Anno XIV - n.36?
SAN PAOLO
Pia Società San Paolo
per l'Apostolato-Stampa
[Desideri di padre]
Roma, S.Bernardo 1940
Carissimi fratelli in S.Paolo,
Ho un desiderio vivissimo di vedere o rivedere tutti gli alunni, gli aspiranti, i fratelli specialmente più anziani. Tutti quelli che lavorano con tanto cuore in varii ministeri o attività sulle orme del nostro Padre San Paolo mi si presentano ad ogni istante alla mente. Vorrei ad ognuno far sentire una parola viva di riconoscenza, di fede, di amore al Divino Maestro e dire a tutti: occhio al cielo, ginocchia a terra, cuore infiammato. Riceverà ciascuno secondo avrà faticato; soprattutto però imitare Gesù, Via, Verità e Vita.
Mancando la vicinanza materiale, ho così rimediato: vi raccolgo ogni mattina in spirito attorno al S. Altare, vicinissimi al Calice per ricordare e parlare a Gesù di ciascuno di voi. Ogni giorno applico la S.Messa per tutti i viventi e i defunti della Famiglia Paolina; chiedo per tutti il bel paradiso, la santificazione interiore, lo spirito di preghiera, l'osservanza dei SS. voti, la pace e la letizia spirituale, l'assistenza della S. Madonna, e... tutto quanto desiderano i vostri cuori. Formulate le vostre intenzioni, io le prendo e le offro a Gesù; voi sapete che celebro di buon'ora quasi perché Gesù vi tenga già le grazie preparate per il momento in cui andate ai suoi piedi.
Ho da chiedere a Gesù Ostia diverse grazie per la Congregazione, per ognuno, per me.
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Ma, cari figliuoli e fratelli, che non si mormori! che ognuno emuli gli altri nella virtù; che le nostre case siano case di orazione, di sapienza, di zelo, di meriti; che lo spirito di edificazione copra e tolga ogni disfattismo di parole e di condotta. Le società valgono quando sono l'unione vera delle forze, forze di tutti, al fine comune, sotto la guida di chi ci rappresenta Dio.
Aggiungo che Maria è la nostra speranza; che in ottobre confido tutti abbiamo da accendere ancor più la divozione del Rosario; che la recita intera si ritenga sempre come un grande mezzo di progresso ed un grande segreto di gioia, di forza, di luce. Maria formi di noi altri Gesù; conceda dei santi alla Congregazione.
Confidando nelle vostre preghiere, benedico la mente, la volontà, il cuore, la vita. Pregate per il vostro
aff.mo M.ALBERIONE
Da le lettere dei fratelli amatissimi1) «Veramente nella vita avvengono tante cose più o meno piacevoli alla natura; ma considerando tutto davanti al Signore si comprende che vi sono mille ragioni le quali ci inducono non solo a sopportare con rassegnazione quello che è inevitabile, ma proprio ci fanno ritenere felici di poter soffrire qualcosa per Gesù che tanto soffrì per ognuno di noi; Vivat Jesus!».
2) Altra lettera mi narra due importantissime grazie ricevute ne la novena e festa di San Paolo; dopo cinque anni di attesa in umile e costante preghiera. La narrazione viene fatta con parole di pia e commossa riconoscenza: ho celebrata una Santa Messa di ringraziamento, unito intimamente ai fratelli.
3) «Ancora una volta l'ubbidienza per cui mi aveva mandato ha fatto riuscire una cosa che chiamavamo impossibile... e il Signore ha voluto passare per una via che fra tutte sembrava quella assolutamente chiusa...».
4) «L'Arcivescovo ci ha invitati con risoluta insistenza a prendere la parrocchia nel distretto che abitiamo... vedrò di fargli cambiare il titolo di S.Ignazio, in quello del Divin Maestro».
5) «Siamo passati fra molti pericoli; il Signore ci ha visibilmente protetti. La grande nostra difficoltà attuale è quella delle vocazioni: sono poche ed incostanti. Preghiamo però ogni giorno il Divin Maestro che ci renda Maestri buoni, esemplari, capaci di formare alla pietà e allo spirito religioso quei pochi giovanetti che vengono».
6) «Non è vero che in questa regione sia impossibile formare vocazioni... anche questi cari fanciulli, benché mezzo selvaggi, hanno spesso un bel carattere, e sono educabilissimi, purché noi diamo loro il buon esempio...».
7) «Venire qui non è mica fare una passeggiata per il mondo... lo spieghi bene: si tratta di intraprendere una vita d'apostoli, piena di non grossi, ma quotidiani sacrifici, di lavori umili, di studio della lingua...».
8) «Io trovo sempre più utile e facile il far la meditazione, la visita e l'assistenza alla S. Messa dividendo tutto in tre punti: Via, Verità, Vita».
Deo gratias! scrivetemi sempre delle cose tanto edificanti: mi dànno luce, conforto, spirito soprannaturale.
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LA PAROLA DEL PAPA SULLA STAMPA
Efficacia e necessità della buona stampa
Mercoledì, 31 luglio u.s., festa di S. Ignazio di Loyola, il S. Padre Pio XII ricevé in udienza pubblica una folla di sposi novelli ai quali si degnò di indirizzare la sua augusta parola trattando un argomento della massima importanza che c'interessa molto da vicino, perché riguarda proprio il nostro apostolato. Lo riportiamo integralmente su questa Circolare, pensando di farvi cosa gradita e utile.
La lettura riposo dello spirito
L'estate - incominciava colla più amabile bontà il Sommo Pontefice - è ordinariamente la stagione de le vacanze, il cui nome suona come una campana gioiosa alle orecchie di molti, perché annunzia, dopo lunghi mesi di lavoro, un periodo di riposo. Voi stessi ne godete, o diletti sposi novelli, in questo - sia pur breve - viaggio di nozze, che vi ha condotti alla città eterna. Ad alcune famiglie le vacanze offrono l'occasione di una villeggiatura, o in qualche vicina contrada ospitale, o sui bei monti e lidi d'Italia. Per altri, meno fortunati, che non possono abbandonare la loro dimora, le ferie costituiscono almeno il tempo, in cui genitori e figli si trovano più lungamente uniti nella pace del santuario domestico.
La pace! Quante famiglie oggi la sospirano! Quante spose, madri, fidanzate - sebbene fermamente risolute e pronte anche agli estremi sacrifici nel compimento del dovere e nel sentimento dell'amor patrio - hanno il cuore spezzato per la partenza di un essere caro verso una lontana destinazione, forse ignota, spesso pericolosa. Altre, con l'animo ancor più torturato, perché i loro pensieri agitati si perdono in una notte di una incertezza angosciosa, interrogano cielo e terra, almeno per conoscere indubitamente la sorte, forse anche tragica, della persona amata, di cui sono senza notizie! La pace! Bianca colomba, che non trovando più ove posare il piede sulla terra coperta di cadaveri e sommersa nel diluvio della violenza, sembra essere ritornata in quell'arca della nuova alleanza, che è il cuore di Gesù per non uscirne che quando essa potrà cogliere alfine, sull'albero del Vangelo, il ramo rinverdito della carità fraterna fra gli uomini e i popoli.
Tuttavia, nonostante le tristezze dell'ora, a non pochi sarà dato godere di qualche sollievo. Ma riposarsi per l'uomo non è soltanto un distendere mollemente le membra stanche e abbandonarsi a un sonno ristoratore. Il riposo umano importa sane distrazioni, e d'ordinario anche letture. E poiché attualmente non vi è quasi famiglia ove non entri il libro, l'opuscolo, il giornale e durante gli ozi delle vacanze le occasioni di lettura si moltiplicano, Noi vorremmo oggi rivolgervi qualche breve esortazione su tale argomento.
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Il primo uomo che, desideroso di comunicare il suo pensiero ad altri uomini in una forma più durevole che il suono fugace delle parole, incise, forse con una ruvida silice, sulla parete di una caverna, dei segni convenzionali, di cui determinò e spiegò la interpretazione, inventò al tempo stesso la scrittura e l'arte della lettura. Leggere è entrare attraverso segni grafici più o meno complicati nel pensiero altrui. Ora, poiché «i pensieri dei giusti son giustizia, e i consigli degli empi sono fraudolenti», ne segue che alcuni libri, come alcune parole, sono sorgenti di luce, di forza, di libertà intellettuale e morale, mentre altri non apportano che insidie e occasioni di peccare; tale è l'insegnamento della S. Scrittura: Cogitationes iustorum iudicia, et consilia impiorum fraudolenta.
Verba impiorum insidiantur sanguini; os iustorum liberabit eos (Prov. 12, 5 - 6).
Vi sono dunque delle buone e della cattive letture, come vi sono delle buone e delle cattive parole.
La parola però - notava subito Sua Santità a grande istruzione ed edificazione dei presenti - non è spesso che un lampo; nella notte e nella bufera esso può bastare al viandante per ritrovare il retto sentiero, come, d'altra parte, anche sul cammino più sicuro un baleno può essere sufficiente per illuminare un passeggero incauto; tale è l'effetto della buona o della cattiva parola. Il libro invece agisce meno rapidamente, ma la sua azione si prolunga nel tempo; è una fiamma che può covare sotto la cenere o ardere come un fioco lumino da notte e poi subitamente riaccendersi, benefica o devastatrice; sarà la lampada del santuario, sempre presta a segnalare al fedele, che s'avvicina, il tabernacolo santo, il suo Ospite Divino; ovvero sarà il vulcano, i cui terribili sommovimenti gettano intiere città nella desolazione e nella morte. Voi desiderate le conversazioni gradevoli, le parole sagge e confortanti, e detestate a ragione la bestemmia e i discorsi corrompitori. Cercate dunque anche i libri buoni e odiate i cattivi.
S. Ignazio e la sua conversione
Non è Nostra intenzione questa mattina di descrivere i guasti cagionati dalla cattiva stampa ma piuttosto dimostrarvi il bene che possono fare le buone letture, affine di esortarvi ad amarle ed a favorirne la diffusione. Il santo, di cui oggi la Chiesa celebra la festa, Ignazio di Loiola, offre a tale riguardo nella sua vita un esempio luminoso.
Capitano bramoso di rinomanza e di gloria, difensore intrepido di Pamplona contro i soldati del Re di Francia, Ignazio era stato colpito da una palla di bombarda, che gli aveva rotta la gamba destra e malamente ferita la sinistra. I Francesi, penetrati nella cittadella, e degnamente stimato l'eroico valore che egli aveva dimostrato, lo trattarono con modi cavallereschi e lo fecero trasportare in lettiga al castello di Loiola.
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Là dopo dolorossime operazioni, entrato in convalescenza, per cacciare la noia, volentieri si sarebbe gettato sui libri di cavalleria, romanzi di amore e di prodezza, allora assai in voga, come l'Amadigi di Guala; ma in quell'austero castello non se ne trovò alcuno sicché gli furono invece offerte lavita di Cristo di Ludolfo di Sassonia e le leggende di santi di fra Jacopo da Voragine. In mancanza di altro, - e qui il Santo Padre con splendida ed eloquente narrazione si compiaceva far rivivere a chi Lo ascoltava la meravigliosa trasformazione interiore del grande atleta di Cristo - Ignazio si rassegnò a leggere questi libri; ma presto, insensibilmente nella sua anima leale, dapprima sorpresa, poi soggiogata, s'infiltrò una luce più pura, più dolce, più fulgida che tutto il vano bagliore delle corti d'amore, dei tornei di cavalleria, delle bravure di battaglia. Davanti ai suoi occhi ancora brucianti per la febbre, la visione sino allora tanto ammirata dei grandi gentiluomini dalle armature damaschinate impallidiva; al loro posto, altri eroi si levavano innanzi appena intravisti in alcuni istanti di preghiera; a poco a poco nelle lunghe notti insonni le ombre dei martiri insanguinati, di monaci dalla cocolla di bigello, delle vergini dalle vesti lilliali disegnate da Jacopo di Varagine, prendevano corpo, le loro figure fredde si animavano, i loro gesti acquistavano espressione e rilievo; poi al di sopra di esse, dalle pagine di Ludolfo, sorgeva la immagine di un Re generoso, che chiamava a seguirlo, per conquistare tutta la terra degli infedeli, legioni di soldati obbedienti e una piccola schiera di cavalieri entusiasti, desiderosi di segnalarsi in maniera speciale nel servizio di lui. Ma questo Re e Signore eterno, non parlava più di epopee eroiche e di mischie sanguinose, ove si feriva di punta e di taglio. Egli diceva: «chi vuol venire meco, deve faticare con me, affinché seguendomi nella fatica, mi segua egualmente nella gloria». L'anima di Ignazio, rischiarata da questa nuova luce, si distaccava così gradualmente dai suoi fallaci sogni terreni e iniziava la sua totale oblazione al Signore di tutte le cose. (cfr. Exerc. Spir.; De Regno Christi).
Donde viene ciò che v'è di meglio in noi.
Diletti figli e figlie, - e con queste parole l'Augusto Pontefice applicava agli intervenuti gl'insegnamenti preziosi che aveva prima prospettato - raccoglietevi un istante in voi stessi e ricercate con animo sincero donde viene ciò che vi è di meglio in voi. Perché credete in Dio, nel suo Figlio incarnato per la Redenzione del mondo, nella sua Madre Maria, di cui ha fatto la Madre vostra? Perché obbedite ai suoi comandamenti, amate i vostri genitori, la vostra Patria, il vostro prossimo? Trasmettete ai vostri figli il tesoro famigliare delle virtù cristiane? Certamente, perché la fede vi è stata infusa nel S. Battesimo; perché i vostri genitori, il vostro parroco, i vostri maestri e maestre di scuola vi hanno insegnato di viva voce e col loro esempio a fare bene e fuggire il male.
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Ma scrutate ancor meglio i vostri ricordi: tra i migliori, i più decisivi voi troverete probabilmente quello di qualche libro benefico: il catechismo, la storia sacra, il S. Vangelo, il Messale Romano, Il Bollettino Parrocchiale, l'Imitazione di Cristo, la Vita di quel Santo o di quella Santa; voi rivedrete cogli occhi della mente soprattutto uno di quei libri, forse né il più bello, né il più ricco, né il più dotto, ma sui cui fogli, una sera, la vostra lettura si è ad un tratto arrestata, il vostro cuore ha battuto più forte, i vostri occhi si sono bagnati di lacrime; e allora si è inciso nell'anima vostra, sotto l'invisibile impulso dello Spirito Santo, un solco profondo, che nonostante gli anni trascorsi e le più o meno diuturne deviazioni, può servire ancora di guida nel vostro cammino verso Dio.
Un amico che anche abbandonato non abbandona.
Se voi, specie i più giovani, non avete fatto ancora tale esperienza, ne sentirete probabilmente un giorno la penetrante dolcezza, quando, ritrovando in una scansia ingombrata o in un vecchio armadio un piccolo libro dei vostri primi anni scoprirete con emozione nelle sue pagine ingiallite, come un fiore disseccato del giardino della vostra infanzia, quella storia edificante, quella massima morale, quella devota preghiera, che avevate lasciato seppellire sotto la polvere delle occupazioni della vita quotidiana, ma che riprenderà subito il profumo, il sapore, la vivacità dei colori, con cui aveva un tempo incantato e fortificato l'anima vostra. Ecco uno dei grandi vantaggi del buon libro. L'amico, di cui disdegnate i saggi avvertimenti e i giusti biasimi, vi abbandona; ma il libro, che voi abbandonate, rimane fedele; più volte trascurato o respinto, è sempre pronto a ridarvi i suoi insegnamenti, la salutare amarezza dei rimproveri, la chiara luce dei consigli. Ascoltate dunque i suoi avvisi, altrettanto discreti che diretti. Il biasimo, troppo spesso meritato, che vi rivolge, il dovere, troppo spesso dimenticato, che vi ricorda, li ha detti già a molti altri prima che a voi; ma esso non vi paleserà i loro nomi, come non svelerà il vostro ad alcuno, e mentre, sotto la lampada silenziosa, attraverso i vostri occhi fissi sopra di lui, vi ammonisce o vi conforta, niuno udirà la sua voce, fuorché il vostro proprio cuore.
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I gravi danni delle letture cattive
Nell'udienza settimanale di mercoledì 7 Agosto, il Santo Padre agli sposi novelli e ai numerosi fedeli presenti rivolgeva con animo trepido la sua parola di ammonimento sui danni delle letture cattive, esordendo così:
«Quando, sotto il sole radioso di agosto, un fanciullo lascia temporaneamente la famiglia per recarsi in una colonia estiva montana o marina, suo padre stimerebbe superfluo di dirgli: Caro figliolo, non portare un serpente nella tua valigetta, e se ne vedi uno nelle tue passeggiate, guardati dal raccoglierlo a piene mani per esaminarlo.
«E nondimeno l'amore paterno ci detta un consilio di questo genere per voi. Nell'udienza di mercoledì passato Noi esponemmo brevemente l'utilità delle buone letture; oggi vorremmo ricordarvi il pericolo delle cattive; pericolo contro il quale la Chiesa non ha mai cessato di elevare la voce, ma di cui, nonostante questi salutari avvertimenti, non pochi cristiani disconoscono e contestano la gravità.
Simili a veleni
«Voi dovete dunque persuadervi che vi sono dei libri cattivi e cattivi per tutti a somiglianza di quei veleni contro i quali nessuno può dirsi immune. Come in ogni uomo la carne è soggetta alla debolezze e lo spirito è pronto alla ribellioni, così per ciascuno tali letture costituiscono un pericolo».
Ecco perché la Chiesa attraverso i secoli, ha stabilito un Indice di libri proibiti, per immunizzare i figli suoi contro tali veleni, così come anche la società civile impedisce con sagge norme legislative l'azione deleteria delle sostanze tossiche nell'economia domestica e industriale.
L'estensione del male
«Se Noi vi ricordiamo questo grave dovere è a causa dell'estensione del male, facilitata attualmente dall'ampiezza sempre crescente della produzione libraria, come pure dalla libertà che molti si attribuiscono di leggere tutto. Ora non vi può essere una libertà di leggere tutto, come non vi è la libertà di mangiare e bere tutto ciò che si ha sottomano, fosse anche la cocaia o l'acido prussico».
E qui rivolgendosi in modo particolare agli sposi novelli, il cui spirito si compiace maggiormente di narrazioni romantiche, Sua Santità continuava:
« Non sono più una bambina - dice quella giovane donna - e conosco la vita; ho dunque il desiderio di conoscerla ancora meglio». Ma non si accorge, la poverina, che il suo linguaggio è quello di Eva dinnanzi al frutto proibito; e crede ella forse che per conoscere, amare, utilizzare la vita sia necessario scrutarne tutti gli abusi e le deformazioni?
«Non sono più un bambino - dice parimenti quel giovane uomo - e alla mia età le descrizioni sensuali e le scene voluttuose non fanno più nulla». Ne è egli ben sicuro? Se fosse vero, ciò sarebbe l'indizio di una perversione incosciente, frutto di cattive letture già fatte.
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Troppo tardi
«Ma non crediate, giovani uomini e giovani donne, che vi lasciate talvolta trascinare a leggere forse in segreto libri sospetti, non crediate che il loro veleno sia senza effetto su di voi; temete piuttosto che questo effetto per non essere immediato, sia più malefico...
Il pericolo delle cattive letture è anzi, sotto alcuni aspetti, più funesto di quello delle cattive compagnie, perché sa rendessi più proditoriamente famigliare. Quante fanciulle e giovani donne sole nelle loro camere, col libro in voga, si lasciano dire da esso crudelmente cose che non permetterebbero ad altri di mormorare alla loro presenza, o si lasciano descrivere scene di cui non vorrebbero per nessuna cosa al mondo essere le attrici e le vittime. Ahimè! Esse si preparano così a divenire tali domani! Altri, cristiani o cristiane, che dalla loro infanzia hanno camminato per la retta via, gemono poi per l'improvviso accrescersi di tentazioni che le opprimono e davanti alle quali si sentono sempre più deboli. Forse, se interrogassero la loro coscienza, dovrebbero riconoscere che hanno letto un romanzo sensuale, sfogliato una rivista immorale, fissato lo sguardo su illustrazioni sconvenienti! Povere anime! Possono esse lealmente e logicamente lamentarsi che un flutto di fango minacci di sommergerle mentre esse stesse hanno aperto le dighe di un oceano avvelenato?
L'anima dei figli
Ricordando inoltre agli sposi il loro desiderio della prole, il Santo Padre insisteva:
«Pensate che l'anima dei vostri figli sarà il riflesso della vostra. Certamente voi siete ben risoluti di educarli cristianamente e di instillare loro con buoni principi ottimi propositi; ma sarà sempre sufficiente? Ahimè, talvolta accade che dei genitori cristiani, i quali hanno usato molte cautele per l'educazione di un figlio o di una figlia e li hanno tenuti lontano dai piaceri pericolosi, li vedano ad un tratto verso l'età dei diciotto o dei venti anni, divenire vittime di miserevoli e persino scandalose cadute. Il buon grano che essi avevano seminato è rimasto qui rovinato dalla zizzania. Chi è stato l'inimicus homo che ha fatto un tanto male? Nello stesso focolare domestico, in questo piccolo paradiso del tentatore, l'astuzia si è furtivamente introdotta e vi ha trovato già colto per offrirlo a quelle mani innocenti, il frutto corrompitore. Un libro trascuratamente lasciato sulla scrivania del padre, che ha minato nel figlio la fede del battesimo, il romanzo dimenticato sul sofà o sul caminetto della madre, che ha offuscato nella figlia la purezza della Prima Comunione. Purtroppo il male che si scopre con sgomento è tanto più difficile a guarire, quanto più tenace è la macchia inflitta al candore di un'anima vergine».
Accennato poi alla stampa cattiva e menzoniera che sparge la calunnia e semina la discordia tra i fratelli, e alle terribili responsabilità, di cui essa si carica davanti a Dio, il Papa diceva fra l'altro:
«Che nella fretta dell'assillante lavoro quotidiano ad uno scrittore sfugga un errore, che egli accetti una informazione mal riscontrata, che egli esprima un apprezzamento ingiusto, può apparire ed essere non di rado più leggerezza, che colpa. Egli dovrebbe tuttavia pensare che simili leggerezze o inavvertenze possono essere sufficienti, specialmente in epoche di acuta tensione, a suscitare gravi ripercussioni. Volesse Iddio che la storia non registrasse alcuna guerra provocata da una menzogna abilmente diffusa!»
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