In morte di D. Luigi Teresio CostaNella tarda sera del 10 luglio si spegneva serenamente D. Luigi Teresio Costa. La sua morte fu preceduta da una preparazione lunga, cosciente e generosa; poiché da ormai sette mesi i medici gli avevano detto chiaramente che il male faceva il suo corso e che la sua vita aveva i giorni contati. Aveva accolto con fortezza e serenità la notizia ed aveva pronunziato il suo «fiat» con edificante rassegnazione, preparandosi al suo incontro definitivo con Dio.
Nato a Castellinaldo (Cuneo) il 16 ottobre 1907 da famiglia profondamente religiosa, era entrato, fanciullo di dodici anni, a far parte di quel piccolo gruppo di giovanetti che, in Alba, sotto la guida del Primo Maestro, formavano il primo nucleo della Congregazione nascente. Aveva abbracciata la nuova vita con entusiasmo e col passare del tempo, sviluppandosi in lui una coscienza sempre più chiara della nuova vocazione, indirizzava ad essa decisamente i suoi sforzi e le sue energie. Partecipò così alle vicende dei primi anni e condivise coi suoi compagni gli inevitabili sacrifici degli inizi.
Negli anni della formazione si distinse per l'amore allo studio ed all'apostolato e per una esemplare pietà.
Nel 1927, anno dell'approvazione della Pia Società S. Paolo, emise la prima professione ed il 18 ottobre 1931 fu ordinato Sacerdote. Pochi giorni dopo, il 5 novembre, partiva per l'Argentina dove era stata aperta la Casa di Florida. Fu là che trascorse la maggior parte dei suoi anni di vita sacerdotale dedicando le sue energie giovanili allo sviluppo ed al consolidamento della vita e dell'apostolato paolino in quella nazione. Fu da principio fedele, collaboratore di D. Sebastiano Trosso e di D. Tito Armani, poi, dal 1944 al 1951, fu Superiore e Parroco a Cordoba.
Passò successivamente nelle Case di Madrid, Vicenza, Lugano, Ostia, Catania ed infine nella Casa Madre dove consumò il suo olocausto.
La sua vita non fu contrassegnata da opere grandiose ed esterne, ma trascorsa nella dedizione umile e nascosta, ma costante e generosa al dovere assegnatogli dall'obbedienza; nella fedele osservanza religiosa; nell'esercizio continuo dello zelo e della pietà.
Fu religioso esemplare, osservante dei voti fino alla delicatezza, amante della vita comune, generoso nel sacrificio. Visse la sua consacrazione a Dio con fedeltà fino alla fine, senza rimpianti, senza compromessi, senza cedimenti.
Fu Sacerdote zelante : convinto che il Sacerdote non è tale per sé, ma per le anime, non si risparmiò mai nell'esercizio del suo ministero e si prestò sempre volentieri alla predicazione ed al confessionale a cui dedicò gran parte del suo tempo specialmente negli ultimi anni.
In questo spirito sacerdotale trascorse la sua ultima malattia e per le anime, le vocazioni, la Congregazione offrì la sua sofferenza, intensificò la sua preghiera, immolò la sua vita.
Fu un'anima di singolare pietà. Già da bambino si distingueva per il comportamento devoto, il fervore, il raccoglimento nella preghiera. Fatto Sacerdote, la sua pietà si concentrò nella Messa, nel Breviario, nella vita eucaristica, nella divozione alla Madonna. La Messa specialmente formava il centro della sua giornata; la celebrò sempre con grande fervore e devozione fino a pochi giorni prima della sua morte, avendo chiesto ed ottenuto il permesso di celebrare nella sua cameretta.
La sua vita interiore traspariva all'esterno, e la sua unione con Dio aveva raggiunto un grado molto intimo negli ultimi giorni in cui si compiva il suo olocausto.
Al Primo Maestro, nell'ultima visita fattagli, disse parole che rivelavano l'alto grado dell'ascensione spirituale. Così si espresse : «
Ho fatto tre passi, secondo le tre grazie che avevo chiesto: in primo luogo la piena conformità al volere di Dio. Poi : la grazia di soffrire e sentire con gioia il graduale disfacimento del mio corpo. E dopo: la purificazione e spiritualizzazione quali si richiedono per entrare tra i santi e gli angeli subito dopo morte».
***Al caro Confratello scomparso, vadano ora le nostre preghiere ed i nostri suffragi per affrettargli il raggiungimento del premio promesso al servo buono e fedele.
D. PERINO MARAZZA