Anno XXXIV
SAN PAOLO
Novembre-Dicembre 1959
Roma Casa Generalizia,
AVE MARIA, LIBER INCOMPREHENSUS, QUAE VERBUM ET FILIUM PATRIS MUNDO LEGENDUM EXHIBUISTI (S. EPIPHANIUS EP.)
MARIA: DISCEPOLA E MAESTRA
I
La nostra devozione verso Gesù Divino Maestro verrà perfezionata se preparata e preceduta dalla devozione a Maria Maestra.
Leone XIII nell'Enciclica «Adjutricem populi christiani» (1895), scrive: «...con piena verità Maria dev'essere considerata Madre della Chiesa, Maestra e Regina degli Apostoli, ai quali impartì anche quei divini oracoli ch'Ella conservava nel suo cuore».
Dunque, Maestra Maria. Se si dice «per Mariam ad Jesum», sarà pure degna la frase «per Mariam Magistram ad Jesum Magistrum». Prima fu alunna, poi Maestra, poi Madre e tutrice dei Maestri.
Il concetto pieno e comprensivo di Maestro in riguardo ad ogni uomo e all'intera umanità, per un'elevazione umana e soprannaturale è incarnato nel Cristo: «Io sono la Via, la Verità e la Vita». San Leone Magno scrive: «Invano ci diremmo cristiani se non ci conformassimo a Gesù Cristo, il quale si è dichiarato Via, perché la vita del Maestro divenisse forma al discepolo». Ugualmente dice S. Caterina da Siena.
Così l'Enciclica «Divini Illius Magistri» di Pio XI: «Poiché l'educazione consiste essenzialmente nella formazione dell'uomo... è chiaro che nell'ordine presente di provvidenza... dopo cioè che Dio si è rivelato nel Figlio Suo Unigenito, che solo è Via, Verità e Vita, non vi può essere adeguata e perfetta educazione che nell'educazione cristiana».
Questa conformità a Gesù Cristo «conformes fieri imagini Filii sui» comprende tutto l'uomo: intelligenza, sentimento, volontà.
Clemente Alessandrino parlando dell'educazione osserva che se si va da Platone s'impara a diventare filosofi; se si va da Gesù Cristo si avrà una formazione perfetta su l'immagine del Maestro Divino e si giungerà a vivere come il Dio-Uomo.
Gesù Cristo è Uomo, ma anche Dio; e per la umana nostra debolezza troveremmo una certa difficoltà a formarci su di Lui. Al fine di renderci più agevole la conformazione a Gesù Cristo il Signore ha voluto soccorrere la nostra fragilità nel suo infinito amore; segnarci una via semplice, facile, Maria; Maria la creatura amabilissima e santissima. Maria via a Gesù Cristo, Gesù Cristo via al Padre Celeste.
Imitare Dio, uniformarsi all'opera della sua sapienza e del suo amore.
Il Figlio di Dio per operare la nostra Redenzione passò attraverso Maria: «Conceptus de Spiritu Sancto, natus ex Maria Virgine». Così ad ogni uomo il Signore applica la salvezza e santificazione per mezzo di Maria, la vita e l'accrescimento della vita: «Salve Regina... vita»; «vitam datam per Virginem, gentes redemptae, plaudite». È Maria che dà Gesù; e forma Gesù in noi.
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È lo stile di Dio; che una volta scelto non viene mutato; così come un abile architetto, costruendo il Tempio di Dio, segue il suo stile financo nelle parti accidentali, come nelle tovaglie dell'Altare.
Gesù Cristo ha fatto così, ogni suo fatto è direttivo, anzi legge. Egli è Via a noi anche in questo primo passo dell'Incarnazione; la strada segnataci è da seguirsi. Venne Maestro attraverso Maria Maestra.
Per questo ufficio altissimo di Maria, Maestra a Gesù e a noi, il Signore la fornì di privilegi, dignità, doni e poteri adeguati. Leone XIII dimostra come Maria fu Maestra agli Apostoli ed ai primi cristiani, cioè, perché Ella: «mirabilmente edificò i fedeli con la santità dell'esempio, con l'autorità del consiglio, con la soavità del conforto, con l'efficacia delle sue preghiere». Gesù è Maestro in quanto è Via, Verità e Vita; e Maria dunque è Maestra perché ha santità, sapienza, grazia, vita.
Gesù è Maestro assoluto ed unico: Maria è Maestra in partecipazione, in dipendenza e relazione a Gesù Cristo. Così come è Corredentrice e Regina in dipendenza e partecipazione a Gesù Cristo Redentore e Re.
I°. - LA SANTITÀ DELL'ESEMPIO DI MARIA
La grazia, presente in un'anima, è come la radice da cui si evolve la pianta coi suoi rami, le foglie, i fiori e i frutti. Le virtù crescono nell'anima in proporzione alla grazia; si comprende allora come Maria, perché «gratia plena», si elevò al più alto grado di virtù e santità: in Lei le virtù teologali, cardinali, morali, le beatitudini, i frutti dello Spirito Santo copiosissimi.
Corrispondono le parole di Leone XIII nell'Enciclica «Magnae Dei Matris»: «Ecco in questa Madre il buon esempio di ogni virtù».
Esempio provvidenziale, perché noi meditandolo non abbiamo da perdere animo e sconforto come può avvenire considerando le divine perfezioni di Gesù; ma perché veniamo più attirati considerandole in Maria pura e santissima creatura come noi.
È questo pure il pensiero di san Pio X nell'Enciclica «Ad diem illum». Conformarci a Cristo: ma perché Egli è oltre che Uomo anche Dio; il Signore si adattò alla nostra debolezza: conformarci a Cristo seguendo la via facile, Maria! L'esempio suo materno c'invita e ci attrae.
Questa pienezza di virtù è così nota che quando si dice che Maria è Maestra, quasi sempre la si intende Maestra di virtù.
In Maria la fede: «Beata sei, Maria, che hai creduto: si compiranno in te le cose che ti sono state dette dal Signore». Così santa Elisabetta.
In Maria la speranza: alle nozze di Cana di Galilea Ella dice a Gesù: «Non hanno vino»; la sicurezza di Maria di essere esaudita la porta ad ordinare ai servitori: «Fate quanto Egli (Gesù) vi dirà». Eppure sembrava che la risposta di Gesù fosse negativa.
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In Maria la carità: si consacrò tutta a Dio col voto di verginità; eppure sempre pronta al divino volere, all'Arcangelo Gabriele risponde: «Sia fatto di me secondo la tua parola». Conoscendo le necessità di Elisabetta, nelle condizioni in cui si trovava: «Abiit in montana cum festinatione», e la servì tre mesi come umile ancella.
Così possono ricordarsi tutte le virtù praticate in grado eroico da Maria e spiegate in diverse migliaia di volumi.
Sono pressoché uguali gli inviti di S. Tommaso d'Aquino e di S. Tommaso da Villanova quando dicono: «Ogni Santo si è come specializzato in una virtù, fede, obbedienza, carità, zelo... All'opposto Maria in tutte le virtù ed in ogni virtù è eminente: tutte le raccoglie in sé, e in ogni virtù supera ciaschedun Santo. Perciò la conclusione: Leggete spesso questo Libro (Maria) scritto dentro e fuori dal dito di Dio. Leggete in esso la santità la purezza, la prudenza, la carità, la mansuetudine, l'umiltà... anzi leggete in esso la pienezza delle virtù».
È grande carità predicare gli esempi di Maria; particolarmente ai giovani, che nella loro innocenza hanno il cuore aperto, comprendono e sono guadagnati dalla santità e bontà di Maria; con piccoli e quotidiani fioretti fanno buoni passi nelle virtù.
2°. - MARIA È VITA: EFFICACIA DELLE SUE PREGHIERE
Accanto e sopra la vita naturale, per il cristiano, vi è un'altra vita, quella spirituale o soprannaturale.
Essa è una realtà molto superiore alla stessa vita naturale.
La grazia costituisce nel cristiano un nuovo e soprannaturale organismo producendo nella mente la fede, nella volontà la speranza, nel sentimento la carità per l'innesto divino Gesù Cristo.
È la stessa vita di Dio comunicata all'uomo; è la vita di Cristo in noi: la grazia.
La Chiesa nella Salve Regina ci fa salutare Maria Vita; nelle litanie, anzi, Mater divinae Gratiae. Ella non produsse la grazia, ma la comunica per ufficio. È la Madre perché Gesù-Vita è passato attraverso a Lei.
La comunica specialmente in tre momenti successivi
a) A Nazareth ci concepì. La nostra concezione spirituale è avvenuta nel mistero dell'Incarnazione. Senza l'Incarnazione saremmo ancora tutti sepolti nella morte del peccato. Ora l'Incarnazione Dio l'ha operata in Maria, e ha voluto che il concorso di Lei fosse libero, cosciente, necessario.
Il suo «fiat» era un atto di consenso alla nostra concezione soprannaturale e alla maternità a nostro riguardo.
Anche supponendo che Cristo in croce non avesse pronunziato la suprema raccomandazione a Maria e a Giovanni; anche supponendo che Maria fosse scomparsa dalla terra immediatamente dopo la nascita del Figlio Gesù; Ella sarebbe sempre, in tutta realtà, la nostra Madre poiché nel concepire Gesù, Capo del Corpo Mistico, Maria concepiva anche noi, membri di questo Corpo. Ora il Capo e le membra formano un tutto unico.
Perciò non una semplice analogia, ma una grande realtà si esprime dicendo che Maria col suo Primogenito portava nel suo seno verginale - spiritualmente - tutti noi.
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b) Sul Calvario ci generò. Il mistero dell'Incarnazione trova il suo compimento nel mistero della Redenzione. Con la propria morte Cristo ci meritò definitivamente di vivere della sua vita. Ciò che era divenne alla luce.
Di conseguenza come la nostra generazione spirituale, iniziata nel mistero dell'Incarnazione, ricevette il suo compimento in quello della Redenzione; così la maternità spirituale di Maria che era cominciata a Nazareth, si compì sul Calvario: e là venne proclamata.
Maria, sempre vergine, conobbe la gioia della nascita del suo Primogenito; sopportò mortali angosce nel generare spiritualmente gli altri suoi figli.
c) Al fonte battesimale ci genera individualmente. Il fonte battesimale è la Betlemme di ognuno di noi.
Alla nostra nascita, dal punto di vista soprannaturale, siamo come degli esseri nati morti, e abbiamo bisogno che la vita, meritata a tutti dalla morte di Cristo, venga infusa in ognuno di noi in particolare. Questa infusione la compie Maria. Il figlio dell'uomo diviene così figlio di Dio.
Il peccatore, quale cadavere spirituale, ricevendo l'assoluzione dal confessore, si rianima e ridiviene figlio del Padre Celeste. È sempre la grazia di Maria.
Nessuno nasce e rinasce alla divina grazia senza Maria. Ogni reale progresso nella via della perfezione avviene per mezzo dell'infusione della grazia; ma questa, dice S. Bernardino da Siena, viene da Maria. E Maria nostra Madre lavora in noi con sapienza ed amore l'immagine del suo Figlio. Quasi intesse l'organismo soprannaturale, lo alimenta e cresce; in modo simile al modo con cui come Madre di Gesù, dopo la concezione, formò il frutto benedetto del suo seno. Ci porta tutti nel suo spirito.
L'Arcangelo Gabriele la salutò piena di grazia. Ciò viene compreso nella dottrina comune della Chiesa: Maria è la Mediatrice e distributrice della grazia acquistata da Gesù Cristo con la cooperazione di Maria.
3°. - MARIA SAPIENZA: AUTORITÀ DEL SUO CONSIGLIO
Se Maria è piena di grazia è pure piena di sapienza. Infatti la prima grazia per l'umanità e per ogni uomo è la sapienza celeste, la luce divina, la verità. Le altre grazie seguono o accompagnano.
Si spiega come Gesù affermò che questo era il fine della sua Incarnazione: «Ego in hoc natus sum et ad hoc veni in mundum ut testimonium peribeam veritati; omnis qui est ex veritate audit vocem meam» (Giov. XVIII, 37).
La Chiesa invoca Maria «Sedes sapientiae, Mater boni consilii, Regina Apostolorum».
Non si tratta tanto di scienza civile; ma soprattutto della scienza che ci unisce a Dio e fa partecipi della scienza di Dio.
Maria doveva diventare la Madre di Gesù Maestro «forma Dei», «forma Christi». Secondo la Liturgia Iddio formò in Maria un tabernacolo degno secondo l'anima ed il corpo al Figlio suo.
Se per impossibile un figlio potesse prepararsi la madre, se la formerebbe ottima sotto ogni aspetto; ma ciò che non è possibile all'uomo è possibile a Dio: Maria tutta bella, specialmente nel suo spirito e nella sua intelligenza. Come un artista capace mette ogni impegno per la riuscita del suo capolavoro, così Dio creando il capolavoro delle sue mani radunò in Maria i beni più eccelsi formandola Regina mundi. Egli che è la sapienza e l'onnipotenza.
Maria aveva una missione eccezionale; non avrebbe potuto accettarla, né compierla senza sostanzialmente conoscerla.
Vergine e Madre assieme: conobbe il pregio della verginità, l'ufficio della più alta maternità: la conciliazione dei due privilegi.
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Conobbe la sua posizione al presepio, al tempio, durante la vita pubblica di Gesù, al Calvario, in attesa dello Spirito Santo nel Cenacolo, nei primi momenti della Chiesa.
Vale il principio che presso i più distinti mariologi sta come assioma: tutto ciò che Dio concesse di buono agli angeli, ai santi, alle creature lo dovette dare anche a Maria; perciò tutti i privilegi di natura, di grazia e di gloria distribuiti tra le creature furono pure elargiti e raccolti in Maria; ma in grado eminente, cioè regale, perché doveva essere Regina dei profeti, patriarchi, apostoli, martiri, confessori, vergini, di tutti gli angeli e santi. Dante, il teologo poeta, l'esprime in brevi parole:
(Maria) «In te s'aduna - quantunque in creatura è di bontade».
In Maria vi furono i più ricchi tesori della sapienza e della scienza. I teologi distinguono tre sorta di scienza: la scienza acquisita, che è naturale all'uomo; la scienza infusa, naturale agli angeli e la scienza beatifica, naturale a Dio.
a) Scienza beatifica. I teologi, seguendo le orme di sant'Agostino, ammettono comunemente che a Mosè e a san Paolo sia stata concessa, in alcuni momenti della loro vita, la scienza beatifica. «Mosè e san Paolo dovettero giustamente usufruire della scienza beatifica - dice san Tommaso (2, 2, q. 173, a. 3) - perché Mosè fu il primo dottore degli Ebrei e san Paolo il primo dottore delle genti». Ma se si ammette che Mosè e san Paolo ebbero, per qualche tempo, la scienza infusa, perché dovevano essere i primi dottori rispettivamente degli ebrei e dei gentili, tanto più ciò si deve dire di Maria SS.ma, la quale è «Apostolorum doctrix et Ecclesia Magistra» (Leone XIII, Enc. Adiutricem populi).
Inoltre è vero che san Paolo fu il dottore delle genti, ma la qualifica di dottore e maestra dei fedeli va assegnata, in modo speciale, a Maria SS.ma perché «Paulus vas electionis, Virgo vero Maria fuit vas divinitatis» (S. Bernardino da Siena).
Maria SS.ma dovette godere di questo grande privilegio specialmente in tre circostanze della sua vita: nell'Annunciazione, nella Nascita di Gesù e nella Risurrezione di Cristo.
b) Scienza infusa. Ebbe certamente la scienza infusa durante tutta la sua vita, perché se tale scienza fu concessa ad alcuni profeti e santi, tanto più doveva essere concessa alla Regina dei Profeti e dei Santi.
L'estensione di tale scienza dovette essere amplissima, superiore, cioè, a quella concessa da Dio ad Adamo nel Paradiso terrestre.
In conseguenza della scienza infusa, Maria santissima poté conoscere tutte quelle verità naturali che erano indispensabili per l'intelligenza della Sacra Scrittura; ma specialmente dovette avere una chiara ed ampia cognizione delle verità soprannaturali.
Sant'Anselmo, a questo riguardo, afferma: «Cristo, secondo l'Apostolo, è sapienza e potenza di Dio e in lui vi sono tutti i tesori nascosti della sapienza e della scienza di Dio. Ma Cristo è in Maria. Perciò la sapienza e potenza di Dio e tutti i tesori nascosti della scienza e della sapienza sono in Maria» (Homil. in: Intravit in quoddam castellum).
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c) Scienza acquisita. Alle due scienze suddette va aggiunta quella acquisita che dovette essere assai ragguardevole se si pensa al lungo periodo di vita trascorso nell'intimità con Gesù.
«Legis scientiam et prophetarum vaticinia, quotidiana meditatione, Maria cognoverat», afferma Origene (Hom. 6, in Lucam).
Dotata di particolare intelligenza, assidua alla Sinagoga, lettrice devota della Scrittura, convivenza familiare per tanti anni con Gesù Cristo, abituata a ricordare e riflettere, come attesta il Vangelo, crebbe di giorno in giorno nella sua sapienza. Lo provano le parole registrate nel Vangelo: due volte parlò con l'Arcangelo Gabriele, due volte con S. Elisabetta, due volte con Gesù, una volta alle nozze di Cana con i servi. Ed ogni parola mostra l'altissima sapienza.
CONCLUSIONE
Tre applicazioni
La Famiglia paolina ha la missione di far conoscere, imitare, vivere Gesù Cristo in quanto Maestro; compirà santamente questa privilegiata missione facendo conoscere, amare, pregare Maria Maestra: dedit orbi Magistrum Jesum, qui est benedictus fructus ventris sui.
Il Magistero paolino sarà immensamente più efficace se ispirato, guidato, confortato da Maria: Ipsa duce non fatigaris. Nessuno vorrà privarsi di un così grande aiuto.
Il Discepolato paolino va tutto innestato in Maria che formerà Gesù Cristo in ogni aspirante: ciò significa diventare cristiani, apostoli, santi.
II.
Ogni maestro vero e completo ha in Maria luce, esempio, protezione, conforto. Vi sono legami preziosi tra Maria e ogni cristiano; ma i legami che corrono tra Maria e il maestro superano assai i legami comuni; tanto più se si tratta di un maestro formatore di religiosi e sacerdoti.
Per intenderli occorre conoscere la «parte» che ebbe Maria nell'opera della Redenzione: e che ora ha nell'applicazione della Redenzione stessa in ogni tempo.
Maria fu Discepola; poi Maestra.
Fu discepola: la più diligente ed intelligente di ogni creatura; colei che, fornita della mente più alta, esentata dal peccato originale, da l'errore e distrazioni, rimase sempre sotto l'azione del Sole di luce: «erat lux vera quae illuminat omnem hominem».
In particolare Ella fu alunna prima dell'Incarnazione, durante la vita privata di Gesù; e durante la vita pubblica.
PRIMA DELL'INCARNAZIONE DEL FIGLIO DI DIO
Lo Spirito Santo, sempre inabitante nella sua anima, fu il suo Maestro: «dux ejus fuit».
Raggiunse la conoscenza più intima della dottrina e della perfezione insegnata nei libri dell'Antico Testamento, e la visse intieramente.
Il Magnificat prova quanto la conosceva, la viveva e l'usava nel pregare, nel misurare parole registrate dai Vangeli: sette volte parlò; ma la sua conoscenza e l'uso che faceva risultano specialmente dal Magnificat. È tutto intessuto di testi e allusioni scritturali prese dall'Antico Testamento. Viene presentato dagli Autori più distinti di oggi.
Ecco i principali confronti tra il Magnificat (tradotto secondo il greco di Luca) e vari passi dell'Antico Testamento (tradotti secondo il greco dei Settanta, conosciuto da Luca: questa versione differisce talvolta dall'ebraico seguito generalmente nelle traduzioni).
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NUOVO TESTAMENTO
MAGNIFICAT
(LUCA I, 46-55)
46. La mia anima esalta il Signore
47. e il mio spirito trasalisce di gioia in Dio mio salvatore
48. perché egli ha gettato gli occhi sulla bassezza della sua serva. Sì, ormai tutte le generazioni mi diranno beata.
49. Perché l'Onnipotente ha fatto per me delle grandi cose Santo è il suo nome
50. e la sua misericordia (s'estende) di generazione in generazione su coloro che lo temono.
51. Egli ha dispiegato la forza del suo braccio, egli ha disperso gli uomini dal cuore superbo.
52. Egli ha rovesciato i potenti dai loro troni ed elevato gli umili.
53. Egli ha saziato di beni gli affamati e rinviato i ricchi a mani vuote.
54. Egli ha preso Israele suo servo ricordandosi della sua misericordia.
55. Come aveva promesso ai nostri Padri a favore di Abramo e della sua discendenza per sempre.
ANTICO TESTAMENTO
(Vers. greca dei Settanta)
Il mio cuore trasalisce di gioia nel Signore
la mia forza è stata elevata nel mio Dio (Cantico d'Anna, I Sam. 2.1).
...Degnati di gettare gli occhi sulla bassezza della tua serva (I Sam. 1,11). Beata sono io poiché tutte le donne mi dicono beata (Gn 30,13).
Egli ha fatto per te (Israele) delle grandi cose (Dt. 10,21)
Santo è il suo nome (Sal. 111, ebr. 111,9)
La misericordia del Signore (s'estende) di età in età su coloro che lo temono (Sal. 102, ebr. 103,17).
Tu schiaccerai... il superbo e, con il tuo braccio potente, disperderai i tuoi nemici (Sal. 88, ebr. 89, 11).
Il Signore rovescia i troni dei principi... e pianta gli umili al loro posto (Eccles. 10, 14-15, secondo i Settanta).
Egli ha saziato di beni l'anima affamata (Sal. 106, ebr. 107, 9).
I ricchi hanno fame e mendicano (Sal. 33, ebr. 34,11)
Tu Israele, mio servo che ho scelto (a‚ntelabovvvmhn) (Is. 41,8)
Egli si è ricordato della sua misericordia (Sal. 97, ebr. 98,3)
Tu darai la misericordia ad Abramo Come lo hai giurato ai nostri Padri (Mich. 7,20) a Davide e alla sua discendenza per sempre (II Sam. 22,51).
Fatto caratteristico, il punto di partenza del Magnificat è ispirato dalle preghiere di Anna che chiede a Dio di concederle un figlio (I Sam. 1, 11) e ringrazia per la nascita di Samuele (II, 1-10): questo cantico è la principale fonte d'ispirazione del Magnificat. Vengono in seguito le parole di ringraziamento di Lia per la nascita di Aser (Gn. 30, 13). Il parto verginale di Maria appare come il prolungamento e l'apogeo delle nascite liete e miracolose concesse da Dio nell'Antico Testamento (Lc. 1, 37 e Gn. 18, 14: Sara; Lc. 1, 24-31 e Isaia 7, 14).
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FU DISCEPOLA DI GESÙ NELLA VITA PRIVATA
Penetrò i segreti misteri dell'Incarnazione e Redenzione.
Nella familiare convivenza di trent'anni con Gesù apprese tutto lo spirito del Nuovo Testamento, che Gesù prima riprodusse in sé, nella sua santità, «coepit facere», attendendo l'ora del «docere». A Maria fu facile passare dalla pedagogia e scuola dell'Antico Testamento alla pedagogia e scuola del Nuovo Testamento, alla scuola del Figlio maestro. Ciò che allora era stato insegnato, ora lo vedeva vissuto in Gesù, ciò che era stato predetto ora diventava realtà sotto i suoi occhi.
L'Annunciazione fu grande rivelazione; vi è un mondo di cose da imparare in quel fatto; e quanti sono i commenti! Vi si può costruire un vero trattato.
Ugualmente sulla visita di Maria a S. Elisabetta, sul Natale di Gesù, sulla Presentazione di Gesù al Tempio, sulla vita nascosta a Nazaret. Gesù viveva in sé la futura Chiesa, la perfezione più alta, le comunicazioni celesti.
Maria vedeva, ricordava, meditava. San Luca (2, 19) nota che ascoltando quanto di meraviglioso avevano detto i pastori al presepio «Maria conservava tutte quelle parole e le meditava nel suo cuore».
Poi di nuovo san Luca (2, 51) scrive che dopo il ritrovamento di Gesù al Tempio, Maria «conservava tutte le parole meditandole nel suo cuore».
Il Patsch scrive: «Gesù avendo ereditato dalla illibata Genitrice, anche Lei immune dal peccato, ottime qualità, sarà assomigliato molto alla Madre, e nel carattere e nei tratti somatici: Madre e Figlio si sono scambievolmente donato qualcosa del loro essere...».
Assieme a Gesù anche Maria è cresciuta spiritualmente e si è arricchita nell'anima e fortificata nella virtù. Il Padre celeste lo avrà osservato con gioia e se ne sarà compiaciuto, ed avrà rivolto anche a Maria il suo sguardo pieno di benedizioni. Le loro due anime si trovavano e si sentivano unite nell'amore di Dio.
Uno spesso velo nasconde ai nostri occhi i diciotto anni che trascorsero sino a che Gesù iniziò la sua vita pubblica. In tutti questi anni Egli passò dalla giovinezza alla maturità, esercitò il mestiere del falegname e si guadagnò la stima dei suoi concittadini, però nessuno di loro immaginò il suo vero essere. «In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete», diceva il Battista (Gv. l, 26). Solo Maria e Giuseppe sapevano chi Egli fosse, ma tacevano e attendevano sino a quando sarebbe piaciuto a Dio di mostrare apertamente il Salvatore.
Non vogliamo tentare di sollevare il velo che copre questi diciotto anni, dai dodici ai trent'anni di Gesù, pieni di mistero; non potremmo riuscirvi. Non è possibile guardare in tale profondità. In quegli anni felici, nella più perfetta intimità col suo Figlio, Maria crebbe spiritualmente e raggiunse la perfezione più sublime. Quello che Gesù dirà più tardi nei suoi discorsi, è stato spesso materia di conversazione nella Sacra Famiglia. In sua Madre Gesù trovò la prima e più dolce scolara. Se noi «tutto abbiamo ricevuto dalla pienezza di Lui» (Gv. l, 16), se Egli per noi tutti «dice le parole di Dio» e se «lo Spirito Santo dona senza misura» (Gv. 3, 34), tanto più Maria che stava vicino alla sorgente e teneva nelle sue mani il vaso prezioso della sua anima, pronto a ricevere l'acqua zampillante in vita eterna, sarà stata arricchita della pienezza della grazia.
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DURANTE LA VITA PUBBLICA
Il Vangelo riferisce che Maria intervenne alle nozze di Cana; e che là vennero pure Gesù e i suoi primi discepoli. Per intercessione di Maria, Gesù cambiò l'acqua in vino. Il prodigio viene seguito dall'Evangelista Giovanni (II, 11) con queste parole: «Questo fu il principio dei miracoli di Gesù in Cana di Galilea: Gesù mostrò il Suo potere e credettero in Lui i Suoi discepoli». In qualche modo si può dire che Maria fece anticipare l'ora di Gesù Cristo, l'ora di manifestarsi, l'ora in cui credettero i discepoli; l'ora dell'inizio della vita pubblica.
Il Patsch scrive: «I Vangeli ci dànno indicazioni sufficienti per convincerci che Maria accompagnò Gesù per gran parte del tempo nella vita pubblica. Maria ha preso parte intimamente ed attivamente agli avvenimenti; di molti fu testimone oculare, di altri venne a conoscenza attraverso i Discepoli... Ella è stata la più attenta ascoltatrice dei discorsi di Gesù.
Si spiega da sé quale profonda impressione abbiano fatto in Maria i discorsi di Gesù, così pieni di forza e così profondi. Numerose donne accompagnavano e servivano Gesù e gli Apostoli; tra esse Maria era la più fedele, la più fervente nel praticare i consigli insegnati del Figlio; la miglior sua interprete».
Due osservazioni sono certamente da farsi: l) Maria fu la Discepola intelligente ed appassionata che accolse il messaggio divino di Gesù Cristo e lo tradusse nella Sua vita quotidiana, con impegno unico tra gli uomini; Maria apprese il Vangelo e la Rivelazione dalle labbra del Suo Figlio, indubbiamente illuminata dalla luce del Suo intimo Sposo, lo Spirito Santo. 2) Ella fu interprete fedelissima ed esattissima dell'insegnamento di Gesù, fin nei capitoli più alti e sublimi della dottrina che assaporò ed assorbì nella Sua anima e nella Sua affettività con pienezza totale; Maria al lume divino che brillava sempre nella Sua intelligenza poté intendere e credere ogni verità che scendeva ad illuminare la terra e gli uomini.
Maria seguiva or da vicino or da lontano; offriva i molti sacrifici della nuova vita, particolarmente quando si acuiva l'invidia e l'odio dei farisei contro Gesù; pregava per il compimento della missione di verità e grazia del suo Figlio.
MARIA MAESTRA A GESÙ
Gesù si fece in tutto simile a noi, eccetto che nel peccato. Volle comportarsi e ricevere tutto come ogni bambino dalla Madre e dal Padre putativo Giuseppe.
Vari Autori enumerano gli uffici di Maria verso il Figlio: lo vestì delle vesti naturali, lo nutrì col suo latte e col pane, frutto delle sue fatiche; lo portò sulle braccia, con Giuseppe lo salvò, esulando in Egitto, e lo riportò in Galilea; guidò i suoi primi passi; gl'insegnò le preghiere, come risultano dalla Scrittura; lo difese nei pericoli naturali; gl'insegnò a parlare con gli uomini; lo preparò all'immolazione; diede sepoltura alla Sua Salma.
Sant'Efrem riassume: «Rallegrati, Maria, che hai educato il Cristo» (Omelia 4, 11).
La procreazione è il fine materiale del matrimonio; la educazione è invece il fine spirituale; quella dà l'uomo, questa il cristiano, il santo.
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La prima maestra di qualsiasi bambino è la madre. Qui si trattava della Madre più fornita di doni che non tutte le madri; e si trattava di un Figlio-Dio, venuto come Salvatore del mondo. Tutto, dall'Annunciazione che doveva compiersi secondo le Profezie, preparare all'umanità il Maestro, la Vittima e il Sacerdote Maria comprese, illuminata dallo Spirito Santo, i disegni di Dio e vi cooperò con tutta la sua intelligenza e l'attività: a Betlemme, nella Presentazione al Tempio, nella vita nascosta, durante la vita pubblica e la passione.
Da notare ancora. Dopo che il Vangelo dice che Gesù era «subditus illis» viene aggiunto che Egli «cresceva in sapienza...». Questa scienza veniva da Lui acquistata con vero progresso, prontamente ed abbondantemente, per quanto vedeva ed ascoltava. Sebbene Egli fosse Figlio di Dio, ebbe una scienza sperimentale: per esempio «imparò da ciò che sofferse che cosa significhi obbedire» (Ad. Hebr. cap. V, 8). Prima conoscenza teorica, poi conoscenza sperimentale.
Ora Maria assunta al cielo si affissa con l'occhio e la mente nell'essenza divina, in una eterna beatitudine. Vede Dio e in Dio i misteri di grazia, tutte le creature, ognuno di noi in particolare. E là come Mediatrice universale, ha pure l'ufficio di distribuire la scienza: a chi vuole e quanto vuole.
MARIA MAESTRA NELLA CHIESA
Maria divenne la umilissima e ardente Maestra del messaggio evangelico che avrebbe voluto diffondere in tutto il mondo e partecipare agli uomini per renderli felici e salvi.
Agli Apostoli. Quando Gesù disse a Giovanni, prima di morire: «ecco tua Madre», lo disse perché da quel momento doveva avere inizio un compito nuovo e importantissimo per Maria, quello cioè di diventare Madre spirituale di tutti gli uomini.
Dopo la crocifissione di Gesù il collegio apostolico andò soggetto a una tremenda crisi. Ci voleva una persona che godesse la fiducia degli Apostoli, li radunasse attorno a sé e li istruisse. Tale persona era Maria. Ella li radunò nel Cenacolo e li preparò a ricevere lo Spirito Santo. Non solo, ma per tutto quel periodo di aspettativa, fu loro Maestra, perché li istruiva specialmente su un mistero che ancora non conoscevano, e cioè sul mistero dell'Incarnazione, e su tanti altri particolari della vita privata di Gesù che conosceva solo lei.
A tutti i cristiani. Nel Cenacolo anche Maria SS.ma ricevette lo Spirito Santo, nonostante lo avesse già ricevuto due volte: La prima volta lo ricevette nella sua Concezione Immacolata; la seconda quando divenne Madre di Gesù e la terza lo ricevette nel Cenacolo assieme agli Apostoli, affinché potesse diventare anche nostra Madre e Maestra.
Maria è primieramente Madre e Maestra di fede, perché quello che fece cogli Apostoli, nel burrascoso periodo successivo alla morte di Gesù, lo compie in tutte quelle circostanze della storia cristiana nelle quali la fede è seriamente intaccata. Gesù Cristo costituendola nostra Madre, ha voluto affidarle specialmente questa missione.
Quando l'errore minaccia di trascinare il mondo nell'apostasia, è allora che appare sensibile la protezione di Maria: «Cunctas haereses sola interemisti in universo mundo», canta la Chiesa.
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La lotta tra il serpente e la donna annunciata nel Paradiso terrestre, si perpetua, sotto mille forme, attraverso alle varie generazioni. Ma ad ogni nuova crisi attraversata dalla Chiesa, Maria contrappone la sua difesa, mostrandosi agli uomini specialmente come Maestra di verità e Madre della fede.
Le lotte e le vittorie di Maria, ai nostri tempi, si riassumono in due nomi: «Lourdes e Fatima».
Sant'Epifanio scrive salutando Maria: «Rallegrati, o Maria, Libro incompreso, che hai proposto a leggersi al mondo il Verbo, Figlio del Padre Celeste».
San Tarasio Vescovo le dice: «Rallegrati, o diletta Figlia del Padre Celeste, per cui Dio fu conosciuto fino agli estremi confini del mondo... Rallegrati, o Maria, perché risplendi più che la luce del sole».
Tre conclusioni
Il Discepolo può imparare dall'alunna Maria a lasciarsi umilmente formare dal Maestro che insegna, che precede, che ama, che prega per lui.
Il Maestro non metta mai fine al suo insegnamento ed a utilizzare i mezzi moderni più efficaci e rapidi per diffondere il messaggio divino.
Nella Chiesa tutti sono chiamati a qualche apostolato e tutti nella Cresima ricevono le grazie per compierlo: apostolato della preghiera, del buon esempio, della sofferenza, delle edizioni, delle vocazioni, ecc. Tutti possono contribuire all'edificazione del Corpo Mistico di Gesù Cristo.
III.
Il Maestro-educatore nel senso pieno è il Sacerdote in primo luogo; e l'opera sua è la più degna e meritoria quando l'educando-discepolo è chiamato alla virtù religiosa. In un caso e nell'altro è sempre il benefattore migliore, sebbene non sempre apprezzato, dell'umanità. La sua vita sarà piena di meriti; ed egli partendo per l'eternità avrà la consolazione di dire con S. Paolo: «La nostra lettera siete voi (Corinti) scritta nei nostri cuori, conosciuta e letta da tutti gli uomini, essendo ben noto che voi siete una lettera di Cristo, redatta da noi suoi ministri, e scritta non con l'inchiostro, ma con lo spirito di Dio vivente, non su tavole di pietra, ma su tavole che sono i vostri cuori di carne» (II Cor. III, 2).
Il Maestro dietro di sé lascia tanti altri «se stesso»; che potranno fare anche cose maggiori di lui. Egli compie pienamente il mandato di Gesù Cristo: Andate, fatemi discepoli: insegnando a fare quanto ho comandato; battezzate nel nome del Padre, del Figliuolo, dello Spirito Santo (che indica tutta la comunicazione delle grazie per mezzo dei Sacramenti).
Il Maestro-educatore compie, sia pur modestamente, nella formazione dei suoi discepoli, il ruolo di Maria in quanto Maestra.
a) Maria fu Maestra agli Apostoli; perché il mandato le venne da Gesù morente: «Donna, ecco il tuo figlio», indicando con l'occhio Giovanni, rappresentante anche degli altri Apostoli.
Occorre che il Maestro sia scelto e mandato dai Superiori: che, 1) devono riconoscere in lui le qualità necessarie, di studio, di virtù, di pietà, di zelo; 2) che assegnando essi l'ufficio ed accettandolo il sacerdote scelto, in spirito di obbedienza avrà la sicurezza che può contare su le grazie di ufficio.
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b) Maria guidava Gesù verso il compimento del volere del Padre Celeste; e nel Cenacolo incoraggiava gli Apostoli ad avere fede ed amore a Gesù, in attesa dello Spirito Santo promesso. I Maestri non hanno da far amare se stessi di amore umano; ma da farsi via per condurre a Gesù: in fede, in speranza, in carità, in dedizione, in apostolato. Un amore umano del discepolo verso il Maestro cade quando l'amor proprio e l'amore al mondo si fanno sentire più forti.
c) Maria era stimata e guardata nel Cenacolo dagli Apostoli come la Madre santissima di Gesù, che l'aveva seguito partecipando ai suoi dolori... Quando il Maestro è considerato come esemplare, sempre pronto a sacrificarsi nelle scuole, nella formazione umano-religiosa, apostolica... allorché chiederà sacrificio troverà corrispondenza; sarà il Maestro ricordato per un'intera vita in benedizione.
d) Il Maestro-educatore deve già avere una certa preparazione all'ufficio; ma deve vivere secondo la verità - umile: a) sentire il bisogno di perfezionarsi, guardando ai Maestri degni che l'hanno preceduto, dei quali i frutti dimostrano quale era la pianta; b) consigliarsi e vivere in dipendenza dai suoi Superiori; poiché è proprio del saggio il consigliarsi, dice la Scrittura; e perché egli ha pure dei Maestri Superiori, come in tutte le scuole del mondo vi è una gerarchia nell'insegnamento; e tanto più nella Chiesa ed in ogni Istituto, sino al Papa, il quale ha i limiti stabiliti da Gesù Cristo, ed al quale renderà conto del suo ufficio. «Siamo dispensatori dei beni di Dio. Si richiede che l'amministratore dei beni di Dio sia fedele» (1 Cor. IV, 2).
e) Maria si mantenne come alunna sino a quando chiuse la sua giornata terrena; sempre continuò le sue mirabili ascensioni, edificando, incoraggiando gli Apostoli, pregando per la Chiesa, vivendo sempre più la divina vita e perfezione del Maestro Divino Gesù.
Anche il Maestro, finché vive su la terra, è sempre lui stesso un discepolo di Gesù; ed intanto può esigere dagli alunni in quanto egli è docile alunno di Gesù e dimostra di dare non se stesso ma quanto ha ricevuto dal Signore.
Si richiede la pedagogia pastorale verso i giovani; perciò leggere e considerare che egli è uno, ma vi è chi lo ha preceduto e chi lo seguirà. Egli darà non una qualsiasi forma od userà qualsiasi metodo soggettivo; ma ciò che è tradizionale nell'Istituto. È quanto già si è mostrato più adatto a formare profondamente il Cristo negli Aspiranti. Così non si arresterà, né si devierà il corso del fiume che scorre nel suo alveo: formare il Paolino.
f) Inoltre il Maestro, pur non dicendolo a parole, ma precedendo tutti, tacitamente ed insensibilmente imprime nell'animo dei discepoli 1'«imitate me come io imito Gesù Cristo». Vivo così «ut daretur vobis forma», affinché possediate una forma; la forma Gesù Cristo.
g) Maria, pur tanto illuminata, fu solo e sempre l'interprete fedelissima di Gesù Cristo, nella sua vita, nel parlare agli Apostoli nel Cenacolo, nel ricordare agli Evangelisti episodi, particolarmente l'Annunciazione, l'Incarnazione, la visita a S. Elisabetta e quelli dell'infanzia di Gesù.
Predicare assai più Gesù; interpretare e proporre la sua parola, come Egli sapeva esporre, anche le più alte verità, in mirabile semplicità.
E tuttavia in modo da rendere cristiana la vita nel pensiero, nei sentimenti, nelle attività.
Buona l'invocazione: «Gesù Maestro, fatemi un maestro simile a Voi».
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h) Scegliersi Maria come Maestra e rappresentarcela nell'atto in cui Ella, tenendo la Bibbia in mano, viene seguita da Gesù con piena docilità. Invocarla come Maestra sapiente, santa, piena di grazia; chiedendo il suo spirito, il suo amore alle anime, in particolare ai piccoli. Imitarla nella sua paziente carità.
Il Maestro, comunque operi (dal Confessionale, dal pulpito dalla scuola, dalla redazione, dalla tecnica, dalla pellicola, ecc.), consacra il suo discepolo e lo affida a Maria Maestra; e consacra ed affida a Maria il suo magistero costituito di insegnamento, di esempio, di guida, di preghiera a Maria.
La consecrazione abbraccia quanto è indicato da S. Luigi Grignion de Montfort; e, di più, nella Congregazione nostra: la vita religiosa, l'apostolato, lo spirito paolino.
Iniziato così il magistero ed il discepolato, tutto si fa da Maria, per Maria, con Maria, in Maria.
a) Da Maria. Se un Sacerdote viene eletto a formare un gruppo di Aspiranti od anche un solo nuovo venuto, l'accoglie con il cuore di Maria quando accettò dal Signore l'ufficio di Maestra di Gesù. O meglio, come ai piedi della croce accolse il nuovo ufficio di Madre a Giovanni e in Lui a tutti gli Apostoli: con fede, con speranza, con cuore materno.
Gli Aspiranti sono figli di Maria: li riceve perciò da Maria. Maria li vuole pii, studiosi, santi, apostoli; ricevendoli da Maria sa che Ella assiste, guida, prega dal cielo per il Maestro e per i Discepoli.
Il Maestro considera i suoi alunni come figli spirituali, li ama, vi dedica tutte le forze; non disperde queste forze o il tempo in cose secondarie o inutili, in relazioni o notizie vane; vive di loro. Il suo riposo è un po' simile a quello di Gesù che vegliava mentre i discepoli dormivano. Non sa che sia vacanza. E quando vi sono più sacrifici pensa che Gesù Cristo ha predicato e dato l'esempio al suo collegio apostolico, ai suoi novizi, ma la grazia che dà la vita, la corrispondenza alla loro vocazione l'ha meritata col sacrificio di Sé: e Maria fu con lui sul Calvario, unita nello stesso sacrificio e preghiera. Seguirli sempre, come una Madre santa segue il Figlio. Solo chi sa immolarsi in mille piccole cose sarà buon maestro; poiché è servo dei suoi aspiranti; non li pretende perfetti, ma che abbiano buona volontà.
b) Per Maria: per suo onore ed amore. È di grande gloria a Dio ed a Gesù Cristo formare vocazioni. È andare incontro ai desideri di Maria prepararle dei figli buoni ed apostoli che predicheranno il Vangelo del Suo Divin Figlio e la faranno conoscere e pregare. È dare alle anime ed all'umanità dei salvatori, il sale della terra, la luce del mondo.
c) Con Maria. Il buon Maestro opera con Maria: con il soccorso della sua grazia; sente di cooperare a Lei ed al Suo Figlio Gesù. Nelle meditazioni, scuole, apostolato, assistenza, direzione: egli semina ed affida a Maria il germogliare, il crescere, il fruttificare. Anche nei casi difficili ha sempre ancora una speranza: Maria.
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Un buon Maestro metterà in attività tutte le sue doti e risorse, ricorrerà a consigli e libri, farà esperimenti e si donerà... tutto questo è necessario; ma è più necessario dare un'anima all'attività; cioè la grazia di Dio assicurata per mezzo di Maria.
Ella è la confidente degli educatori: le vicende, i risultati, gli insuccessi, le difficoltà frequenti nell'azione educativa, richiedono consigli, lumi, ispirazioni, conforto, stimolo: Maria come Madre spirituale degli uomini assolverà questo compito assistenziale ed integrativo.
Il Maestro ha una speciale protezione da Maria appunto perché come educatore forma l'alter Christus; ed imita Maria stessa compiendo il suo stesso ufficio di dare Gesù Cristo al mondo.
d) In Maria. Maria partecipa all'azione educativa in duplice funzione:
provveditrice di Maestri: la sua onnipotenza supplichevole presso il Figlio suo può suscitare Maestri fatti secondo Gesù Cristo Maestro: sapienti, esemplari, veri amatori delle vocazioni.
Dà la rettitudine delle intenzioni. Mettere le intenzioni di Maria significa fare nostre le sue stesse intenzioni quando nel silenzio di Nazareth cresceva il Salvatore dell'umanità, il Mediatore tra cielo e terra, la vittima propiziatrice; e mettere le intenzioni che ora dal cielo ha Maria sopra ciascuno degli Aspiranti. Essi prima che a noi appartengono a Dio ed a Maria: e Dio e Maria ce li mettono come tesori nelle nostre mani per prepararli alla vita eterna.
Maria non è solo la Regina in ogni casa; ma ne è la Maestra, sempre presente, sempre sollecita, sempre clementissima.
Risponde pienamente a tale pensiero quanto è stato pubblicato: «La devozione paolina alla Regina degli Apostoli ha una parte larga e insostituibile nella formazione umana e apostolica di ogni membro. Il posto che la forma della pietà paolina assegna alla Vergine Santa è ampio ed evidente.
Una delle prime sorprese per coloro che entrano in Congregazione è forse quella di dover iniziare e chiudere la giornata recitando cinquanta volte l'invocazione Vergine Maria, Madre di Gesù, fateci santi, recita che si svolge proprio durante le estreme operazioni del giorno, la levata e la messa a letto per il riposo. Identica meraviglia suscita senza dubbio la frequente e varia invocazione a Maria fatta da tutti ad alta voce nelle ore di apostolato, tra il fragore dei macchinari. Altra cosa davvero interessante, dal punto di vista mariano, è il veder muoversi i gruppi dei giovani in file silenziose, da un locale all'altro, tenendo in mano la corona e recitando il Rosario anche in questi minimi intervalli di tempo. Sono indici di una pietà mariana profondamente voluta, e che permea di sé la giornata paolina, creando un'atmosfera tipica in cui la devozione a Maria è sentita in una misura eccezionale.
La cosa ha un profondo valore teologico e una notevole efficacia pedagogica. Gesù Maestro ci è stato dato da Maria Vergine: ed è perciò solo in una atmosfera chiaramente mariana che si otterrà quell'intimo contatto col Maestro Divino che è lo scopo fondamentale della nostra vita.
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Realmente è stato inteso così quando è stata inculcata senza requie la devozione alla Vergine Santa. E il pensiero del Primo Maestro si è espresso ora in forma sensibilissima nel tempio alla Regina degli Apostoli in Roma, consacrato a conclusione dell'anno mariano.
Questo Santuario, intitolato alla Regina degli Apostoli, sorge al centro delle case paoline e viene a costituire il cuore di tutta l'istituzione. Le varie famiglie residenti a Roma vi si portano lungo tutta la giornata e anche nelle ore notturne, nella meravigliosa cripta, per il contatto vitale con il Maestro vivente nel Tabernacolo. La realtà simpaticissima è questa: le famiglie paoline vanno a ricevere Gesù, nel Santuario, dal seno della Vergine Madre.
Quel capolavoro architettonico che è il Santuario alla Regina degli Apostoli crea infatti uno splendido ambiente mariano. Il Tabernacolo dove siede il Maestro nasce su un altare da cui prende le mosse una solenne celebrazione artistica della Vergine: da un lato è la comparsa dell'Immacolata, in contrasto col peccato d'origine; dall'altro lato Maria emerge dalla creazione, primogenita ante omnem creaturam, quasi capolavoro del Creatore, quasi fiore dell'universo: un bel fiore scolpito vicino alla Vergine sottolinea infatti questo pensiero. Dal fiore il frutto: nel Tabernacolo troviamo infatti il frutto del seno della Vergine, Gesù, il formatore degli uomini.
Ora il compito della Vergine-Madre è quello di far nascere e formare gradualmente Gesù anche in tutti coloro che devono «rendersi conformi alla immagine del suo Figlio». Maria ci sta dinnanzi come Madre e Maestra, per darci saggio meraviglioso di come si diventa veri «discepoli» di Cristo, e per guidarci a costruire la persona sulla forma del Verbo.
Maria infatti è l'esemplare supremo del discepolato, come ci afferma chiaramente S. Agostino: Per Maria valse di più l'essere discepola di Cristo che non l'esserne Madre; fu per lei cosa più felice l'esserne discepola che Madre. Per questo Maria era beata, perché anche prima di dare alla luce, aveva portato nel suo seno il Maestro.
È un pensiero a cui S. Bernardo darà ampio svolgimento, per guidarci a studiare le mirabili disposizioni della discepola perfetta dell'Altissimo.
Esemplare perfetto del discepolato Maria diviene l'esemplare perfetto del magistero accanto ai suo Figlio Gesù. C'è un vivo rapporto tra Maria SS.ma e il Maestro dell'umanità. Divenuta Madre di Cristo, dopo esserne stata la discepola perfettissima, ella è divenuta a sua volta Maestra di Cristo, secondo la bella espressione di S. Efrem: Ave, o Maria, che hai educato il Cristo datore della vita, il Cristo misericordiosissimo creatore di ogni cosa, il dolcissimo Signore nostro Gesù, educatore e formatore di tutto il modo.
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Nella storia pedagogica universale non v'è nulla di più bello che questa reciprocanza divino-umana, per cui l'eterno Maestro si è formata la Madre, mirabile discepola, onde ella potesse educarlo alla forma umana, in cui avrebbe dovuto mostrarsi Maestro perfetto degli uomini.
È per questo che si va a Gesù Maestro attraverso Maria, la vera Maestra della umanità, in quanto educatrice di Gesù. Di qui la creazione di un caldo ambiente mariano nel quale si fosse perfettamente disposti all'incontro con Gesù Cristo» (Don Roatta - Gesù Maestro).
CONCLUSIONE
Non è sufficiente che il Maestro dia ed operi da Maria, per Maria, con Maria, in Maria; è necessario che il Discepolo prenda e assimili a sé da Maria, per Maria, con Maria, in Maria. Illuminati, guidati, sostenuti, Maestro e Discepolo, da Maria in un'intimità di fede e di amore il risultato sarà assai migliore: la percentuale di riuscite sarà assai più alta.
(Verrà trattato in altro numero)
Grande e necessario mezzo è la dedizione spirituale, secondo l'indirizzo dato nell'articolo seguente. Completa «il Sacramento della Confessione». E sono due incontri intimi e decisivi fra Maestro e Discepolo nella formazione.
Sac. AlberioneLA DIREZIONE SPIRITUALEDal Catechismo proposto per la Chiesa Universale:
1. Che cos'è la direzione spirituale?
Dicesi direzione spirituale il dare ed anche il ricevere norme di condotta del tutto concrete e adatte allo stato d'animo di colui al quale si rivolgono.
2. Quale differenza c'è tra la confessione e la direzione spirituale?
Tra la confessione e la direzione spirituale c'è questa differenza, che la confessione tocca solo l'accusa delle colpe; mentre la direzione spirituale risale alla causa dei peccati per trovare i veri rimedi che impediscono il progresso spirituale.
3. È utile la direzione spirituale?
La direzione spirituale è utilissima per progredire con sicurezza nelle virtù e per non cadere con facilità in illusioni sul proprio conto senza una buona guida.
4.
Chi è il direttore spirituale?
Il direttore spirituale è quel Sacerdote che aiuta le anime a progredire nella vita della perfezione, e al quale, a questo scopo, si manifestano i segreti della coscienza buoni e cattivi.
5. Che cosa deve fare il direttore spirituale?
Il direttore spirituale deve conoscere intimamente l'anima che si è affidata alle sue cure per dirigerla secondo i disegni di Dio.
6. Che cosa deve conoscere della nostra anima il direttore spirituale?Il direttore spirituale deve conoscere della nostra anima le inclinazioni, il temperamento, il carattere, le abitudini contratte, le tentazioni, le imprudenze e soprattutto il grado di volontà.
7. Chi dobbiamo scegliere per direttore spirituale?
Per direttore spirituale dobbiamo scegliere un sacerdote di vita interiore, prudente ed esperto nella direzione delle anime.
8. È opportuno che il direttore spirituale sia il confessore stesso?È molto opportuno che il direttore spirituale sia il confessore stesso, perché può meglio conoscerci e dirigerci.
9. Quali obblighi abbiamo verso il direttore spirituale?
Verso il direttore spirituale abbiamo l'obbligo di aprirgli con
sincerità l'anima nostra, di pregare il Signore perché lo illumini e di seguire con
docilità i suoi consigli.
AUGURI!
Preghiere a Maria, Madre del Bambino Gesù «factus ex muliere»: affinché, per la sua materna intercessione, tutti accogliamo il divino messaggio del presepio:
«Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini di buona volontà»
Primo Maestro
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