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VADO AL MIO FINE?
«Sii buono con il tuo servo e avrò vita, custodirò la tua parola. Aprimi gli occhi perché io veda le meraviglie della tua legge. Io sono straniero sulla terra, non nascondermi i tuoi comandi. Io mi consumo nel desiderio dei tuoi precetti in ogni tempo. Tu minacci gli orgogliosi; maledetto chi devìa dai tuoi decreti. Allontana da me vergogna e disprezzo, perché ho osservato le tue leggi» (Sal 119/118,17-22).
1° Il pensiero del fine deve regnare sovrano, unico: tutto il resto per quello. Con questo movente le tentazioni si combattono e si vincono; i beni della terra si considerano rispetto al vantaggio che hanno o che portano in ordine al | fine. Se la ragione di esistere occupa la mente, si mira sempre lassù. L’uomo di un pensiero è potente, irresistibile; cammina risoluto, franco verso la santità.
La vita di molti è priva di senso: né cristiana, né umana; vivono, ma non vivono. Pensieri mobili e fluttuanti; capriccio, leggerezza sorprendente; letture frivole, discorsi vani.
La inconsistenza delle azioni, l’agire a caso secondo le convenienze del momento, l’inutilità della vita, dipendono dal dimenticare il fine. Barche errabonde destinate al naufragio; viaggiatori che tengono la strada opposta alla meta; banderuole ridicole dinanzi agli altri e umilianti innanzi a sé; incoscienti e guidati non dalla ragione, ma dall’istinto e dal piacere come gli animali.
2° Da ciò: perdita di tempo e forse della vita intera; divertimenti inutili, titubanze senza ideali; inconseguenza nei progetti; colpe gravi, piccole soddisfazioni delle passioni, perfidi incontri, occasioni pericolose, debolezze... E ciò per colpa mia! Poiché sono nato in un paese cristiano, sono stato istruito sul fine, aperto alle più nobili aspirazioni. È colpa mia, se i miei occhi non stanno fissi a quel faro. Poiché almeno la prima domanda del catechismo mi fu insegnata; perché ogni predica termina col ricordo del fine; perché ho continui richiami al pensiero della morte; perché negli Esercizi Spirituali il fine è l’argomento fondamentale. È | colpa mia se ho perduto di vista il fine; se ho deviato dalla strada che mi conduce ad esso; se ho stornato il mio sguardo dalla luce che mi allettava; se mi sono sottratto ai moti della grazia che mi spingeva verso il cielo.
3° Sono costretto ad applicarmi gli amari rimproveri di Gesù alle città che ne ricusarono la predicazione: «Guai a te, Corazain! guai a te, Betsaida, perché se i miracoli operati in voi fossero avvenuti in Tiro o a Sidone, da gran tempo esse avrebbero fatta penitenza in cenere e cilicio. In verità vi dico che nel giorno del giudizio vi sarà minor rigore per Tiro e per Sidone che per voi. E tu, o Cafarnao, che ti innalzi fino al cielo, tu sarai abbassata fino all’inferno; perché se i prodigi che sono stati fatti entro le tue mura, fossero stati fatti a Sodoma, essa sarebbe rimasta in piedi fino a questo giorno. In verità vi dico, che vi sarà nel giorno del giudizio minor rigore per il paese di Sodoma che per te» (Lc 10,12-16).
Esame. – Il pensiero della mia salvezza è davvero il mio pensiero sovrano?
Proposito. – Mi interrogherò spessissimo: Perché Dio mi ha creato?
Preghiera. – Maestro divino, che io conosca come sia ben poco ciò che è terreno; quanto grande invece ciò che è celeste; quanto breve ciò che è temporale; quanto durevole, invece, ciò che è eterno. Concedimi di prevenire la | morte, temere il giudizio, scampare dall’inferno, ottenere il paradiso.
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