Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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67.
CONOSCERE DIO

«Questa è la vita eterna: che conoscano te, l’unico vero Dio, e colui che hai mandato, Gesù Cristo» (Gv 17,3).

1° La SS. Trinità abita in noi, come in un tempio. «Glorificate e portate Dio nel vostro corpo» (1Cor 6,20);174 dobbiamo conservare e rispettare questa Trinità come conserviamo nel tabernacolo ed onoriamo la sacra pisside.
Occorre conoscere, imitare, amare la SS. Trinità.
Conoscere Dio uno nella natura, trino nelle persone. Conoscere le opere di ciascuna Persona; conoscere la loro azione in noi su la terra ed in cielo. In Paradiso si contempla Dio: in terra il nostro pensiero dev’essere rivolto a Dio quanto più si può, rendendo viva la fede.
Conoscere il Padre, la sua Provvidenza amorosa, la gioia che si prova nell’amarlo e possederlo. «Nessuno tanto pio, tanto Padre quanto Dio», dice Tertulliano; perciò lo riconosceremo come Padre, specialmente perché ci ha generati con la parola della verità volontariamente. Con Cristo perciò diciamo: «Onoro il Padre». Il che si compie con la lode, col ringraziamento: «Ti rendo lode, o Padre, Signore del cielo e della terra» (Mt 11,25). «Padre, ti ringrazio perché mi hai esaudito» (Gv 11,41).
Conoscere il Figlio; la sua Redenzione, la sua dottrina. Egli ci ama e diede tutto se stesso per la nostra salvezza. Egli è nostro cibo nell’Eucaristia, si fece nostro modello sulla terra, sarà nostra gioia in cielo. Siamo fratelli di lui e coeredi. Per sua misericordia siamo divenuti figli di Dio, mentre prima eravamo figli di ira e del diavolo.
Conoscere lo Spirito Santo: la sua grazia, le sue comunicazioni. È lui che ci santifica nei sacramenti, come è la vita della Chiesa, come sarà il gaudio nostro in cielo. Chi vuole vivere dello Spirito Santo, dice S. Agostino, ricordi di conservare la carità, amare la verità, desiderare l’unità, onde arrivare alla beata eternità.

Imitare. L’unità di Dio si imita con la pratica della carità. Gesù pregava il Padre: «Che siano una sola cosa; come tu ed io siamo una cosa sola» (Gv 17,22). La perfezione di Dio si imita lavorando costantemente a togliere i difetti ed acquistare la santità: «Siate voi perfetti, come è perfetto il Padre vostro celeste» (Mt 5,48). La vita di Dio si imita, come dice un pio autore: «quando moriamo al mondo, non per la separazione del corpo dall’anima, ma col distaccarci dalle cose terrene; quando cominceremo ad odiare ciò che il mondo ama...; quando avremo una sete continua delle cose celesti, e tedio delle cose terrene...; quando useremo delle cose del mondo senza attaccarvici; quando il nostro vivere sarà spiritualmente più in cielo che su la terra».

3° L’anima ripete frequentemente: Gloria al Padre, ed al Figliuolo, ed allo Spirito Santo; rinnova il segno della croce: In nome del Padre e del Figliuolo e dello Spirito Santo; unitamente a Maria SS., recita il «Magnificat... l’anima mia magnifica il Signore» (Lc 1,46); con la Chiesa rinnova l’inno «Gloria a Dio nel più alto dei cieli... ti lodiamo, ti benediciamo, ti adoriamo, ti glorifichiamo»; «Santo, Santo, Santo è il Signore Nostro»; «Ti lodiamo, o Dio, Padre d’immensa maestà, venerando il tuo vero e unico Figlio e il Santo Spirito Paraclito». L’anima divota della SS. Trinità, ne sente la presenza, la rispetta, l’onora. Anzi vive in abituale dipendenza, in un grande rispetto ed in una continua adorazione.

Esame. –
Sento la divina presenza in me? Conosco, imito, prego la SS. Trinità?

Proposito
. – Voglio conservare un abituale raccoglimento.

Preghiera. – O Dio onnipotente ed eterno, che desti ai tuoi servi di conoscere, mediante la professione della vera fede, la gloria dell’eterna tua maestà, concedici, te ne preghiamo, di essere, dalla fermezza della stessa fede, protetti contro ogni avversità. Per il Signore Nostro Gesù Cristo.
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174 Da notare che la maggioranza dei codici riporta solo l’imperativo: glorificate. L’aggiunta “et portate” è presente solo in alcuni codici minori. Proprio da questo passo Don Alberione ha ricavato il titolo di un opuscolo: “Portate Dio nel vostro corpo”, pubblicato prima nel San Paolo del marzo 1954 e successivamente raccolto nel libretto “Alle Famiglie Paoline”. Si può leggere anche in Anima e corpo per il Vangelo, pp. 221-258.