Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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PENITENZA SACRAMENTALE

La penitenza sacramentale deve in linea generale presentare un duplice aspetto: afflittivo e medicinale.

ASPETTO AFFLITTIVO

PRINCIPIO - Normalmente la penitenza deve essere qualcosa di penoso. Il peccatore ha violato l'ordine morale gustando una soddisfazione proibita; deve riparare accettando una sofferenza compensatrice.
Rettificare le idee, di coloro che pensano che la penitenza sacramentale consista unicamente nella recita d'una preghiera.
Il Sacerdote terrà certamente conto dei diversi elementi studiati in morale (gravità e numero dei peccati, della debolezza del penitente, tempo di Giubileo, dolore molto intenso, ecc.), ma poi farà capire al penitente la necessità della penitenza che deve imporre e il loro aspetto speciale.
Esempi di penitenze afflittive da imporsi nella misura in cui lo permettono le circostanze:
1) Una mortificazione volontaria. Alzarsi in tempo; stare composto; astinenza dal fumo (tabacco), mortificazione della lingua; degli occhi. Mortificazione dello spirito: atti interiori e pratica esteriore dell'umiltà.
2) Una croce da portare. Offerta delle sofferenze fisiche (malattia, freddo, caldo intensi, miseria in generale) o morali (contrarietà, umiliazioni, gravi noie, calunnie, insuccessi). Accettarli senza troppo lamentarsi e ripetendo più volte interiormente: «O Signore, sia fatta la vostra volontà!», come Gesù nell'agonia; oppure: «Ecce ancilla Domini» come la Madonna all'annunciazione.
3) Fare un servizio. Può essere di ordine temporale (visita agli ammalati; un aiuto qualunque al prossimo che si trova in necessità) o di ordine spirituale (catechismo, propaganda di vocazioni, apostolato).
4) Una preghiera un po' penosa. Via Crucis; il Rosario; una coroncina per qualche giorno. Qualche Ave Maria nella propria camera con le braccia incrociate. Lettura meditata; Visita al SS.mo in ginocchio; confessarsi subito, dopo una ricaduta.
Nota I. Quando il Penitente è sconosciuto, bisogna assicurarsi che sia disposto ad accettarla. Per poter facilitare questa accettazione, si potrà aggiungere un'intenzione che piaccia al Penitente. Per es.: fare la Via Crucis per i propri defunti.
Nota II. La penitenza distribuita in parecchi giorni permette al Penitente di fare una penitenza grave senza caricarlo troppo. Per es. 5 Pater e 5 Ave ogni sera, per una settimana. Si potrebbe temere che il Penitente la dimentichi, ma questa dimenticanza sarà involontaria; è meglio dimenticare la penitenza che la gravità dei propri peccati. D'altra parte si può fare notare al Penitente che, s'egli dimentica di fare la sua penitenza, non avrà che da farla il giorno seguente.
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ASPETTO MEDICINALE

PRINCIPIO - Il Penitente, col suo peccato, si trova come in uno stato morboso, che lo predispone a ricadute del medesimo genere. La penitenza sacramentale dovrà dunque essere un rimedio, avere cioè un aspetto medicinale appropriato ad ogni specie di caduta.
Diamo degli esempi che riguardano inclinazioni viziose più comuni e più gravi (vizi capitali):
1) Penitente orgoglioso. Il Confessore dirà: «Mediterete per qualche momento sulla vostra condizione di creatura e di peccatore; farete un atto di obbedienza che vi faccia rinunziare al proprio io; non parlerete di voi per un giorno; farete questa pratica umiliante (chiedere scusa; perdono; fare nascostamente qualche umile servizio che ridonderà a bene di qualche fratello o della comunità; parlare bene di quella persona che il nostro orgoglio ci presenta come rivale)».
1) Penitente invidioso. Il Confessore: «Parlerete bene della persona verso cui portate invidia; pregherete per essa; le renderete qualche servizio; rifletterete alla presenza di Gesù in essa».
2) Penitente collerico. Il Confessore: «Per un certo tempo non direte nulla, non farete nulla; mortificherete l'orgoglio, sorgente dell'ira; rifletterete su questo vizio che si può paragonare alla pazzia».
4) Penitente lussurioso. Il Confessore: «Eviterete quella occasione pericolosa (lettura, spettacolo, compagnia) ; farete quella mortificazione dei sensi (gusto, sguardo, tatto); lavorerete sodo, con impegno».
5) Penitente goloso. Il Confessore: «Farete quella mortificazione a tavola (astinenza dallo zucchero, dal vino, liquori, dal condimento); prenderete dopo gli altri; per tanti giorni non prenderete nulla fuori dei pasti».
6) Penitente pigro. Il Confessore: «Per tanti giorni vi alzerete ad ora fissa; vi metterete al lavoro puntualmente; non perderete tempo a fare dei nonnulla».
7) Penitente avaro. Il Confessore: «Nei limiti permessi dalla povertà, disporrete di questi beni gioiosamente, provvedendo agli altri, secondo l'obbedienza, affabilmente, da sereni amministratori che incondizionatamente confidano nelle inesauribili ricchezze della Provvidenza; vi stimerete dei semplici canali trasmettitori attraverso i quali la provvidenza passerà abbondante se non sarà intralciata dalla vostra poca fede e dalla vostra avarizia: vi industrierete, nei limiti del vostro ufficio, a compiere qualche provvida azione riflettendo su questi sentimenti».
Nota I. Il Confessore non darà mai una penitenza più o meno pubblica che possa rilevare lo stato di coscienza del Penitente. Così, se il Penitente deve comunicarsi subito, gli dirà che può fare la penitenza dopo la Comunione.
Nota II. Il Penitente che vuole crescere in virtù e tendere ad una perfezione più alta, può chiedere lui stesso al Confessore un genere di penitenza, per un certo tempo, adatta ad evitare quel peccato o a correggersi da quel dato vizio. Si atterrà però a quanto deciderà il Confessore.

Dice il Papa (24 Aprile 1959)

PER I GIOVANI E PER I MATURI SACERDOTI:
«GIOVANI che subiscono il fascino delle novità e del passare innanzi agli anziani, talora con qualche presunzione: uomini MATURI tentati di scegliere ciò che corrisponde alle proprie comodità, più che al bene comune e generale».

PER L'ABITO TALARE:
«Conviene saper portare dappertutto e con grande dignità l'ABITO TALARE, nobile e distinto: immagine della tunica di Cristo: Christus sacerdotum tunica, segno splendente della veste interiore della grazia».

PER LO STUDIO DEL LATINO:
«Quale pena! Vi sono parecchi che entusiasti del progresso odierno delle arti, rigettano o vogliono ridurre al minimo lo studio del latino e simili discipline...».
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