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OBBEDIENZA - II
«Io sono il Signore tuo Dio che ti insegno per il tuo bene, che ti guido per la strada su cui devi andare. Se avessi prestato attenzione ai miei comandi, il tuo benessere sarebbe come un fiume, la tua giustizia come le onde del mare» (Is 48,17-18).
1° Per vivere lieti nell’obbedienza e ricavarne frutti dolcissimi e preziosissimi occorre che essa sia soprannaturale, generale, intiera.
Soprannaturale: occorre la grazia di Dio; perciò la preghiera. Si tratta di una virtù difficile, perché di ogni giorno, anzi di ogni momento. Diceva S. Pacomio ad un giovane religioso che desiderava il martirio: «È maggior martirio perseverare tutta la vita nell’obbedienza che morire ad un tratto di spada». È necessario pregare ogni giorno, per obbedire ogni giorno. Inoltre vedere Dio nei genitori e nei superiori: poiché essi rappresentano Dio. Non è obbedienza accettare una disposizione perché il superiore è istruito, perché minaccia castigo, perché comanda con dolcezza, per guadagnarsene | le simpatie. È nobile, costante, meritoria invece l’obbedienza quando è fatta come a Gesù Cristo: «Non servendo agli occhi, come per piacere agli uomini (Col 3,22), ma come servi di Cristo facendo di cuore la volontà di Dio» (Ef 6,6). E quanto più si guarda a Dio, tanto più sarà perfetta.
2° Obbedienza generale: cioè a tutti i legittimi superiori; ed in tutte le cose eccetto nelle illecite, poiché, dice S. Tommaso: «È obbedienza indiscreta,81 quella che obbedisce anche nelle cose illecite». Scrive San Francesco di Sales che l’obbedienza: «amorosamente si assoggetta a fare tutto ciò che è comandato, alla buona, senza mai considerare se il comando è bene o mal dato, purché colui che comanda abbia il potere di comandare, ed il comando serva all’unione della nostra mente con Dio». Ed altrove, commentando il detto scritturale «L’uomo obbediente canterà vittoria» (Pr 1,28), spiega: «Il vero obbediente sarà vittorioso in tutte le difficoltà in cui verrà a trovarsi per obbedienza, ed uscirà con onore dalle vie che percorrerà per obbedienza, per quanto siano pericolose».
Il superiore, comandando, può errare; non erra, invece, chi obbedisce. Dio vede il cuore; chi ascolta con vero spirito sempre acquista merito.
3° Obbedienza intiera. È tutto l’uomo che deve sottomettersi al Signore: la mente, la volontà, il cuore, il corpo. Il Signore chiede, anzi, | maggiormente ciò che è più interno e più prezioso.
L’obbedienza sia costante. Poiché è la perseveranza che fa l’uomo virtuoso. San Francesco di Sales scrive: «Far lietamente ciò che è comandato, per una volta sola, finché piacerà, è cosa che costa poco. Ma quando vi si dice: farete questo sempre e per tutto il tempo della vita, qui sta la virtù; ed è qui il merito».
Sia pronta. Dice S. Bernardo: «Il vero obbediente non conosce dilazioni; ha in orrore il domani; ignora i ritardi; previene il comando; tiene gli occhi attenti, le orecchie tese, la lingua pronta a parlare, le mani disposte ad operare, i piedi svelti a muoversi; è tutto intento a raccogliere ed eseguire subito la volontà di chi comanda».
Esame. – Sono queste le convinzioni che ho dell’obbedienza? Praticamente, la mia obbedienza è soprannaturale, generale, intiera? Prego per questo?
Proposito. – Voglio portare, nell’obbedienza, una vera letizia: solo così sarò pronto a correre dove essa mi chiamerà.
Preghiera. – Mio Dio, io adoro la vostra volontà santissima. Voi siete buono, e volete solo e sempre il bene. Da tutta l’eternità avete disposto ogni cosa in sapienza ed amore, anche a mio riguardo. Voi mi avete preparato dei superiori che vi rappresentano e mi comunicano i vostri | desideri. Adoro il vostro Unigenito sempre unito a voi in un unico e perfetto volere. Ogni vostro desiderio è pur nostro, o Padre Celeste, insieme allo Spirito Santo. Ed io seguendo i vostri voleri e desideri cammino sicuramente verso l’eterna felicità. Concedetemi che presentandomi a voi nel giudizio possa dirvi: «Padre, mai ho trasgredito il vostro comando».82
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