Lo Spirito del Discepolo di Gesù MaestroIn questo numero si parla specialmente del «Discepolo di Gesù Divino Maestro».
Prima ancora delle «Pie Discepole di Gesù Divin Maestro» nacque il «Discepolo di Gesù Divino Maestro».
Lo spirito del Discepolo nello sfondo religioso-paolino ha:
a) Una prevalenza di vita di pietà
riparatrice. b) Abituale raccoglimento e silenziosità.
c) Serena docilità nella partecipazione all'apostolato, mediante la tecnica e la propaganda.
d) Costante tensione verso la perfezione paolina.
Tale spirito risulta:
1° Dalla scelta del loro Protettore San Giuseppe.
2° Dallo stesso titolo onorifico «Discepolo di Gesù Divin Maestro».
3° Dalle Costituzioni.
4° Da circolari, dal «San Paolo», dalle istruzioni.
5° Dalla formazione data fin dai primi tempi.
San Giuseppe
Assumere un nome, o scegliere un determinato protettore, significa: avere un esemplare cui imitare; uno spirito che si intende di vivere; un Santo per le particolari grazie necessarie nella vita.
San Giuseppe ha caratteristiche speciali:
È il primo Santo, dopo la SS. Vergine, sua Sposa Maria; nonostante che Egli non sia il vero Padre di Gesù, né un Apostolo né un Sacerdote.
È il primo collaboratore della Redenzione, dopo Maria: per il compimento delle profezie; per proteggere innanzi al mondo la verginità di Maria; nel salvare la vita del Bambino Gesù; nel riportarlo dall'Egitto, scegliendo la dimora a Nazareth; nell'accompagnarLo, quando ebbe Gesù raggiunta l'età di dodici anni, a Gerusalemme; nel compiere il suo ufficio di Padre putativo di Gesù; nel guidare la Sacra Famiglia ed esserne il nutrizio; ecc.
Fu il Santo del silenzio, del lavoro, della docilità.
Fu sempre Vergine, sempre povero, sempre obbediente.
Egli non si mostrava; ma la sua missione fu di preparare al mondo il Sacerdote, il Maestro, l'Ostia di Riparazione: la grande opera.
Questa via seguita da San Giuseppe dice e spiega meglio che non i ragionamenti, quale sia lo spirito del Discepolo.
«Discepolo di Gesù Divino Maestro»
Discepolo indica chi sta imparando, secondo il latino
discere; e, nel caso nostro, «imparando da Colui che è la Sapienza, la Verità e la Via, Gesù Cristo». I comuni maestri possono insegnare qualche scienza, o precetto; possono dare consigli, ecc., Gesù Maestro invece è il Maestro della scienza più necessaria; è la sicura guida per la vita eterna; ed ha quanto è assolutamente necessario per la vita spirituale, la grazia.
È questa l'intera missione di Gesù; impararla, seguirla e viverla; ciò significa essere suoi discepoli.
Dice S. Giovanni (Vangelo VIII, 31): «Si vos manseritis in sermone meo, veri discipuli mei eritis, et cognoscetis veritatem...».
Gesù Maestro è il
Riparatore; questa la sua essenziale missione. Redense l'uomo dall'errore, dal vizio, dal peccato, dalla morte. Egli si addossò i debiti di tutta l'umanità peccatrice; li portò al Calvario, li lavò nel Suo Sangue.
Venne a ridonare quella gloria che l'uomo aveva negato al Padre Celeste. Venne come Sacerdote e Vittima a riavvicinare l'uomo a Dio e Dio all'uomo. L'uomo infatti non poteva da sé rimettersi nell'amicizia di Dio. Gesù Cristo, come Mediatore tra il Padre offeso e l'uomo offensore, ristabilì la pace, pagando di persona.
Chi accetta la sua redenzione: «per Ipsum et cum Ipso et in Ipso», vivrà come figlio di Dio ed erede con Cristo del Cielo.
Ed ecco il Discepolo che, per la sua missione riparatrice, s'inserisce nella stessa missione di Cristo Riparatore, Redentore. San Paolo scrive (Ebr. IX, 22): «Sine sanguinis effusione non fit remissio». Così il Sangue dei Martiri si è unito al Sangue di Gesù Cristo e così la fede ha vinto il mondo.
Ogni peccato è contro Cristo, in quanto è Via, Verità e Vita.
Il Discepolo ripara in tre forme: con la sua
vita, con la sua
pietà, con il suo
apostolato.
Così la vita del Discepolo è inserita nel gran fiume della riparazione, la cui sorgente è Gesù Cristo. Gesù Cristo: «Factus est pro nobis sapientia a Deo, iustitia, sanctificatio et
redemptio». (I Cor. 1,30). «Sicut Filius hominis non venit ministrari, sed ministrare, et dare animam suam
redemptionem pro multis» (Matt. XX, 28). «In quo (Jesu) habemus
redemptionem in sanguine... (Ef. I, 7).
Il Discepolo è concepito come San Giuseppe; cioè accanto al Sacerdote: in formazione, nella cooperazione, nell'apostolato. La cooperazione al Sacerdote mediante la preghiera è la più importante: vale per la sua santificazione, di cui ogni ministro di Dio ha gran bisogno.
Vi deve essere qualcosa di più: tutti in vicendevole e santo rispetto, stima, umiltà, riconoscenza amorosa, onore.
Non è mai mancato quello che sto scrivendo; si è manifestato tuttavia quando più e quando meno: e rimase un po' in ombra. Rimettiamolo in luce.