Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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45.
FORMARMI UOMO: la coscienza

«Un uomo assennato non trascura l’avvertimento, quello empio e superbo non prova alcun timore. Non far nulla senza riflessione, alla fine dell’azione non te ne pentirai... In ogni azione abbi fiducia in te stesso, poiché anche questo è osservare i comandamenti» (Sir 32,18-19.23).

1° La coscienza114 è la stessa mia anima, attenta a ponderare e regolare la mia attività, interna ed esterna. La capacità di ripiegarmi115 su me stesso per studiare i miei moti e giudicare se sia lecito o vietato quello che sto per fare.
È l’eco della voce di Dio che si ripercuote nella mia anima. È la vera vita umana; è | conoscere ciò che si fa o si omette; è un giudizio pratico che fa conoscere quello che sia da farsi o da omettersi. Messaggera di Dio, posta in fondo al mio essere, mi preserva da sogni funesti. Se cado mi incita ad alzarmi; se mi fermo mi invita a proseguire; mi stimola se mi avvilisco; mi richiama alla realtà se sono esaltato.

2° È avvertimento amichevole: «Guardati da questa occasione funesta; evita quel compagno e quella lettura; lascia quel divertimento; vigila sui pensieri e sul cuore; resisti ai primi moti della passione». L’uomo in cui parla la coscienza è felice; infelice chi non ne sente più la voce!
È freno potente. Nell’ora della tentazione, quando la natura ardente ed impetuosa sarebbe esposta a seguire violenti appetiti,116 la coscienza la domina, la ferma, la sottomette, impedisce cadute fatali. Altre volte, quando la sua voce è stata disconosciuta e l’uomo scivola sul pendio del precipizio, la coscienza raddoppia le grida e le proteste, risveglia salutari reazioni. Dopo il periodo delle menzognere illusioni, la coscienza torna a farsi udire: l’uomo si riscuote, risale il pendio e riprende il sentiero della verità e del bene.
La coscienza non abbandona neppure l’uomo sconfitto e avvolto nel fango; gli fa ancora udire i rimorsi, gli restituisce l’esperienza, lo invita ad atti di riparazione: fosse pure già il momento della morte.
È stimolo: ai peccatori ed ai giusti; come scuote i neghittosi e i dormienti: «Perché lasciate inerti i talenti? Perché una vita senza buoni frutti? Non temete l’ora del giudizio?».
È incoraggiamento agli sconfortati; rianima la speranza nei cuori scoraggiati: «Non vi è macchia che non si possa lavare; Dio non vuole la morte del peccatore, ma che si converta e viva;117 la grazia e la forza sono per chi prega; e chi prega si salva».

3° Ho sentito tante volte questa voce intima nei tempi di silenzio o di afflizione: «Sii più pio; abbi più zelo; ascendi più in alto; abbi più intimità con Gesù».

Esame. –
Quale conto ho fatto delle voci della coscienza?

Proposito. –
Spesso mi raccoglierò; farò tacere tutto attorno a me per sentire la voce intima della coscienza.

Preghiera. – Signore, io riconosco nella coscienza la voce vostra che si fa sentire in fondo al mio essere: per preservarmi dai sogni funesti; per rialzarmi, se caduto; per spingermi, se mi fermo; per richiamarmi nella viltà; per sostenermi nelle debolezze. Fate, o Signore, che io sia docile alla vostra voce secondo il vostro avviso: «Se oggi sentirete la sua voce non indurite i vostri cuori».118
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114 Al tema della coscienza Don Alberione ha dedicato l’opuscolo “Testimonium conscientiæ nostræ”, pubblicato nel San Paolo del marzo 1957. Si può leggere anche in Anima e corpo per il Vangelo, pp. 259-278.

115 Nel senso di “riflettere”, “rientrare” in se stesso.

116 Desideri forti, brame.

117 Cf Ez 33,11.

118 Sal 95/94,8; Eb 3,7.