Mentre egli sbuffava dall'odio contro Gesù e la Chiesa, e sognava catture e sangue, d'un tratto una luce intensa lampeggia avanti ai suoi occhi una luce più intensa della solare, ed in quella luce egli vede la figura luminosa d'un uomo crocifisso, col corpo trasfigurato, raggiante, e le cicatrici gloriose alle mani, ai piedi e nel costato. Le labbra del Crocifisso si muovono, ed una voce dolce, dolce gli domanda con paterno rimprovero:
– Saulo, Saulo, perché mi perseguiti? –
Saulo comprende. Quel Crocifisso è Lui! Lui, Gesù di Nazareth, che egli ha tanto odiato, che ha perseguitato nei suoi seguaci, che ha bestemmiato tanto! Gesù gli appare vivo, glorioso, in un mare di luce. È dunque vero che è risorto, che vive, che è il Messia! Ma se è il Messia lo deve adorare! La sua anima è nobile, è innamorata della verità. Non è più ebreo, è convertito, è cristiano; crede, ama... adora.
Si prostra perciò bocconi a terra e chiede, per accertarsi che quello è realmente Gesù:
– Chi sei tu, o Signore?
Cui il Crocifisso:
– Io sono Gesù che tu perseguiti. Ma ora sarebbe duro per te il ricalcitrare al pungolo. –
Paolo, lo si disse, non è più ebreo, che odia Gesù; è già convertito; crede in Gesù; sente di amarlo tanto, tanto, quanto lo aveva odiato e pieno di umiltà e di entusiasmo, avido di rimediare al male fatto e di servire a Gesù, domandò:
– Signore, che vuoi che io faccia? –
Cui Gesù:
– Levati su e sta ritto sui tuoi piedi, poiché ti sono apparso per questo: costituirti ministro e testimonio delle cose che hai visto e di quelle, per le quali ti apparirò: traendoti fuori di mezzo a questo popolo e ai gentili, tra i quali ti mando adesso ad aprire i loro occhi, affinché passino dalle tenebre alla luce e dal potere di Satana a Dio, e ricevano per la fede in me la remissione dei peccati e la vita eterna.
Gesù poi gl'impose di recarsi a Damasco, dove gli sarebbe stato detto ciò che doveva fare.
L'apparizione sparisce. Paolo si alza, ma si trova cieco. La cecità del corpo è un'immagine della cecità della spirito, nella quale egli si era trovato fino allora. Brancola colle mani, incapace di precedere da solo.
I compagni, che hanno inteso la voce di Paolo, ma non hanno veduto la visione non sanno come spiegarsi né il suo antico comportamento né la sua attuale cecità, e lo conducono a mano a Damasco.
Egli entra convertito, cristiano nel cuore, nella città, nella quale voleva entrare come nemico della Chiesa e suo persecutore; entra con una grande fede nella mente, con un infinito dolore nel cuore per la sua vita passata, così piena di odio a Gesù, con un amore infinito verso Colui, che tanto amorevolmente gli era apparso, deciso di mutar vita, di rimediare al passato, di condurre molte anime a Gesù.
Scende in una casa della via retta, che tuttora attraversa Damasco, da un suo amico, di nome Giuda, che egli credeva ebreo fanatico, ma che viceversa è cristiano e passa colà tre giorni di orazione e digiuno, senza nulla vedere; cieco nel corpo, ma, oh, quanto veggente nello spirito.
Continua.