Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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SAN PAOLO
Casa Generalizia; Roma
APRILE - 1962

AVE MARIA, LIBER INCOMPREHENSUS, QUAE VERBUM ET FILIUM PATRIS MUNDO LEGENDUM EXHIBUISTI (S. EPIPHANIUS EP.).

Il Discepolo del Divin Maestro

Maria Prima Religiosa"

Veri religiosi e vere religiose su l'esempio e con la grazia «della prima Religiosa, Maria»! Chi si rifugiasse in una forma di dilettantismo religioso - secondo idee talvolta dichiarate -: una povertà in ribasso, una castità che si accompagni a certe comodità e libertà, un'obbedienza talmente personale da non essere più che nominale... può considerarsi religioso davanti a Dio ed agli uomini? No! Raddrizzare le idee false. Sono invece senza numero i religiosi che hanno un solo Maestro, Gesù Cristo; una sola Maestra, Maria. Esempi perfetti.
Si trovano, dolorosamente, persone consacrate che vivono e trascinano altri verso una piccola vita borghese (come venne definita): pur avendo solennemente rinunziato ai beni della terra, alle soddisfazioni di una famiglia, a disporre liberamente della propria volontà ed attività, non raggiungono gli infiniti beni della vita scelta, e non aspirano alla vita fervorosa e di continuo miglioramento. Infelice condizione di cose! I figli della luce, anche quelli che dovrebbero essere i più saggi, talvolta sono meno accorti e prudenti rispetto ai figli delle tenebre.
Di conseguenza: è necessario che i religiosi e le religiose diano un senso, uno scopo alla vita, per essere beati di qua e di là: santità ed apostolato. Così illuminati, comprenderanno la sapienza e l'aiuto che viene loro dalle varie prescrizioni e proibizioni, contenute nelle Costituzioni e nel Codice di Diritto Canonico.
Il canto degli Angeli, dichiarato come fine della vita di Gesù, nato in Betlemme: «Gloria a Dio, pace agli uomini». Questo è vivere in Cristo. «Abbiate in voi gli stessi sentimenti che erano in Gesù Cristo» (San Paolo). Il religioso che vive così in Gesù Cristo ha una preghiera onnipotente; è Gesù Cristo che prega in lui; ed il religioso chiede nel nome di Gesù Cristo: «Qualunque cosa chiederete al Padre, in nome mio, Egli ve la darà».


Si sono tenute ad Ariccia le adunanze - esercizi dei Superiori Provinciali e Regionali in principio del mese di aprile, secondo quanto prescrivevano le Costituzioni. Molto si è pregato. Si sono trattati i massimi bisogni della nostra Congregazione.
I temi maggiormente svolti sono i seguenti:
I° La vita di pietà, in generale; ed in particolare la fedeltà alle Adorazioni, Esami di coscienza, Meditazioni in comune.
2° La vita del Discepolo Paolino: il suo spirito.
3° La povertà e le amministrazioni.

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Lo Spirito del Discepolo di Gesù Maestro

In questo numero si parla specialmente del «Discepolo di Gesù Divino Maestro».
Prima ancora delle «Pie Discepole di Gesù Divin Maestro» nacque il «Discepolo di Gesù Divino Maestro».
Lo spirito del Discepolo nello sfondo religioso-paolino ha:
a) Una prevalenza di vita di pietà riparatrice.
b) Abituale raccoglimento e silenziosità.
c) Serena docilità nella partecipazione all'apostolato, mediante la tecnica e la propaganda.
d) Costante tensione verso la perfezione paolina.
Tale spirito risulta:
1° Dalla scelta del loro Protettore San Giuseppe.
2° Dallo stesso titolo onorifico «Discepolo di Gesù Divin Maestro».
3° Dalle Costituzioni.
4° Da circolari, dal «San Paolo», dalle istruzioni.
5° Dalla formazione data fin dai primi tempi.

San Giuseppe


Assumere un nome, o scegliere un determinato protettore, significa: avere un esemplare cui imitare; uno spirito che si intende di vivere; un Santo per le particolari grazie necessarie nella vita.
San Giuseppe ha caratteristiche speciali:
È il primo Santo, dopo la SS. Vergine, sua Sposa Maria; nonostante che Egli non sia il vero Padre di Gesù, né un Apostolo né un Sacerdote.
È il primo collaboratore della Redenzione, dopo Maria: per il compimento delle profezie; per proteggere innanzi al mondo la verginità di Maria; nel salvare la vita del Bambino Gesù; nel riportarlo dall'Egitto, scegliendo la dimora a Nazareth; nell'accompagnarLo, quando ebbe Gesù raggiunta l'età di dodici anni, a Gerusalemme; nel compiere il suo ufficio di Padre putativo di Gesù; nel guidare la Sacra Famiglia ed esserne il nutrizio; ecc.
Fu il Santo del silenzio, del lavoro, della docilità.
Fu sempre Vergine, sempre povero, sempre obbediente.
Egli non si mostrava; ma la sua missione fu di preparare al mondo il Sacerdote, il Maestro, l'Ostia di Riparazione: la grande opera.
Questa via seguita da San Giuseppe dice e spiega meglio che non i ragionamenti, quale sia lo spirito del Discepolo.

«Discepolo di Gesù Divino Maestro»


Discepolo indica chi sta imparando, secondo il latino discere; e, nel caso nostro, «imparando da Colui che è la Sapienza, la Verità e la Via, Gesù Cristo». I comuni maestri possono insegnare qualche scienza, o precetto; possono dare consigli, ecc., Gesù Maestro invece è il Maestro della scienza più necessaria; è la sicura guida per la vita eterna; ed ha quanto è assolutamente necessario per la vita spirituale, la grazia.
È questa l'intera missione di Gesù; impararla, seguirla e viverla; ciò significa essere suoi discepoli.
Dice S. Giovanni (Vangelo VIII, 31): «Si vos manseritis in sermone meo, veri discipuli mei eritis, et cognoscetis veritatem...».
Gesù Maestro è il Riparatore; questa la sua essenziale missione. Redense l'uomo dall'errore, dal vizio, dal peccato, dalla morte. Egli si addossò i debiti di tutta l'umanità peccatrice; li portò al Calvario, li lavò nel Suo Sangue.
Venne a ridonare quella gloria che l'uomo aveva negato al Padre Celeste. Venne come Sacerdote e Vittima a riavvicinare l'uomo a Dio e Dio all'uomo. L'uomo infatti non poteva da sé rimettersi nell'amicizia di Dio. Gesù Cristo, come Mediatore tra il Padre offeso e l'uomo offensore, ristabilì la pace, pagando di persona.
Chi accetta la sua redenzione: «per Ipsum et cum Ipso et in Ipso», vivrà come figlio di Dio ed erede con Cristo del Cielo.
Ed ecco il Discepolo che, per la sua missione riparatrice, s'inserisce nella stessa missione di Cristo Riparatore, Redentore. San Paolo scrive (Ebr. IX, 22): «Sine sanguinis effusione non fit remissio». Così il Sangue dei Martiri si è unito al Sangue di Gesù Cristo e così la fede ha vinto il mondo.
Ogni peccato è contro Cristo, in quanto è Via, Verità e Vita.
Il Discepolo ripara in tre forme: con la sua vita, con la sua pietà, con il suo apostolato.
Così la vita del Discepolo è inserita nel gran fiume della riparazione, la cui sorgente è Gesù Cristo. Gesù Cristo: «Factus est pro nobis sapientia a Deo, iustitia, sanctificatio et redemptio». (I Cor. 1,30). «Sicut Filius hominis non venit ministrari, sed ministrare, et dare animam suam redemptionem pro multis» (Matt. XX, 28). «In quo (Jesu) habemus redemptionem in sanguine... (Ef. I, 7).
Il Discepolo è concepito come San Giuseppe; cioè accanto al Sacerdote: in formazione, nella cooperazione, nell'apostolato. La cooperazione al Sacerdote mediante la preghiera è la più importante: vale per la sua santificazione, di cui ogni ministro di Dio ha gran bisogno.
Vi deve essere qualcosa di più: tutti in vicendevole e santo rispetto, stima, umiltà, riconoscenza amorosa, onore.
Non è mai mancato quello che sto scrivendo; si è manifestato tuttavia quando più e quando meno: e rimase un po' in ombra. Rimettiamolo in luce.

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La vita


a) Vivere in delicatezza e santità, evitando ogni peccato deliberato: «ab omni peccato, libera nos, Domine».
b) Edificare tutti col buon esempio nell'osservanza religiosa, e convivendo in spirito con la Famiglia di Nazareth; «Christi bonus odor sumus Deo in iis, qui salvi fiunt...»; «Noi siamo infatti, per Iddio, il buon odore di Cristo e per quelli che si salvano...». «Ambulate in dilectione, sicut Christus dilexit nos, et tradidit semetipsum pro nobis oblationem et hostiam Deo in odorem suavitatis» (Efes. 5,2); «Vivete nell'amore, sull'esempio del come Cristo ci ha amati e per noi ha sacrificato se stesso a Dio, quale oblazione e sacrificio di soave odore».
c) L'abituale raccoglimento, per cui si sente la vita gioiosa di intimità con Gesù Cristo; con la frequente domanda rivolta a noi stessi: «dov'è il mio cuore?».
d) Lo spirito del mondo e le radici dei peccati sono tre: «Omne quod est in mundo, concupiscentia carnis est, et concupiscentia oculorum, et superbia vitae»; così scrive San Giovanni nella sua lettera (2,16). Che significa: le tre serie di peccati che possono dominare l'uomo: lussuria, avarizia, superbia.
Il Discepolo di Gesù Divin Maestro, vivendo i suoi voti, per la sua stessa vita, ripara ogni peccato. Con la castità ripara i peccati che procedono dalla lussuria;
con la povertà ripara i peccati che procedono dall'avarizia;
con l'obbedienza ripara i peccati che procedono dalla superbia.
E questa è una riparazione profonda, vitale ed universale. San Paolo parlando della sua vita, sempre accompagnata da sacrifici e pene, ai Colossesi scrive (1,24): «Io godo delle sofferenze in cui mi trovo per voi; e completo nella mia carne quello che manca ai patimenti di Gesù Cristo, a vantaggio del suo Corpo, che è la Chiesa».
La più ampia spiegazione: sette sono i peccati capitali: alla superbia il Discepolo ripara con l'umiltà; all'avarizia con la povertà; all'ira con la mitezza; all'invidia con la bontà; alla gola con l'astinenza; alla lussuria con l'amore a Gesù; alla pigrizia con l'assiduo lavoro.

La pietà


a) La riparazione comune tra i buoni Cristiani che è in primo luogo la comunione riparatrice al primo venerdì del mese.
b) Ore private e pubbliche di Adorazione al SS. Sacramento.
c) Celebrazione della prima domenica di ogni mese, ad onore del Divin Maestro, con Ritiro mensile.
d) Lettura quotidiana di un tratto di Vangelo.
e) La recita del «Dio sia benedetto», sotto il titolo «in riparazione delle cattive azioni».
f) La Via Crucis ogni venerdì, come parte dell'ora di Visita.
g) La preghiera riparatrice che così comincia: «Signore, io vi offro in unione con tutti i Sacerdoti che oggi celebrano la santa Messa, Gesù Ostia e me stesso, piccola vittima, in riparazione delle innumerevoli bestemmie, errori ed empietà che le edizioni di radio e televisione, cinema e stampa, diffondono nel mondo intero».
h) Con piccoli sacrifici volontari e mortificazioni quotidiane, per le pene intime e fisiche, le lotte interiori, il dominare i sensi interni ed esterni, la pratica diligente della vita comune, l'uso santo delle facoltà e forze del cuore, incentrate in Gesù Cristo: vivo ego, iam non ego.
i
) Perché si conservasse questo spirito di riparazione, proprio del Discepolo, si era dedicata la prima Cappella nella Chiesa di San Paolo in Casa-Madre, (che si trova a destra di chi entra), ai dolori di Gesù e di Maria, come icona un gruppo statuario: Maria che accoglie tra le sue braccia la salma del suo Figlio, deposto dalla Croce; con l'atteggiamento che esprime «attendite et videte, si est dolor sicut dolor meus». Si legge nella vita di Fratel Borello, che ogni giorno, dopo i pasti, egli si ritirava in questa Cappella un po' appartata, quasi restio a farsi notare, e s'intratteneva in compagnia della Vergine Addolorata a sfogare più liberamente i suoi sentimenti di devozione e di riparazione verso di Lei e il Crocifisso Suo Figlio. Talvolta lo venivano a cercare, sapendo di trovarlo là.

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L'apostolato


I mezzi tecnici: stampa, cinema, radio, televisione, dischi, ecc., quando sono posti a servizio del male compiono una vera strage di anime; tale spettacolo accende nel cuore dell'apostolo un'intensa fiamma di zelo.
Si tratta di un'offesa gravissima contro il Padre Celeste, che mandò il Figlio a illuminare il mondo; contro il Figlio, che rese testimonianza alla verità; contro lo Spirito Santo, che è la luce interiore per ogni anima e per la Chiesa.
Questi peccati sono di malizia gravissimi: sono premeditati, danno larghissimo scandalo, si moltiplicano facilmente, avvelenano tutta la attività umana.
Sono premeditati: non frutto di impeto passionale, ma di preparazione fatta a mente calma.
Tra gli scandali più frequenti la teologia morale numera coloro che scrivono, stampano, diffondono libri, periodici. Ancora più allargano il male il cinema, la radio, la televisione, i dischi. Non si tratta di qualche persona, né di un numero limitato di uditori, ma di quantità enormi di copie di giornali, di spettatori, di lettori, ecc.
Un esercito di scrittori, registi, tipografi, associazioni o imprese giornalistiche, società bibliche protestanti, finanziatori per cinema, televisione, ecc.: per lo più mossi dal desiderio di lucro o dall'ambizione, o dall'odio, o da diabolica impresa «a delinquere».
La Chiesa ha colpito con le sue pene per le più gravi forme i colpevoli con la scomunica.
Il Discepolo di Gesù Maestro compie una riparazione nella sua parte negativa, e specialmente nella sua parte positiva.
a) Per se stesso, astenendosi da qualsiasi libertà e curiosità pericolosa per le letture, i cinema, la radio, la televisione.
b) Esercitare un'azione di convinzione sugli scrittori, sugli editori, sui propagandisti, per dissuadere; e volgere invece la loro attività verso edizioni sane, utili, scientifiche, od almeno innocue.
c) Esercitare opera di persuasione sopra i lettori, gli spettatori, ed in generale ed in particolare i giovani, perché si astengano da quanto può essere dannoso alla loro anima.
d) La parte positiva consiste nell'esercizio diretto dell'apostolato delle edizioni: opporre stampa a stampa, pellicola a pellicola, radio a radio, televisione a televisione. Il che significa opporre la verità all'errore, il bene al male, Gesù Cristo a Satana.
Tutto è contenuto nel secondo articolo delle Costituzioni: «Il fine speciale della Pia Società San Paolo consiste in questo: che i membri, per la gloria di Dio e la salvezza delle anime, si applichino con tutte le forze alla divulgazione della dottrina cattolica per mezzo dell'Apostolato dell'Edizione, cioè: stampa, cinema, radio, televisione, e gli altri mezzi più fruttuosi e più celeri, ossia le invenzioni fornite dal progresso umano e richieste dalle necessità e dalle condizioni dei tempi. Facciano quindi in modo i Superiori che tutto quello che, per disposizione di Dio, il progresso sarà riuscito ad inventare nel campo delle scienze umane e della tecnica industriale, non venga lasciato ad uso deleterio degli uomini, ma sia usato e abbia realmente a servire per la gloria di Dio e la salvezza delle anime, ossia per la diffusione della dottrina cattolica».

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I religiosi laici erano numerosissimi (San Benedetto, San Francesco d'Assisi, Servi di Maria, Basiliani, Agostiniani, ecc.). Essi venivano occupati nella preghiera e lavori vari. Oggi spesso sono i sacrestani, i portinai, i custodi, i cercatori, o fanno lavori manuali vari. I Trappisti hanno per legge di ricavare il sostentamento dalla terra: quindi coltivano campi, vigne, bestiame; altri preparano medicinali, liquori, cioccolato, ecc.
Nella loro vita ritirata, di silenziosità, pietà, mortificazione e lavori comuni: a) si santificano nelle osservanze; b) riparano i peccati dell'umanità; c) pregano per la Chiesa; d) cantano le lodi di Dio.
I nostri Discepoli sono chiamati a tutto questo complesso di beni; ma aggiungono e sostituiscono ai lavori vari l'apostolato, riparando in particolare i danni di coloro che convertono i doni di Dio, secondo il progresso umano, contro Dio stesso, contro le anime, la Chiesa, Gesù Cristo Divino Maestro. È la grande battaglia che in cielo, tra Lucifero e San Michele, si è trasportata su la terra; dopo che è venuto il messaggio «Gloria a Dio e pace agli uomini».
Se viene ben presentata questa vita del Discepolo ad anime innocenti, a persone rette, ad adulti già a conoscenza della vanità del mondo, od appena delusi dai primi saggi,
presentata nelle sue forme di attività moderne,
considerata nella sua pura spiritualità evangelica,
veduta nel suo apostolato, compiuto nel raccoglimento e semi-clausura, eppure allargato a centinaia di migliaia ed a milioni di anime,
attirerà un numero grande di aspiranti,
che, ben formati, prenderanno la via dell'ascesa, secondo i due precetti: «Amerai il Signore con tutta la mente, tutto il cuore, tutte le forze, tutta l'anima. Amerai il prossimo come te stesso».
In questa vita contemplativa ed attiva, con la duplice vocazione, religiosa ed apostolica, si avranno: meno tentazioni, utilizzo di tutte le facoltà spirituali e fisiche, coscienza di un vasto e profondo apostolato, più meriti, serenità gioiosa, morte serena, santità, una superiore eterna felicità. Aver seguito il Divin Maestro, aver cooperato a Gesù Cristo nel suo messaggio di luce, grazia e salvezza, immenso privilegio.
I vocazionisti devono perciò presentare la vita del Discepolo di Gesù Maestro come davvero essa è: specialmente trattandosi di vocazioni adulte.

Occorre una direzione spirituale e comprensione più delicata e più paterna, che non all'aspirante al Sacerdozio: nel formare.
Si devono fare gli studi secondo i programmi già bene preparati. Ma la formazione spirituale sia data nel suo colore e spirito propri.
Hanno bisogno di funzioni comuni e di altre proprie.
Occorre una semi-separazione dagli altri; aspiranti al sacerdozio e dai sacerdoti, pur dovendo condividere la vita di apostolato.

Maria è la più facile e sicura via per entrare nello spirito religioso e nello stabilire la vita di Gesù Cristo in noi.
L'abito non fa il religioso; né forma il religioso perfetto. Solo si ha il religioso completo, felice, in vera spiritualità paolina quando arriva al «vivit in me Christus». E Gesù produce i pensieri, la fede, l'amore a Dio ed alle anime, ispira le parole e le attività apostoliche, serenità piena di speranza «exspectantes beatam spem»: ecco il Discepolo Paolino.
Vi è bisogno di Gesù: lo dà Maria. Non lo ha dato soltanto all'umanità in generale; ma lo dà in particolare ad ognuno, ad ogni anima che lo desidera, che lo accoglie in amore, per tenerlo sempre con sé.
Divozione a Maria: conoscerla, amarla, pregarla, zelarla.

Nota: - Questo è conforme a quanto fu conchiuso al Capitolo Generale, come risulta dai verbali; e quanto ha deciso in una lettera la Santa Sede, indirizzata al Superiore Generale nel 1960. (Documenti dell'Archivio dell'Istituto).

SAC. ALBERIONE


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