Anno XXXVIII
SAN PAOLO
Ottobre-Novembre 1963
Roma Casa Generalizia,
AVE MARIA, LIBER INCOMPREHENSUS, QUAE VERBUM ET FILIUM PATRIS MUNDO LEGENDUM EXHIBUISTI (S. EPIPHANIUS EP.)
Dalla festa di tutti i Santi, e per tutto il mese di novembre, applico la Messa per la santificazione della Famiglia Paolina e dei singoli membri. È quello che domando al Signore quando si dice nelle orazioni: «secondo le intenzioni del Primo Maestro», come prima grazia.
Interponiamo l'intercessione di tutti i Santi per ottenere un passo decisivo nella via della santificazione, e perseverare sino all'ultimo respiro.
Ricorriamo con piena fiducia a Maria: «Regina Sanctorum omnium», la «Piena di grazia», «Mater Divinae Gratiae».
Già un buon numero di membri della Famiglia Paolina son passati all'eternità; li speriamo in cielo; anche attraverso loro chiediamo la medesima grazia. Ci facciano sentire le loro gioie eterne: «Hodie mihi, cras tibi», applicando anche in questo senso tale detto.
Tutti i Religiosi e Religiose, in modo speciale, ci ottengano la grazia di santificarci nella nostra vita di consacrazione a Dio.
«Particolare» santificazione
Vi è la santificazione cristiana, la santificazione sacerdotale, la santificazione religiosa.
Si dice appunto «particolare» per indicare che è la più perfetta: è più facile a seguirsi; più ricca di mezzi; e segnata da particolare predilezione divina.
La vita religiosa è la più perfetta. Ed è tale perché è una più completa imitazione di Gesù Cristo.
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Gesù piacque al Padre Celeste nella vita privata.
Egli praticò le virtù individuali e domestiche. Cresceva in sapienza, età e grazia, davanti a Dio e agli uomini. Era soggetto a Maria SS. e a san Giuseppe; umile, raccolto, laborioso, pio. Quando si manifestò a Nazareth come Messia, i concittadini si chiedevano: «Non è forse costui il fabbro?».
Il religioso ha in Gesù il modello per la sua santificazione personale: la purezza, l'obbedienza, la povertà.
Il primo suo amore: glorificare il Padre e compiere tutto il suo volere: «Faccio sempre ciò che a Lui piace». E così piacque al Padre che ne diede testimonianza. Infatti al termine della vita privata del suo Figlio, si fece sentire dalla nube: «Questi è il mio Figlio, che mi è piaciuto».
Santificare la nostra vita privata.
Gesù piacque al Padre Celeste nella vita pubblica.
Come Maestro predicò: «La mia dottrina non è mia, ma di Colui che mi ha mandato». Fece conoscere il Padre, le sue opere, la sua bontà, la sua volontà, la sua misericordia.
Il suo secondo amore sono gli uomini. Presentò a tutto il mondo il messaggio della salvezza.
Tra fatiche, contraddizioni, accuse passò beneficando e benedicendo tutti. Formò gli Apostoli, mise le basi alla Chiesa, istituì i Sacramenti, stabilì la nuova alleanza tra Dio e gli uomini, diede la dottrina della perfezione, tutta ispirata alla carità.
Perciò la seconda volta che il Padre Celeste fece sentire la sua voce dal cielo, oltre a confermare che il Figlio suo Gesù gli piaceva, aggiunse per l'umanità tutta: «ascoltatelo».
E Gesù riassume tutto nelle parole: «Io sono la Via e la Verità e la Vita».
Santificare l'apostolato ed il ministero.
Gesù piacque al Padre Celeste nella sua Passione.
Immolò se stesso alla volontà del Padre: «Non sia fatta la mia volontà, ma la tua». Si caricò di tutte le iniquità dal peccato di Adamo alla fine del mondo. Soddisfece ai peccati interni con le pene intime del suo spirito e del suo cuore; e soddisfece ai peccati esterni con le sue sofferenze fisiche. La sua duplice Passione: intima e corporale. «Ci amò e morì per noi».
Dalla sua morte nacque la vita nostra: tutta la grazia che ci perviene, specialmente attraverso i Sacramenti.
Per cui siamo figli di Dio: «Dedit eis potestatem filios Dei fieri»; e, come figli siamo eredi di Dio e coeredi di Gesù Cristo.
La vita religiosa è una rinunzia per vivere di amore.
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Tre conseguenze da questo nostro stato di figli:
1) Vivere perfettamente la vita di figli di Dio.
Dio in noi: che abita nell'anima come Padre, amico, santificatore, luce, forza.
2) Possedere le essenziali virtù del Figlio di Dio.
Confidenza in Dio per tutte le cose: spirituali e materiali.
Amore sincero, universale, affettivo verso il prossimo.
Seguire il Vangelo.
3) Mutare radicalmente il modo di pensare, del vivere e morire.
È il capovolgimento meraviglioso voluto e compiuto da Gesù Cristo.
Risulta specialmente dalle Beatitudini.
Coloro che vogliono morire in Gesù Cristo crocifiggono la carne con tutte le concupiscenze.
La vita religiosa è più perfetta nella sua costituzione per tre elementi: consigli evangelici, vita comune, totale consacrazione a Dio.
a) Ne segue una incomparabile ricchezza di mezzi, di meriti, di gioiosità.
La perfezione sta nella carità. In primo luogo verso Dio: con tutta la mente, tutte le forze, tutto il cuore, tutta l'anima.
In secondo luogo: amare il prossimo come noi stessi, e più di noi stessi, se ameremo come Gesù ci ha amati.
L'amore a Dio - in cui sta principalmente la carità - cresce a misura che ci spogliamo dell'amor proprio. Liberi dagli impedimenti, l'anima si eleva a Dio, come l'aquila spicca il volo verso l'alto. Tolti gli ostacoli, cioè le cose della terra (povertà), le tendenze della carne (castità), le nostre idee personali e voleri (obbedienza), quali progressi nella carità!
L'amore del prossimo è una conseguenza: si amano le creature di Dio, i figli di Dio, le anime da portare a Dio. A questo fine tutti i nostri Istituti hanno insieme la vita contemplativa e la vita attiva.
b) La vita comune, perfetta unione di amore.
Realizza il desiderio di Gesù, nella sua preghiera: «Padre, che siano una sola cosa, come Tu ed io siamo una sola cosa».
Pio XII: «La pace regni tra voi e in voi, tra i membri di una stessa casa e del medesimo Istituto, e con quelli che appartengono agli altri Istituti, tra voi e tutti gli altri che lavorano con voi e con i quali portate le anime a Cristo».
Perciò: un solo spirito, generosa collaborazione al medesimo fine, l'osservanza religiosa e gli orari, la pazienza vicendevole, l'apporto della gioia, la preghiera vicendevole, i suffragi per i defunti.
Si è in società, si è in famiglia, si modella la vita alla vita di Nazareth.
Fu detto: «Ogni Istituto sia l'adunanza dell'amore».
Gli Istituti Secolari (Annunziatine, Gabrielini, Sacerdoti Diocesani di Gesù Sacerdote), in quanto sono «possiedono la sostanza della vita religiosa». Hanno Superiori comuni, Statuti comuni, apostolato sotto la direzione, pratiche di pietà uguali, regolati per la povertà, la castità e l'obbedienza, incontri fraterni; separati materialmente nel mondo, ma veri religiosi, «anime che, accese di amore a Dio, traducono tutta la vita in apostolato».
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c) La perfetta consacrazione religiosa a Dio. È una perenne immolazione, ha il carattere proprio di culto, una somiglianza ed imitazione del Sacrificio Eucaristico.
La professione religiosa nel suo vero significato è sempre considerata nella mente della Chiesa come un atto di carità perfetta, un volontario martirio, un vero olocausto offerto a Dio con Gesù sulla croce.
L'anima religiosa è in abituale stato di adorazione, espiazione e supplica per la «vocazione universale dei cristiani alla santità».
La Messa del religioso è ben diversa dalla Messa del semplice cristiano: sono due vittime, Gesù Cristo e l'anima religiosa: «Sono confitto in croce con Gesù», e «vivo, non io, ma Gesù vive in me». «Tutte le mattine salgo l'altare».
Ogni sacrificio e mortificazione ben accettata è simile al rinnovarsi quotidiano del sacrificio della croce. «La vita religiosa è una volontaria crocifissione, ed uno stato abituale e sempre più amoroso e gioioso di un crocifisso che si prepara ad una resurrezione ed ingresso immediato (dopo morte) in cielo».
È uno stato felice, sopra un piano superiore, col privilegio che ogni atto è religioso, cioè esercizio della virtù della religione (la quarta virtù dopo le tre teologali).
d) La professione è atto di culto, un'associazione all'atto di adorazione della Chiesa; con il carattere liturgico; senso abituale: «non mea, sed tua voluntas fiat» insieme a Gesù, ed insieme a Maria: «Ecce Ancilla Domini, fiat mihi secundum verbum tuum». «Se noi viviamo, viviamo per il Signore; se noi moriamo, moriamo per il Signore. Dunque, sia che si viva, sia che si muoia, siamo nel Signore» (Rm 14, 8).
e) Vita di fede.
Credere alla propria vocazione.
Credere alla grandezza dello stato religioso.
Credere al contributo che si porta alla salvezza delle anime.
Credere il rilegare la vita al Divin Maestro.
Credere alle più forti prove e tentazioni del religioso; ma più grazie.
Credere: la lampada accesa, il sale della terra, il tralcio unito alla vite, la gioia dell'ultima ora, l'ultima eterna realtà che è Dio-Beatitudine.
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Con quali mezzi la grazia, vita soprannaturale, può crescere?
Nelle nostre anime la grazia tende a svilupparsi ed a crescere. La grazia infatti è un seme di Dio immesso nelle nostre anime col sacramento del battesimo. Nel battesimo infatti si forma nel battezzato un nuovo organismo spirituale e vitale, assai più importante della vita corporale, e capace di sviluppo, come un germe, un seme è destinato per sua natura a crescere e a svilupparsi.
La grazia è un crescere come innesto: nasce per infusione divina e cresce mediante nuove infusioni. Come le virtù, fede, speranza, carità sono state infuse in noi nel battesimo, così avviene di tutte le altre virtù.
In via ordinaria l'aumento della grazia e vita soprannaturale si effettua in primo luogo mediante i sacramenti. Di questi specialmente si è parlato nel numero antecedente del «San Paolo»; in particolare della Confessione e della Comunione.
Inoltre la grazia in noi cresce: a) mediante le azioni soprannaturalmente meritorie, b) per l'efficacia impetratoria della preghiera.
Opera meritoria è quella che chiede una ricompensa: «Actio qua efficitur ut ei qui agit sit iustum aliquid dari» (san Tommaso).
È di fede che il giusto, cioè l'uomo in grazia di Dio, può sempre meritare, mediante opere buone, la vita eterna e l'aumento della gloria celeste.
Il merito è sempre un'opera che si compie liberamente, ma in relazione a Dio.
Nessuno per se stesso può meritare la prima grazia, né la perseveranza finale, dopo la caduta in peccato grave. Tutto però può ottenersi mediante la preghiera.
Da considerarsi che la difficoltà di un'opera buona non aumenta il merito per sé; ma indirettamente, perché richiede più amore e più generosità.
Per il religioso ogni sua opera ha un valore particolare come merito; perché sempre vi è esercizio della virtù della religione. Ogni suo atto è come il frutto di una pianta; così il pesco dà le pesche, la spiga di frumento dà il grano, ecc.
Le opere così considerate: quando si ha lo stato di grazia, si ha retta intenzione verso Dio e secondo il suo volere, e compite bene, hanno certamente merito grande presso Dio e sicurezza di aumento di felicità eterna.
Il religioso in tutte le occasioni in cui esercita la povertà, la castità e l'obbedienza, pratica due virtù, e perciò doppio merito.
Questa è la felice condizione in cui viene a trovarsi chi si è consacrato interamente al Signore.
Da considerarsi che tutta la vita religiosa, nelle sue osservanze, come l'orario, l'ufficio assegnato, la casa destinata, la vita di comunità, la collaborazione con i Superiori ed i Fratelli, ecc., porta un continuo aumento di merito. Ogni sera l'anima è più ricca, aggiunge merito a merito, e gemma a gemma per l'eterna corona. Ugualmente, si deve dire di tutto l'apostolato ed il ministero per chi è sacerdote.
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Altro mezzo importantissimo, e del resto necessario, è l'orazione.
Secondo san Tommaso l'orazione ha quattro valori: soddisfatorio, meritorio, e un certo nutrimento spirituale, ed impetratorio.
Valore soddisfatorio: è sempre un atto di umiltà e di rispetto verso Dio, che abbiamo offeso coi peccati nostri. In sé l'orazione ha sempre qualche cosa di penoso, almeno per le anime imperfette, dovendo fare uno sforzo per il raccoglimento e l'esercizio della volontà. La ragione per cui è soddisfatorio, perché è sempre un esercizio di carità.
Valore meritorio: il merito dell'orazione dipende dall'esercizio della carità. È un atto della virtù della religione. Il valore meritorio della preghiera dipende dalle condizioni che sono necessarie per tutte le altre opere virtuose.
Nutrimento spirituale: la conversazione dell'anima con Dio riceve un diletto spirituale; questo è il maggior diletto dell'anima religiosa che si prepara all'eterna felice conversazione con Dio. Nutrimento dell'intelletto, santa sensibilità, stimolo alla volontà, è una vera «refectio mentis» che riempie l'anima di soavità e dolcezza.
Valore impetratorio: l'orazione ha una grande efficacia presso il Signore: è esercizio di fede, speranza e carità.
L'orazione ben fatta ottiene infallibilmente quello che chiede in virtù delle promesse di Dio. Questa affermazione può anche esser considerata di fede tanto è la chiarezza con cui Dio ha ripetuto nella Scrittura le promesse; e non è possibile parlare in una forma più chiara ed insistente.
Ma quali condizioni si richiedono per ottenere infallibilmente che si compiano le divine promesse?
Sono ordinariamente quattro, come in riassunto, perché vi sono altre cose particolari:
1) Che si chieda qualche cosa per sé. Questo suppone che chi prega sia ben disposto, e quindi in condizione di essere ascoltato.
2) Necessarie alla salvezza. Qui è compreso quanto è conveniente, o addirittura necessario per la santificazione e salvezza: per esempio chiedere aumento delle virtù infuse, doni dello Spirito Santo, grazie efficaci ad evitare il peccato, compiere atti meritori, il dono della perseveranza finale, ecc.
3) Che si preghi devotamente. Devotamente significa: pregare con umiltà, «humilibus dat gratiam» (Giac IV, 6); ferma fiducia, «postulet autem in fide, nihil esitans» (Giac I, 6); in nome di Gesù Cristo, «si quid petierit Patrem in nomine meo, dabit vobis» (Gv XVI, 23); la attenzione, cioè il raccoglimento.
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4) La perseveranza, e cioè il pregare ogni giorno, per tutta la vita: l'amico che di notte va a chiedere tre pani all'amico, il giudice iniquo che fa giustizia alla vedova importuna, l'insistenza della cananea, l'esempio di Cristo «erat pernoctans in oratione Dei», e nel Getsemani «factus in agonia prolixius oravit».
Se in chi prega vi sono tutte queste condizioni infallibilmente la preghiera sarà esaudita.
Giova ricordare alcune frasi, tra le moltissime, in cui il Signore s'impegna ad esaudirci:
«Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete; picchiate e vi sarà aperto. Poiché chiunque chiede, riceve; chi cerca, trova; e a chi bussa, verrà aperto».
«Tutto quello che domanderete con fede per mezzo della preghiera, voi l'otterrete».
«E qualunque cosa chiederete in nome mio la farò, affinché il Padre sia glorificato nel Figlio. Se mi domanderete qualche cosa in nome mio, ve la concederò».
«Se rimanete in me e rimangono in voi le mie parole, domanderete quel che vorrete e vi sarà fatto».
«... affinché qualunque cosa domanderete al Padre in nome mio, egli ve la conceda».
«In verità, in verità vi dico: qualunque cosa domanderete al Padre, egli ve la concederà in nome mio. Fino ad ora non avete chiesto nulla in nome mio: chiedete ed otterrete affinché la vostra gioia sia piena».
«E noi abbiamo in Dio questa fiducia, di essere esauditi, qualunque cosa gli chiederemo secondo la sua volontà. Anzi sappiamo che ci esaudisce, qualunque cosa gli chiediamo, dal fatto che sono ascoltate le richieste che gli facciamo» (I Gv V, 14-15).
CONCLUSIONE
Recitiamo spesso, sino a formarcene un'abitudine, espressioni di ringraziamento per la vocazione, la corrispondenza e la perseveranza: Deo gratias! Gloria Patri, Magnificat, Gloria in excelsis Deo, Dio sia benedetto, Te Deum, ecc.
«Sancti estote, quoniam ego sanctus sum», dice il Signore.
Oh! la grande gioia e riconoscenza a Dio nel ricominciare la giornata al mattino: «Qualunque cosa farete, tutto a gloria di Dio»; una ricca raccolta di meriti per la vita eterna.
Conforta la parola di san Paolo: «Favoriti di quella grazia per misericordia di Dio, non perdiamoci mai di animo», ma avanti! in fede; sempre più ferventi avvicinandoci al paradiso.
SAC. G. ALBERIONE
AVVISO
È pronto il Calendario Paolino 1964. Ogni copia costa 400 lire. Poiché non abbiamo ricevuto finora che pochissime prenotazioni, ci regoliamo come l'anno scorso per il numero di copie da inviarsi a ogni Casa.
Il libretto degli Indirizzi della Famiglia Paolina sarà pronto fra breve.
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