Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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Anno XXXIV
SAN PAOLO
Marzo 1959
Roma Casa Generalizia,

AVE MARIA, LIBER INCOMPREHENSUS, QUAE VERBUM ET FILIUM PATRIS MUNDO LEGENDUM EXHIBUISTI (S. EPIPHANIUS EP.)

Al Reverendissimo Primo Maestro nel giorno del Suo onomastico, vivissimi auguri con la preghiera più fervida: «Signore, vivificalo e allietalo; conservalo in mezzo a noi, perché ci diriga, ci illumini e ci santifichi».

IL MAESTRO DIVINO
VIA DELLA VERITÀ E DELLA VITA TRINITARIA

I. - L'uomo nei disegni divini: immagine e imitatore di Dio uno e trino

Per conoscere chi è e soprattutto chi deve essere l'uomo, dobbiamo considerarlo nei disegni eterni di Dio, principio e fine, causa efficiente, esemplare e finale (via) dell'uomo e di ogni cosa; nella vocazione avuta da Lui e nel premio che riceverà se avrà corrisposto.
Ascoltiamo la divina rivelazione: «Dio, scrive san Paolo, fa cooperare tutto per il bene di quelli che lo amano, di quelli cioè che son chiamati secondo il suo disegno. Poiché quelli che conobbe in antecedenza, ancora li predestinò ad essere conformi (summorphoùs) all'immagine del Figlio suo, perché sia Lui il primogenito tra molti fratelli. Ora quelli che predestinò, questi anche chiamò: e quelli che chiamò, questi anche giustificò; e quelli che giustificò, questi anche glorificò» (Rm. 8,28-30).
Dio attuò il suo disegno nella creazione: «Iddio... disse: facciamo l'uomo a nostra immagine e somiglianza nostra... Iddio creò l'uomo a sua immagine, a immagine di Dio lo creò; maschio e femmina. E Dio li benedisse dicendo loro: Prolificate e moltiplicatevi e popolate la terra e sottomettetela» (Gn. 1,26-28).
La teologia spiega, che l'uomo fu creato per dare gloria a Dio e per la beatitudine nella vita eterna; e la Chiesa insegna che «Dio ci ha creati per conoscerlo, amarlo e servirlo in questa vita, e goderlo poi nell'altra in Paradiso» (Cat. n. 13). Conoscenza, amore e servizio di Dio sono il fine dell'uomo viatore sulla terra; godimento e felicità sono il fine dell'uomo comprensore in cielo. Dio, uno e trino, conosciuto, amato, servito e goduto è il fine adeguato e ultimo dell'uomo.
Quando l'uomo avrà conseguito il fine soggettivo e oggettivo, sarà perfetto e conforme a Dio: «Già fin d'ora siamo figli di Dio; ma non apparve ancora ciò che saremo. Sappiamo che quando apparirà, saremo simili (hòmoioi) a Lui, poiché lo vedremo com'Egli è» (1 Gv. 3,2).
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II. - Dio modello dell'uomo
Vedere Dio com'è in se stesso, significa vedere il grande mistero di Dio uno nella natura e trino nelle Persone: Padre, Figlio e Spirito Santo. La visione resa possibile dal lume di gloria, ci farà simili a Lui, ce ne darà il possesso d'amore, e visione o conoscenza intuitiva di Lui Verità e il possesso d'amore di Lui sommo Bene sazieranno tutte le nostre brame e ci faranno beati.
Dio è l'Essere perfettissimo. In Lui c'è ogni perfezione, senza difetto, senza limiti. Egli è la potenza, la sapienza e la bontà infinita (Cat. nn. 2-3).
Dio s'identifica con le proprietà trascendentali dell'essere: unità, verità, bontà, bellezza; con le sue operazioni ad intra: generazione e con gli attributi operativi: la vita e l'attività, la conoscenza e l'intelletto, l'amore e la volontà.
La vita di Dio non è distinta dalla sua attività conoscitiva e volitiva; né l'attività conoscitiva e volitiva è distinta dal suo oggetto, la Verità e il Bene.
Dio è la Vita di conoscenza e di amore, ed è la Verità conosciuta e il Bene amato. Egli è vero: a) ontologicamente: Deus verus (Conc. Vat.; Dz 1789): ens et verum convertuntur; b) logicamente: infinitus intellectu (Conc. Vat.; Dz 1782); c) moralmente: «verax in dicendo, verax in agendo» (cfr. Conc. Vat.; Dz 1789, 1782).
Dio è buono: a) ontologicamente: la sua bontà è il suo stesso essere, «omni perfectione infinitus» (Conc. Vat.; Dz 1782); b) moralmente: Sanctus, Sanctus, Sanctus. «O Dio, nella santità è la tua via» (Sl. 76,14).
Dio è uno solo, in tre persone eguali; realmente distinte: Padre, Figlio e Spirito Santo. Una Persona non è l'altra, pur essendo tutte e tre un Dio solo (Cat., nn. 37-39), avendo in comune ogni perfezione e operazione (n. 49). Il Padre è la prima Persona perché non procede da altra Persona e da Lui procedono le altre due (Cat., nn. 41-44); il Figlio è la seconda Persona perché è generato dal Padre ed è insieme col Padre, principio dello Spirito Santo (nn. 42-45); lo Spirito Santo è la terza Persona perché procede dal Padre e dal Figlio (Cat., nn. 43-46).
Le tre Persone divine, essendo un solo Dio, sono uguali in tutto, e hanno ugualmente in comune ogni perfezione (p. es.: la Vita, la Verità, la Bontà) e ogni operazione (la conoscenza, la sapienza e l'amore, immanente o ad «intra», inoltre gli atti «ad extra»: l'atto creatore, la conservazione delle cose, il concorso nell'attività degli esseri creati, la provvidenza e il governo delle creature, l'elevazione, la santificazione, la glorificazione dell'uomo); sebbene certe perfezioni e le opere corrispondenti si attribuiscano più all'una Persona che all'altra: la potenza e la creazione (Cat. n. 49), l'unità, l'eternità, l'essere il principio effettivo («a quo») delle cose al Padre; al Figlio che procede dal Padre per generazione intellettuale, si attribuiscono la Verità e la Sapienza, la Vita e la Luce, l'essere la causa esemplare e il modello di tutte le cose, la bellezza e l'arte, l'eguaglianza e l'essere principio causale «per quem»; allo Spirito Santo, che procede dal Padre e dal Figlio per via di spirazione d'amore, si attribuiscono la bontà e l'amore, la vivificazione e la connessione, l'uso e il perfezionamento, l'essere il principio causale «in quo» (cfr. S. Tommaso, Summa Teologica, I, qq. 38-39).
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La vita intima di Dio consiste nelle due processioni interne e immanenti, costitutive delle tre Persone: la Generazione attiva (il Padre) e passiva (il Figlio), la Spirazione attiva (il Padre e il Figlio) e passiva (lo Spirito Santo): «Credo in unum Deum Patrem,... et in Filium Dei Unigenitum, ex Patre natura,... et in Spiritum Sanctum... qui ex Patre Filioque procedit» (Symb. Nic.-Const.; Dz 86). Per via della generazione e della spirazione la Vita di conoscenza e d'amore circola dal Padre nel Figlio, dal Padre e dal Figlio nello Spirito Santo. Per l'unità di natura e per la distinzione delle Persone il Padre è, vive e opera nel Figlio e nello Spirito Santo conoscendo e amando; il Figlio è, vive e opera conoscendo e amando nel Padre e nello Spirito Santo; lo Spirito Santo è, vive e opera conoscendo e amando nel Padre e nel Figlio (circuminsessione, circumcessione, pericoresi).
E' teologicamente certo che il Figlio procede dal Padre per via di generazione intellettuale ed è il termine dell'intellezione paterna; e che lo Spirito Santo procede per via di spirazione di amore dalla volizione amorosa del Padre e del Figlio ed è il termine della volontà paterna e filiale «veluti amore infiammata» (Catech. Rom., I, 9, 7). «I teologi chiamano verbo (o parola) l'idea che la nostra mente si forma di sé, intuendo in certo modo se stessa; così Dio... comprendendo se stesso genera in se stesso il suo Verbo» (Catech. Rom. I, 3, 8). Perciò la Scrittura chiama il Figlio «Verbo di Dio» (Gv. 1,1), Sapienza (1 Cr. 1,24), Immagine di Dio invisibile (Cls. 1,15), Splendore della luce e impronta della sostanza di Dio (Ebr. 1,3). Lo Spirito Santo è chiamato amore e dono di Dio perché si dona a conoscere come carità e santità del Padre e del Figlio (Conc. Toled. IX, Dz 277).
Il mistero trinitario alla luce della rivelazione e dell'insegnamento della Chiesa ci appare come Vita di conoscenza e di amore, come Verità conosciuta e Bene amato, che si comunica, si scambia, procede dalla prima Persona nella seconda, e dalla prima e dalla seconda Persona nella terza, portata dai due fiumi e procedente per le due vie della generazione intellettuale e della spirazione d'amore, che uniscono e distinguono le Persone come unico Dio e come Relazioni sussistenti e opposte: al principio della generazione sta il Padre; e al termine il Figlio; al principio della Spirazione stanno il Padre e il Figlio e al termine lo Spirito Santo.
La Generazione e la Spirazione non sono però distinte dalle Persone: sono le stesse Persone: il Padre è la generazione attiva e il Figlio è la generazione passiva, in altre parole: il Padre genera e il Figlio è generato; il Padre e il Figlio spirano, lo Spirito Santo è spirato ed è la Spirazione passiva.
Per via della generazione il Padre è nel Figlio e il Figlio è nel Padre; per via della spirazione il Padre e il Figlio sono nello Spirito Santo e lo Spirito Santo è nel Padre e nel Figlio.
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In Dio unica distinzione reale sono le Persone: tutto il resto è. comune e unico: unico, l'essere, unica la vita di conoscenza e di amore, unica la conoscenza della verità e unica la verità conosciuta, unico l'amore e il volere del bene e unico il bene voluto e amato.
Data l'unità di natura, di attributi e di operazioni, e data la distinzione reale e l'eguaglianza delle persone, alla nostra conoscenza di fede ciascuna persona appare come la via per conoscere e amare le altre due: dicendo direttamente il Padre, si dice indirettamente il Figlio (non c'è Padre senza Figlio) e lo Spirito Santo (non c'è Padre senza legame d'amore col Figlio); dicendo direttamente il Figlio, si dice indirettamente il Padre e lo Spirito Santo (non c'è Figlio senza Padre né senza legame d'amore col Padre); dicendo direttamente lo Spirito Santo si dicono indirettamente le altre due Persone. Lo Spirito deve procedere da chi lo spira, il Padre e il Figlio. Non si può conoscere e amare una persona senza conoscere e amare le altre due. Ciascuna persona rivela le altre due, conduce alle altre due, fa inabitare e vivere nelle altre due. Ciascuna persona in quanto è relativa alle altre due è conoscibile a noi come via a ciascuna di esse.
E siccome le Persone sono la stessa natura divina con tutti i suoi attributi e operazioni, ogni Persona, oltre che via alle altre due, è anche la conoscenza e la verità conosciuta, 1 amore e il bene amato delle altre due, in una parole, è la verità e la vita delle altre due.
Dio uno e trino è la causa efficiente, la causa esemplare, la causa finale di tutte le cose in generale e dell'uomo in particolare. Egli quindi fu ed è il modello al quale l'uomo fu conformato e deve conformarsi, dal quale procede per creazione, al quale tende col moto conoscitivo della verità e appetitivo del bene, per saziarsene e bearsene.
Secondo la rivelazione e l'insegnamento della Chiesa l'uomo ebbe una triplice somiglianza con Dio: a) naturale; b) preternaturale; c) soprannaturale.
Infatti "l'uomo non fu creato debole e misero come ora siamo noi, ma in uno stato felice, con destino e doni superiori alla natura umana" (Cat. n. 67).

III. - La conformità o somiglianza dell'uomo innocente con Dio
a) NATURALE
«Dio fece la creatura umana... quasi intermedia (tra la creatura puramente spirituale e quella puramente materiale), composta di spirito e di corpo» (Conc. Lat. IV; Dz 428; Conc. Vat. Sess. III, c. 1; Dz 1783). Dio creò il corpo «con polvere del suolo e gli soffiò nelle nari un alito di vita, e con ciò fu l'uomo un'anima vivente» (Gn 2,7).
L'uomo fu creato come persona, con perfezioni simili a quelle delle persone divine; ricevette da Dio l'essere con la verità e la bontà ontologica; ricevette la vita capace di muoversi con l'attività conoscitiva verso la verità e farla propria (verità logica), e con l'attività appetitiva verso il bene, acquistarlo, possederlo, goderlo (bontà morale); capace di esprimere la verità con le parole (Veritas in dicendo) e di adeguare la condotta alla verità interiore (Veritas in agendo). Perché potesse conoscere la verità e amare il bene l'uomo ebbe le facoltà conoscitive sensibili e spirituali; l'appetito sensibile, concupiscibile e irascibile (cuore) e l'appetito razionale e libero (la volontà).
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Attraverso la conoscenza della verità, la ricerca e il possesso dei beni creati l'uomo poteva e doveva elevarsi a Dio, l'Essere sommamente vero e sommamente buono; poteva e doveva tendere a Lui conoscendolo, amandolo, servendolo per goderlo poi come premio eterno e perfetto.

b) PRETERNATURALE
«L'uomo aveva ricevuto da Dio l'esenzione dalle debolezze e miserie della vita e dalla necessità di morire» (Cat. n. 69), con un complesso di doni non dovuti alla natura, che però perfezionavano e integravano, accrescendo la somiglianza con Dio e rendendo la natura più adatta ad essere elevata alla somiglianza soprannaturale. Questi doni erano: a) l'integrità o immunità dalla concupiscenza che derivò poi dal peccato: il corpo era pienamente sottomesso all'anima, i sensi e le passioni alla ragione e alla volontà. I progenitori potevano pienamente dominare le passioni e non si vergognavano della loro nudità (Gn 3,7-10; cfr. Conc. Trid., Dz 792; cfr. pure Dz 2123, 1026); b) l'immortalità del corpo, con la possibilità di non morire (cfr. Conc. Trid., Dz 788-9; cfr. pure Dz 101; Sp 2,23-24; Gn 2,17); c) l'impassibilità per cui potevano rimanere esenti dai dolori e vivevano nel giardino di delizie, dove il lavoro non costava fatica ed erano escluse le sofferenze fisiche e morali (cfr. Gn 2,15); d) la scienza infusa di verità naturali e soprannaturali (cfr. Gn 2,19-20), conforme alla condizione di progenitori e primi maestri dell'umanità.

c) SOPRANNATURALE
Adamo fu costituito nella santità e nella giustizia di Dio (Conc. Trid., Sess. V, cc. 1 e 2; Dz 788ss), «in uno stato felice, con destino e con doni superiori alla natura umana» (Cat., n. 67).
La grazia santificante elevava tutto l'essere umano a partecipare della divina natura, lo faceva santo, cioè giusto, amico e figlio adottivo di Dio ed erede del Paradiso (Cat. n. 270). Le virtù infuse, la grazia attuale e i doni dello Spirito Santo facevano corona alla grazia santificante e abilitavano l'uomo ad agire, a muoversi soprannaturalmente verso Dio con la conoscenza, con l'amore, col servizio onde meritarsi il premio della visione e del possesso fruitivo di Lui uno e trino.
Con la grazia, le virtù e i doni l'uomo aveva una conformità immensamente più perfetta di quella naturale, era introdotto nella famiglia trinitaria, modellato sul Figlio naturale di Dio, fatto capace di conoscere Dio come Egli stesso si conosce, di amarlo come Egli stesso si ama. Dio uno e trino inabitava l'uomo, e vi operava in un modo nuovo. In una parola: l'uomo era stato fatto talmente simile a Dio, da vivere la divina vita di conoscenza e di amore.

IV. - Col peccato originale l'uomo fu deformato dalla perdita della conformità
«Il peccato originale fu nocivo ad Adamo e a tutta la sua discendenza, trasmettendosi a tutto il genere umano» (Conc. Trid , Dz 789). L'uomo fu "deteriorato (in peius commutatus) secondo il corpo e secondo l'anima" (Conc. Trid., Dz 788); "spogliato dei doni gratuiti e ferito nella natura».
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a) SOPRANNATURALE CON DIO
Perdendo la grazia santificante l'uomo fu spogliato della somiglianza entitativa con Dio, morì alla vita divina di grazia; fu spogliato del diritto alla vita eterna, dell'inabitazione trinitaria, dell'adozione filiale e dell'amicizia divina; con la perdita delle virtù infuse e dei doni . dello Spirito Santo fu spogliato della somiglianza operativa con Dio e della capacità di vivere, conoscere, amare Dio come figlio.

b) PRETERNATURALE
La mente fu spogliata della scienza infusa e ferita dalla piaga dell'ignoranza; la volontà fu spogliata del dono dell'integrità col pieno dominio sulle passioni e sulla natura piagata dalla ; l'appetito concupiscibile perdette la virtù della temperanza, e diventò soggetto alla piaga della concupiscenza; l'appetito irascibile perdette la virtù della fortezza e fu assoggettato alla piaga dell'infermità, Il corpo perdette il dono dell'impassibilità e fu assoggettato a ogni genere di miserie; perdette il dono dell'immortalità e venne assoggettato alla morte.

c) INOLTRE FU OFFUSCATA E DIMINUITA LA CONFORMITÀ NATURALE
La natura umana col peccato originale non fu corrotta nella sua essenza, come asseriscono i luterani. Conservò la capacità di conoscere Dio e le verità religiose naturali, di compiere azioni moralmente buone nell'ordine naturale (Conc. Vat., Dz 1785-1806); tuttavia il libero arbitrio fu indebolito e reso proclive al male (Conc. Trid., Dz 815; cfr. Dz 1025-51; inoltre Dz 1388-90) e l'intelletto ebbe a soffrire una diminuzione di acume. «Le facoltà furono private di quei doni di lume e di dottrina, di energia, di volontà, di dominio perfetto sulle forze inferiori, che Adamo aveva prima della colpa» (G. Ceriani, Christus hodie, L'opera di Cristo, Milano, 1954, p. 192).
«L'uomo a causa del peccato originale doveva rimanere escluso per sempre dal Paradiso [e quindi dalla vita eterna dei comprensori, perché viatore privo della vita di grazia] se Dio per salvarlo [dalle tenebre dell'ignoranza, e dell'idolatria, dalle deviazioni del vizio e dell'errore, dalla morte del peccato, dall'inerzia e incapacità di operare e muoversi meritoriamente rispetto alla grazia e alla vita eterna, dalla dannazione o morte eterna dell'inferno] non avesse promesso e mandato dal cielo il proprio Figliuolo, cioè Gesù Cristo" (Cat., n. 75).
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Venne dunque sulla terra, mandata dalla prima, la seconda Persona della Santissima Trinità, Colui che come Figlio Unigenito di Dio è il Verbo «per il quale tutte le cose sono state fatte e senza del quale non fu fatto nulla di quanto fu fatto»; Colui che è l'Immagine tanto simile al Padre da essergli consostanziale; Colui che è lo splendore della luce paterna (Ebr 1,3), «luce da luce» «Dio vero da Dio vero» (Simb. Nic.-Const.); Colui che è la Sapienza e la Verità e la Vita procedente dal Padre per via di generazione intellettuale e che, insieme col Padre, è il principio dello Spirito Santo per via di spirazione di amore.
Profezie, vicende, imprese, istituzioni, leggi, cerimonie, sacrifici dell'antico popolo eletto avevano "con precisione e chiarezza preannunciato che in Lui il genere umano avrebbe trovato piena ed intera salvezza, in Lui che era detto sacerdote e insieme vittima espiatoria, restauratore della libertà umana, principe della pace, MAESTRO DI TUTTE LE GENTI, fondatore di un regno che non avrebbe mai avuto fine. Sotto questi titoli, immagini, vaticini, vari nelle specie, ma concordi nell'oggetto, era designato unicamente Colui che per l'eccessiva carità con cui ci amò si sarebbe un giorno immolato per la nostra salvezza (Leone XIII, Enc. Tametsi futura); Colui che avrebbe salvato facendosi Via, Verità e Vita trinitaria e magisteriale del genere umano.

V. - Il fine dell'Incarnazione: ridare all'uomo la conformità con Dio uno e trino
Dio promise di mandare e mandò realmente il Figlio suo come «Maestro di tutte le genti... perché s'immolasse per la salvezza dell'uomo» (Leone XIII, 1. c.) il quale, a causa del peccato, avrebbe dovuto rimanere per sempre escluso dal Paradiso (Cat. n. 75). Fu appunto per salvarci che il Figlio di Dio si fece uomo, ci redense dal peccato e ci riaperse il Paradiso (cfr. Cat. n. 25).
Per rendere possibile la nostra salvezza era necessario: a) togliere la difformità del peccato, abolire la morte spirituale e dare il diritto a vincere quella temporale, entrata nel mondo col peccato; togliere le conseguenze del peccato: le tenebre dell'ignoranza e dell'idolatria, le deviazioni dal fine e fuori della via retta causate dall'errore; l'inerzia spirituale e l'incapacità di agire meritoriamente per la vita eterna. Occorreva pure ridare all'uomo il diritto all'immortalità, all'impassibilità e alla vita eterna; b) occorreva infine ridare all'uomo la perduta conformità con Dio rifacendolo simile a Lui nell'essere con la grazia santificante, nell'attività con la grazia attuale, le virtù infuse, i doni dello Spirito Santo.
Affinché l'uomo ritornasse simile a Dio nel1'essere e nella vita, vivesse e operasse, conoscesse e amasse «secondo Dio», il Figlio di Dio si fece uomo, per salvare l'uomo, soddisfece per i peccati patendo e sacrificandosi sulla croce e gl'insegnò a vivere secondo Dio (Cat., n. 26).
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VI. - La persona del Salvatore: Maestro e Via della Verità e della Vita
Gesù Cristo è vero Dio e vero uomo (Cat., n. 24); è la seconda Persona della Santissima Trinità, che per via di generazione procede dal Padre ed è insieme col Padre il principio da cui procede lo Spirito Santo per via di spirazione d'amore (cfr. Cat., n. 45,).
E' vero Dio: perciò è tutt'uno con i suoi attributi. La Vita, la Verità, la Sapienza sono appropriate a Lui a motivo della sua origine, dal Padre per via di generazione intellettuale. Gesù Cristo come Dio è il vero e vivente Figlio di Dio, la Verità e la Vita filiale.
Facendosi uomo il vero e vivente Figlio di Dio restò vero Dio, prese un'anima e un corpo come abbiamo noi e cominciò anche ad essere vero uomo, nel seno purissimo di Maria Vergine, per opera dello Spirito Santo (Cat., nn. 76-77). Il Verbo incarnato ha due nature, quella divina, per cui è Dio vero e vivente, e quella umana, per cui è uomo vero e vivente la vita umana; ed è una sola Persona, quella del Figlio di Dio (Cat., nn. 78-79).
Assumendo la natura umana nell'unità della sua persona divina il Figlio di Dio, il Verbo le comunicò la divina Filiazione, la Verità e la Vita divina e filiale con tale perfezione e pienezza che anche come uomo Egli è il vero e vivente Figlio di Dio per natura. Infatti i suoi discepoli lo videro «pieno di grazia e di verità». Giovanni attesta che «de plenitudine ejus omnes nos accepimus», perché «Veritas et gratia per Jesum Christum facta est». Con la verità e la vita data all'uomo fece sì che questi che non avrebbe mai potuto vedere Dio, lo vedesse in Lui Unigenito che è nel seno del Padre e che ce lo ha manifestato (cfr. Gv 1,14-18).
Facendosi uomo, il Verbo venne nel mondo, nel quale già era. Venne in quanto assunse la natura umana comunicandole la Filiazione, la Verità e la Vita divina; venne e si fece Via della Verità e della Vita divina e trinitaria. Ora «quanti credono in Lui e nel suo nome di Figlio di Dio vero e vivente diventano figli adottivi di Dio e riacquistano la perduta somiglianza e conformità con Dio» (cfr. Gv 1,12).
«Il termine di questa Via è il fine del desiderio umano. Ora l'uomo desidera soprattutto... la conoscenza della verità e la continuazione del suo essere... Cristo è la Verità ed è la Via per giungere a conoscere la Verità: Deduc me, Domine, in veritate tua, et ingrediar in via tua (Ps 85,11). Cristo è la Via per giungere alla Vita: Notas fecisti vias vitae (Ps 15,11). Dicendo che è la Verità e la Via indica il termine della Via. Egli è la Vita: In ipso vita erat (Gv 1,4); è la Verità, perché è la Luce degli uomini: ora la Luce è fa Verità» (San Tommaso, Comm. in Jo 14,6; lect. 2, 3). «Dicendo: Io sono la Via, la Verità e la Vita... vuol dire che Egli era la Via che andava alla Verità, la Via che andava alla Vita" (S. Agostino, in Joann. Ev., 14,3-6; tr. 69; ML 35, 1816).
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Cristo è la Via perché viene da Dio a dare la Verità e la Vita divina e trinitaria agli uomini, e a condurli alla vita eterna nella visione, nel possesso e nella fruizione di Dio uno e trino, vero e vivente, Padre, Figlio e Spirito Santo.
Non dimentichiamo che Gesù Cristo si è attribuito i nomi di Via, Verità e Vita per indicare la sua PERSONA, il suo io: Io sono la Via, la Verità e la Vita (Gv 14,6); né che quando i discepoli lo chiamavano col nome di Maestro ed Egli stesso si definiva Maestro, era indicata la sua Persona di Figlio di Dio fatto uomo e divenuto per gli uomini Via della verità e della Vita, Maestro, Via, Verità e Vita, indicano la seconda Persona della Santissima Trinità, il Figlio, il Verbo o Parola, l'Immagine consostanziale del Padre; Colui che col Padre è il principio dello Spirito Santo; la Persona che è la rivelazione vera e vivente di Dio e la comunicazione della sua vera vita. Quando i discepoli e le turbe lo chiamavano Maestro, Egli accettava il nome e rispondeva; ma quando Pietro riconobbe esplicitamente la Persona di Lui come Figlio e rivelatore di Dio vivo un'ondata di entusiasmo sgorgò dal suo cuore ed eruppe dalle sue labbra, e la Verità incarnata non esitò a proclamarlo beato, meritevole della vita e della beatitudine eterna e capace di governare la Chiesa: «Respondens Simon Petrus dixit: Tu es Christus, Filius Dei vivi. Respondens autem Jesus dixit ei: Beatus es, Simon bar Jona: quia caro et sanguis non revelavit tibi, sed Pater meus qui in caelis est... Tu es Petrus et super hanc petram aedificabo Ecclesiam meam... Tibi dabo claves regni caelorum...» (Mt. 16, 16-19).

VII. - L'opera del Maestro Via della Verità e della Vita
«Gesù Cristo per cancellare il peccato e salvarci, riconciliarci con Dio e riaprirci il Paradiso: a) patì e si sacrificò sulla croce», «unico Mediatore [quindi Via che unisce] tra Dio e gli uomini» (1 Tm 2,5); b) nella sua vita terrena c'insegnò con l'esempio e con la parola a VIVERE SECONDO Dio, e confermò con i miracoli la sua dottrina» (Cat., nn. 26,86). Egli è quindi Maestro di vita, che con la persona e con l'esempio, con la parola e con le opere insegna a vivere nella conformità con Dio, conoscendolo, amandolo, servendolo con merito, in vista del premio o vita eterna. Con la sua sofferenza, passione e morte ci merita il perdono, l'amicizia con Dio, la vita di grazia e tutti gli aiuti necessari per vivere «secondo Dio».
Infatti «per vivere secondo Dio dobbiamo credere le verità rivelate da Lui, e osservare i comandamenti, con l'aiuto della sua grazia, che si ottiene mediante i Sacramenti e l'orazione» (Cat., n. 27).
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Servendosi dell'umanità che aveva assunto come lo strumento congiunto [cioè la Via] della sua divinità (San Tommaso), il Maestro divino rivelò con l'esempio, con la parola e con i miracoli la sua Persona di Figlio di Dio; in sé rivelò il Padre che lo genera e lo manda; donò lo Spirito che procede come Amore paterno e filiale. L'umanità assunta fu la Via della Verità, perché attraverso di essa furono rivelati tutti i misteri e tutte le verità che culminano nei due misteri principali della nostra fede: Unità e Trinità di Dio, Incarnazione, Passione e Morte di Nostro Signore Gesù Cristo; misteri che noi professiamo ed esprimiamo col segno della Croce, il segno del cristiano (Cat., nn. 31-32).
Con l'azione e con la passione e la morte in croce Cristo soddisfece per i nostri peccati e ci meritò la vita eterna e le grazie necessarie per giungervi, divenendo così Via della Vita divina partecipata a noi con la grazia finché siamo viatori e con la gloria quando saremo comprensori.
Grazie all'insegnamento e alla redenzione, alla Verità e alla Vita che vengono a noi attraverso Cristo Via, noi siamo in grado di vivere secondo Dio aderendo alla Verità con la fede, osservando i comandamenti con la carità. La carità è il primo e massimo comandamento, compendia in sé tutti gli altri comandamenti, che da Cristo furono confermati e perfezionati con l'esempio e con la parola.
I comandamenti ci indicano la Via di Dio, prescrivendo quello che dobbiamo fare ed evitare, indica il bene come meta da conseguire col moto vitale e libero, e il male da fuggire.

VIII. - La Chiesa Maestra, Via della Verità e della Vita
Gesù Cristo risorse tre giorni dopo morte e ascese al cielo quaranta giorni dopo la risurrezione. Ora come Dio è in cielo e in ogni luogo, e come Dio e uomo, è in cielo e nel santissimo Sacramento dell'altare. E' invisibile e tornerà visibilmente su questa terra solo alla fine del mondo, per giudicare i vivi e i morti (Cat., nn. 89-95). Egli continua ad essere la Via invisibile della Verità e della Vita. E perché la Via della Verità e della Vita fosse visibile a tutti i viatori, istituì la Chiesa come suo Corpo Mistico di cui Egli è il Capo invisibile, lo Spirito Santo che la vivifica è l'anima, il Papa ne è il Capo visibile e i battezzati ne sono le membra, che, tramite il Papa e la sacra Gerarchia, (Chiesa docente) ricevono la Verità e la Vita divina.
Come l'umanità assunta nell'unione ipostatica dal Figlio di Dio fu divinamente inverata, unificata, vivificata dal Figlio di Dio, così la Chiesa, è assunta come corpo mistico del Figlio di Dio incarnato ed è inverata, unificata, vivificata in Lui e per Lui.
Gesù Cristo ha fondato la Chiesa come società dei veri cristiani, cioè dei battezzati. In altre parole, come società di coloro che vivono secondo Dio «professando la fede e la dottrina di Gesù Cristo, obbedendo ai pastori stabiliti da Lui (= carità) e partecipando ai suoi sacramenti» (Cat., n. 105, da confrontare col n. 27).
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Alla Chiesa docente Cristo ha affidato la sua verità (contenuta nella Scrittura e nella Tradizione) e le ha dato il dono dell'infallibilità, perché la custodisca intatta, la difenda e la diffonda in tutto il mondo, fino alla fine dei secoli, in modo che gli Uomini abbiano in essa la guida, la via della dottrina, la regola prossima della fede, senza la quale è impossibile piacere a Dio e salvarsi.
Alla Chiesa ancora Cristo Maestro ha affidato i mezzi produttivi e impetrativi della vita, i mezzi o vie di santificazione e di salute eterna: «la vera fede, il sacrificio, i sacramenti, e gli aiuti spirituali scambievoli, come la preghiera, il consiglio, l'esempio» (Cat., n. 119).

IX. - Sacramenti Via della Verità e della Vita
Via principale per comunicare la Verità agli uomini sono la predicazione ecclesiastica e l'insegnamento del Papa e dei vescovi uniti con Lui. I sacramenti furono istituiti da Cristo e affidati alla Chiesa come mezzi o vie produttive della vita di grazia, ma anche, come vie significative e quindi rivelatrici della verità concernente la vita divina che partecipano all'uomo.
I sacramenti furono istituiti per significare e per produrre efficacemente la grazia che santifica l'uomo e lo rende capace di operare santamente, come figlio, immagine e somiglianza di Dio. In quanto sono segni i sacramenti insegnano significando con le parti sensibili la grazia o vita invisibile che conferiscono; in quanto sono efficaci producono quello che significano: a) la grazia santificante che cancella il peccato e fa l'uomo conforme a Dio nell'essere; lo santifica giustificandolo, facendolo amico e figlio adottivo di Dio, fratello di Gesù Cristo ed erede del Paradiso; b) la grazia sacramentale, cioè il diritto ad avere le grazie speciali, attuali, medicinali per il cuore, luce per la mente, forza e mozione della volontà, necessarie per agire, virtuosamente e meritoriamente onde conseguire il fine proprio di ciascun sacramento (cfr. Cat., nn. 267-271).
Insieme con la grazia santificante, i sacramenti donano o accrescono le virtù infuse, perfezionando le facoltà motrici dell'uomo viatore, e i doni dello Spirito Santo, perfezionando le virtù e facendo l'uomo capace di conoscere, amare, operare «more divino», condotto da una specie di istinto soprannaturale. Lo dona il vivificante Spirito di Verità, che guida soprannaturalmente i figli di Dio, a somiglianza di Cristo che fu concepito di Spirito Santo, era condotto da Lui, parlava e agiva con la virtù di Lui.
Il Battesimo è il sacramento che significa e causa la rigenerazione, la rinascita degli uomini nuovi, dei cristiani, cioè dei seguaci e discepoli di Cristo, dei figli di Dio e membri della Chiesa, Sposa di Cristo e Madre spirituale dei cristiani; significa e causa la morte al peccato, la risurrezione spirituale in Cristo, al quale conforma col carattere (cfr. Cat., nn. 290-293, 295-296).
La Cresima o Confermazione con la materia e la forma significa e causa la crescita, l'irrobustimento della vita in Cristo, portando all'età adulta, conformando il cristiano nella fede, dandogli il carattere di soldato e facendolo capace di difendere e diffondere la fede (cfr. Cat., nn. 304-306, 309-312).
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L'Eucaristia come sacramento significa e dona il nutrimento alla vita spirituale, e come sacrificio rinnova e perpetua il sacrificio della croce, causa meritoria della Verità e della Vita partecipata, e ne applica i frutti (cfr. Cat., nn. 316ss).
La Penitenza significa e ridona la vita di grazia a quelli che l'hanno perduta dopo il Battesimo rimettendo la colpa e la pena eterna, perdona i peccati veniali e conferisce la grazia sacramentale col diritto alle grazie attuali necessarie e utili per conseguire il fine del sacramento; restituisce i meriti perduti con la colpa grave e ridona il diritto alla vita eterna. Quando non ci sono peccati mortali agisce come sacramento dei vivi, accrescendo la vita di grazia, le virtù infuse, i doni e il diritto alla gloria (cfr. Cat., nn. 355ss).
L'Estrema Unzione significa e causa sollievo spirituale e anche corporale dei cristiani gravemente infermi, accresce la grazia santificante, cancella i peccati veniali e anche i mortali che l'infermo, attrito, non potesse confessare, dona forza per sopportare pazientemente il male, resistere alle tentazioni e morire santamente, e aiuta anche a ricuperare la sanità, se è bene per l'anima (Cat., nn. 392-395).
L'Ordine significa e dona il carattere di ministri di Dio e i poteri sul corpo reale di Cristo nell'Eucaristia e sul suo corpo mistico, la Chiesa. E' il sacramento che costituisce i padri del corpo mistico (cfr. Cat., nn. 397ss).
Il Matrimonio significa e causa l'unione indissolubile dell'uomo con la donna, assimilandoli a Cristo e alla Chiesa, abilitandoli a fondare e educare la famiglia cristiana e ad aiutarsi scambievolmente per dominare le passioni e per convivere santamente (Cat., n. 406).

X. - La preghiera via di verità e di vita
In quanto è una pia elevazione dell'anima a Dio per ben conoscerlo (Cat., n. 414) la preghiera privata e soprattutto quella liturgica e pubblica è via di verità, mezzo per conoscere e meditare e vivere le verità riguardanti Dio e le cose divine, i novissimi e tutte le verità della fede cristiana; in quanto è pia elevazione dell'anima a Dio per adorarlo, ringraziarlo (Cat., ibid.) è mezzo e via per praticare i nostri doveri religiosi verso di Lui, è esercizio di carità e quindi moto meritorio verso Dio fine ultimo, mezzo e via di unione con Lui; infine in quanto è "pia elevazione dell'anima a Dio per... domandargli quanto ci abbisogna (Cat., ibid.) è mezzo e via per impetrare la vita di grazia e ottenere la vita di gloria, che Dio uno è trino per i meriti di Cristo darà come premio delle azioni libere e meritorie.

XI. - Conclusione
Il cristiano è l'uomo nuovo, l'uomo conforme a Dio, il membro di Colui che è Dio perfetto e uomo perfetto. Da Lui, tramite la Chiesa docente e amministrante, governante e orante, attinge la verità che lo fa libero e la vita che sulla terra si chiama grazia e che in paradiso sarà gloria, visione, possesso, fruizione; è il discepolo che segue il Maestro Via, credendo all'insegnamento e obbedendo alle leggi della Chiesa, aderisce alla Verità e alla Vita divina, che il Maestro divino attinge dal Padre, comunica allo Spirito Santo, partecipa al suo corpo mistico e alle sue membra; è il viatore terreno della fede e della carità verso la patria dei perfetti dove sarà pienamente conforme a Dio, perfetto figlio del Padre, perfetto fratello del Verbo incarnato, perfetto tempio dello Spirito Santo. Lassù vedrà Dio com'è in se stesso e vedendolo ne attingerà la perfetta somiglianza, nella perfetta unione d'amore, nella perfetta fruizione. Allora per Cristo «erit Deus omnia in omnibus» e anche allora il Verbo sarà Maestro e Via e Verità e Vita perché «ostensor». Lassù l'uomo sarà veramente nuovo per opera di Colui che dice: «Ecce, nova facio omnia»; lassù sarà perfettamente «evangelizzato», rinato, adulto, beato.

D. Dragone Carlo M. Tommaso

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