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S. GIUSEPPE PATRONO DEI MORIBONDI
«(Il Signore) lo rese glorioso come i santi e lo rese grande a timore dei nemici. Per la sua parola fece cessare i prodigi e lo glorificò davanti ai re; gli diede autorità sul suo popolo e gli mostrò una parte della sua gloria. Lo santificò nella fedeltà e nella mansuetudine; lo scelse fra tutti i viventi» (Sir 45,2-4).
1° Dal momento della morte dipende l’eternità: o sempre salvi, o sempre perduti. E tuttavia in morte molte sono le difficoltà. Il moribondo, quando la morte è preceduta da malattia, è sorpreso dai ricordi del passato, dal timore dei giudizi di Dio, dalle ansietà di spirito e dai dolori del male. Inoltre il demonio accorre con grande ira, sapendo che poco tempo gli rimane per guadagnare l’anima. Quando poi la morte arriva improvvisa, per un male repentino, o per un incidente, o nel sonno stesso, una preparazione prossima riesce impossibile. Ed anche quando la morte è preceduta da malattia, spesso l’infermo ignora il suo stato per circostanze varie: oppure gli riesce difficile ricevere i conforti religiosi; od anche manca del sufficiente dolore. Quanto bisogno di S. Giuseppe, eletto protettore degli agonizzanti!
2° S. Giuseppe fece una morte santissima. Primo: perché venne assistito da Gesù e da Maria SS., che gli suggerirono i pensieri più belli e gli affetti più santi. Poi, perché la vita di San Giuseppe fu la vita del giusto. «Giuseppe essendo giusto», aveva accumulato continuamente | tesori di cielo. Egli era stato il fedelissimo custode di Maria; aveva compiuto santamente l’ufficio di padre e nutrizio rispetto a Gesù. Aveva nella sua verginità amato solo e sempre il Signore con tutto il suo cuore. Perciò in quel momento era consolato dal pensiero del passato; ed aveva la più certa speranza di un incontro dolcissimo col Padre Celeste. Perciò si può dire di lui: «Ecco come muore il giusto!». Preziosa è innanzi a Dio la morte dei santi!
3° Il Maestro Divino ci ammonisce di star sempre preparati alla morte: «Vegliate su voi stessi affinché i vostri cuori non siano oppressi dall’ubriachezza e dalle preoccupazioni della vita presente e la morte non vi colga all’improvviso come un ladro. Vigilate, pregando in ogni tempo, perché possiate sfuggire tutte queste cose che avverranno; e possiate comparire (con fiducia) innanzi al Figlio dell’uomo» (Lc 21,34).
S. Giacomo scrive riguardo della immediata preparazione alla morte: «Qualcuno tra di voi si ammala? Chiami i sacerdoti della Chiesa: ed essi preghino su di lui; e lo ungano con olio nel nome del Signore. La preghiera fatta con fede salverà l’infermo; il Signore lo conforterà e se ha commessi peccati gli verranno perdonati» (Gc 5,13).
Esame. – Penso abitualmente che la vita è preparazione alla morte ed all’ingresso in cielo? Ordino tutto al cielo? Invoco S. Giuseppe per i morenti e per me?
Proposito. – Una volta al giorno dirò la giaculatoria: «O S. Giuseppe, padre putativo di Gesù Cristo e vero sposo di Maria Vergine, pregate per noi e per gli agonizzanti di questo giorno (o di questa notte) ».
Preghiera. – Ricorro a te, o S. Giuseppe, patrono dei morenti; ed a te che fosti assistito in morte da Gesù e Maria, raccomando me stesso e tutti gli agonizzanti: affinché negli estremi momenti ci difenda da le insidie del demonio e da l’eterna dannazione; ci chiuda in pace gli occhi alle cose della terra per aprirceli a contemplare Dio faccia a faccia in cielo.
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