I NOSTRI STUDINella Congregazione il progresso nell'apostolato è tangibile: molto si è già riusciti a fare e più ancora si ha in animo di arrivare a compiere. La difficoltà maggiore si trova nella parte della redazione: si ha paura a scrivere, si teme di scrivere, si trova difficoltà. Eppure, dopo tanti anni di studio, bisognerebbe anche essere capaci a compiere questa parte così importante del nostro apostolato, e con relativa facilità.
Le nostre Costituzioni, art. 178, dicono:
Congregatio sibi praeparat futuros sodales a iuvenili aetate in propriis domibus studiorum, in quibus adspirantes omni cum cura ad suam vocationem apte instituantur.
E' forse tempo che prestiamo maggior attenzione a questo articolo, specie a quell'
omni cum cura ad suam vocationem apte instituantur.
IL NOSTRO DOVEREParliamo dei nostri doveri di Insegnanti, di fronte alle Costituzioni.
Come regola generale, nei nostri Vocazionari ci si presentano giovani venuti dai posti più diversi, con istruzione quanto mai varia, Poco valgono le assicurazioni di buona intelligenza, di studi fatti bene, delle stesse pagelle scolastiche: sono così relative quelle note, e tanto soggettive!... Si può dire che il giovane che ci si presenta è materiale grezzo: da dirozzare, istruire, incanalare. Un fatto che abbiamo potuto constatare anno per anno, da due decenni a questa parte, è questo: ogni anno i giovani arrivavano meno preparati, sino a non conoscere le nozioni più elementari di grammatica, a non sapersi districare nelle quattro operazioni.
Eppure da questi giovani noi dobbiamo ricavare non solo delle mediocrità, ma dei bravi studenti, fondati e ferrati nelle singole materie; dei Chierici sicuri su quanto hanno studiato; dei Sacerdoti che sappiano far tesoro delle ricchezze contenute nelle varie discipline; dei bravi scrittori che possano con facilità toccare e trattare gli argomenti più disparati.
Di qui due cose necessarie
1 - Prendersi a cuore le scuole
Non c'è da farsi illusioni: fare scuola non è sempre cosa piacevole. Astrazione fatta dalla difficoltà intrinseca alla materia d'insegnamento, vi sono intelligenze da dirozzare, sforzo per rendere facile e utile la spiegazione, lavori da corregere; vi è l'orario da seguire che, volere o no, comprime la nostra libertà...
Ma l'insegnamento è grande missione, grande merito. La scuola, più che altra cosa, è fucina di formazione, donde si può ricavare tanto bene.
Guardare alla scuola come a compito arduo ma sublime, alle volte duro ma meritorio; essere entusiasti della propria missione di insegnanti: quanto bene si può fare!
Alle volte ci si lamenta che i giovani non stanno attenti, non seguono, non si impegnano, non prendono la scuola con serietà... Domandiamoci: La prendiamo sul serio noi insegnanti? Vi ci prepariamo bene, anche negli esempi, nel modo di spiegare, nella vivezza e novità della presentazione? Mostriamo un vero interessamento al progresso di ciascun giovane? Forse, prima che pretendere dagli scolari, dovremmo pretendere di più da noi.