Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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108.
CARITÀ - VI

«Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per i vostri persecutori, perché siate figli del Padre vostro celeste, che fa sorgere il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni, e fa piovere sopra i giusti e sopra gli ingiusti» (Mt 5,44-45).

1° Dice Gesù: «Questo è il mio comandamento. Vi do un comandamento nuovo; che vi amiate l’un l’altro, come io ho amato voi» (Gv 15,12). Il Bossuet commenta: È comando nuovo perché volle che l’amore vicendevole sia come egli ci amò, cioè amore perfettissimo.
Primo: Sopportare il prossimo nonostante i suoi difetti. Quanti difetti Gesù sopportò nei suoi stessi apostoli; e noi con quanti difetti pesiamo su gli altri!
Amare perché il Signore ci ha amati per il primo, quando ancora eravamo suoi nemici, «cum adhuc peccatores essemus».42 Prevenne la Samaritana, la donna peccatrice, il ladrone. Sono le divine cortesie che dobbiamo imitare cercando i fratelli, i poveri, i peccatori, i bambini, le vocazioni.
Inoltre: carità compassionevole. La parola di Gesù: «Ho compassione di questo popolo» (Mc 8,2), deve penetrare nel cuore di ogni cristiano.
Gesù ciba gli affamati, istituisce i Sacramenti, canali della grazia, si intenerisce dinanzi ai bambini, guarisce gli infermi. Faremo elemosina di denaro, se possibile, di un po’ di tempo, di conforto, di cortesia, di consigli, di luce spirituale.

2° Carità generosa; giacché Gesù «ci amò e diede Se stesso per noi» (Gal 2,20). Serviremo i fratelli anche a costo di penosi sacrifici, anche se le piaghe sono ributtanti, se sono | quasi intrattabili. E ciò con cordialità, perché il modo di fare, spesso, vale più di quanto si fa. Con intelligenza: vale più dare il modo di guadagnare il pane che non il pane stesso.43 Con spirito di apostoli, volendo, attraverso il corpo, arrivare all’anima, memori sempre del detto: «Chi farà sì che un peccatore si converta dal suo errore, salverà l’anima di lui da la morte, e coprirà la moltitudine dei suoi peccati».44

3° Carità che si immola: «Avendo Gesù dato la vita per noi; anche noi dobbiamo dare la vita per i fratelli».45 Operai apostolici, religiosi, sacerdoti spesso dànno la vita ora per ora, goccia a goccia, lavorando senza tregua per le anime. Essi, con preghiere, predicazioni, studi, opere varie, realizzano il programma di S. Paolo: «Io volentieri mi spenderò e sopraspenderò per le vostre anime; quand’anche amandovi di più dovessi essere meno amato da voi» (2Cor 12,15). Alcuni sono arrivati a fare il voto di servitù rispetto alle anime, obbligandosi a considerare le anime come superiori che hanno diritto di esigere e venir accontentate nei desideri.

Esame. –
Ho impresso bene nella mente il programma positivo della carità cristiana? quanto di esso ho già realizzato? Prego per progredire su questa divina strada in cui Gesù mi precede?

Proposito. –
Studierò Gesù Cristo: le sue azioni sono precetti; come egli ha fatto anch’io devo fare.

Preghiera. – Finalmente, mio Divino Maestro, devo entrare nei sentimenti del vostro cuore: «Amate i vostri nemici; fate del bene a quelli che vi odiano, pregate per quelli che vi perseguitano e vi calunniano».46 Solo la vostra grazia può mettere nel mio cuore queste disposizioni. Sacro Cuore di Gesù, confido in voi.
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42 Rm 5,8. Cf 5,10: “cum inimici essemus...”.

43 Don Alberione ribadirà questo concetto nel San Paolo del gennaio 1954: «E dare lavoro! Dice la teologia: vi sono disoccupati “quibus consultius est laborem procurare aut subministrare, quam elemosynam dare” (“per i quali è cosa più provvida procurare o dar lavoro che dare l’elemosina”)». Cf ACV, p. 182.

44 Gc 5,20.

45 1Gv 3,16.

46 Lc 6,27s.