Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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Anno XXV

SAN PAOLO
GENNAIO 1950

ROMA - Casa Generalizia

PER L'ANNO SANTO
AI CARI MAESTRI, CONFESSORI
E SUPERIORI DELLE NOSTRE CASE

In quest'anno, santo per eccellenza, vi prego ad insistere tanto sopra questi tre punti:

1. ANNO DI INNOCENZA. - Innocenza o conservata o riacquistata, e poi difesa e mantenuta con tenacia pia.
Innocenza: significa Dio con noi. Ora, se Dio è con noi vuol dire grazia, benevolenza, aiuto, difesa, forza, pace, serenità; confidenza in ogni passo, in ogni impresa, in ogni ufficio.
Il Signore sia con te, o giovane che miri a consacrarti totalmente a Lui, che miri all'altare: sia con te nel lavoro spirituale, negli studi, nell'apostolato. Il Signore sia con te, o religioso, che vuoi conquistare un alto posto in Paradiso e lavori coraggiosamente, con alto ideale. Il Signore sia con te, o Sacerdote, amatore di anime, tutto intento al santo tuo ministero. Quale potenza, quale sapienza, quale grazia avrai? La potenza, la sapienza, la grazia di Dio stesso.
E che dice la storia della vita di chi portò sempre Dio con sè? ed operò, cooperando con Dio? e riferendo tutto a Dio? Furono uomini grandi in opere caritative, apostoliche, intellettuali: per l'umanità, per la patria, per Dio, per se stessi.
Per il giubileo occorre la vera conversione del cuore, la quale «non consiste semplicemente nello stato di grazia o nell'assenza di ogni peccato grave. Implica un movimento positivo, un atteggiamento cosciente e voluto di opposizione e lotta ad ogni colpa. Occorre combattere e vincere».
Riguardo al passato: spirito di penitenza e riparazione, per ogni vizio capitale. Riguardo al futuro: l'anima, nel sentimento della propria debolezza e nella previsione di tentazioni, prega, evita le occasioni, è decisa a tutto fare e tutto soffrire, per non offendere mai il Signore volontariamente: né in cose gravi, né in cose lievi.
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2. ANNO DI PIETA' - Si intende la pietà che è indicata nel Regolamento per gli aspiranti; e nelle Costituzioni per i Novizi e Professi: le pratiche di pietà e lo spirito di pietà.
La pietà è utile a tutto: a crescere nella virtù; progredire nello studio intellettuale e tecnico; riuscire nella vocazione, apostolato, povertà, la salute stessa. Chi prega è illuminato, confortato, rialzato, santificato. Finché non si ritiene la pietà necessaria per noi, così come il pane e l'aria per vivere, saremo insufficienti, vuoti, volubili... Occorre ancorare la vita al Tabernacolo. Solo con la pietà le nostre opere avranno un'anima e frutti stabili e vero valore per l'eternità. Le prime ore, il miglior posto, il maggior impegno siano riservati per le pratiche di pietà. Vi è gran differenza tra chi fa e chi trascura l'esame di coscienza, la Visita al SS. Sacramento, la meditazione. Il Religioso è contento nella misura della sua pietà.
Vero spirito di pietà. È costituito: da una parte, dall'abituale pensiero della propria fragilità e delle proprie necessità, e, dall'altra, da fiducia filiale nella bontà del Signore, che si vuol compiacere, compiendone con letizia la volontà!
Volontà di Dio! «Non sicut ego volo». Dio non aiuta chi vuol fare la propria volontà... ma porge la sua grazia largamente a chi vuol conoscere ed eseguire amorosamente il divino volere. Il successo moltissime volte non dipende da noi: ma dipende da noi cercare con tutta la mente, le forze, il cuore il «regnum Dei et justitiam eius».
Dio stesso lavora per chi lavora per Lui. Disposti dunque sempre a fare come se tutto dipendesse da noi; e pregare e sperare nel Signore come se tutto dipendesse da Lui.

3. ANNO DI VERITA'. - Quello che è giusto, è giusto; l'ingiusto è ingiusto. Quello che è vero, è vero; quello che è falso è falso. Quello che è buono è buono, il male è male. Innanzi a tutti.
Verità, giustizia, bontà nella mente, nei giudizi.
Verità, giustizia, bontà nel cuore, nei sentimenti.
Verità, giustizia, bontà nelle parole, in ogni discorso.
Verità, giustizia, bontà nelle opere, in tutta l'attività.
Aborrire la bugia, l'ipocrisia, l'inganno, la falsità: non solo nelle confessioni e negli esami di coscienza, ma nelle nostre relazioni con le persone vicinissime e con gli estranei. Mai la calunnia, l'esagerazione.
«Io per una verità sono pronto a dare la vita», diceva uno dei nostri più cari Sacerdoti defunti.
Vedere le cose, giudicarle e parlarne considerandole sotto un unico aspetto, o errare per incompetenza, o rischiare giudizi falsi, forse anche sospetti temerari per leggerezza...; voler giustificare l'ingiustificabile entro di noi e nella condotta; lasciarci far velo dalle passioni o volontariamente rimanere nelle tenebre perché non si medita, né ci si lascia dirigere, né si accettano correzioni...; Mancar di parola; essere religiosi e vivere come non esistesse la professione; non restituire le cose avute in prestito; non riconoscere i debiti o non soddisfarli... Sono tutte offese a Dio, danno a noi, rovina per le anime.
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Alle anime dovremmo sempre far la carità di dire la verità; indirizzarle alla piena giustizia, informarle alla vera bontà.
Il parlare in un modo innanzi agli uni; in altro modo innanzi ad altri; il comportarsi diversamente in pubblico ed in privato, da soli; il tacere il male e mettere in vista il bene, per quanto riguarda noi, e far l'opposto per quanto riguarda altri...: sono cose che meriterebbero il «
Guai a voi, ipocriti!»
Mancando l'esame di coscienza, si arriva talvolta ad estremi dolorosi ed anche ridicoli.
Predichiamo la sincerità e la rettitudine di coscienza con insistenza.
Il vostro parlare sia: Sì, sì; no, no. Dio è verità, Dio è giustizia, Dio è bontà: «Imitamini Deum sicut filii carissimi».
La lingua dica quello che la mente pensa. L'uomo bilingue è in odio a Dio a agli uomini.
Il giovane che mette a base della sua educazione la veracità e la schiettezza; che viene formato alla rettitudine e alla giustizia con profonda convinzione, con coscienza onesta, vera, retta... sarà nella sua vita benedetto da Dio, avrà molti successi buoni, sarà amato dagli uomini. Così il Religioso, il Sacerdote, il Paolino.

(Dalla meditazione per il Natale del P. Maestro).
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LA BENEFICENZA

Chiederla bene.
Usarne bene.
Adempiere la volontà degli offerenti.

A proposito di beneficenza, è utile richiamare alla niente i principii fondamentali della teologia e del diritto canonico sull'obbligo di adempiere le così dette pie volontà dei fedeli.
Col nome di «pia volontà», si intende qualunque disposizione di beni temporali, liberamente e gratuitamente fatta in favore di cause pie; e si dice appunto pia volontà, perché l'offerente intende destinare i suoi beni ad uno scopo pio, cioè di religione, di pietà o carità cristiana, come per es. avere preghiere speciali, aiutare i poveri, contribuire alla costruzione di una chiesa, aiutare le locazioni, educare la gioventù, aiutare le missioni, ecc.
Questa «pia volontà» comprende, non solo l'uso dei beni, i quali perciò devono essere impiegati per lo scopo preciso inteso dall'offerente; ma comprende anche le circostanze legittime che l'offerente ha voluto stabilire, per es. circa il tempo, il modo, il luogo, le persone, ecc.
La Chiesa, nella sua legislazione, è sempre stata molto chiara ed esplicita riguardo al dovere di adempiere diligentemente, religiosamente, integralmente, le pie volontà dei fedeli; né mai permette ai beneficiari ed amministratori di mutarle o modificarle di proprio arbitrio.

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Nel Codice di diritto canonico, can. 1544-1551, si parla delle pie fondazioni, cioè: «Bona temporalia alieni personae morali in Ecclesia quoquo modo data, cum onere in perpetuum vel in diuturnum tempus ex reditibus annuis aliquas Missas celebrandi, vel alias praefinitas functiones ecclesiasticas explendi, aut nonnulla pietatis et caritatis opera peragendi». Can. 1544, § l.
La Pia Società San Paolo non ha finora accettate pie fondazioni, né intende accettarne.

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Spesso invece chiediamo e accettiamo offerte per cui si devono osservare le norme che la Chiesa sapientemente prescrive riguardo alle "pie volontà" in genere. Si tratta di ogni offerta di beni temporali che i fedeli ci danno, sia «per actum inter vivos», per es. donazione; sia «per actum mortis causa», cioè per testamento.
In una istruzione della S. Congregazione di Propaganda Fide, dell'anno 1807, si dice: «Postulat imprimis ius naturale et divinum, iubent canonicae civilesque ipsae leges, pluribus denique in locis studiose commendat sacrosancta synodus Tridentina, ut voluntates fidelium, facultates suas in pias causas donantium vel relinquentium, diligentissime impleantur, et in eos praecise usus, iuxta modum conditionesque iis benevisas, pecunia inde obventa insumatur ad quos destinata fuit; neque in alios convertatur, etsi meliores utilioresque videantur; si secus fierei, fidelium voluntates, quae pro lege habendae sunt, fraudarentur, ipsique; magno cum ecclesiae detrimento, a piis huiusmodi largitionibus retrahereniur».
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Ugualmente si esprime la S. Congregazione del Concilio, in un decreto del 1 aprile 1816.
Il Codice di diritto Canonico, stabilisce la dottrina riguardante le «pie volontà» in genere, nei can. 1513-1517. Ed è bene richiamare alla nostra mente queste prescrizioni, specialmente il principio generale stabilito nel can. 1514: «Voluntates fidelium facultates suas in pias causas donantium vel relinquentium, sive per actum inter vivos, sive per actum. mortis causa, diligentissime impleantur etiam circa modum administrationis et erogationis bonorum».
Questo canone ha uno scopo eminentemente pratico, ed una applicazione molto vasta. In forza di tale principio, tutte le offerte dei fedeli, tutte le contribuzioni di qualsiasi genere, fatte in favore di cause pie, devono essere scrupolosamente ed integralmente destinate al fine particolare che l'offerente ed il benefattore hanno stabilito; ed a nessuno compete il diritto di destinarle ad altre opere, senza che vi sia manifesta violazione di giustizia. Così per es. le offerte o legati destinati all'Obolo di S. Pietro, all'Università Cattolica, alle vocazioni ecclesiastiche, alle Missioni, alla costruzione o riparazione di una chiesa, a procurare arredi o vasi sacri per una determinata chiesa, ai poveri in genere o ai poveri di un determinato luogo, ai fanciulli poveri di un Istituto in particolare, agli orfani, ecc. ecc.; queste varie offerte, ripetiamo, devono essere in realtà, di fatto, date alle, diverse opere pie, devono essere usate per i fini particolari, a cui l'offerente le ha destinate; e non è lecito ai Superiori, agli amministratori, o a chi raccoglie le offerte stesse, sottrarre ad esse qualcosa, ritenersele in tutto o in parte, spenderle in altri scopi o per altre necessità; chi agisce in questo modo, evidentemente commette ingiustizia, ed è tenuto alla restituzione, perché i Superiori, gli economi, chi raccoglie le offerte, non sono i proprietari delle offerte stesse, ma ne sono semplici amministratori.
Chi però incontrasse delle spese, per es. nel trasmettere le offerte a chi sono destinate, può ritenersi le spese necessarie.
Quanto sopra detto, in materia grave, obbliga gravemente; e la Chiesa ha stabilito pure la sanzione penale di cui al can. 2348: «Qui legatum vel donationem ad, causas pias sive actu inter vivos, sive testamento, etiam per fiduciam obti-nuerit et implere negligat, ab Ordinario, etiam per censuram, ad id cogatur».
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CONCLUSIONI

1. Le offerte che si ricevono per la Pia Società San Paolo, devono essere usate per le opere della Congregazione; non possono essere usate per opere estranee, né chi le riceve, può servirsene per necessità personali.
2. Se le offerte sono destinate dai benefattori ad, uno scopo o ad un'opera in particolare: per es. le case di Missione in genere, oppure in particolare della Cìna, del Giappone, dell'India; le vocazioni in genere, oppure per un determinato giovane o chierico; per la Chiesa alla Regina degli Apostoli; per sostenere un determinato periodico: «Orizzonti», «Famiglia Cristiana», ecc. ecc. tali offerte devono essere impiegate per quello scopo, si devono mandare alla casa che sostiene quell'opera, che fa quel periodico, a quella casa di Missione, ecc.
3. Non è lecito chiedere offerte per uno scopo determinato, ad es. per le vocazioni, per le Missioni, per gli Orfani, per i Fanciulli poveri per la costruzione di una Chiesa, ecc. se in realtà queste opere non vi sonò, o no si ha intenzione di dare le offerte a chi spettano e per i quali furono chieste. A questo riguardo si usi diligenza e attenzione particolare anche nel modo di chiedere per mezzo dei Periodici o di altri scritti. Si chieda o per le opere e le necessità della Congregazione in genere, o per opere particolari ben determinate; e secondo infine o l'opera per cui le offerte vengono fatte, vengano pure diligentemente e integralmente destinate le offerte.
4. Quanto sopra detto, non si riferisce propriamente alle offerte per la celebrazione di Messe: in questo caso vi sono obblighi speciali, retti da una legislazione propria; ricordiamo solo, che l'offerta delle Messe deve essere trasmessa integralmente a norma del can. 840 del Codice di diritto canonico.

D. FEDERICO MUZZARELLI

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LA PIETA' DI CASA MADRE PER LA REGINA APOSTOLORUM

Di là il grande amore, la base teologica, la pietà filiale, la fiducia in Maria invocata sotto il titolo «Regina degli Apostoli».
Dopo la predicazione di un mese di Maggio sopra tale argomento, l'indimenticabile Maestro Giaccardo scrisse il libro «La Regina degli Apostoli». Libro profondo quanto a dottrina, abbondante di sentimento quanto a pietà, sgorgato da un'anima amantissima di Maria.
In Casa Madre si sta costruendo un ricco altare alla Regina Apostolorumnella chiesa di S. Paolo. Altro altare, pure in Alba, nella chiesa «Divin Maestro» è dedicato a Maria sotto il medesimo titolo.
È stato anche pubblicato altro libro «Regina Apostolorum» con l'intento di volgarizzare questa divozione.
Maria è Madre degli apostolati; Madre è Madre delle vocazioni; Maria è guida e aiuto delle anime apostoliche.
Casa Madre ha dato belle offerte per la chiesa Regina Apostolorum a Roma.
Ora, celebrando il 25.o anniversario di Messa del nuovo Superiore D. Tito Armani, ha offerto Lire 10.000.000 in libri editi in Casa Madre.
Sapiente e pio pensiero questo: commemorare una grande data, quella dell'Ordinazione Sacerdotale, con un importante contributo alla Chiesa dove i Chierici di Teologia si prepareranno a salire all'altare sotto lo sguardo benedicente di Maria. La chiesa ove celebreranno la loro prima Messa; la chiesa di dove partiranno per le varie parti del mondo a spandere la divina parola; la Chiesa delle adorazioni, delle Vocazioni, dell'amore riconoscente.
La Casa Generalizia invoca, perciò, grazie speciali sulla Casa che si è mostrata veramente Madre in ogni tempo.

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1. Maria Regina degli Apostoli susciterà vocazioni nelle famiglie che sono a Lei consacrate.
2. Maria Regina degli Apostoli assisterà le vocazioni delle Parrocchie e delle Diocesi dove sarà esposta la sua Immagine.
3. Maria Regina degli Apostoli benedirà le famiglie che daranno un figlio o una figlia al Signore.
4. Maria Regina degli Apostoli spianerà la via ai chiamati all'apostolato nel periodo della loro formazione.
5. Maria Regina degli Apostoli formerà l'anima dei chiamati, sul modello di Gesù, primo Apostolo.
6. Maria Regina degli Apostoli dice: Io lavoro con chi zela il mio onore.
7. Maria Regina degli Apostoli benedice chi comprende e vive il detto: «Per Mariam ad Jesum».
8. Maria Regina degli Apostoli protegge chi lavora con profondo amore per Gesù Cristo e per la Chiesa.
9. Maria Regina degli Apostoli oggi offre maggiori grazie a chi zela negli apostolati moderni più fecondi.
10. Maria Regina degli Apostoli darà ai Sacerdoti suoi devoti la sapienza e l'efficacia della parola.
11. Maria Regina degli Apostoli seminerà conforto e gioia nel lavoro apostolico.
12. Maria Regina degli Apostoli benedirà ogni apostolato individuale e sociale.
13. Maria Regina degli Apostoli santificherà e premierà con duplice ordine di meriti chi La farà conoscere ed amare.
14. Maria Regina degli Apostoli assisterà in vita e in morte i suoi devoti.
15. Maria Regina degli Apostoli libererà o abbrevierà il Purgatorio ai suoi devoti.
16. Maria Regina degli Apostoli raccoglierà attorno al Suo trono di gloria in Cielo i veri Apostoli.


Sac. ALBERIONE

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INTENZIONI DI PREGHIERE

1. Chiesa Regina Apostolorum.
2. Apostolato del cinema all'estero.
3. Rettitudine di mente, di cuore, di parole e di opere.

CORRISPONDENZA

La Chiesa sapientemente prescrive che tutti i religiosi possano liberamente comunicare con i proprii Superiori. Si legga e si mediti attentamente l'art. 167 delle Costituzioni. La diligente osservanza di quanto prescrive tale articolo, è di grande vantaggio per tutti: serve a mantenere salda l'unione dei religiosi e delle case stesse coi Superiori; favorisce tanto la mutua fiducia e confidenza; si evitano tanti inconvenienti e pericoli. Perciò:
1. Tutti i religiosi: Sacerdoti, Chierici, Discepoli, scrivano liberamente, ogni volta che lo desiderano, al Primo Maestro, ai Consiglieri generali, ed anche al Superiore regionale.
2. I Superiori non aprano, e non leggano mai le lettere che i religiosi ricevono da questi Superiori o che ad essi spediscono. Si ricordi che il trasgredire questa prescrizione costituisce violazione grave di segreto; come pure sarebbe mancanza grave non consegnare o non spedire queste lettere.
3. Quando i religiosi spediscono le suddette lettere, possono consegnarle sigillate al Superiore; però anche se venissero consegnate aperte, non si devono leggere.
4. Quanto sopra detto, di non aprire e leggere le lettere, si deve osservare anche se non vi è scritto sulla busta «personale». Per il fatto stesso che le lettere sono indirizzate a questi Superiori, o che da essi si ricevono in busta sigillata, sono personali e riservate.
5. Mancanza tanto più grave sarebbe se i religiosi leggessero le lettere indirizzate ai Superiori. Si esiga rigorosamente che le persone incaricate consegnino tutta la posta, appena giunta, al Superiore o suo incaricato; e nessuno si permetta di vederla prima che sia consegnata al Superiore stesso, come già detto nel «San Paolo» del mese scorso.
6. I Superiori siano poi molto attenti e diligenti nel mantenere il segreto anche su ciò che si legge nelle lettere soggette ad ispezione.
7. L'art. 167, termina con la raccomandazione ai Superiori: «...et iure regulandi commercium epistolare subditorum utantur cum moderamine prudentiae et caritatis». Nessuno però approfitti della fiducia dei Superiori e della libertà, per coltivare relazioni non necessarie, o tenute contro la volontà dei Superiori.

D. FEDERICO MUZZARELLI


ACTA APOSTOLICAE SEDIS

Tutte le Case facciano l'abbonamento. I Superiori, secondo l'art 438, 1 delle Costituzioni, promuovano la conoscenza e la esecuzione dei Decreti e disposizioni che interessano i Sacerdoti ed i Religiosi.
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