FORMAZIONE UMANA
Uno dei problemi più gravi del nostro Istituto, come di ogni altra famiglia religiosa, è quello della formazione dei propri membri. Da una adeguata formazione dipende la vita e il vigore stesso della Congregazione, e anche il problema oggi tanto assillante della ricerca e del reclutamento delle vocazioni, suppone poi una conveniente formazione, perché le cure e le fatiche della ricerca, non siano rese vane ed inutili da una formazione mancata.
Le premure dei nostri Superiori, e di tutti i Superiori religiosi al riguardo, riflettono le premure stesse della Chiesa e dei Sommi Pontefici, che sempre tanto insistono per una adeguata formazione dei giovani aspiranti.
La formazione per essere adeguata deve essere integrale; non debbono quindi mancare gli elementi di una formazione umana, per quanto è possibile, piena e completa. L'ordine soprannaturale presuppone l'ordine naturale; la formazione soprannaturale richiede, come prerequisito indispensabile, una buona formazione umana; formare l'uomo, è la base su cui sopraelevare l'edificio della formazione cristiana, religiosa, sacerdotale, ed anche paolina.
Si tratta di formare /'homo-Dei - perfectus - ad omne opus bonum instructus (II Tim., 3, 17); e formarlo ad imitazione del Maestro Divino, che è perfectus Deus et perfectus homo.
Nella formazione umana distinguiamo tre settori: il settore fisico, il settore intellettuale, il settore morale; quest'ultimo comprende pure i valori e le esigenze di ordine sociale.
I. SETTORE FISICO
La formazione umana deve soprattutto occuparsi dell'ordine fisico. Il nostro corpo è chiamato a collaborare coll'anima nel servizio di Dio e nell'esercizio dell'apostolato. Deve essere quindi conservato nella sua piena efficenza. Tutti sappiamo che la legislazione canonica vieta il sacerdozio a coloro che hanno gravi difetti fisici, i quali «secure propter debilitatem vél decenter propter deformitatem altaris ministerio defungi non valent (can. 984, § 2)». E questo è solo uno dei casi di irregolarità provenienti da difetti di ordine fisico.
La formazione umana nel settore fisico riguarda anzitutto la cura della salute. La salute è un grande dono di Dio; fin che si è in buona salute si può lavorare per Dio e per le anime, pur potendo Iddio, in alcuni casi particolari, valersi anche dello stato di infermità, per un bene forse maggiore. Come dono di Dio, e via normale per servirlo nella Chiesa e nell'apostolato, a noi incombe il dovere di averne la massima cura. La cura della salute riguarda due momenti: lo stato di buona salute; lo stato di salute malferma. Quando si è in buona salute cercare di conservarla. Ai giovani soprattutto inculcare il dovere di conservare la buona salute, e di evitare esagerazioni ed imprudenze. Certe esagerazioni ed imprudenze di gioventù, si scontano, poi alle volte amaramente, quando si è più avanti negli anni. Sufficiente cibo, sufficiente riposo, ambienti sani, non sforzi eccessivi, di qualunque genere e nulla di ciò che in qualche modo può danneggiare la salute.
Quando invece la salute è malferma (in caso di malattia) curarla con sollecitudine, facendo uso di tutti i mezzi ragionevolmente possibili. La salute del corpo è tale bene e tale dono di Dio, che dobbiamo far di tutto per conservarla quando si possiede e ristabilirla nel suo vigore quando diventa malferma.
D'altra parte, è pure necessario far capire ai giovani che la salute non è un bene assoluto. Occorre educare a sopportare pazientemente qualche piccolo inconveniente, a non essere troppo esigente per cose da nulla, a non rendersi di peso per piccoli disturbi. Tanti piccoli disturbi occorre sopportarli pazientemente; tante piccole indisposizioni non ci dispensano dai nostri doveri, e non ci autorizzano ad essere di peso agli altri.
La formazione umana, nel settore fisico, riguarda pure quegli esercizi fisici che sono necessari per un adeguato sviluppo fisico delle membra, e per renderle più atte ed agili a compiere le loro funzioni. Tali sono la ginnastica, giochi di movimento, attività varie... Anche la ricreazione ha quindi il suo valore non piccolo per una buona formazione umana; soprattutto quei giochi che sviluppano tutte le membra, in particolare quelle che più direttamente contribuiscono alle funzioni vitali, come ad es. pallavolo, pallacanestro, ecc. I giovani soprattutto hanno bisogno di questo movimento. Ordinariamente lo fanno volentieri, perché è la natura stessa che lo esige. Ci possono però essere casi particolari di individui per i quali il gioco costa notevole sacrifìcio e diventa quasi una forma di penitenza. In tali casi è anche questa una penitenza da farsi! «E' una cosa che bisogna sapersi imporre, diceva un ottimo sacerdote, come bisogna imporsi di studiare e pregare, anche quando non ne abbiamo voglia, e sentiamo lo studio e la preghiera pesanti».
Non dobbiamo neppure dimenticare la necessità di abituare noi stessi, e abituare i giovani, ad un pochino di austerità nella propria vita. La mollezza non giova neanche alla salute e ad un conveniente sviluppo organico. Tale austerità tempra il fisico, lo rende forte, resistente alla fatica e ai disagi, capace di sopportare le variazioni di temperatura e di clima, ecc. Sappiano i nostri giovani sottoporsi ad una fatica, sopportando un disagio. Delle passeggiate, anche un po' lunghe, a piedi, che stanchino un pochino, non sono cose fuori posto neanche ai nostri tempi.
Tutto ciò, e quanto ancora si sarebbe potuto dire, non è altro che il «mens sana in corpore sano» degli antichi, e il «da nobis salutem mentis et corporis» della liturgia. E' ordinato a rendere perfectus l'homo Dei, capace di sostenere delle fatiche per il Signore. S. Paolo era un grande camminatore. Oggi per portare il Vangelo ai popoli non si va più. a piedi, ma in aereo; tuttavia per svolgere i vari apostolati della nostra Congregazione, occorre essere temprati e capaci di sopportare le fatiche e i disagi.
~
II. SETTORE INTELLETTUALE
E' questo il campo dello studio, del quale non intendiamo trattare. Si è solo fatto questo accenno per completare il quadro della formazione umana. Conviene tuttavia ricordare, almeno dì passaggio, che la formazione intellettuale deve essere il più possibile completa, e che nessuna dì quelle conoscenze, che sono utili all'uomo dì oggi, dovrebbe mancare ai nostri. E' chiaro che qui entrano non soltanto la scuola e lo studio propriamente detto, quello fatto sui libri, ma tutto ciò da cui è possibile, in qualche modo, arricchire la propria intelligenza, ed allargare le proprie cognizioni.
Rimane però sempre che ciò che è pura curiosità, ciò che può essere pericoloso, ciò che è solo perditempo, deve essere evitato, come debbono essere evitati gli eccessi in ogni ordine. Tanto più che spesso, l'occuparsi di cose inutili e vane, può essere di impedimento per l'acquisto di conoscenze assai più importanti e veramente utili.
III. SETTORE MORALE
E' il settore più esteso, e anche quello che maggiormente ci interessa. Esso riguarda tutto il campo della legge (morale) naturale, i comandamenti e le virtù cardinali, con tutti i loro sviluppi. Ne trattiamo sotto un punto di vista puramente umano e naturale, in quanto entrano nell'ordine della formazione umana.
Ricordiamo sovente a noi stessi e agli altri, che l'aspirare alla perfezione religiosa non dispensa dall'osservare i precetti della legge naturale, e che i consigli evangelici non dispensano dall'osservare i comandamenti: la povertà religiosa, ad es. non ci dispensa dall'osservare gli stretti doveri dì giustizia.
Occorre mettere alla base della nostra formazione morale le virtù naturali, non soltanto nella forma classica delle quattro virtù cardinali, ma tutto quel complesso di requisiti che sono richiesti nella vita civile e sociale dei nostri giorni.
Alla soglia dell'ordine morale vi sono alcune esigenze di convivenza civile, che sono però spesso indizio di animo nobile o di animo abietto: la pulizia, l'ordine, la buona educazione, e anche il galateo.
L'ordine e la pulizia debbono riguardare la propria persona, le proprie cose, il proprio ambiente. Occorre esigere dai giovani che si tengano ordinati e puliti e tengano ordinate e pulite le cose loro e i locali in cui vivono. Se ciò non si esige, è ben difficile che ì giovani, almeno in buon numero, si rendano conto di questa necessità. Del resto è tanto facile assecondare la pigrizia anche in queste cose. D'altra parte è anche possibile incontrare talvolta in persone eccessivamente preoccupate di ciò, che hanno quasi delle manie al riguardo od eccessive ricercatezze. Anche allora è bene indicare il giusto mezzo. Si tratta sempre di esigenze che non hanno valore assoluto, ma relativo ad un fine che bisogna conseguire.
Di grande importanza nella formazione umana è la buona educazione. La buona educazione è da usarsi con tutti, sempre, e in tutti gli ambienti: con Dio e cogli uomini, in Chiesa e fuori Chiesa; in scuola, nello studio, nell'apostolato, in refettorio, nelle camerate, nei cortili. Buona educazione con i Superiori, con i compagni e con ogni categoria di persone. Imparino i giovani a rispettare i Sacerdoti, le persone consacrate al Signore, le persone anziane (senectus venerabilis! ); sappiano fare un atto di gentilezza anche ad un compagno, e simili. Sappiano praticare quelle norme di galateo, che sono patrimonio comune delle persone educate e civili.
Anche quando si è soli occorre usare un comportamento degno di se stessi e, più ancora, della Maestà di Dio, presente dappertutto. San Francesco di Sales, il modello del perfetto gentiluomo, su questo punto fa scuola.
La buona educazione importa un complesso di attenzioni e di delicatezze, che suppongono un animo ben fatto e un grande dominio di sé.
~
* * *
Passando nell'ordine morale propriamente detto, ci limitiamo ad alcune applicazioni su punti di particolare importanza.
1. Formare nei giovani e negli aspiranti una giusta coscienza, di quanto riguarda Za giustizia, la povertà, l'uso dei beni terreni. Acquistino e sviluppino il senso della giustizia che lì porta a rispettare le cose degli altri e quelle dell'Istituto: non far proprio ciò che è di altri, neanche le cose più piccole; non sciupare e danneggiare in nessun modo; far presente a chi di dovere, quando anche involontariamente, hanno causato qualche piccolo danno; restituire le cose prese in prestito, anche se non richieste, ecc.
Si facciano coscienza del valore di quanto hanno fra le mani e ne usino con rispetto e senso di risparmio.
Abbiano cura delle cose proprie, e si rendano conto di quanto esse costano ai genitori. Forse solo a prezzo di sacrifìcio e di rinunce i genitori hanno potuto loro procurarle.
Si rendano conto del valore delle cose della casa e sappiano quanto costano all'Istituto. Spesso sono loro affidati oggetti, macchine o altro, anche di notevole valore, che debbono usare e trattare con la massima cura.
Una giusta estimazione del valore delle cose contribuirà a formare in loro, per questa parte, il senso della vita. L'uomo deve guadagnarsi il pane col sudore della fronte, frase che si può estendere a tutti i beni naturali necessari alla vita, che l'uomo deve far scaturire dal proprio lavoro. Essi quindi costano: costano denaro e costano fatica.
Si rendano conto di quanto i genitori spendono per loro. E' buon sistema far passare ai giovani le fatture da inviarsi ai propri parenti. Così vedono quanto spendono. D'altra parte, rendendosi conto di quanto l'Istituto fa per loro, siano essi stessi a sollecitare i genitori a soddisfare questo debito di giustizia: la vita costa, ed è legge dì natura e divina che sì adempiano tutti i doveri di giustizia.
Il fatto poi che la vita e le cose costano porteranno il giovane pure a quel senso del risparmio, tanto necessario anche ai nostri giorni; si accontenterà delle cose più modeste senza sempre pretendere ed esigere le cose più costose, più ricercate.
Quanto stiamo dicendo ci richiama pure il senso di riconoscenza da insegnarsi ai giovani. Comprendano quanto ricevono dall'Istituto. Veramente tutto: l'alloggio, il vitto, la formazione intellettuale, spirituale e morale. Di tutto siano riconoscenti. Riconoscenti all'Istituto e ai singoli maestri. Non sono solo benefattori coloro che di tanto in tanto fanno un'offerta in denaro o altro, ma assai più coloro che si spendono per il loro bene. Né si deve solo dire grazie quando si riceve una caramella, ma soprattutto quando si ricevono beni di valore molto maggiore, anche se non tutto si può valutare in denaro.
2. Rispetto del buon nome. - Il rispetto della roba propria e altrui ci richiama il rispetto del buon nome. Anche qui la legge naturale: non fare agli altri quello che non vogliono sia fatto a noi, e fare agli altri quanto vogliamo sia fatto a noi. Tutti abbiamo piacere che non si parli male di noi, che non si divulghino i nostri difetti e le nostre mancanze; tanto meno vogliamo che si inventino colpe e mancanze da noi non commesse. Tutti vogliamo essere ben interpretati, scusati nelle nostre immancabili debolezze. E' una regola che anzitutto noi stessi dobbiamo praticare verso gli altri, e insegnarne la pratica ai giovani.
~
3. Sincerità e lealtà. - E' pure da insegnarsi ed inculcarsi con somma cura ai giovani il culto della verità, l'orrore alla menzogna e alla doppiezza. «Sia il vostro parlare sì, sì, no, no. (Mt. 5, 37)».
Si ricordi a questo proposito il bellissimo messaggio Natalizio del Papa Giovanni XXIII, nel Natale 1960: «La pace nella verità». Tutto quanto è detto in questo messaggio potrebbe essere qui riportato.
Non si tratta di ingenuità e dabbenaggine, ma di sincerità e lealtà. La falsità e la menzogna può portare alle volte degli utili immediati; ma anche il furto e l'ingiustizia portano qualche utile immediato! Nessuno penserà dì trovare in questo una giustificazione !
La lealtà e sincerità deve estendersi a tutto e deve praticarsi con tutti. Con i Superiori e con i compagni; nella direzione spirituale e nei rapporti quotidiani; nella scuola e nel gioco.
Anche nel gioco inculcare la sincerità e la lealtà; la slealtà, oltre che riprovevole in se stessa, è spesso causa di bisticci, di mancanze di carità e di altro.
Nella scuola pure inculcare la lealtà, per quel senso di onestà naturale che essa ha in sé stessa, che vale assai di più che un voto maggiore o minore sul registro o all'esame, mentre il grado di sapere non aumenta per nulla. Non leggere la lezione, non copiare i compiti, non farsi passare bigliettini agli esami, ecc.. Sappiano i giovani che. non ci perdono nulla, anzi ne guadagnano assai, se imparano ad essere leali e sinceri anche in queste cose.
Non è poi il caso dì ricordare che la mancanza di sincerità è spesso accompagnata da altre mancanze, anche molto gravi.
Nell'ordine della lealtà entra pure il tener fede alla parola data, dote tanto importante nella vita civile, sociale e internazionale, e che nei rapporti tra i popoli e ì loro capi si traduce nel celebre motto : «Pacta sunt servanda», che non è se non un principio di legge naturale.
Piuttosto si vada adagio a impegnarsi, a far promesse, ma una volta data la parola bisogna mantenerla, anche se ciò può costare qualche sacrifìcio.
E' un principio da inculcarsi ai giovani fin dai primi anni, onde acquistino sempre maggiormente il senso della vita.
4. Rispettare l'ordine costituito. - E' un altro grande precetto di ordine naturale, che si traduce religiosamente nella virtù dell'obbedienza. Si sa che ogni ordine civile e sociale è costituito da una gerarchia. Nella famiglia i figli debbono sottostare ai genitori, e, subordinatamente, i fratelli più giovani a quelli più anziani; nell'ordine civile e politico ci sono dei capi a cui bisogna sottostare; nella Chiesa c'è una gerarchia di autorità, con a capo i Vescovi ed il Sommo Pontefice; nella vita militare vige una ferrea disciplina e sottomissione dei gradi inferiori a quelli superiori; chi lavora in fabbrica deve sottostare ai sorveglianti e dirigenti; chi è in ufficio deve sottostare al capouffìcio; nei partiti politici vi è una disciplina di partito. Tutto questo deve convincere i nostri della necessità di un ordine, di una disciplina, di una subordinazione ai propri superiori, il che è dire: rispettare l'ordine costituito.
Si abbia inoltre presente che tante regole di disciplina sono anzitutto norme di buon senso. Così ad es., la regola del silenzio in gran parte delle sue applicazioni; così la norma di non assentarsi, senza avvertire i Superiori, ecc.
5. Senso sociale. - Viviamo in società, nell'epoca della democrazia e della socializzazione; il senso sociale è quanto mai sviluppato, e questo è certamente un dato positivo, in confronto di una condizione di anarchia e di disgregazione. Di qui la necessità di formare nei nostri uno sviluppato senso sociale, che si traduce poi cristianamente anche nella virtù della carità.
Il senso sociale importa il rispetto delle opinioni e dei pareri altrui. Non è da condannarsi una persona che ha opinioni diverse dalle nostre, né tanto meno è da considerarsi quasi come priva dell'uso di ragione, come talvolta accade. Tutte le opinioni sono buone, quando si tratta di cose discutibili; tutte hanno eguale diritto di cittadinanza, quando sono basate su buone ragioni. Per lo stesso motivo occorre rispettare la libertà degli altri e non pretendere sempre che gli altri facciano come vogliamo noi.
Il senso sociale importa la collaborazione vicendevole. E' un'idea questa che da qualche tempo entra anche nei rapporti internazionali, sia pure, in vìa ordinaria, per fini interessati. Tanto più, quindi, il senso di collaborazione deve esserci in una casa religiosa o di formazione religiosa. Si possono presentare mille occasioni di collaborazione vicendevole, ed effettivamente si presentano ad ogni passo nella vita di comunità.
Senso sociale è pure il non rendersi di peso o di fastidio agli altri: non far troppo pesare i nostri difetti, e non disturbare e seccare tutti nelle nostre piccole necessità di vario genere, ecc.
~
***Richiamiamo infine due principi che debbono reggere tutta la formazione umana, e che sono in definitiva, tra ì principi fondamentali dell'etica naturale.a) Il dominio di se stessi. -
L'ordine morale da un punto di vista puramente naturale è tutto qui: dominare se stessi. Sapersi governare con la ragione (illuminata dalla fede) e non lasciarsi dominare dagli impulsi, dalle passioni, o dai gusti del momento. La virtù è habitus,
habere seipsum, cioè possedersi, dominarsi.Acquistare il domìnio dì sé in ogni cosa: nell'esercizio dei nostri doveri quotidiani, nella pratica della vita comune, nel vincere un impulso d'ira, nel vincere una tendenza alla pigrizia, nel tenere a freno i propri sensi, nell'usare bene della parola, e in tutte le altre cose. Il dominare se stessi alle volte è più facile, altre volte è
più difficile; dipende da molteplici elementi: dalla violenza dell'impulso e delle passioni, e anche dalle condizioni psicologiche e spirituali. Ma la virtù - nell'ordine puramente morale -
si acquista repetitis actibus,
e porta a prompte, faciliter et delectabiliter agendum.
Ciascheduno poi comprende che il dominio di sé, per quanto riguarda l'uso dei sensi, e la vigilanza sulla propria fantasia, sui propri sentimenti e sui propri pensieri, è tanto necessario per la pratica della virtù della castità.c) Il senso della misura, del limite, della discrezione. -
Le virtù morali hanno un giusto mezzo: ci sono dei limiti, nel senso dell'eccesso e del difetto che non vanno oltrepassati. Le cose umane vanno bene fino ad un certo punto: così del divertimento, così del riposo, così dello stesso nostro impegno nei nostri doveri. Imparino i giovani a rico noscere questi limiti, che è poi dominare se stessi. Imparino a limitarsi, cioè dominarsi, nella ricreazione: nel tempo ad essa dedicato, e nel modo con cui la compiono. Sappiano limitarsi, dominarsi, negli scherzi; se sono eccessivi possono essere offensivi alla carità, e causare altri inconvenienti. Sappiano limitarsi, dominarsi, a tavola nel mangiare e nel bere : «
Venire capaci a governarsi nel cibo vuol dire spesso allungare la vita (Primo Maestro)».
Il senso del limite ci renderà vigilanti e attenti per non esporci ai pericoli, ci farà evitare la presunzione, e con la presunzione eviteremo tanti altri inconvenienti. Sapere, in fine, non soltanto evitare l'eccesso e l'esagerazione, ma anche evitare il difetto e l'indolenza, appunto perché la virtù sta nel giusto mezzo.***Il campo della formazione umana, nel settore morale, come ognuno vede è assai ampio: ci sono i dieci comandamenti con le loro applicazioni; ci sono le quattro virtù cardinali, con tutte le altre virtù connesse e annesse; c'è tutto quell'insieme di norme del retto e decoroso vivere civile e sociale. Noi ci siamo limitati ad un abbozzo, lasciando a chi ne è direttamente interessato il compito di completare.Spesso la difficoltà della formazione religiosa e sacerdotale va ricercata nella mancanza della formazione umana. Se manca la base non si può sopraelevare la colonna; se manca il fondamento non si può sopraelevare l'edificio.La formazione umana dei giovani e degli aspiranti non è quindi un compito da trascurare. Col buon esempio, che vale sempre più di molti precetti, con lo sforzo, con la pazienza e soprattutto con l'aiuto del Signore, si potranno portare i giovani a quel grado dì formazone umana, che è richiesto dalla propria vocazione.Una adeguata formazione umana attira spesso sul sacerdote e sul religioso stima e fiducia; stima e fiducia che, in via ordinaria, sono condizioni indispensabili perché possa fare del bene.D. CIRILLO TOMATIS
Sono stati stampati il II e III volume: UT PERFECTUS SIT HOMO DEI (II e III settimana Esercizi Ariccia Aprile 1960). II prezzo di ogni volume è di lire 500 nette. Si raccomanda che l'abbiano tutti i Professi e si prega di comunicarci il numero di copie desiderato da ogni Casa, per spedire sollecitamente.
E' STATO CHIESTO: 1°
E' utile inviare un «
vocazionista»
Discepolo per la ricerca delle vocazioni? E' utile quando vi è colui che è in grado di farlo. E' un dovere dei Discepoli l'impegnarsi a raccogliere buone vocazioni.2 Qual è la vita di S. Giuseppe che meglio ci presenta questo Santo come modello del Discepolo paolino? E' la vita scritta da Giuseppe Bifaro stampata dal Vocazionario di Bari, che porta il titolo «Colui che credette».
~