di mano in mano che l'anima progredisce nella vita interiore, si sente sempre più impura ed insieme prova un grande desiderio di purificazione. Dapprima si notano gli attacchi più grossolani, poi si rilevano le imperfezioni e le infedeltà leggere, quindi una scarsa unione con Gesù, si notano con vivo dolore le distrazioni, gli attaccamenti disordinati a sé e alle creature. Di conseguenza nasce il vivo desiderio della frequente confessione, come mezzo di maggior fervore, delicatezza di coscienza, purificazione ed intimità con Gesù.

PREPARAZIONE ALLA CONFESSIONE
S. Pio X: scrive: «L'esperienza ci dice che colui il quale esercita una censura frequente e severa (esame di coscienza) sopra i pensieri, le parole, le azioni, sarà più forte nel detestare e fuggire il male e rivolgersi con amore ed impegno a ciò che è buono. L'esperienza ci dice ancora quali danni gravissimi siano il frutto di chi evita l'esame di coscienza... Invano cercheresti in lui quella circospezione, così lodevole del buon cristiano, di evitare anche le minime colpe, e quella verecondia dell'anima propria massimamente del Sacerdote, che ci fa aver paura della benché minima offesa fatta a Dio. Anzi, la negligenza e la trascuranza di sé, giunge fino a dimenticare il sacramento della penitenza... e quali tristi conseguenze ne vennero e ne vengono tuttora...».
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FRUTTI
È da ricordarsi che la grazia del sacramento ci rende più forti ad evitare ogni peccato.
Sono anche da ricordarsi le parole del confessore dopo data l'assoluzione: «Tutto ciò che avrai fatto di bene ed avrai sopportato di male, frutti per te in remissione dei peccati, in aumento di grazia e in premio di vita eterna».
La confessione sia settimanale, secondo le Costituzioni.
«Se ci saremo confessati sempre, spesso e bene, faremo anche una buona morte».
La confessione sia fatta sempre in ordine ad una maggior purificazione per ricavare un sempre crescente frutto di fede, speranza e carità nell'accostarsi alla comunione.
«La purgazione dello spirito si fa a poco a poco, avanzando di grado in grado, con fatica e tempo... La guarigione che si fa lentamente è sempre la più sicura... L'esercizio della purificazione non si può, né si deve finire se non con la vita...».

LA PENITENZA
Quanto a soddisfare la pena per i nostri peccati vi sono le parole del Concilio di Trento: «Bisogna inoltre aggiungere che, mentre, soffrendo, soddisfiamo i peccati, ci rendiamo conformi a Cristo, che soddisfece i nostri peccati e da cui viene ogni nostra sufficienza (II Cor. 3, 5), avendo, per questo, anche certissima garanzia, che se soffriamo insieme con Lui, pure insieme con Lui saremo glorificati (Rom. 8, 17). Questa riparazione - spiega il Concilio - che noi compiamo per i nostri peccati, non è talmente nostra che non avvenga per mezzo di Gesù Cristo: infatti, se da soli non possiamo nulla, con l'energia di Colui che ci aiuta, tutto possiamo (Filipp. 4, 13). Così l'uomo non ha ragioni di gloriarsi, ma ogni nostra gloria è riposta in Gesù Cristo ( I Cor 1, 31; II Cor. 10, 17; Gal. 6, 14), in cui viviamo, in cui ci muoviamo (At. 17, 28), in cui ripariamo facendo frutti degni di penitenza (Lc. 3, 8), che, da Lui, prendono la loro efficacia, da Lui sono offerti al Padre e, per mezzo di Lui, sono accettati dal Padre».
La miglior penitenza è praticare la virtù opposta al peccato ed al vizio accusato in confessione: così, alla superbia si oppone l'umiltà, all'ira la mitezza, alla pigrizia il fervore, ecc.

Spesso il Direttore spirituale è anche confessore: in questo caso tutto è più sicuro, facile e fruttuoso. Molto importa tenere stabilmente il medesimo confessore in quanto le circostanze lo permettono.
Il frutto dipende dalle disposizioni del penitente, soprattutto. Tra le disposizioni sono del tutto necessarie il dolore dei peccati ed il proposito di non commetterne più. La preghiera e la considerazione del male commesso ci assicurano queste disposizioni.
Il paragonare una settimana con l'altra od almeno un mese con l'altro molto aiuta il progresso spirituale.
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LA COMUNIONE SACRAMENTALE

In ogni sacramento interviene il Signore con la sua grazia e col suo potere. Nella Comunione si riceve Gesù Cristo in Corpo, Sangue, Anima e Divinità.
È il Cibo del Nuovo Testamento, raffigurato nella manna del Vecchio Testamento. Nel Nuovo Testamento abbiamo l'eredità dell'amore, anzi dell'eccesso di amore di Gesù Cristo per noi: «Cum dilexisset suos... in finem dilexit eos» (Gv 13, 1); diede Se stesso in cibo all'uomo: «manducat Dominum pauper, servus et humilis».

ALIMENTAZIONE
La nostra crescita in Gesù Cristo viene particolarmente operata con la Comunione. «Io sono la Vite, voi siete i tralci». La vite, mediante la linfa, produce i rami, i fiori, le foglie, l'uva. Questa è la linfa spirituale che da Gesù nella Comunione passa all'anima nostra: «Chi rimane in me ed io in lui, porta molto frutto»: frutto di santità e di vita eterna.
Il corpo ha il suo pane quotidiano; l'anima ha il suo alimento, l'Eucaristia: «Prendete e mangiate, questo è il mio Corpo».

SECONDO IL VANGELO
Gesù Cristo stesso, preannunziando, dichiarò i frutti della nuova alimentazione. A molti dei presenti parve cosa incredibile. Ricordare parte almeno del Vangelo di san Giovanni: capo 6, 32-35; 6, 48-59: «Gesù rispose dunque loro: In verità, in verità vi dico: non Mosè vi diede il pane del cielo; ma il Padre mio vi dà il vero pane del cielo, poiché il pane di Dio è quello che discende dal cielo e dà la vita al mondo. Gli dissero allora: Signore, dacci sempre di questo pane. Gesù dichiarò loro: Io sono il pane di vita: chi viene a me, non avrà più fame; e chi crede in me, non avrà più sete. Io sono il pane della vita. I padri vostri mangiarono nel deserto la manna e morirono. Questo è il Pane disceso dal cielo, affinché chi ne mangia non muoia. Sono io il Pane vivo disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno; e il pane che io darò è la mia Carne per la vita del mondo. Discutevano perciò fra loro i giudei, dicendo: Come può mai costui darci a mangiare la sua carne? Ma Gesù disse loro: In verità, in verità vi dico: se non mangerete la carne del Figlio dell'uomo e non berrete il suo Sangue, non avrete in voi la vita. Chi mangia la mia Carne e beve il mio Sangue ha la vita eterna, ed io lo risusciterò nell'ultirno giorno. Perché la mia Carne è veramente cibo e il mio Sangue è veramente bevanda. Chi mangia la mia Carne e beve il mio Sangue rimane in me, ed io in lui».
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LA COMUNIONE FREQUENTE
Disse Pio XII: «In ciascuno dei figli della Chiesa dev'essere formato Cristo (ai Galati 4, 19); ed ognuno deve tendere a crescere per giungere alla maturità di uomo fatto, alla misura di età della pienezza di Cristo».
I Padri del Concilio di Trento: «Si ammonisce... si esorta, si prega e si scongiura, per la sviscerata misericordia del nostro Dio (Lc. 1,78), che tutti e singoli che si gloriano del nome di cristiani si radunino in un cuor solo...». Più avanti: «Dal vigore (del Pane eucaristico) rafforzati, tutti possano giungere dal cammino di questo misero pellegrinaggio terreno alla patria celeste, e quel medesimo Pane degli Angeli di cui ora si cibano sotto i veli sacri, sarà loro Cibo completamente svelato».
Il catechismo del Concilio di Trento paragona l'Eucaristia alla fonte e gli altri Sacramenti ai ruscelli, i quali attingono dall'Eucaristia il loro potere santificante.
San Francesco di Sales dice: «Il più grande mezzo per avanzare nella vita spirituale è la Eucaristia».
San Tommaso dice che l'Eucaristia è il Sacramento che «conduce a termine la vita spirituale».
In riassunto i frutti della Comunione sono:
1) Incorporazione più intima con Gesù Cristo.
2) Incorporazione al Cristo Mistico.
3) Diritto alla gloria.
4) Aumenta la grazia, ripara le perdite, porta vigore, produce diletto eccitando l'amore.
5) Agisce sui peccati veniali.
6) L'Eucaristia reprime e doma la concupiscenza.
San Paolo: «Il calice della benedizione che noi benediciamo, non è comunione col Sangue di Cristo? Il pane che spezziamo non è comunione col Corpo di Cristo?» (I Cor. 16, 16).

LE DISPOSIZIONI
Disposizioni per ricevere la Comunione: «Lo Spirito Santo distribuisce le sue grazie alle anime come vuole e secondo la cooperazione e le disposizioni di ciascuna».
Prima condizione: l'anima dev'essere in grazia di Dio.
«La Chiesa - dice Pio XII - ci esorta innanzi tutto alla meditazione, la quale solleva l'anima alla contemplazione delle cose celesti, la guida verso Dio e la fa vivere in quell'atmosfera soprannaturale di pensieri e di affetti, che costituiscono la migliore preparazione e il migliore ringraziamento. A misura che gli uomini si distolgono dalle vanità di questo mondo e dall'affetto disordinato delle cose presenti, si rendono più atti a percepire la luce dei misteri soprannaturali. Lo sforzo ascetico diretto alla purificazione dell'anima stimola le energie dei fedeli e le disposizioni ai frutti dell'Eucaristia.
Seconda condizione: un accurato e prolungato ringraziamento.
San Francesco di Sales scrive: «Per chi lo fa bene, il ringraziamento, un po' per volta diventerà dolcissimo, poiché è la virtù di questo sacramento, che è tutto dolce, tutto zucchero, tutto miele, tutto gioia».
Pio XII nella Mediator Dei dice: «È cosa molto conveniente che il comunicante, dopo aver ricevuto il cibo eucaristico, si raccolga, ed intimamente unito col Divin Maestro, s'intrattenga con Lui, in dolcissimo e salutare colloquio».
Sant'Alfonso voleva un'ora di ringraziamento; si faccia almeno un buon quarto d'ora.
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False vie

Quanto alla vita spirituale vi sono vari indirizzi che non corrispondono al Vangelo ed agli esempi di Gesù Cristo.
L'americanismo s'ispira quasi esclusivamente all'azione e a una specie di anarchia intellettuale, trascurando in gran parte l'intimo lavoro spirituale, la preghiera, le virtù che vengono chiamate passive, come l'umiltà, l'obbedienza, la direzione spirituale, l'utilità dei voti.
Il quietismo. I suoi principi sono: «Nulla fare, lasciar fare tutto a Dio e abbandonarsi passivamente alla sua azione». «Voler essere attivi e agire significa offendere Dio, perché Lui solo vuole operare in noi». «Bisogna che siamo come un corpo morto». Perciò, sotto il pretesto di esaltare l'azione di Dio, viene addirittura soppressa quella dell'uomo.
Il giansenismo: è giunto a uno stretto rigore: rigidità dei contatti con Dio, padrone severo: «È impossibile purificarsi». «Vita di tristezza e scoraggiamento; con l'abbandono dei sacramenti». Secondo Giansenio, l'uomo è intrinsecamente corrotto, è dominato dalla concupiscenza, trascinato al male, senza potergli resistere. Tutto questo porta fatalmente al lassismo.
Il neo-umanesimo spirituale del secolo nostro sta infiltrandosi ovunque. Si vorrebbe un Cristianesimo diluito, o un pericoloso adattamento al mondo e all'ambiente, una coscienza e una morale meno conformata al Vangelo. Giudicare tutto secondo la ragione, il senso; secondo quel che è più comodo e umanamente più vantaggioso. Tutto si deve vedere, sentire, leggere. L'esperienza anche più pericolosa, tutto sperimentare. Vi è uno sdoppiamento di coscienza: una vita pubblica e una vita privata.
Le beatitudini, i consigli evangelici, le parole di Gesù in croce, ecc., sono cose di altri tempi.

LA VERA SANTITÀ
La santità vera e unica è quella del Vangelo.
La santità autentica è quella vissuta da Gesù, da Maria, da san Giuseppe.
La santità di ogni tempo e di ogni contingente è quella che la Chiesa ha canonizzato.
La santificazione è un processo di cristificazione: vivere in Cristo, perché il Padre ha mandato il suo Figlio «affinché avessimo la vita per mezzo di Lui» (I Gv. 4, 9). «Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me», dice Gesù (Gv. 14, 6).
La nostra incorporazione a Cristo è la sostanza stessa della vita soprannaturale.
«Le anime che desiderano santificarsi veramente faranno bene a tenersi lontane dalle dispute e dalle controversie delle diverse scuole di spiritualità, per dedicarsi a vivere in una forma sempre più piena e profonda la vita di Cristo. Se esse riusciranno a conseguire questo ideale, avranno senza dubbio raggiunto le più alte vette dell'ascetica e della mistica». «La vita in Cristo Via e Verità e Vita», come presentata da san Paolo nelle sue lettere e predicazioni.
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«Vivit vero in me Christus», quando è Lui che dà i suoi pensieri e domina i nostri, è la luce sua che illumina l'anima; e domina il cuore, i suoi sentimenti sono comunicati al nostro cuore; il suo volere, il volere del Padre, ciò che vuole in noi. È la seconda Persona della SS.ma Trinità, che sostituisce, o meglio, eleva divinamente la persona umana. Il Padre vede in noi dei figli, fratelli a Cristo, eredi del Padre e coeredi di Gesù Cristo. La perfezione, secondo san Paolo, è la «pienezza di Cristo»: «la mia vita è Cristo», «Mihi vivere Christus est».

MOVIMENTO CIRCOLARE
Meditare ed insegnare: la nostra vita spirituale è un movimento circolare che parte dalla SS.ma Trinità per ritornare ad Essa.
1) È «il fiume d'acqua viva (la grazia), splendido come cristallo», contemplato da san Giovanni Evangelista, che esce dal seno di Dio Uno-Trino.

2) Si riversa nella sacra Umanità di Gesù Cristo: «et haec vita in Filio eius est» (I Gv. 5, 11), Capo dell'umanità: «Ipse est caput Corporis Ecclesiae» (Col. 1, 18).
3) L'acqua viva così raccolta: «In ipso complacuit omnem plenitudinem inhabitare» (Col. 1, 19), trabocca sovrabbondante sull'anima in grazia: «et de plenitudine eius omnes nos accepimus» (san Giovanni e san Paolo).
4) Questo per opera dello Spirito Santo nell'umanità redenta: «Caritas Dei diffusa est in cordibus nostris per Spiritum Sanctum, qui datus est nobis» (Rom. 5, 5), per farla partecipe della sua luce e della sua gloria: «Et ego claritatem, quam dedisti mihi, dedi eis» (Gv 17,22).
5) La grazia (acqua divina) è una partecipazione alla natura divina come tale, all'intima vita di Dio stesso. L'intima vita di Dio è vita trinitaria... La grazia è il rispecchiamento dell'intima vita trinitaria di Dio nell'anima: Dio si riflette ineffabile per la soprannatura, cioè per la grazia (san Tommaso). «Ut efficiamini divinae consortes naturae» (II Pt. 1. 4).
6) Per riportarla in Gesù: «Unus enim Deus, unus et mediator Dei et hominum homo Christus Iesus» (I Tim. 2, 5), in seno a Dio Uno-Trino, da cui era uscito.
«L'acqua che io gli darò, diventerà in Lui una sorgente di acqua zampillante (meriti) fino alla vita eterna» (Gv. 4, 14): significa il continuo santificarsi, con gli atti virtuosi, finché viviamo su la terra.
Così si chiude il movimento circolare - in eterno.
SAC. ALBERIONE
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PERCENTUALE DI RIUSCITE

È utilissimo constatare ogni anno le riuscite degli Aspiranti entrati nelle nostre case sui dodici anni: il numero di quelli che sono arrivati all'Ordinazione o alla Professione religiosa.
Nel Consiglio Generalizio, per la Provincia Italiana il risultato constatato di riuscite è tra il 10 e l'11 per cento.
Può essere edificante ricordare il valore-base delle virtù infuse nel battesimo ed accresciute negli altri sacramenti; contare perciò su le grazie che irrobustiscono la fede, speranza, carità. Dio è con noi; e prima di noi; e più di noi. Santa Teresa di Lisieux faceva osservare che per attirare le anime ad atti virtuosi possono giovare i giocattoli e le caramelle ai giovani, ma far sentire i premi della vita eterna. Questo porta davvero alla vita cristiana e alla. santità.
L'apostolato degli Aspiranti:
a) Dimostra se vi è amore alle anime e zelo a portare la luce e la salvezza.
Occorrono tre segni insieme per la vera vocazione: santità, scienza, zelo; se ne mancasse uno mancherebbe la vocazione. L'amore all'apostolato è segno di vocazione.
b) Lo zelo deve svilupparsi come la santità e il sapere. Deve svilupparsi contemporaneamente, cominciando dall'ingresso dell'Aspirante. Si sviluppa con l'esercizio dell'apostolato. Lo zelo, come la scienza non s'improvvisa arrivando all'Ordinazione o alla Professione perpetua.
c) L'apostolato forma la piena ed equilibrata personalità; l'esercizio delle tre facoltà: intelligenza, volontà, sentimento. Formazione completa.
d) Gesù a dodici anni entrò nel laboratorio di san Giuseppe: «Nonne hic est fabri filius?». «Nonne hic est faber?». Gesù si dedica ad un umile lavoro, ma redentivo e santificante. Sempre: «Ego sum Via et Veritas et Vita».
e) Occorre per l'apostolato educativo-formativo del paolino che gli Aspiranti trovino nel Maestro: l'esempio, l'istruzione, lo zelo, la grazia di preparare alla Congregazione ed alla Chiesa veri apostoli.
Profonda persuasione: non si tratta di sfruttare, ma di servire e dare; non di lavoro, ma di apostolato; non di laboratorio, ma di Chiesa; non di macchine, ma di pulpito; non di commercio, ma di predicazione, come la propaganda. Non di accendere la lucerna per metterla sotto il moggio (letto), ma di esporla sul candelabro: «ut luceat omnihus qui in domo sunt».
f) Riusciranno paolini sempre lieti, santi, veri apostoli, su l'esempio di san Paolo.

NOTIZIE
Roma - Nella Cripta del Santuario Regina Apostolorum, domenica 7 luglio hanno ricevuto l'Ordinazione sacerdotale 16 Diaconi. Sette nazioni erano rappresentate: 5 italiani, 4 spagnoli, 2 filippini, 2 portoghesi, 1 argentino, 1 irlandese e 1 giapponese.
L'8 Settembre, Natività di Maria SS. nella medesima Cripta del Santuario hanno emesso la Professione Perpetua undici Discepoli. Un loro compagno, che aveva raggiunto la missione del Congo alcuni mesi prima, ha emesso nella stessa giornata, la professione perpetua a Leopoldville. A tutti i migliori auguri; congratulazioni, preghiere di santa perseveranza.
Ostia-Lido: Nella Casa del Noviziato hanno emesso la Prima Professione 16 Chierici e 18 Discepoli.
È uscito il libretto «Le Associazioni della Famiglia Paolina».
Come spiegato ad Ariccia (Roma) ai partecipanti agli Esercizi, è cosa ottima che ogni membro si iscriva, specialmente alle tre Associazioni Primarie: Pia Unione Preghiera Sofferenza e Carità per tutte le vocazioni; Pia Associazione Apostolato delle tecniche audiovisive; Pia Opera Morti improvvise. È pure consigliabile tradurre il libretto nelle varie lingue e fare dei depliants a parte per trovare dei buoni aderenti anche fra i fedeli. Prezzo del Libretto L. 120 netto.
Il Primo Maestro sta terminando il suo viaggio in visita alle case dell'America del Nord. Lo accompagniamo con le nostre preghiere e con l'affetto.
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6° L'efficacia della Sua soddisfazione e dei Suoi meriti è assolutamente infinita, e, per conseguenza, inesauribile. Ciò dev'essere per noi fonte di una illimitata fiducia nel Suo amore e nella Sua misericordia.
7° Nonostante le nostre miserie e debolezze, i meriti di Gesù Cristo hanno un'efficacia sovrabbondante, capace di portarci al vertice della perfezione.
8° I meriti di Gesù Cristo sono i nostri, e stanno a nostra disposizione, se vogliamo approfittarne. Egli continua in cielo ad intercedere per noi «semper vivens ad interpellandum pro nobis» (Eb 7, 25).
9° La nostra debolezza e povertà costituiscono un titolo alla Sua misericordia divina.
Facendo valere i nostri diritti ai meriti soddisfatori del suo Figlio, glorifichiamo immensamente il Padre e lo colmiamo di gioia, perché in tal modo proclamiamo che Gesù è l'unico Mediatore che Gli piacque mandare al mondo.
10° Perciò a nessuno è lecito scoraggiarsi considerando le proprie miserie e deficienze. Le inesauribili ricchezze di Cristo stanno a nostra disposizione (Ef 3, 8); così come è a disposizione nostra l'Eucaristia per chi vuole nutrirsene.
«Non chiamarti povera, poiché tu possiedi Me», diceva Gesù a un'anima che si lamentava delle sue miserie.
11° Tutte le grazie che ricevette l'uomo sono state concesse in vista dei meriti di Gesù Cristo. Esse sgorgano da un'unica sorgente, cioè dal Cuore amantissimo di Gesù.
(Leggere a pag. 56-57 e a pag. 69).
Conclusione: la nostra santificazione è facile seguendo la via sicura ed unica: Gesù Cristo.
SAC. ALBERIONE

Avviso: Nelle Case dell'Emisfero Settentrionale la Festa del Divin Maestro cade nel 1964 il 26 gennaio; nelle Case dell'altro Emisfero cade il 30 agosto.
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