Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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220.
IL BATTESIMO - II

«Sappiamo bene che il nostro uomo vecchio è stato crocifisso con Cristo, perché fosse distrutto il corpo del peccato, e noi non fossimo più schiavi del peccato» (Rm 6,6).

1° Il Divino Riparatore ci restituì quanto avevamo perduto in Adamo. Non tutto però è ridonato nel Battesimo. In esso è restituita la vita della grazia con le virtù infuse e i doni dello Spirito Santo. L’immortalità l’avremo dopo la risurrezione; la soggezione della carne allo spirito si ottiene colla preghiera; la scienza l’abbiamo nella Rivelazione, nella pratica della fede, nella speranza della visione beatifica in cielo.
Rimane la condanna a morte ed a molte pene: per essere simili a Gesù Cristo che volle morire e soffrire ogni specie di dolori. Egli accettò la morte: «Non la mia, ma la tua volontà sia fatta» (Lc 22,42). Il discepolo imiti il Maestro. L’accettazione della morte è atto di molto merito. Giova farlo frequentemente, anzi ogni giorno; od almeno nel ritiro mensile. La natura rifugge tanto dalla morte e dal dolore. Eppure coll’accettazione del dolore e della morte l’anima si fortifica nella virtù e si orienta nella vita verso il fine nostro: il paradiso. Giova pure molto ravvivare la fede nella risurrezione di Gesù Cristo e nella risurrezione della carne.

2° Il Battesimo non ci restituisce l’integrità, cioè l’immunità dalle tentazioni. Ci dà però diritto alle grazie per vincere le tentazioni. Esso ci innesta in Cristo; ci riveste di Cristo: i suoi meriti sono nostri; le nostre preghiere sono esaudite | perché Gesù Cristo piacque al Padre. Il demonio eccita, risveglia le passioni che in certi momenti diventano prepotenti. La pigrizia, la golosità, l’oziosità, la sensualità stimolano fortemente; ma chi prega si salva dall’inferno perché si salva dai peccati. Nelle preghiere, in virtù della passione di Gesù Cristo, vengono sanate tutte le nostre infermità spirituali; la nostra volontà viene fortificata per domare la carne; lo spirito viene sottoposto a Dio.

3° Dopo il Battesimo perdura la nostra ignoranza. Gesù Cristo però ha rivelato agli uomini verità divine, misteri superiori all’umana natura; la Chiesa ce le propone a credere.
Il bambino, credendo ai misteri, diviene sapiente perché conosce verità che nessun uomo potrebbe scoprire. La fede mette la mente a servizio di Dio, somma ed essenziale verità. Gli atti di fede sono di grandissimo merito. Chi vive di fede arriverà alla visione di Dio.

Esame
. – Ho fede nel dogma «la risurrezione della carne?». Confido di poter vivere rettamente sottomettendo la mia carne per la grazia di Gesù Cristo? Vivo di fede?

Proposito. –
Terrò presente il principio di S. Paolo: Dio volle tutto restaurare, ciò che era rovinato per il peccato, per mezzo di Gesù Cristo.17

Preghiera. – Due devono essere gli atti del mio spirito e due le disposizioni della mia anima: | umiliazione per ciò che sono, confidenza in Gesù Cristo per quello che egli è. Io sono ignorante, infermo, soggetto a mille infermità ed alla morte. Voi, o Gesù, siete la risurrezione e la vita. Da me nulla posso; con voi posso tutto. Mio Gesù, confido in voi. Io temo di me, ma voi siete la mia vita, la mia pace, la mia luce, la mia sicurezza.
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17 Cf Rm 5,21; Gal 3,22.