Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

Effettua una ricerca

Ricerca Avanzata

I LIBRAI

Se al senso rabdomantico dell'editore spettano il presentire e misurare le vene di una curiosità, di un interesse, di un'esigenza culturale e, massiinamente, di un bisogno morale e religioso del pubblico, spetta ai librai paolini - questo drappello di infaticabili «missionari» cui va un grande merito nel difficile e faticoso gioco della collocazione del libro - individuare i rivoli, direi quasi le «gocce» impensatamente sparse e disperse, di cui la «vena» è costituita.
Nel porre in questi termini l'essenza - diciamo così - dell'attività propagandista o libraria, se ne deduce ovviamente come l'«arte» del libraio richieda particolarissime doti, non acquisibili scolasticamente se madre natura e un sincero spirito apostolico non le abbiano provvedute: doti mnemoniche, di fantasia associativa, di intuito psicologico, di suadenza, di discrezione, di misura, di umiltà, di aristocratica gentilezza, di pazienza, tanto difficili a trovarsi in una stessa persona!...
Il libraio diventa spesso il confidente, talvolta - ci si permetta l'espressione - una specie di «confessore» del cliente, del quale deve saper vincere, senza parere, la timidezza, talvolta anche il pudorè: timidezza di rivelare la propria ignoranza, pudore di svelare i propri gusti o di pronunziare male il nome di un autore straniero, o di indicare un titolo con un'approssimazione spesso grottesca.
Spetta al libraio intelligente intuire e ricercare fulmineamente, in quello spaventoso casellario di libri che ha da essere la sua memoria, il giusto autore e il giusto titolo, e, se il libro è esaurito, non disperdere quella goccia d'interesse del cliente, suggerendone subito un altro, ove possibile, che possa soddisfarlo almeno in parte.
E ottime orecchie ha da avere il libraio e capacità di sintesi per apprendere attraverso gli accenni e le discussioni degli intellettuali, dei sacerdoti, dei giornalisti, degli insegnanti, dei professionisti, di quanti in una parola frequentano abitualmente la libreria, il valore. e le particolarità dell'uno o dell'altro libro or ora usciti e che già a luì dovrebbero essere noti almeno sommariamente dalla lettura attenta dell'antina - di cui sono; corredate quasi tutte le edizioni paoline - o dallo schedario così ben preparato dalle Figlie di San Paolo, nonché da frequenti contatti e dialoghi con l'Ufficio Edizioni.
Codesta assorbita esperienza il libraio riverserà sui clienti di cui si farà consigliere discretissimo , e, per quanto è possibile e consentito dalle norme della sua missione, sempre «secondo le intenzioni» dei clienti stessi. Conoscendo i quali, potrà e dovrà anche portarli insensibilmente un gradino, più su, fino al pianerottolo culturale e religioso, sul quale il cliente avrà possibilità e volontà di l seguirlo. A questo scopo il libraio dovrà far di tutto per diffondere abilmente tra il suo pubblico l'abitudine, sarei per dire «il vizio» della lettura, della buona lettura, intendo, che è ottima pedana di lancio verso una sempre migliore formazione intellettuale e morale. Ogni età, ogni ceto ha i propri sillabari: «A ogni libro il suo lettore, a ogni lettore il suo libro». Ecco la duplice continua ricerca nella quale essenzialmente si concretizza la difficilissima arte libraria; ecco la funzione mediatrice e in un certo senso medianica e rabdomantica essa stessa che è chiamato ad assolvere il libraio.
Qualcuno rimprovera ai nostri librai una mancanza di attivismo, di ben intesa aggressività o anche semplicemente di premura verso il cliente che entra nelle librerie paoline. Se ne stanno dietro il banco indifferenti a chi entra e a chi esce, a volte persino seccati di essere disturbati. Vari clienti trascorrono nelle nostre librerie più grandi, non dico senza che nessuno si preoccupi di avvicinarli in un cordiale colloquio, ma senza che il libraio li avverta...
D'altro canto, viene spesso affermato che molti possibili lettori hanno soggezione di varcare la soglia delle librerie e si accontentano di sostare a lungo dinanzi alle vetrine per conoscere nei titoli dei libri esposti la problematica che ciascuno reca dentro di sé, continuando a tenerla nascosta nel più riposto angolo del proprio io, senza osare di risolverla entrando in libreria.
Sono osservazioni contraddittorie, ma in un certo senso vere ambedue.
Sta di fatto che il libraio dotato di esperienza sa che il suo apostolato, proprio per quella timidezza, per quei pudori che facilmente si riscontrano nei possibili lettori, ha da essere, oltre tutto, un apostolato sornione; sa che il cliente va sorvegliato di sottecchi (anche per difendersi da eventuali cleptomani), lasciandogli prendere confidenza col libro, senza aggredirlo, pronto tuttavia ad avvicinarlo al momento psicologico più opportuno e a ricuperarlo quando, insoddisfatto della propria ricerca, si avvia verso l'uscita.

DON V. GAMBI


~