Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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Anno XXXIV
SAN PAOLO
Gennaio 1959
Roma Casa Generalizia,

AVE MARIA, LIBER INCOMPREHENSUS, QUAE VERBUM ET FILIUM PATRIS MUNDO LEGENDUM EXHIBUISTI (S. EPIPHANIUS EP.)

PER IL CANONICO CHIESA

INIZIO DEL PROCESSO DIOCESANO SULLE VIRTU' E I MIRACOLI

Quando entrai per il corso di filosofia nel seminario di Alba, lo incontrai Sacerdote giovane, sereno, semplice, svelto. Mi fece una certa impressione e ne domandai il nome ad un ragazzetto che in quel momento mi passava davanti. Mi rispose: «I1 nome non lo so, lo chiamiamo il Prete che ama la Madonna; ogni sabato ci tiene la meditazione sulla Madonna; tanti ci confessiamo da Lui». Da quel giorno incominciò la mia stima e fiducia in Lui. Era il futuro nostro Canonico, quello di cui quando se ne parlava si diceva semplicemente: «il Canonico».
Il suo curriculum vitae fu veramente esemplare e costruttivo: per la diocesi, per il seminario in particolare, in modo specialissimo per la Pia Società S. Paolo.
Ora da più parti, da noi come da S. E. l'attuale Vescovo di Alba, sono venute insistenze per il processo canonico diocesano sulle sue virtù e miracoli; su domanda della diocesi e della Pia Società S. Paolo.
Per questo, nel corrente mese di gennaio vi si darà principio: è stato costituito il tribunale e fissata la data.
Postulatore: D. Lamera Stefano Atanasio; Vice-postulatore: D. Stella Carlo Agostino; testimoni: Sacerdoti diocesani, laici, religiosi.

Sac. G. Alberione

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PROFILO DEL CAN. CHIESA SCRITTO DA D. GIACCARDO

Il Can. Chiesa è defunto a 72 anni. Tra le molte opere da lui scritte, per noi sono preziosi i tre volumi sul «Divin Maestro».
Negli ultimi anni era diventato quasi cieco; ma la sua virtù, la sua bontà, la sua pietà, diventava sempre più celestiale, e maturata: e continuò verso di noi in vario modo il suo ministero paterno, che da 46 anni aveva iniziato, e il suo amore crebbe sempre.

Ma una parola dobbiamo aggiungere: il «Signor Canonico», che fu la stella e il dito di Dio che ammantò di stima il sorgere della Casa e la sua debolezza, e che riscalda della sua tenera e viva compiacenza ogni fase e ogni gemma del suo accrescimento, trovò nel nostro Primo Maestro tanta venerazione e tanta docilità soprannaturale, che permise a queste due anime, a questi due cuori di trasfondersi, d'intendersi, e, nel medesimo tempo, di muoversi con la missione, il dovere ed il posto di ciascuno.
E se noi non sappiamo essere quali dovremmo, e non sappiamo mostrare come si conviene verso il «Signor Canonico» l'ossequio, quale egli merita, pure gli vogliamo tanto bene, e a lui ci legano vitali vincoli, non solo di carità, ma di pietà vera.

Uomo di fede e di dottrina, di zelo e di fatica, di pietà e di vita soprannaturale, ogni giorno trovava il tempo e il modo per alimentare e pascere la sua anima, per adorare e propiziare il Signore con due ore di visita davanti al Divin Maestro nel mistero eucaristico.

Il sapere del Canonico era molto. Titoli del suo studio e della sua scienza sono le lauree in Filosofia, a Roma; la laurea in Teologia, a Genova; la laurea in utroque Jure, a Torino, della cui facoltà, giuridica Pontificia divenne Dottore Collegiato con la presentazione di un'ampia e nitida tesi sul diritto di prescrizione. E le lauree divennero titolo di insegnamento: infatti insegnò filosofia, e ne scrisse un chiaro trattato in quattro volumi; insegnò teologia e ne pubblicò il corso completo di 400 tesi distribuite in quattro volumi ; insegnò diritto, eloquenza, patristica, liturgia; e molto scrisse in diversi periodici scientifici per mostrare razionabile, degno, obbligatorio, amabile l'obsequium fidei; quanto bene farebbe oggi la lettura della sua «Analisi soggettiva dell'atto di fede»!
Il venerato Maestro possedeva così le ragioni del suo sapere e così vi aderiva, che era tra i maestri un ceppo, il ceppo della verità: niente di nuovo lo meravigliava o lo allucinava, tutto sapeva provare, ritenendo il buono e rigettando il falso; con Mons. Re fu muro di bronzo contro il Modernismo, né davanti a lui si potevano sventolare bandiere di fallaci novità, poiché egli, che amava il nuovo, così era radicato sull'antico, da veder subito quali rami e quali fiori si tentavano inserire sulla vecchia pianta; possedeva però una modernità che lo rendeva presente, e gli faceva utilizzare ogni nuovo trovato della scienza, sia per la vita di famiglia, sia per il ministero, sia per l'insegnamento. La sua scuola era visione panoramica, ordinata da particolare punto di vista; era un'elevazione della ragione nella fede e nella contemplazione, e un nuovo conforto dato dalla ragione alla fede; era un principio vitale di virtù, di pietà, di unione con Dio e di apostolato. Per questo la sua dottrina sacra era corredata di letteratura e di scienza, di vaste cognizioni acquistate nei viaggi attraverso l'Europa e della conoscenza di varie lingue quali il francese, lo spagnuolo, l'inglese, il tedesco.
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Mons. Vescovo l'aveva costituito Presidente della Giunta Diocesana di Azione Cattolica; fu Prefetto di disciplina e poi Rettore del Seminario Vescovile; Canonico cantore della Cattedrale, possedeva della musica non l'arte ma una scienza profonda e precisa; fu Amministratore apostolico della Diocesi; era Delegato diocesano dell'Apostolato della Preghiera; e altre pie Associazioni facevano capo a lui. Ma il suo lavoro pastorale lo svolse da 33 anni nella parrocchia dei Ss. Cosma e Damiano: di questo ministero fu pubblicato al suo XXV Parrocchiale un elegante Numero illustrativo; per esso egli vive: nell'amore dei bambini, delle famiglie e delle feconde opere religiose. Rifece gli edifici, organizzò vitalmente ogni ministero e attività, visitava ogni casa, con la «Lettera del Parroco», educava secondo sé i suoi coadiutori. Il suo diario parrocchiale è una opera pastorale.
E non fu sazio: s'era speso, voleva sopraspendersi.
E prima, nonostante l'età e i pericoli della salute, egli per tutto il tempo della guerra si sottopose volontariamente al regime della tessera annonaria, e vi perdurò fino alla fine, in propiziazione.

Nell'insegnamento e nel governo egli sarà degnamente sostituito: la sua persona invece oh, quanto desiderio di sé lascia nella diocesi, in parrocchia, negli istituti! Passava per le nostre vie, come uno che non fosse di quaggiù, camminava davanti a Dio, ragionava e giudicava filialmente secondo Dio, e pure arrivava ad occuparsi anche delle cose più piccole, e non bisognava con lui omettere particolari; le cose mondane non gli facevano impressione, attendeva interiormente e intensamente alle divine durante l'orazione, e ogni lavoro per lui era diventato orazione, ma si fermava a ricevere, ad ascoltare, ad esaminare le difficoltà e le pene di ognuno, e aveva pazienza anche per ore, né temeva di perder tempo, né lo sollecitava la fretta, né si lagnava dell'importunità.
Egli è un tipo di persona maturata e di maturità personale; un uomo nato a mostrare in sé il governo di se stesso, e come il governo di se stesso sia merito, operosità, ed eroismo.

Il Canonico Chiesa ammaestrò anche con la penna: i suoi libri uscirono in molte migliaia di copie e provvedevano il cibo del momento al bisogno del momento.
Il Canonico Chiesa ripeteva: dicono che io sono di San Paolo, è vero, ed io sono sempre stato contento di appartenervi! Lo è stato di San Paolo con l'insegnamento, con l'aiuto, con una iniziale, continua, larga paternità spirituale di consiglio, di amore e di preghiera; ed è ricambiato dalla venerazione e dalla preghiera delle nostre Case. Il Primo Maestro T. Alberione, durante la breve malattia, gli fu vicino spesso, per una intera settimana.
Il Canonico Chiesa è il sacerdote dell'Immacolata, dell'Ausiliatrice, della Regina degli Apostoli, del Rosario, dell'Addolorata, della Madonna: la sua corona e i suoi scapolari scendono con lui nel sepolcro; egli ci fece bella la «vera devozione» e la vera devozione portò lui nell'ammanto della gloria di Maria. Egli infatti godeva di confidare nel privilegio sabbatino.
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PAROLE DEL VESCOVO GRASSI DOPO I FUNERALI:

La ragione intrinseca della sua vita sacerdotale la troviamo nel fatto che il defunto ha lasciato che lo Spirito Santo operasse in lui coi Suoi sette doni, ai quali ha sempre cercato di cooperare con tutte le sue forze.
Cristiano perfetto vi ha innestato sopra il Sacerdote perfetto, il canonico perfetto, il parroco esemplare.
Egli è uno tra i migliori, anzi il migliore dei figli della Diocesi.
Oggi Alba perde un grande uomo: non solo un grande ingegno di vastissima cultura, da lui accumulata ai fini dell'apostolato e della sua perfezione individuale e da lui comunicata agli altri, specialmente nei 50 anni di insegnamento. Perde anche un grande cuore, che ha amato immensamente il suo. dovere, le più piccole particelle del suo dovere. Ossequente fino allo scrupolo anche alle leggi civili, fosse pure per il razionamento; fedele al suo orario quotidiano sì da non darsi che qualche rarissimo e necessario sollievo; esercitò un apostolato silenzioso e quasi muto.

PREGHIERA AL CAN. CHIESA:

O Gesù Maestro, Sommo ed eterno Sacerdote, noi Vi ringraziamo per tutti i doni di dottrina, di santità e di grazia elargiti al Vostro Servo fedele Can. FRANCESCO CHIESA.
Per i suoi mirabili esempi di pietà eucaristica e mariana, di illuminato zelo pastorale, di rettitudine, di fedeltà in tutti i doveri sacerdotali e di ministero, noi Vi preghiamo, o Signore, di glorificarlo anche qui in terra, se così piace alla Vostra Divina Maestà, concedendoci per sua intercessione la grazia..., che imploriamo con grande fiducia.
Si recitino:
Tre Pater, Ave, Gloria, e l'invocazione:
«O Gesù, Sacerdote Eterno, mandate buoni operai alla Vostra messe».
(Indulgenza di 100 giorni)


Nelle Famiglie Paoline - Anno 1958

FIGLIE DI S. PAOLO:
Nuove professe: 140
Nuove novizie: 189
Postulanti: 214
Aspiranti: 520
Nuove case: 4

PIE DISCEPOLE:
Nuove professe: 53
Nuove novizie: 92
Postulanti: 104
Aspiranti: 212
Nuova casa: 1

SUORE PASTORELLE:
Nuove professe: 36
Nuove novizie: 38
Aspiranti: 90
Nuove case: 6
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