Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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Anno V. - N. 1. - 23 Gennaio 1923 - Bollettino mensile. - Conto corrente colla posta.



UNIONE COOPERATORI
BUONA STAMPA


Pia Società San Paolo - Alba


OPUS FAC EVANGELISTAE (II TIM. IV)




Ai Cooperatori e Amici

Nell’anno ora incominciato il Signore sia con tutti noi ricco di misericordia, come lo fu con i santi e specialmente con gli Apostoli. Che possiamo un poco promuovere la gloria di Dio! che possiamo accordarci di più a Lui colla fede e con l’amore! che possiamo colla B. Stampa rischiarare alle anime il sentiero della salute, aiutare il sacerdote predicante allo stabilimento della pace di Cristo nel regno di Cristo.
L’uomo non vive di solo pane, perché non ha soltanto il corpo; vive specialmente della verità di Dio, giacché in lui è un anima spirituale. E la società presente se versa in molte necessità materiali, ha bisogno specialmente di fede e di amore.
Fede! perché troppo ancora aveva dimenticato di dove viene e dove va, cioè i destini eterni dell’uomo. Amore perché abbiamo vissuti troppi anni di egoismi internazionali, sociali, individuali. La fede e l’amore sono la pace di Cristo nel regno di Cristo.
E mille volte benedetti i passi di chi predica questa pace! esclama S. Paolo. Parole queste che devono riempire di gioia i cuori dei Cooperatori, Amici, Scrittori, Propagatori della Stampa Buona. Benedette le vostre fatiche, i vostri sacrifizi, le vostre pene, le vostre sante industrie! Benedette nel tempo e più benedette per l’eternità.
Il lavoro è ancora immenso; all’appello evangelico non mancherà la Messe.
Occorre una santa unione di preghiere perché il Signore moltiplichi le vocazioni alla Stampa Buona.
Occorrono anime, che, ispirate dalla più viva fede e piene dell’amore di Gesù, sentano il bisogno di scrivere, diffondere, dare alla Stampa Buona.
Occorrono particolarmente sacrifizi, perché ogni apostolato vive del sacrificio e si mantiene quando è innaffiato col sangue e vien nutrito di mortificazione.
Il Signore sia con voi! l’augurio ve lo faccio mentre innalzo il calice del Sangue di Gesù nelle mani, ed i cari membri della Pia Società S. Paolo con tutti gli alunni ripetono «date, o Signore, la vita eterna a tutti coloro che ci fanno del bene pel vostro santo nome».
Alba, 1 gennaio 1923

Sac. Alberione Giacomo.


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Indulgenze e privilegi per i Cooperatori B. Stampa


Il Santo Padre, volendo dare alla Pia Società S. Paolo un attestato speciale della propria sovrana benevolenza, si è degnato schiudere il tesoro della Chiesa e concedette in data 8 gennaio cor. ai membri della Pia Società ed a tutti i Cooperatori della Buona Stampa i seguenti favori spirituali.

Indulgenze

PLENARIE. Alle solite condizioni, (Confessione, comunione, preghiera secondo l'intenzioni del Papa) nelle seguenti feste ed in uno dei sette giorni immediatamente successivi:
a) Nelle feste del Signore: Natale, Epifania, Pasqua, Ascensione, Corpus Domini, Giovedì e Sabato Santo.
b) Nella festa della Pentecoste.
c) Nelle feste della Madonna: Immacolata Concezione di Maria; Assunzione.
d) Nel giorno della festa di S. Giuseppe (19 marzo) e nella solennità del suo Patrocinio (3.a dom. di Pasqua).
e) Nella festa di Ognissanti.
f) Nella festa della Conversione di San Paolo (25 gennaio) e nella sua Commemorazione (30 giugno).
g) In tutte le feste degli Apostoli.
h) Nella festa di S. Francesco di Sales.

UNA SPECIALE INDULGENZA plenaria viene concessa ogni qual volta i membri e Cooperatori faranno un'ora di adorazione avanti al Santissimo Sacramento e pregheranno secondo l'intenzione della Pia Società.

INDULGENZA PLENARIA IN ARTICULO MORTIS ai membri e cooperatori, che confessati e comunicati o almeno contriti diranno devotamente colle labbra o col cuore il santo nome di Gesù, ed accetteranno pazientemente la morte dalle mani del Signore in pena dei propri peccati.

PARZIALE di cento giorni da lucrarsi dai Membri e dai cooperatori, ogni qual volta diranno, col cuore contrito, qualche preghiera, secondo il fine della Pia Società, o presteranno un qualche aiuto: (lavoro, elemosina, offerte).

Privilegi

Tutti i sacerdoti, membri e cooperatori, potranno benedire con il solo segno di croce, e col permesso del Vescovo diocesano:
a) fuor di Roma, privatamente sempre, in forma pubblica invece soltanto nell'Avvento e Quaresima e durante le Missioni o i santi esercizi, corone, rosari, croci, crocifissi, piccole statue e medaglie ed applicare loro le indulgenze apostoliche e ai rosari, anche quelle di santa Brigida.
b) Corone del S. Rosario, applicando loro l'indulgenza di 300 giorni per ogni Pater e Ave, anche non recitando il rosario.
Tutti i sacerdoti, membri o cooperatori, quattro volte alla settimana, hanno il privilegio dell'Altare privilegiato. S. E. Mons. Vescovo diocesano permette a tutti i sacerdoti della sua diocesi, che fos-sero nostri cooperatori, l'esercizio di questi privilegi. I sacerdoti, nelle altre diocesi, ne devono chiedere licenza ai loro Vescovi.
Il decreto, è molto chiaro: ci permettiamo un unico rilievo e un'unica postilla. Due indulgenze ci tornano particolarmente gradite, e riusciranno particolarmente efficaci:
L'indulgenza plenaria annessa all'ora di adorazione per la Buona Stampa; e l'indulgenza parziale di 100 giorni.
L'ora di adorazione per la Buona Stampa l'abbiamo raccomandata tante volte con insistenza: la propaganda per la buona Stampa avrà efficacia, se si fonda su Gesù Salvatore: la S. Sede sanziona questa pratica e l'arricchisce dei tesori della Chiesa. Tutte le volte che i Sacerdoti cooperatori della Buona Stampa, o i fedeli, faranno l'ora di adorazione per la buona Stampa, pubblica o privata, guadagneranno l'indulgenza plenaria.
Un'altra fonte di immenso guadagno spirituale è l'indulgenza parziale: ogni volta che i nostri cooperatori reciteranno una preghiera per la Buona Stampa o faranno per la buona Stampa un'elemosina, una offerta di lavoro, porteranno un bollettino, impresteranno un giornale buono o lo distribuiranno alle famiglie, guadagneranno 100 giorni di indulgenza.
Tutte queste indulgenze sono applicabili alle anime del Purgatorio.
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La Messa dell'apostolato

Due Missionari di America sfiniti, ributtati, perseguitati, s'erano fermati ai piedi di un tronco d'albero: erano esauriti di forze, non possedevano più un pane, i pochissimi soldi li avevano spesi in una piccola boccetta di vino bianco.
Era il giorno dell'Assunta. I due Missionari distesi al suolo, divorati dalla febbre e dagli insetti, si dissero:
— Noi morremo qui! Uno di noi faccia uno sforzo, celebri un'ultima Messa: egli comunicherà l'altro. —
Toccò al più anziano celebrare... e offerse, morente, la Vittima per sé e per il fratello morente. La Messa durò tre ore... il celebrante si ripigliò venti volte.
Finalmente poté dare la Comunione all'agonizzante. Pochi minuti dopo il giovane spirava. L'anziano lo baciò e lo benedisse col segno della croce.
Dio aveva vinto.
Alcuni passanti videro il caso pietoso: il Missionario sopravvivente fu salvato dalla morte. I persecutori di prima gli si fecero d'attorno. Sul sepolcro del Missionario morto, nel luogo di quella ultima Messa sorge ora un Altare, ed attorno all'altare una grande Chiesa cristiana, ed attorno alla Chiesa fiorisce una cristianità fiorentissima, e il primo Vescovo di questa cristianità fu il Missionario celebrante e superstite...

Il più grande convertito

È di speciale vantaggio per il credente studiare la storia delle grandi conversioni, per ammirare le vie colle quali il Signore giunse a qualche anima, per apprendere da un tale studio molte cose vantaggiose per il proprio profitto spirituale.
S. Paolo era un ebreo, pieno di entusiasmo per le glorie del suo popolo: anima nobile e retta, pura di costumi in mezzo ad una società corrotta, egli adorava Dio con semplicità di cuore e sospirava la venuta del Messia; però di un Messia terreno, glorioso e potente, e perciò odiava Gesù, che così poco corrispondeva ai suoi ideali messianici, era l'uomo dei dolori, il martire del Golgota, morto di croce ed aveva voluto estendere la salvezza a tutta la umanità.
Perché odiava Gesù ne perseguitava i seguaci. Ma il suo furore non era frutto di malizia, sibbene d'ignoranza. Non aveva conosciuto Gesù e viteggiava che gli era noto attraverso le calunnie dei sacerdoti, che egli rispettava. Bastò perciò che Gesù gli si mostrasse sulla via di Damasco nella gloria della sua, risurrezione, perché Paolo lo riconoscesse Dio e Messia, e diventasse suo, tutto suo; suo fedele adoratore, suo schiavo di amore, banditore della sua fede, suo apostolo, anzi l'apostolo dell'eccellenza, suo martire.
Paolo donò a Gesù la sua anima pura e casta, mutò l'odio in amore, e rimase costante al suo proposito fino al martirio.
Nobilissimo esempio di un'anima nobile e grande che può deviare, ma non devia perché odia la luce, ma perché non conobbe la luce: appena si fece luce ai suoi occhi, abbracciò Gesù ed il suo Vangelo, e camminò nella luce.
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Abbonatevi!

Molti cari amici anche lontani hanno già mandato l'abbonamento al Bollettino «Unione Cooperatori B. Stampa». Molti lo faranno ancora. Invitiamo questi cari amici a volerlo rinnovare al più presto. Sono sole L. 3, ed è un aiuto grande alla B. Stampa.
Tutti gli amici nostri i Cooperatori nostri, gli inscritti alle Mille messe, abbiano in casa un giornale cattolico; e, se non l'avessero finora procurato, son ancora in tempo. Il denaro speso per l'abbonamento al buon giornale è assai bene speso e nel giorno del rendiconto se ne sarà contenti.

La grande ora della B. Stampa

Nella lunga lista di offerte abbiamo registrato somme minime di cinque, due, una lira, di cinquanta centesimi e meno: e nomi di persone lontane, da paesi quasi inaccessibili, poveri e del popolo minuto. L'animo si è molte volte commosso e profondamente impressionato. Non ci stupisce che il piccolo popolo intenda la necessità della Stampa Buona: nel popolo fedele, divoto e semplice si fanno sentire i bisogni della Chiesa: ed il popolo semplice e fedele è stato in ogni tempo la base delle grandi riforme e delle grandi missioni. Ma il fatto ha un'eloquenza che conquide.
Queste piccole persone che un tempo comprendevano sì bene come si dovessero aiutare ospedali, orfanotrofi, costruzioni di Chiese. Ora intendono che bisogna pure occuparci della Stampa Buona, e, di propria iniziativa, aiutano, fanno sacrifizi, mandano offerte, offrono lavoro per la Buona Stampa colla coscienza di farsi molto del bene, e di fare molto del bene alle anime.
È una consolazione nella lotta dura e penosa contro il demonio che ha preso la forma di carta per rovinare le anime. È una conferma che questa è l'ora della Buona Stampa, e che la B. Stampa è il gran mezzo oggi, per farsi del bene, e per fare del bene. È una promessa che la Stampa Buona trionferà e l'esercito degli scrittori cattolici vincerà l'esercito degli scrittori cattivi a servizio dell'inferno e del demonio.

Benefattori!

Anche in questi giorni di crudo inverno abbiamo bisogno del vostro generoso e caritatevole aiuto; e saremo riconoscenti se in queste lunghe serate di inverno ci si desse una mano a rammendare calze, a riaggiustare biancheria. Il lavoro aumenta ogni giorno e non si può attendere a tutto. Sarà questa un'opera bene accetta a Dio.
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Nella Pia Società San Paolo


Sacre Ordinazioni

Questo titolo diventa ormai frequente nella cronaca della Pia Società San Paolo. Deo gratias! La missione della B. Stampa è eminentemente sacerdotale, e il bene che può fare un apostolo della Buona Stampa sacerdote è incalcolabile.
Nella solennità dell'Epifania hanno fatto il gran passo eterno: Mons. Vescovo Ven.mo ordinava suddiaconi i nostri Chierici Costa Giovanni Desiderio, Robaldo Giuseppe e Manera Alfredo.
Auguriamo loro la porzione grande di felicità che tocca alla generazione di quelli che cercano Dio. Il Chierico Costa Giovanni Desiderio, già dottore in scienze sociali, è il primo alunno della Scuola Tipografica: egli vi entrò la sera del 19 Agosto 1914.
Altri chierici studenti di teologia sono prossimi alla vetta del sacro monte: e tutto il pendio è sparso di anime belle che anelano la mèta del sacerdozio a servizio della divina missione della Buona Stampa.

La Novena di S. Paolo

L'Apostolo Paolo è certo la migliore conquistai del Salvatore. Il 25 gennaio è la festa della sua conversione. In Casa si celebrerà la domenica 28 con particolare solennità. Aspettiamo in questi giorni da S. Paolo grazie straordinarie; e saremo riconoscenti agli amici che pregheranno per noi il santo Protettore, Patrono e Padre. S. Paolo sa ben premiare la fiducia che si ripone nella sua intercessione.

Le vacanze di Natale

I giorni del Natale e di Capodanno i giovani li passarono qui, e non sentirono il distacco dalla famiglia, perché in Casa vivono tutta la vita e provano tutte le tenerezze della famiglia: furono egualmente allegri e, vogliamo dire più ancora. Si celebrarono le messe di mezzanotte, si fecero proiezioni, si cantò e si fu allegri.
Anche come esperimento, il sistema, almeno per la parte morale, si dimostra assai migliore che mandare per queste feste gli alunni alle famiglie: i giovani non perdono tempo e avvantaggiano assai nella formazione: né si rattristano, né perdono coraggio: tutta questione di metodo.

Gli esami

In principio di febbraio si daranno gli esami trimestrali e si manderanno i voti ai genitori.

Una visita

Il Sig. Cav. Domenico Pirozzi Sottoprefetto ci regalò una visita gradita: e s'interessò con bontà dei giovani, degli studi, del lavoro.

La vita dei giovani

Godono buona salute, sono prosperosi e salutano caramente i parenti. Lo spirito di Dio alleggia sulla Casa: i giovani si affezionano ai Superiori e alla Casa: e considerano le cose della Casa, come cose loro: sono messi a parte della responsabilità dei doveri, e se la assumono. Dio vi lavora lui, ed essi intendono la missione della Buona Stampa,
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s'entusiasmano per essa, e molti sospirano il giorno di potersi alla Casa formalmente e perpetuamente legare.
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Le Figlie di S. Paolo

La loro casa va pure completandosi: vuol dire che la Divina Provvidenza penserà a dar loro un nido più capace.
La nota ora dominante è il lavoro soprabbondante: sono troppo poche per le numerose mansioni loro riservate: troppe cose dovrebbero essere occupazione unicamente di loro: fossero 100; invece che 40, tutte troverebbero la funzione adatta per loro.
Ma la Divina Provvidenza le protegge: un buon numero di figlie adulte, già probande e novizie, tra poco aumenteranno il loro numero: un'eletta schiera di piccole guardano pure con invidia le maestre ed il bel giorno in cui le chiameranno sorelle.
Voglia il Signore conservarle nel santo proposito, nello spirito, e nella virtù della loro vocazione.
E grande è veramente la missione della Buona Stampa: assai grande, assai misericordioso, e assai potente è Iddio, che vuol servirsi, per le sue opere più grandi e più delicate, degli uomini e far apparire che lui solo è che opera.
Un fatto assai rilevante è la vocazione della figlia alla Buona Stampa: fino a ieri le giovani capivano assai bene le religiose a servizio dei malati, le religiose per gli Asili, le religiose per le missioni, e financo le religiose per l'istruzione: la vocazione alla B. Stampa è una specie di rivoluzione: ebbene, questa vocazione è sparsa da Dio; essa Viene intesa e seguita da maestre patentate, da ottime figlie del popolo, anche da paesi dove non esistono suore, e non è molto in fiore la Buona Stampa, chiedono di entrare nell'istituto delle
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Figlie di San Paolo, per consacrarsi alla Buona Stampa.
È l'ora della Buona Stampa!
Le alunne godono buona salute: avranno fra breve gli esami.
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Le mille sante Messe ogni anno
per i Cooperatori della Buona Stampa


La voce dei santi.

La Chiesa, nel Concilio Tridentino, esclama: Noi dobbiamo proclamarlo: è impossibile che i fedeli servi di Cristo, s’impieghino in qualsiasi altra azione, la cui eccellenza eguagli quella di questo tremendo Mistero dell’Altare!
Il Beato Curato d’Ars, predicava così: «Tutte le opere buone riunite assieme non equivalgono il Santo Sacrificio della messa, perché quelle sono opere degli uomini e la S. Messa è opera di Dio.

Il maestro è là...

Quando Marta annunziò a Maddalena che il Divin Maestro era venuto in casa loro e l’aspettava, Maddalena corse tutta ardente ai piedi di Gesù.
Il Divin Maestro è presente nella S. Messa sui nostri altari: vi scende ad ogni S. Messa, colle mano piene di grazie, col cuore pieno di tesori, e ci chiama. Se noi udissimo il suono della sua voce, se noi potessimo vedere cogli occhi la sua divina persona, lo potessimo contemplare grondante sulla croce, correremmo ai suoi piedi, rinunziando al sonno, al cibo ed a qualunque altra occupazione......
I primi cristiani d’un popolo appena convertito, finché non ebbero il missionario più presso facevano, per ascoltare una S. messa, 60 chilometri di cammino a piedi.
Noi con un sacrificio minimo possiamo partecipare al frutto di 1000 SS. Messe!
E questa è la meraviglia delle meraviglie che in ogni altare, ed a ogni S. Messa sia presente il Divin Maestro con tutta la sua potenza, con tutta la sua misericordia.

La preziosità di un dono

Il dono è Dio stesso che si offre per noi: il donatore è ancora Dio stesso: il Sacerdote principale della Messa è Cristo, che rinnova il Sacrificio della S. Croce e offre sé stesso! S. Gertrude in una meravigliosa rivelazione vide Nostro Signore che celebrava Egli stesso il Santo Sacrificio della S. Messa.
Maria Estella Harpain, una povera sarta di La Rochelle, vide pure un giorno, durante la S. Messa, Nostro Signore, al posto del celebrante che offriva con grande maestà a Dio la Vittima divina: e la Vittima era Lui! Un Dio che si offre a Dio! esclama ella, quale oblazione!... Due beati angeli lo servivano all’altare.
Soltanto io (rivelò Gesù a S. Matilde) comprendo appieno come io m’immolo ogni giorno sull’altare, per la salute dei fedeli!

Oh! che immenso tesoro

È dunque vero, esclama San Leonardo, che il più augusto privilegio della S. Messa è di avere per Sacerdote lo stesso Dio fatto uomo, Nostro Signore Gesù Cristo... Benedetta sia in eterno la misericordia di Dio, per averci dato un sacerdote santo, innocente, senza macchia, che offre questo Divin Sacrificio
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in tutti i luoghi, in ogni tempo, tutti i giorni, in ogni ora del giorno, giacché il sole non ci lascia se non per andare ad illuminare altri punti del globo. Oh! che immenso tesoro! Qual miniera di ricchezze noi possediamo là nella Chiesa di Dio! Che felicità sarebbe per noi, se potessimo assistere a tutte queste S. Messe. Qual capitale di meriti ci acquisteremmo!
E quanto bene alla Buona Stampa, e quanti tesori di meriti, il partecipare alle 1000 SS. Messe, che ogni anno si celebrano per i Cooperatori Buona Stampa!
Ecco un’altra lunga colonna di partecipanti: [segue elenco].
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Gli zelatori e le zelatrici dell’Opera delle mille messe e quanti si inscrivono alla loro partecipazione godono delle indulgenze che il S. Padre ha voluto concedere ai nostri Cooperatori. Così oltre il bene che ne deriva dalla partecipazione delle messe, hanno pure abbreviato il purgatorio con l’acquisto delle indulgenze. Se comprendessimo tutto il bene che è il godere delle indulgenze esulteremmo di gioia e benediremmo il Signore che ci ha data così bella occasione.


Breve vita di San Paolo

Continuazione: n. 2



A Gerusalemme il giovane diacono Stefano predicava e guadagnava colla sua parola eloquente molte anime a Gesù. Paolo aizzò le masse contro Stefano. Il diacono venne catturato, trascinato avanti a Caifa ed il sinedrio, condannato a morte e trascinato fuori le mura di Gerusalemme per venire colà lapidato: Egli, nella sua qualità di maestro non volendo lanciare le pietre, si rese utile custodendo le sopravesti dei lapidatori.
Si vide poi mentre dava la caccia ai cristiani, penetrava nelle loro case, li catturava, li caricava di catene e li trascinava avanti al sinedrio, dove più di uno venne condannato a morte; ed egli godeva ora tanto, tanto, al pensiero dei parecchi morti, del sangue sparso, dei cristiani, che avevano dovuto fuggire da Gerusalemme, del grande danno che aveva recato alla Chiesa.
A Gerusalemme aveva rilevato, che nella lontana Damasco si era formata una fiorente cristianità. Egli allora, pieno di indomito furore aveva deciso di recarsi colà, per mettere la scure alle radici e devastare anche quella Chiesa lontana. Caifa gli aveva dato alcuni uomini d'armi e lettere commendatizie per Areta, re di quella città, soggetto però ai romani. Si trovava da dieci giorni in sella.
Il viaggio era stato faticoso assai, specialmente per lui, così gracile; ma egli non ricordava più quelle fatiche, troppo lieto di trovarsi in vista di Damasco.
Là dunque vivevano molti cristiani! Sciagurati! Credere in Gesù! Adorarlo quale Dio; riconoscere in lui il Messia! Qual delitto. Ma egli si avvicinava alla città! Qualche ora ancora eppoi l'avrebbe ben lui finita colla Chiesa di Damasco. Voleva catturare tutti: il vescovo, i preti, i fedeli, caricare tutti di catene e trascinarli tutti, a Gerusalemme, dal sinedrio.
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Mentre egli sbuffava dall'odio contro Gesù e la Chiesa, e sognava catture e sangue, d'un tratto una luce intensa lampeggia avanti ai suoi occhi una luce più intensa della solare, ed in quella luce egli vede la figura luminosa d'un uomo crocifisso, col corpo trasfigurato, raggiante, e le cicatrici gloriose alle mani, ai piedi e nel costato. Le labbra del Crocifisso si muovono, ed una voce dolce, dolce gli domanda con paterno rimprovero:
– Saulo, Saulo, perché mi perseguiti? –
Saulo comprende. Quel Crocifisso è Lui! Lui, Gesù di Nazareth, che egli ha tanto odiato, che ha perseguitato nei suoi seguaci, che ha bestemmiato tanto! Gesù gli appare vivo, glorioso, in un mare di luce. È dunque vero che è risorto, che vive, che è il Messia! Ma se è il Messia lo deve adorare! La sua anima è nobile, è innamorata della verità. Non è più ebreo, è convertito, è cristiano; crede, ama... adora.
Si prostra perciò bocconi a terra e chiede, per accertarsi che quello è realmente Gesù:
– Chi sei tu, o Signore?
Cui il Crocifisso:
– Io sono Gesù che tu perseguiti. Ma ora sarebbe duro per te il ricalcitrare al pungolo. –
Paolo, lo si disse, non è più ebreo, che odia Gesù; è già convertito; crede in Gesù; sente di amarlo tanto, tanto, quanto lo aveva odiato e pieno di umiltà e di entusiasmo, avido di rimediare al male fatto e di servire a Gesù, domandò:
– Signore, che vuoi che io faccia? –
Cui Gesù:
– Levati su e sta ritto sui tuoi piedi, poiché ti sono apparso per questo: costituirti ministro e testimonio delle cose che hai visto e di quelle, per le quali ti apparirò: traendoti fuori di mezzo a questo popolo e ai gentili, tra i quali ti mando adesso ad aprire i loro occhi, affinché passino dalle tenebre alla luce e dal potere di Satana a Dio, e ricevano per la fede in me la remissione dei peccati e la vita eterna.
Gesù poi gl'impose di recarsi a Damasco, dove gli sarebbe stato detto ciò che doveva fare.
L'apparizione sparisce. Paolo si alza, ma si trova cieco. La cecità del corpo è un'immagine della cecità della spirito, nella quale egli si era trovato fino allora. Brancola colle mani, incapace di precedere da solo.
I compagni, che hanno inteso la voce di Paolo, ma non hanno veduto la visione non sanno come spiegarsi né il suo antico comportamento né la sua attuale cecità, e lo conducono a mano a Damasco.
Egli entra convertito, cristiano nel cuore, nella città, nella quale voleva entrare come nemico della Chiesa e suo persecutore; entra con una grande fede nella mente, con un infinito dolore nel cuore per la sua vita passata, così piena di odio a Gesù, con un amore infinito verso Colui, che tanto amorevolmente gli era apparso, deciso di mutar vita, di rimediare al passato, di condurre molte anime a Gesù.
Scende in una casa della via retta, che tuttora attraversa Damasco, da un suo amico, di nome Giuda, che egli credeva ebreo fanatico, ma che viceversa è cristiano e passa colà tre giorni di orazione e digiuno, senza nulla vedere; cieco nel corpo, ma, oh, quanto veggente nello spirito.

Continua.


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Vigolungo Maggiorino
aspirante all’apostolato B. Stampa



Continuazione n. 3



Sante aspirazioni.

Ed egli fu bene avviato; le sue forze ebbero innanzi tante cose alte e nobili, che egli si sentì esaltato da esse, attratto. Vi consacrò tutte le sue energie: «Farsi santo, rendersi sacerdote di Gesù e salvator d’anime, divenire l’apostolo della buona stampa».
Fissatisi in capo questi pensieri alti, tutte le sue energie si raccolsero ad essi: vi impiegò tutte le sue forze. Infatti l’ultimo anno di vita la sua vivacità e la fervida sua fantasia erano tutte assorbite nei suoi doveri che adempiva con quell’entusiasmo con cui, bambino, vedendo la macchina del grano voleva sostituirsi al conduttore per guidarla.
Egli faceva nello studio progressi lodevolissimi , pregava con ardore di spirito invidiabile; precorrendo gli anni, viveva già un po' colla mente nella futura sua missione: il giorno in cui avrebbe celebrata la messa, avrebbe predicato, avrebbe stampato libri e giornali suoi.
Fin da quando incominciò ad andare a scuola ed alla Chiesa, Maggiorino cominciò a vivere di queste cose. Nella sua anima e nel suo cuore non vi erano più pensieri, preoccupazioni per quelle piccole cose che formano la vita ordinaria dei fanciulli. Studiare il catechismo, servire alle funzioni, apprendere il canto sacro: far proprio bene in queste cose. Ecco i suoi pensieri.
L’educazione non deve soffocare le energie, ma guidarle ed impiegarle tutte al bene.

Casa - Chiesa - Scuola

I primi profumi

L’anima ardente di Maggiorino si aprì presto alla verità ed all’amore di Dio come un fiore apre di buon mattino il calice alla luce ed al tepore dei primi raggi del sole.
I suoi genitori lo ritenevano come un prezioso regalo del Signore ed un’anima che dovevano guidare al Paradiso.
Per tempo cominciarono ad insegnargli le verità più semplici del catechismo, le orazioni più facili e le massime cristiane adatte alla sua età: un Gesù ed una Mamma celeste da amare; un paradiso da guadagnare; un inferno da schivare; i genitori da obbedire, ecc.
Maggiorino si raccoglieva, fissava i suoi occhi grandi e belli in chi gli parlava, restava impressionato, capiva e riteneva.
Quando era portato in Chiesa la santità e grandiosità dell’edificio, il silenzio ed il raccoglimento dei fedeli, la bellezza delle funzioni, le parole, sante e semplici del suo Parroco: tutto lo colpiva, assorbiva la sua attenzione. Pareva che almeno per quei momenti quell’anima piena di vita si trovasse come a suo posto. Sentiva senza spiegarselo che solo queste cose potevano saziare il cuore. Con quanto fervore faceva allora il segno di croce con quanto amore pronunziava il nome di Gesù e di Maria!

Va a scuola

A sei anni fu mandato alla Scuola. Insegnava allora la maestra Pusineri Pierina di Ottobiano, che i benevellesi ricordano con grata memoria e devozione.
La sua scuola era la comunicazione di una mente e di un cuore alle piccole
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menti e piccoli cuori dei suoi scolaretti. Ella formava l’anima intiera del fanciullo. Maggiorino fu sempre tra i più diligenti. Puntuale a recarsi a scuola; sempre pulito e preparato alle lezioni ed ai lavori; attento ad ogni spiegazione; rispettoso e obbediente nella scuola; fu costantemente fra i primi.
E questo non solo nel primo anno, ma anche nei seguenti; cioè quando cambiò successivamente scuole e maestri.
La memoria gli serviva ottimamente: comprendeva sino in fondo le spiegazioni: la sua mente precorreva quasi il maestro.
Nelle prime classi elementari , in tanta diversità di indole, di istruzione e di attitudine allo studio i migliori sono obbligati ad attendere i più tardi. Maggiorino avrebbe potuto con facilità se fosse stato solo apprendere le materie di due anni in nove mesi, e lo mostrò in seguito.

Incontro con Gesù

Una materia particolarmente gli riusciva gradita e facile: lo studio del catechismo. Tanto in Chiesa che a scuola egli sapeva farvi grande profitto.
Per questo fu ammesso alla prima Comunione molto presto. L’anima sua si trovò quel giorno come a godere un lembo in paradiso. Si incontrò col suo Gesù.
Vi si era preparato con un fervore angelico. La sua irrequietezza e vivacità sembrarono in quei giorni sparire. Egli interveniva al catechismo, egli ascoltava le istruzioni speciali del Parroco, egli si confessò con un dolore vivissimo e visibile dei suoi peccati.
Fu quello un giorno di festa per la parrocchia e per la famiglia; ma il nostro fanciullo poco badava alle cose esteriori. Quando faceva qualcosa la faceva seriamente. La Comunione poi lo assorbì: egli non vedeva, non sentiva più altro che Gesù . Giorno beato e pieno di grazie.
Anche il giorno della cresima che fu il 20 maggio 1913 riuscì una vera festa spirituale che assorbì tutta l’anima e tutto il cuore di Maggiorino. Ciò che più si notava in lui era questo: egli non sapeva mai fare le cose a metà. Anche le cose minime e la stessa ricreazione la faceva con tutta l’anima! Figuriamoci dunque come ricevette le prime volte i SS. Sacramenti

Continua


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OPERA DELLE MILLE SS. MESSE
Presso la Pia Società S. Paolo – Alba


Ai cari amici della Buona Stampa,
Ogni anno, finché la scuola Tipografica di Alba (della Pia Società S. Paolo) esisterà si celebreranno mille SS. Messe per tutti i benefattori che avranno offerto almeno una volta L. 10.
Quanto bene sarebbe che tutti gli amici della Buona Stampa partecipassero al frutto di tante Messe in vita e dopo morte! E che bell'apostolato di bene se alcuno si facesse zelatore! o ci venisse almeno indicato il nome di qualche buona persona che potesse farlo!
Gli ascritti e le zelatrici diventeranno Cooperatori Buona Stampa e parteciperanno a tante indulgenze concesse dal Sommo Pontefice.
La Scuola Tipografica di Alba (della Pia Società S. Paolo) raccoglie circa 200 fanciulli e fanciulle povere; è sorta per l'apostolato della Stampa Buona; diffonde ogni anno milioni e milioni di libri, opuscoli, fogli buoni.
Carissimi e buoni amici! scrivete nel retro di questo foglio-modulo i nomi delle persone che pensate vorranno divenire zelatrici. Noi spediremo loro istruzioni e moduli per la raccolta delle adesioni.

SAC. ALBERIONE GIACOMO


Direttore



Ascrivete! Voi, i vostri cari defunti, i bambini appena nati, i parenti lontani o vicini, gli amici, i peccatori, quanti potete.
L'opera ha l'approvazione dei Cardinali Richelmi e Maffi; dei Vescovi di Alba, Cuneo, Susa, Trieste, Salisburgo, Trento, Parenzo e Pola, Gorizia.
Gli zelatori e le zelatrici avranno un merito speciale per il paradiso e per loro si fanno speciali preghiere ogni giorno.


Teol. Alberione G. – Direttore Respons.
Scuola Tipografica – Alba

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