Beato Giacomo Alberione

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Anno I – N. 3 – 22 Settembre 1923 – Bollettino mensile – Conto corrente colla Posta

SAN PAOLO
BOLLETTINO DELLA PIA SOCIETÀ SAN PAOLO
PER L'APOSTOLATO DELLA BUONA STAMPA


Opus fac Evangelistae
(II Tim. IV 5)



ALBA – Scuola Tipografica Editrice - ALBA

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SAN PAOLO
BOLLETTINO DELLA PIA SOCIETÀ SAN PAOLO
PER L'APOSTOLATO DELLA B. STAMPA


Opus fac Evangelistae (Tim. IV – 5)



LA PIA SOCIETÀ SAN PAOLO


CHE COS'È? È un seminario di formazione dei sacerdoti ed operai per la Buona Stampa.
SI PUÒ DIVENIRE SACERDOTI? Sì, i giovani che lo desiderano possono fare tutti i corsi come Seminaristi e ascendere al Sacerdozio, mentre si dà loro una coltura per essere anche scrittori e dirigere le opere di stampa. Nello stesso tempo occupano parte del loro tempo nell'apprendere ed esercitare l'arte Tipografica.
MA COME E PERCHÉ? Perché c'è tempo a tutto – e, se mai non riuscissero o non volessero più continuare lo studio, avrebbero certo un'ottima professione.
QUANTI ANNI SI RICHIEDONO? Come per gli studi in un seminario ben ordinato.
ED I SEMPLICI OPERAI? Hanno un corso teorico pratico di arte Tipografica con le macchine ed i metodi più moderni; in modo che nel corso di cinque anni possono riuscire ottimi operai: compositori, impressori, linotipisti, monotipisti.
E DOPO GLI STUDI? I sacerdoti possono uscire di casa ovvero rimanervi, legarsi con promesse e vivere la vita, dei religiosi, consecrando la loro vita all'opera della Buona Stampa, come scrittori, maestri, direttori, ecc.
E QUANDO GLI OPERAI SONO FATTI? Possono uscire per un impiego; ovvero restare in casa per condurre vita religiosa, lavorando per la Buona Stampa.
COME SI TROVANO IN CASA? Vitto sano e abbondante, uso famiglia, pietanza a pranzo e cena, pane e minestra a volontà.
Educazione paterna, basata sui principii religiosi.
L'orario distribuito in modo da passar bene dallo studio al lavoro, alla preghiera, alla ricreazione, al riposo, al passeggio.
Abitazione costruita appositamente in questi ultimi anni secondo le buone norme d'igiene; situata a cinque minuti dalla stazione, unita alla città ed aperta alla campagna con otto giornate di terreno.
LA RETTA MENSILE? Gli alunni studenti od operai pagano: L. 50 d'entrata che non si restituiscono più anche se il giovane si ferma un solo giorno; inoltre pagano lire 30 mensili per i due primi anni e lire 20 mensili per il terzo anno: in seguito sono tenuti gratuitamente. Però restano sempre a carico dei parenti (per gli studenti fino a studi compiuti e per gli operai fino al quinto anno compiuto) il vestiario, biancheria, bucato, rammendatura, libri, medico.
E LE CONDIZIONI DI ACCETTAZIONE? Undici anni compiuti.
Attestato di terza elementare (proscioglimento).
Attestati di nascita, studio, Battesimo, cresima, vaccinazione, buona condotta e sana costituzione.
Come si vede l'opera non è un ricovero, ma un seminario per formare gli scrittori (sacerdoti o laici) e gli operai della Buona Stampa: spesso giovano assai le cosidette, vocazioni tardive, ma in ogni caso occorre che i giovani mostrino inclinazione alla vita religiosa.
Per schiarimenti e domande scrivere al T. Alberione Giacomo Pia Società S. Paolo Alba.
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Date alla Chiesa un Missionario della Buona Stampa


Il Congresso Eucaristico di Genova fermò i suoi propositi sulla S. Messa e sul Sacerdote; venerare il Sacerdote, aiutare il Sacerdote.
La S. Messa è il mistero che fa grande il Sacerdote: la S. Messa è il dono prezioso che il Sacerdote darà a chi l'aiutò ad ascendere all'altare.
Il Sacerdote è un altro Gesù Cristo. San Paolo usa la stesse parole per definire Gesù Cristo, e per definire il Sacerdote.
Il Salvatore lo chiama mediatore fra Dio e gli uomini e il Sacerdote lo descrive così «Ogni sacerdote è tratto dagli uomini, e costituito per gli uomini per offrire doni e sacrifici in espiazione dei peccati».
Qual cosa allora più grande possano fare gli uomini sulla terra che fare un Sacerdote?!
La potenza del Sacerdote non ha paragoni nel mondo: se egli consacra, crea Gesù Cristo sull'altare; se egli battezza, o assolve, lo crea nelle anime: se egli predica o scrive prepara la via a Gesù Cristo, o lo conduce nei cuori.
In un congresso milanese, una giovane operaia milanese uditi in un congresso cattolico vari discorsi, uscì in questa esclamazione: Oh! potessi anch'io essere sacerdote!
Sì lo possiamo! perché il sacerdote è apostolo, e tutti abbiamo un cuore sacerdotale quando imitiamo il sacerdote nel suo apostolato. Ma possiamo fare di più: possiamo fare dei Sacerdoti, e allora diventiamo il padre la madre del Sacerdote, e quindi il Padre e la Madre di Gesù Cristo.
Diamo a Dio un Sacerdote della Buona Stampa. Se mandiamo alla Pia Società San Paolo lire 30 ogni mese facciamo questo, e si può fare unendosi assieme parecchie persone.
Nuovi cuori generosi si sono offerti in questi giorni di pagare le lire trenta per il missionario iella B. Stampa.
La Sig.ra Boschiasso Maria di Roddino; una persona amica di Serravalle; una terza di Bossolasco; un'altra ancora della Cerretta; e una quinta di Roddino. Non vogliono pubblicato il nome; sarà più glorioso nel libro di Dio: intanto il loro chierichetto lo tiene scritto sui libri, e lo porrà nel calice della prima sua Santa Messa.

Il Cardinale della B. Stampa

L'opera del giornalismo cattolico piemontese ha perduto un protettore, un inspiratore augusto in terra ed ha acquistato un protettore più efficace in cielo: il Card. Agostino Richelmy. Scriviamo nel giorno natalizio dell'Aquila ipponense che cogli scritti martellò gli eretici, illuminò la Chiesa, e testimoniò la divina rivelazione. Oh! trionfi oggi in cielo il Cardinale di Torino col suo patrocinio augusto!
Il Card. Richelmy comprese l'ora della Stampa: anche chi milita in campo contrario alla Chiesa, e non volle mai piegare alla voce del buon pastore gli riconosce questo intuito e questa volontà piena di merito.
Aiutò quanto poteva materialmente la buona Stampa: ricordiamo solo questo fatto, che vendè una cascina di sua proprietà privata, e le 75.000 lire ricavate le devolse tutte al giornale cattolico piemontese.
Assistè gli scrittori e i giornalisti moralmente: ma specialmente fu luce, conforto, sostegno spirituale. Vogliamo rilevarlo, a gloria di Dio, della Chiesa e del Cardinale.
Ancor troppi tardarono a comprendere la necessità della Stampa, ancor troppi consideravano la buona Stampa un passatempo, e il giornalismo cattolico, se non proprio un pericolo, un qualche cosa di cui si poteva fare benissimo senza.
Vi fu anzi un tempo, di questi ultimi tempi, in cui, impugnare la penna voleva farsi credere come sgarrare dal Vangelo. In mezzo a queste insidie, di fronte ai pericolosi evangelisti, il Card.
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Richelmy sostenne il giornalismo cattolico, e incoraggiò i pubblicisti cattolici, sacerdoti e laici: e la parola ferma del Cardinale dotto, del Cardinale santo, del Cardinale divotissimo del Papa, ripeteva ai giornalisti, la parola della Chiesa, e ne rivelava lo spirito: e l'apostolato del giornalismo cattolico, attraversò la crisi, la superò, fu salvo e trionfò. Queste glorie che passano inosservate e che sono le più fulgide, le glorie storiche, meritano la maggior riconoscenza delle anime, e risplenderanno di una luce speciale nel giorno di ogni verità.

Il Rosario di Maria Regina degli Apostoli

Le persone che lo reciteranno avvantaggeranno molto nella divozione a Maria e nello zelo.
Si compone di cinque misteri tratti dal Rosario di Maria SS. sono: il 1. Gaudioso; il 5. Doloroso; il 3, il 4, e il 5 Glorioso.
1° Gaudioso: L'Annunciazione: Maria diventa Madre di Gesù e nostra Madre.
5° Doloroso: La Crocifissione: Maria offre per noi la vittima divina, e compie l'atto più grande di nostra Corredentrice.
3° Glorioso: La discesa dello Spirito Santo: Maria ottiene il Divino Spirito sugli Apostoli, e li prepara colla preghiera alla loro missione: è la nostra Mediatrice.
4° Glorioso: L'Assunzione di Maria: Maria conferma gli Apostoli e li riassicura della sua assistenza; noi l'onoriamo come nostra Guida.
5° Glorioso: L'Incoronazione: Maria riceve la triplice corona di potenza, sapienza e bontà; è incoronata regina, madre e nostra Protettrice.

La protezione di Maria

Maria è assai sapientemente paragonata ad una stella: non distogliere gli occhi dal fulgore di questo astro, se non vuoi essere oppresso dalle tempeste. Se insorgono i venti delle tentazioni, se incorri negli inciampi delle tribolazioni, guarda la Stella, invoca Maria. Se sei sbattuto, agitato dalle onde della superbia, dell'ambizione, della detrazione, dell'invidia, guarda la Stella, invoca Maria. Se sei turbato dalla gravità delle colpe, se sei atterrito dall'orrore del giudizio, se vieni assorbito dal baratro della tristezza, o dall'abisso della disperazione, pensa a Maria. Nei pericoli, nelle angustie, nell'incertezza, non s'allontani dalla tua bocca, non s'allontani dal tuo cuore.
Chi Ella segue non devia,chi Ella prega non dispera, chi a Lei pensa non erra, chi Ella sorregge non cade in rovina, chi da Lei è protetto non teme, chi da Lei è diretto non s'affatica, chi ha Lei propizia non cade; e così provi in te stesso quanto sia detto meritoriamente: e il nome della Vergine è Maria.

San Bernardo



Le glorie di Maria Regina degli Apostoli

Salve, o Madre benedetta.
Degli Apostoli Regina,
O Maestra data, e eletta,
Odi il cantico del cor.

L'uman genere perduto
Nel gran fallo originale
Nell'angelico saluto
Il tuo sì riconquistò.

Proclamò te Madre il Figlio,
Quando Lui al Padre offristi
In quel dì che il Gran Consiglio
Sulla Croce consumò.

Tu la Chiesa tremebonda
Preparasti al Santo Spiro
Che d'Apostoli feconda
Fe' e di Santi per il Ciel.

O Maestra, Madre e Guida,
Nella ascesa tua beata
Deh! gli Apostoli tua aita
Copra e accenda il Santo amor.

Nella supera Cittade
Del creato onne Regina
Col saver, possa e bontade
Te la Triade incoronò.

Sempre e sola debellasti
Quante furono eresie,
Gli Ordi Santi fecondasti,
La milizia della fe'

Tue grandezze sì, crediamo,
E imitar l'Apostolato,
Nostra stella, proponiamo,
Del qual tu Regina sei.

Madre accogli la desianza,
Tu che il possa al voglia appari,
D'esser teco la speranza.
Te il veder non fallirà.
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I Paolini dei tempi apostolici
S. Tecla - 23 Settembre


La vergine S. Tecla, nacque ad Iconio da genitori di nobile lignaggio: fu educata nei precetti della fede dall'apostolo S. Paolo, ed è celebrata dai Santi Padri con magnifiche lodi. Sposata a 18 anni, abbandonò lo sposo Tamiride.
I parenti l'accusarono di essere cristiana: ed ella stessa, armatasi prima del segno della croce, si buttò nel rogo ardente, che per lei era stato preparato ed acceso, se non rinunciava a Gesù Cristo.
Ma un subitaneo acquazzone estinse il fuoco, e Tecla venne ad Antiochia; qui fu legata e gettata in pasto alle fiere, quindi si istigarono contro di lei d'ogni parte tori furenti, poi fu serrata in una fossa piena di serpenti: ma la grazia di Gesù Cristo la liberò da tutti i pericoli.
Molti dall'ardore della sua fede e dalla santità della sua vita furono convertiti a Gesù Cristo.
Ritornata in patria si ritirò sola sopra un monte: a novant'anni, ricca di molte virtù, insigne per i molti miracoli, volò al Signore e fu sepolta a Seleucia.

La Signora Ester Settimo Gabutti

Sabato 8 settembre, nelle prime ore del pomeriggio, nella sua tranquilla e modesta villeggiatura di Guarene, la Signora Ester Gabutti presidente benemerita dell'Unione Donne Cattoliche Italiane della nostra diocesi, vero modello di gentildonna cristiana, altrettanto colta quanto modesta, chiudeva, con una morte santa e dolorosa, la sua vita santamente laboriosa.
Morì la pia creatura, nel giorno natalizio della S. Madonna.
Ha seminato bene, ha seminato molto, ha seminato spesso con dolori e lagrime: ed ha certamente raccolto il frutto del bene con manipolo copioso e con gaudio.
Era una cooperatrice della B. Stampa; cooperò colla penna: ella stessa era venuta ad offrirsi di tradurre dal francese, che conosceva bene, una collana di novelle e di romanzi, specie per biblioteche femminili: voleva collo scritto completare e portare la sua anima anche dove non giungeva la sua parola e la sua persona, e lasciarvelo con una presenza più continua: questa è carità vera.
La morte spezzò il suo lavoro: era mentre traduceva «I martiri» di Chateaubriand.
La Pia Società e i cooperatori la suffragano colla preghiera: e le Mille Ss. Messe, che ogni anno celebriamo per i cooperatori, le faranno godere il beneficio del sangue preziosissimo di Gesù Cristo.
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La cura di San Paolo nella formazione dei suoi Cooperatori

Lo spirito di S. Paolo continuò nelle sue chiese anche dopo di lui: il bene continuò ad operarsi: gli apostoli non predicarono solamente, ma fondarono chiese, non fecero solo dei cristiani, ma si formarono i successori, i vescovi, i sacerdoti, e, quelle che noi diciamo, le suore: all'educazione dei cooperatori dedicarono le loro cure più squisite, le loro delicatezze più fine.
S. Paolo fu un potente organizzatore del bene e dell'apostolato. Una rete magnifica di vescovi e di sacerdoti era stabilita nei luoghi delle sue missioni al termine dei suoi viaggi: una rete di pastori santi.
Prima di portarsi a Gerusalemme, dove sarebbe stato catturato, volle salutare a Mileto i vescovi e i Sacerdoti della giurisdizione di Efeso.
Disse loro alcune parole di testamento: «Badate a voi, a tutto il gregge, di cui vi ha costituiti vescovi lo Spirito Santo, per reggere la chiesa di Dio. Siate vigilanti, e ricordatevi che per tre anni io non cessai giorno e notte di ammonire con lacrime ciascuno di voi. Ora vi raccomando a Dio». Piegò poi le ginocchia e pregò con essi tutti, e fu grande il pianto di tutti quei venerandi vescovi e sacerdoti: che si gettarono al collo di Paolo e lo baciavano. San Paolo possedeva l'anima e il cuore dei suoi discepoli.

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Dei primi discepoli: vescovi, sacerdoti e cooperatori di S. Paolo, noi conosciamo il nome di un bel numero. Sono i nostri fratelli maggiori.
Alessandro e Caio che furono con Paolo e soffrirono con lui nel tumulto di Efeso; Erasto e Sosipatro, che lo accompagnarono e lavorarono con lui nella missione di Macedonia; Sostene e Terzo furono suoi fedeli segretari, e scrissero sotto dettatura di Paolo le lettere ai Corinti e ai Romani; Titico e Trofimo portarono e spiegarono le lettere agli Efesini, ai Colossesi, e ai Filippesi; Filemone, e Mnasone, gli davano ospitalità a Colossi, a Cipro e a Gerusalemme. Aristarco lo accompagnò nella prigionia di Roma. Sila, cristiano di Antiochia, e Apollo, uomo eloquente e potente nelle S. Scritture, furono da S. Paolo presi come compagni di lavoro e di sacrificio, e portarono alle missioni di S. Paolo tutto il contributo della loro dottrina e delle loro energie. Dionigi l'areopagita, si convertì alla predicazione di Paolo, e fu poi il primo vescovo di Atene e di Parigi.
Di altri cooperatori fa Paolo affettuosa memoria nelle sue lettere, il diletto Epeneto, frutto primaticcio dell'Asia: carissimo Ampliato; Urbano che lavorò con lui, e Stachi a lui diletto. Apelle che diede prova della Sua fedeltà a Gesù Cristo, Rufo eletto nel Signore, Asincrito, Flegonte, Erma, Patroba, Erme, Dema, Filologo, Erodione, Lucio, e Giasone suoi parenti, Quarto, Zema, Artema, Stefana che si era consacrato al servizio dei cristiani poveri; Stefana Fortunato e Acaio, primizie della chiesa di Acaia avevano portato ai Corinti da Efeso la prima lettera che S. Paolo scrisse a quei cristiani, e molto avevano ristorato il suo spirito; Eubulo, Lino, primo successore di S. Pietro. Onesiforo di Efeso che spesso lo ha ristorato e non si è vergognato delle catene del maestro; Onesimo, uno schiavo infedele, convertito, che divenne poi vescovo di Colossi; Epafra, servo di Gesù Cristo, che continuamente agonizzava nelle preghiere per i suoi fratelli.
S. Paolo ricorda ad edificazione degli altri cristiani Aquila e la sua donna Priscilla, battezzati da lui, che molto poi l'aiutarono nella fondazione della Chiesa di Corinto ed esposero la loro vita per lui. Andronico e Giunia sua moglie, suoi parenti, illustri tra gli apostoli, suoi compagni nella prigionia; il senatore
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Pudente e la sua donna Claudia, che lavorarono con Pietro e con Paolo nell'evangelizzazione dei Romani.
Tre specialmente furono però i discepoli di S. Paolo, che egli amò con un amore di predilezione ed essi coltivò con tenerezza singolare e si formò nei più minuti particolari; ad essi affidò gli incarichi più delicati, diede speciale autorità nelle sue chiese e tra gli altri discepoli, e questi presero meglio degli altri il suo spirito e furono i suoi più fedeli amici e cooperatori; e sono: Timoteo, santo e martire, vescovo di Efeso; Tito, santo e confessore e vescovo di Creta; Luca, santo, evangelista e vescovo di Filippi.
S. Luca era medico, scrisse il terzo Vangelo, il Vangelo predicato da San Paolo, il Vangelo dei gentili e della misericordia di Dio; scrisse gli «Atti degli Apostoli» che sono la più bella agiografia di S. Paolo, quella inspirata, dettata dallo Spirito Santo; S. Paolo lo chiamava carissimo.
S. Tito si disputava, diremmo, con S. Timoteo l'affetto speciale di San Paolo; fu di grande prudenza e S. Paolo lo inviava nelle missioni difficili come quelle di Corinto, di Creta, e di Dalmazia. Nella seconda lettera ai Corinti S. Paolo scrive: Nella Troade il mio spirito non ebbe requie, perché non ho trovato il mio fratello Tito; ma Dio che consola gli umili me lo fece trovare in Macedonia.
S. Timoteo era specialmente caro a S. Paolo per la sua fedeltà: e per questo l'apostolo l'aveva il più del tempo vicino a sé, come un Padre suo figlio, e l'ebbe compagno nelle predicazioni, nei travagli, nella prigionia.
S. Paolo lo chiama diletto e carissimo, l'uomo di Dio, fedele al Signore e di lui scrive: «Non ho nessuno che come lui divida così bene i miei sentimenti e ami voi con più sincera affezione; sapete che mi ha servito nel vangelo come un figlio il padre suo».

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L'occhio e il cuore apostolico di S. Paolo si portò anche a dare alla sua missione cooperatrici e quelle, che noi diciamo, le prime figlie di S. Paolo. Ricorda Eunice, madre di Timoteo,e la nonna Loide; ricorda la madre di Rufo, che ebbe anche per lui cure di madre; dice ai Romani di salutare Maria, che molte fatiche sopportò per il Signore; Trifena e Trifosa che si spesero tanto per la Chiesa; Perside, diletta nei Signore, Giulia e Olimpiade, sorelle di santi; a Febe sorella che serviva alla Chiesa di Cencre, diede l'incarico di portare la lettera ai Romani; Lidia di Tiatira, negoziante di porpora a Filippi, si convertì e nella sua casa diede ospitalità a S. Paolo e ai suoi discepoli; Appia, la donna di Filemone, sorella carissima, dava ospitalità a S. Paolo a Colossi.

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S. Paolo riuscì magnificamente nella formazione dei suoi discepoli e delle sue prime figlie; egli però ne ebbe cura affettuosa e scrupolosa; ad essi, Vescovi, Sacerdoti o cooperatori: e alle cooperatrici donne, di casa o diaconesse, vedove o vergini scriveva sovente: egli ammoniva, pregava notte e giorno con lagrime, dava regole di vita pratiche ed efficaci, trascinava coll'esempio.
I discepoli erano la sua aiuola che egli coltivava colle squisitezze e le finezze dell'amore: erano anche il suo riposo: non di pane, scriveva, nutriva i fedeli, ma di latte: per i discepoli aveva quindi il latte sopraffino, ma riuscì: ed ebbe in loro e nelle sue figlie il più bel gaudio, e la più fulgida corona.

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Questo è il lavoro principale che compie ora la Pia Società S. Paolo, prima della propaganda, prima delle altre iniziative ha nell'animo la formazione dei giovani: gli alunni sono la fibra dei cuore, la pupilla dell'occhio. Il principal pensiero è per loro, per essi si vive e per essi si soffre. Ci vogliono anime più che denari; ci vogliono vocazioni, ci vogliono vite. Chi indirizza alunni alla Pia Società S. Paolo è benemerito della Chiesa, e avrà le benedizioni dell'Apostolo. L'ha detto il Papa: In questo apostolato, non bastano i soldi, sono necessarie le persone.
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Nella Pia Società S. Paolo


Cenni storici generali della Pia Società S. Paolo

I giovani alunni dovevano diventare Apostoli della buona stampa non solo tipografi.
La buona stampa è oggi l'arma della Chiesa, la sua difesa, la sua avanguardia. Ad una soda formazione morale, ad un profondo e forte spirito di pietà doveva stare a lato una cultura civile, storica, letteraria, filosofica, sociale, politica, teologica, ben chiara e ben ferma.
Diversi di quei giovani aspiravano al sacerdozio: la buona stampa del resto è un apostolato della Chiesa: e l'apostolato è del sacerdozio: si trattava poi di prendere la laurea in scienze sociali.
Dai primi alunni il Sig. Teologo aveva richiesto una indifferenza generosa e che divenne eroica: intanto però si diede allo studio il suo posto di onore. Le ore di studio vi erano tutti i giorni: le ore di scuola pure: in casa non si fa, giovedì; a Natale, a Pasqua, a S. Paolo, a Tutti i Santi si danno gli esami e si mandano ai genitori le pagelle coi punti. La lezione si faceva nell'ora in cui si poteva, e nel luogo che si trovava libero; in istudio, in refettorio, o magari in cucina, nel dormitorio, nel laboratorio o nel magazzino della carta. Il metodo si seguiva quello più pratico, si divideva lo studio delle materie nel modo più facile, e più adatto alla formazione degli alunni e al guadagno del tempo e alla conoscenza delle cose nella loro sostanza più retta. Da principio gli alunni si tennero uniti in una sola scuola: poi si poterono dividere: nel 1917 le scuole erano tre: ora gli alunni sono distribuiti in due classi elementari, quattro di ginnasio, tre di liceo, quattro di teologia.
Dei primi alunni che cominciarono gli studi in Casa uno è Dottore in scienze sociali, e riceve oggi il diaconato: altri sono all'ultimo corso teologico, e gli altri distribuiti gradatamente sul pendio.
Il comporre e il dover fare sempre con articoli, bollettini, gazzette e libri è un'istruzione continua. Dio poi aiutava visibilmente e con mano molto larga: Si chiedeva al Signore di imparare in proporzione quadrupla del tempo di studio: e lo studio progrediva.
Quanto si profittò in quei giorni nello studio fece stupire molti: e sarà sempre uno dei più begli argomenti, per innalzare a Dio il cantico della fede.
Finché il numero non fu troppo grande, nelle sere delle domeniche di estate, si andava a far la cena in campagna. Dopo il vespro, si usciva coi canestri, non vuoti si capisce: si giocava per svegliar l'appetito; quindi si dava fondo alle provviste fino alla consumazione e si ritornava per le orazioni.
Il Sig. Teologo chiamava i piccoli figliuoli col nome di furic: e questo appellativo era entrato largamente in uso in Casa; come l'appellativo ciucote che il B. Cottolengo dava alle sue prime suore. Del resto il furic del Sig. Teologo serviva assai bene a mantenere l'umiltà, che Dio richiede a base di tutte le opere sue, e a vivificare il coraggio e lo slancio. Aveva poi l'appellativo uno squisito sapore paolino: è
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difatti San Paolo che scrive: Noi siamo i cooperatori di Dio: voi siete l'edificio del Signore. Del tempio di Dio S. Paolo è stato un sapiente capomastro, glielo ha fatto scrivere lo Spirito Santo: noi saremo dunque i suoi furic.

NOTIZIETTE MENSILI

L'Arcivescovo di Cagliari a San Paolo

S. E. Mons. Ernesto Maria Piovella, Arcivescovo di Cagliari, è in corrispondenza colla Pia Società S. Paolo, da circa due anni. Partecipò al Congresso Eucaristico di Genova: e, coll'occasione, volle visitare la casa e il signor Teologo: a S. Stefano Belbo salì pure nel carrozzone Mons, nostro Vescovo, e i due prelati scesero assieme alla stazione di Alba. Fu nostro ospite gradito e venerato la sera, la notte e il mattino; alla 11 ripartì per Rho, dove consacrò Vescovo un suo concittadino.
L'Arcivescovo fu ricevuto fra le ovazioni scroscianti dei giovani a tavola, egli li benedisse tutti con grande effusione: e si intrattenne con loro con una bontà tutta affabile e paterna. Visitò e benedisse le figlie di S. Paolo, che lo ricevettero con gioia chiassosa e riverente.
Con tanto entusiasmo ci ricordò il trionfo di Gesù Eucaristico a Genova, e ci parlò tanto bene e con tanto amore di Gesù Sacramentato e della S. Comunione, nel sermoncino della sera e nella meditazione del mattino. Celebrò la S. Messa nella nostra Cappella, ci distribuì la S. Comunione: visitò la Casa e la tipografia e l'orto; e ci benedisse molte volte. Il Can. Chiesa lo volle poi ospite suo prima di partire.
Dal cuore e dalla bocca dell'Arcivescovo di Cagliari uscì il gemito che è di tutti i pastori della Chiesa: La messe è molta! Anche in Sardegna la messe è molta e sono pochi gli operai! Bisogna formarne molti, e formarne anche per la Sardegna.
Giunto a Rho, Mons. Piovella scrisse al signor Teologo questo biglietto di affettuoso saluto:
«Arrivato in Rho mando i più sentiti ringraziamenti per tutte le cortesie usatemi, durante la mia permanenza costì, ove rimasi edificato ed ammirato. Il Signore benedica l'opera grandiosa. Mille grazie anche al Canonico Parroco.

aff.mo + Ernesto Maria Arcivescovo»



A Genova al trionfo di Gesù

La Pia Società S. Paolo vi condusse tutti gli alunni: le figlie di S. Paolo vi portarono tutte le alunne: erano duecento, dei quattrocento partiti da Alba, contrassegnati da una bianca fascia soprascritta. Furono il cuore, l'entusiasmo e la professione dell'atto di fede ed il cantico d'amore. Al treno in partenza s'intonò il «Noi vogliam Dio» e si rientrò nella stazione di Alba cantando gli inni del Signore.
Trecentomila foglietti colle più belle giaculatorie eucaristiche furono stampati appositamente e disseminarono la strada ferrata e l'atrio delle stazioni da Alba a Genova, e le vie della città dove Gesù trionfava, e il litorale del mare, le teste ondeggianti della lunga processione, ed i luoghi dove doveva passare Gesù: i bimbi di Gerusalemme davanti a Gesù stendevano tappeti e ponevano rami di palme e di olivo.
Gli evviva «Gesù Eucaristico; il Papa e S. Paolo», risuonarono in tutte le stazioni e davanti a tutti i gruppi di persone del percorso. A Genova si visitò lo Stalieno, il più artistico e grandioso camposanto del mondo. Si visitò il porto e fummo albergati dai Figli di Maria Immacolata. Al grandioso avvenimento i giovani e le figlie furono preparati con quattro giorni di meditazioni e di conferenzine. Lo spettacolo di Genova, di Gesù trionfatore sul mare, confermò quanto si era udito.
Cristo vince, Cristo regna, Cristo impera. Cristo ieri, ed oggi, e sempre il medesimo nel corso dei secoli: egli è Dio benedetto nell'universalità dei popoli, nell' immensità del mondo, nel succedersi dei tempi.
Nel ritorno i piccoli pellegrini riposarono in treno. Quando il lungo convoglio passò nei pressi della nostra Casa, fu una scena commovente: i giovani e così le figlie dal loro carrozzone, si affacciarono ai finestrini; e ruppero in fragoroso battimani e in forti voci «W. il Sig. Teologo!» e svegliarono il Padre che non aveva potuto accompagnarli a causa della infermità, ed ebbero il segno di risposta: ed allora intonarono l'inno a San Paolo. Si arrivò alle due.
Ora noi pieni di Dio, l'adoreremo con fede ringiovanita nella umiltà della nostra chiesa, e la nostra vita canterà ognora a lui re dei secoli immortale ed eucaristico onore e gloria: e con la stampa, l'arma di oggi, e con la fede che vince i regni e che vince il mondo, e con la verità che viene dal tabernacolo saremo a lui testimoni e soldati perché tutti i popoli possano lodarlo, perché il suo regno raggiunga l'estremità dell'orbe della terra.

Sacre Ordinazioni.

Sabato, 22 Settembre; tre nostri cari Chierici ricevettero da mons. Re, nostro Vescovo, i sacri ordini Il Ch.co Costa Desiderio ebbe il Diaconato e i Ch.ci Borrano e Chiavarino il Suddiaconato; e così tra breve saranno dieci Sacerdoti che il vescovo di Alba mons. Re, avrà creato per la Pia Società S. Paolo: sarà quindi il vescovo delle fondamenta: che pianta le basi morali della casa, come ha benedetto le basi materiali. In quest'opera di bene, non basta contribuirvi col danaro; è necessario parteciparvi di persona: ha detto Pio XI; Gesù aveva detto prima: Vos eritis mihi testes: voi mi siete testimoni, voi, non solo il denaro, non solo il macchinario, non solo i templi!
Ai tre eletti, congratulazioni, agli altri che li guardano invidiosi, coraggio!
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ASSOCIAZIONE GENERALE BIBLIOTECHE
Pia Società S. Paolo – ALBA (Piemonte)


È tempo adesso

L'improvviso abbassarsi della temperatura ci annunzia l'avvinarsi dell'autunno e ci avvisa che è tempo di cominciare a pensare alle letture che dovremo procurare alla nostra gente. Se non penseremo noi a fornire loro letture buone e sane, penseranno ben loro a cercarsele, ma purtroppo saranno quasi sempre fonte di rovina morale, e non solo morale.

Il campo di battaglia

È occupato quasi per intero dai nostri avversari. Anche in questi mesi d'estate hanno lavorato indefessamente. La schiera delle Biblioteche laiche è cresciuta in due mesi di un altro centinaio. Sono ora quasi 5000 le Biblioteche le quali hanno aderito alla Federazione Italiana delle Biblioteche Popolari. Mentre noi ritardiamo, dormiamo tranquilli, l'uomo nemico ci semina il campo di zizzania. Quando essa sarà cresciuta, nessuno potrà più toglierla; bisognerà aspettare che maturi e verrà poi divisa dal buon grano per essere gettata ad ardere nel fuoco. La parabola del Vangelo nella sua crudezza è terribile. Quale sarà la nostra responsabilità se per la nostra indolenza e mancanza di vigilanza il demonio avrà menato strage nel campo nostro! Che cosa diremo al Giudice divino quando ce ne chiamerà conto?
Le cattive letture rovinano i tre quarti dell'Italia. Chi non è stato tristemente impressionato quando, nella scorsa primavera, sono usciti due dei più laidi volumi che siansi mai visti: Prima la traduzione del «La Garçonne»: in treno, nei caffè, nei giardini pubblici, ecc. non si vedeva più altro in mano ai nostri giovani... e anche ai non giovani. Poco dopo è uscito quel cumulo di insulsaggini senza senso e senza interesse che è «Jvelise» di Guido da Verona, e in pochi giorni, per il solo motivo che era lurido quanto non si può neppure immaginare, l'edizione di diecimila copie venne esaurita.

Le nostre posizioni

Quanto siamo indietro! Come in tutte le altre cose, noi arriviamo quando il campo è tutto occupato. I nostri avversari, da quasi un anno lavorano per organizzare le Biblioteche scolastiche, ed hanno già fatto molto: noi abbiamo appena appena incominciato il lavoro per le Biblioteche Popolari. E ancora così pochi hanno risposto al nostro appello, si sono serrati alle nostre file! L'esame della situazione è sconfortante, e ci sarebbe da scoraggiarsi se non avessimo per unico scopo la Gloria di Dio.

Tutti uniti!

Abbiamo bisogno di essere sostenuti da tutti i Cattolici, da tutti i Rev. Parroci: lavoriamo per il bene delle anime loro affidate. Sarebbe necessario che ogni Parrocchia d'Italia avesse la sua Biblioteca, allora sarebbe possibile fare; quanto per ora è soltanto un sogno e stampare, stampare a migliaia libri buoni, liberarci per sempre dalla schiavitù che ci lega a quello che è minor male, ma non ancora bene, dare i libri a buon prezzo, a prezzo irrisorio, riportare vittoria sui nostri avversari e sul nemico delle anime. Questo programma, che è quello della nostra Associazione Generale delle Biblioteche, dovrebbe entusiasmare tutti, accendere in tutti la voglia di lavorare, il desiderio di vincere a tutti i costi la lotta che abbiamo impegnata col male.
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Che cosa fare?

Persuadiamoci prima di tutto della verità di quanto si è detto sopra; pensiamoci davanti a Gesù Sacramentato e allora i mezzi di azione si imporranno essi medesimi. Ognuno pensi a quello che può fare nella sua condizione e lo faccia. Se ha bisogno di aiuto, di consiglio, di schiarimenti, noi non desideriamo altro che ci vengano chiesti per fare quanto ci è possibile. Ma non basta pensare per sé: ognuno ha l'incarico di aiutare il suo prossimo. Parlando coi nostri Confratelli, cerchiamo di persuaderli a fare qualcosa, suggeriamo i mezzi che abbiamo trovati migliori. Se non si può far altro, si mandi alla Direzione dell' A. G. B. l'indirizzo dei RR. Parroci che potrebbero fare qualcosa, delle Biblioteche già esistenti, che hanno bisogno di aiuto per svolgersi a fare di più; noi manderemo opuscoli e catalogi e penseremo a fare quanto possiamo per aiutarli.
Tutti dobbiamo fare qualcosa: meglio di tutto pensare subito a provvederci di una Biblioteca che può cominciare anche da un minuscolo nucleo iniziale di libri da distribuirsi in lettura. Chi proprio vede di non poter ancora cominciare, e se ne è convinto dopo aver pregato per avere lume dal Signore, almeno cerchi di collaborare con noi per formare tutti insieme una salda compagine che, benedetta da Dio, abbia la forza di vincere l'organizzazione delle Biblioteche laiche e di portare al male che esse producono, un antidoto efficace e sollecito, prima che sia troppo tardi.

Piccoli apostoli... dei francobolli dell'Apostolo

Il francobollo di S. Paolo visto sulla lettera indirizzata alla sorella aveva entusiasmato Carlino, gli era piaciuto.
A forza d'insistere riuscì a far partire l'ordinazione, ad avere i francobolli della B. Stampa. I piccoli apostoli di S. Paolo si moltiplicarono: i francobolli entrano in ogni famiglia.
Quante grazie su quelle tenere anime infantili avrà fatto piovere il Grande Apostolo.
La diffusione dei francobolli della B. Stampa è mezzo facile per aiutare la Casa: a tale apostolato si prestano con entusiasmo.
La riapertura delle scuole si avvicina, tra breve i bambini si raduneranno nelle aule scolastiche, perché non tentare la prova in ogni paese? Il risultato sarà certamente ottimo.
I francobolli costano cinque lire al cento. Indirizzare le richieste alla Pia Società S. Paolo.
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DEPOSITI E RIVENDITE
di libri buoni e oggetti religiosi


È il tempo più adatto per iniziare il Deposito-Rivendita
Sono calmati i lavori eccessivi delle nostre campagne, che assorbivano tutte le energie nostre e non ci permettevano di darci alle letture buone, di fermarci quanto avremmo desiderato sulle nostre opere di pietà, specialmente meditazioni, letture spirituali. La stagione in cui entriamo è più adatta invece a questi esercizi...
Di più: stanno riaprendosi le scuole di catechismo, e questo pure favorisce, chiama il Deposito-Rivendita, che possa provvedere ai nostri ragazzi libri di testo adatti per il Catechismo ai fanciulli, libri di pietà uniformi, di piccola mole, fatti appositamente per i ragazzi dei nostri oratori festivi, libri per premiazioni...
Queste considerazioni, ed altre molte che si potrebbero fare, ci persuadano della necessità ed utilità di formare un piccolo Deposito-Rivendita nella Parrocchia, Deposito che non può mancare di portare i suoi frutti buoni, morali ed economici.

Come si forma il Deposito Rivendita.

Semplicissimo: Si cerca una buona persona che voglia incaricarsene: è facile trovare qualcuno in ogni parrocchia. Si scrive alla Pia Società S. Paolo in Alba che voglia inviare catalogo e condizioni, onde poter scegliere libri e oggetti a piacimento, oppure, volendolo, si invia direttamente vaglia, assegno bancario, chiedendo un Deposito formato e indicando per quale genere di persone si desidera, se per giovani o per adulti, per uomini o donne.
Sarà da principio una piccola rivendita a titolo di esperimento, che ci invoglierà ben presto ad accrescerla, completarla, migliorarla.
Continuamente abbiamo nuove richieste dalle varie parti d'Italia; ne riportiamo qui alcune avute nell'ultima settimana.
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Mille Ss. Messe annuali per i nostri Cooperatori


Che cosa è la Messa?

Tutti lo sappiamo: La Messa è la rinnovazione del sacrificio del Calvario. Vale a dire che la Vittima divina che si è sacrificata sul Calvario è la stessa che si sacrifica ora sull'altare: il medesimo Gesù che morì sul Calvario, muore ora misticamente. Sulla Croce Gesù versò tutto il suo sangue, sull'altare col suo sangue ci santifica: sulla Croce Gesù offrì la sua vita per redimerci dal peccato sull'altare si offre per applicarci la Redenzione e per renderci partecipi delle grazie che allora ci meritò.
Il Concilio di Trento ci ammaestra: «Una sola è l'ostia, un solo il sacerdote, che per opera dei suoi ministri si offre sui nostri altari e come già se stesso offrì sulla Croce». S. Agostino: «Il Cristo è sacerdote e vittima, poiché egli offrì se stesso». Il valore della messa è uguale a quello della Croce. S. Giovanni Grisostomo scrive: «Tanto vale la celebrazione di una messa quanto vale la morte di Gesù in Croce». S. Tommaso dice: «Ogni messa ha, per il bene e la salvezza degli uomini, tutta l'efficacia del sacrificio della Croce». Gesù è amore; l'amore ha sete di sacrificio perciò Gesù continua incessantemente la sua morte; s'inabissa migliaia e migliaia di volte al giorno nel più profondo annientamento.
Oh! se avessimo più viva la fede, se comprendessimo meglio il gran bene che è la Messa, non è vero che saremmo così negligenti nell'ascoltarla. Molti accampano difficoltà e non sempre si possono ascoltare messe. La Pia Società S. Paolo offre un mezzo semplicissimo per partecipare a molte messe; basta inviar un'offerta di L. 10 per la Buona Stampa alla Pia Società e si partecipa al frutto non di una, ma di mille messe ogni anno e per sempre.
Fortunate quelle anime zelatrici, le quali anche con sacrifizi, vanno raccogliendo ascritti a queste messe: il Signore darà loro il centuplo ed hanno parte al maggior bene che si compirà con la B. Stampa.
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Le vie e i mezzi della Divina Provvidenza


Chi domanda e chi riceve

Il Signore promette questo: «Iddio fa la volontà di coloro che lo pregano». Poi discorre con noi con queste parola di fiducia: «Poiché ha sperato in me, io lo libererò, io lo proteggerò; si rivolgerà, a me ed io lo esaudirò, io sono con lui nella tribolazione, lo trarrò fuori, e lo libererò». Dio è sensibile alle preghiere, specie quando promettiamo di aiutare i suoi interessi. Ecco altra lista di chi domanda e di chi ringrazia. [segue elenco].
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Le Proiezioni

Si tennero a Cortemilia ed a Narzole, con esito soddisfacentissimo. Si ebbero tanti spettatori, tante buone accoglienze e pure... buon incasso.
Grazie sentitissime a quei RR.mi Parroci che ci hanno usate tante cortesie e a quanti hanno cooperato alla buona riuscita delle serate.

Le offerte di grano

Si sono accresciute in questo mese e son di tutte buone famiglie o persone che si erano raccomandate alle preghiere dei nostri giovani per il buon andamento dei raccolti. Ora si fanno premura a dimostrare la loro riconoscenza al Signore impegnando così la Provvidenza a proteggerli anche per l'avvenire. Diamo il nome dei generosi che ci hanno inviati la loro offerta: [segue elenco].
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La capra... e la mucca

Una generosa famiglia che desidera mantenere l'incognito ci ha regalato una capra giovane, bella e con latte buono ed abbondante.
Tanta bontà merita davvero la nostra riconoscenza e le benedizioni del Signore.
Ma, qualcuno dirà: cosa è mai il latte di una capra per una famiglia di 250 persone?
Chi dicesse così avrebbe tutte le ragioni, e noi non pretendiamo punto che la nostra capra faccia miracoli... piuttosto è un motivo di accrescere la nostra fede e dire: Quando una mucca? È sperare troppo? per il Signore nulla è troppo. Egli è il sovrano padrone di tutto il mondo, e basta da parte nostra aver fede e non demeritare le sue grazie. Ricordiamo che quelle Suore del B. Cottolengo chiedevano anche una mucca per dare il latte ai piccoli ricoverati e la mucca è venuta.
E perché non dovremo sperare anche noi? Tant'è vero che l'idea non è più semplicemente... un'idea; c'è già qualche cosa...
Sarà poco anche una mucca? Non importa; sarà il principio, come l'uno è il primo nella serie dei numeri e per avere 100 lire occorre prima avere un soldo...
Dunque ora aspettiamo una mucca e chi volesse farci questa bella offerta sappia che teniamo pronta la stalla ed anche il fieno e costui impegnerebbe il Signore a largheggiare in benedizioni sui suoi interessi spirituali e materiali.

Una preghiera ai Benefattori

L'anno scorso molte buone famiglie si sono impegnate di fare per noi un quantitativo di vino o di vinello e così, grazie a queste offerte, abbiamo potuto far fronte al fabbisogno di quasi intiera l'annata senza troppo aggravio di spese. E per il nuovo anno? Sono aumentati i ragazzi e ci saranno necessarie oltre 400 brente di vinello.
Rinnoviamo perciò calda preghiera ai nostri benefattori sempre generosi presentando loro un mezzo facile di dimostrare la loro riconoscenza al Signore per l'abbondante raccolto.
Chi può farci un po' di vinello farà opera buona o chi potrà fare per noi qualche brenta di vino buono farà opera migliore: questo ci servirà nella tarda estate quando il vinello si guasterebbe troppo facilmente.
Chi mancasse dei recipienti potrebbe scriverci e noi cercheremo di provvedere: penseremo pure per il ritiro del vino a suo tempo.
Per nostra buona regola saremmo grati a coloro che ci indicassero fin d'ora il quantitativo di vino o vinello che terranno disponibile per la nostra Casa.
Siamo certi che anche quest'anno la nostra preghiera troverà buona accoglienza e fin d'ora porgiamo a tutti sentiti ringraziamenti.
I nostri 240 giovani, fanno ogni giorno preghiere speciali per i benefattori perché il Signore li benedica, li protegga nei loro interessi spirituali e temporali: e il Signore si compiace di esaudire le preghiere dei suoi piccoli Apostoli e non si lascia vincere in generosità mai.

La leva di S. Paolo

«Io rendo grazie a Colui che mi confortò, a Gesù Cristo Signore nostro, poiché mi ha stimato fedele ponendomi nel suo Ministero, io che prima fui bestemmiatore, persecutore, contumelioso: ma ho conseguito misericordia, perché ho operato nell'ignoranza inoltre non avevo la fede e la grazia del Signore sovrabbondò in me.
Parola di fede e degna di ogni accettazione: che Gesù Cristo venne in questo mondo a salvare i peccatori di cui io sono il primo, ma per questo ottenni misericordia da G. Cristo, perché potesse mostrare primieramente in me tutta la sua pazienza a modello di coloro che crederanno in Lui. Ed ora al Re dei secoli, immortale, invisibile, a Do solo, onore e gloria nei secoli dei secoli.
Io sono il minimo degli Apostoli, che non son degno di essere chiamato Apostolo, perché ho perseguitato la Chiesa di Dio, ma per grazia di Dio sono quel che sono; e la grazia di Dio sempre in me rimane, e la grazia di Dio in me non è stata infruttuosa».
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LE FIGLIE DI S. PAOLO


Un po' di storia

A settembre di quell'anno 1915 entrò in Casa la Clelia Calliano.
Una giovane adulta, robusta, piena di bontà e di semplicità e di innocenza. Fu incaricata della cucina; faceva le cose di casa con la vecchia "mamma" Sig.ra Boffi. Rimase in mezzo alle sorelle di missione tre anni: poi volò al cielo la vigilia in cui le Figlie di San Paolo dovevano più decisamente dedicarsi al diretto apostolato della B. Stampa. È il primo fiore, il primo frutto maturato tra le figlie di San Paolo e offerto a Dio: il primo seme buttato nella terra; nacque e molto produsse.
Il Teol. Alberione si prese una cura più diretta delle nuove figlie che la Divina Provvidenza si creava. Ogni mattina, di buon ora, scendeva dalla lontana abitazione, faceva la meditazione alle figlie poi andava in seminario per la funzione mattutina dei Chierici.
Intanto si smetteva il lavoro militare: ma si mantenne il Laboratorio e si educavano figlie esterne che venivano per imparare il cucito: a parecchi anni di distanza, si capisce meglio e si vede la sapienza e la bontà provvidenziale di certe deliberazioni, di molti passi che prima sembravano incerti e si movevano forse con meno fervore: ma le figlie che camminarono con fede furono fortunate e cantarono vittoria.
Tutte le figlie di San Paolo erano associate alla "Lega catechistica" di San Damiano: assistevano alle lezioni pedagogiche di catechismo del Can. Chiesa; subivano l'esame di abilitazione all'insegnamento, e facevano il catechismo ai bambini della parrocchia: così si camminava verso il fine, e con questi mezzi Dio operava e compiva la formazione delle nuove missionarie della B. Stampa.
Colle catechiste di San Damiano si facevano i ritiri mensili e gli esercizi spirituali ogni anno e si assisteva alle funzioni domenicali.
Poi si mise mano ad un altro lavoro, un principio di quello che ora compiono le figlie: la piegatura e la cucitura dei catechismi. La Scuola Tipografica ne faceva lunghe tirature per darli ai Parroci a piccolo costo: le figlie, nelle ore che potevano, piegavano, cucivano e li avvolgevano in pacchi formati. E la Dottrina santa di Gesù, veniva anche nella sua preparazione tipografica condita di preghiera, orale e vitale e mandata alle piccole anime arricchita di grazie.

Unità di volere

«Delle bambine» chiedono le addette al bucato. Le piccole consumano in pochi istanti la colazione, tutte vorrebbero portarsi in giardino per sciorinare la biancheria al sole. E mentre le funi si coprono, le adulte, le maestre, le studenti, le tipografe, vanno in fretta a portare il loro aiuto alle figlie che han fatto bucato.
Si fa notte; la biancheria non è tutta risciacquata: quante si offrono di cenare frettolosamente per terminare quel lavoro!
Sono stanche, ma lo zelo, la carità verso le sorelle e la casa le anima, non sentono la fatica, e non badano talvolta al sacrificio di qualche ora di riposo, pur di sollevare le compagne.
In casa si fa tutto quanto esigono le necessità. Come per il bucato, così in qualsiasi lavoro tutte si prestano, ognuna vi prende parte. E si va in commissioni, si resta in cucina, si corre nell'orto, si spediscono giornali, si fan partire i libri, si tiene la contabilità, si fa la scuola, ogni cosa è fatta col sorriso sulle labbra, con grande entusiasmo: una volontà unica guida; fare del bene, salvare molte anime.
Tanto il lavoro intellettuale quanto il materiale è ugualmente meritorio: tutto è apostolato, è preghiera, è comunione.


Teol. Giaccardo G. - Dirett. Respons.
Scuola Tipografica - Alba

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