Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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128.
MORTIFICAZIONE - II

«Non cercare le cose troppo difficili per te, non indagare le cose per te troppo grandi. Bada a quello che ti è stato comandato, poiché tu non devi occuparti delle cose misteriose. Non sforzarti in ciò che trascende le tue capacità, poiché ti è stato mostrato più di quanto comprende un’intelligenza umana» (Sir 3,21-23).

1° In che cosa dobbiamo mortificarci? Sempre ed in tutto; interiormente ed esteriormente. Interiormente: l’intelligenza, la volontà, la | memoria, la fantasia, il cuore. Non si tratta di distruggere queste ottime facoltà, ma di renderle mortificate: cioè obbedienti come un cadavere, cioè come fossero morte: il cadavere, comunque si disponga, non fa opposizioni.
Ciò che è cattivo, è male pensarlo, immaginarlo, ricordarlo, amarlo, desiderarlo. Ciò che è inutile, è tempo perso pensarlo, immaginarlo, desiderarlo; poiché causa una notevole perdita di tempo prezioso e di energie spirituali. La mortificazione insegna: ad allontanare i pensieri cattivi ed inutili, a togliere le immaginazioni cattive, a impedire il ricordo ed i desideri di cose cattive ed inutili. Invece ciò che è vero, buono e utile sia pensato, voluto, immaginato, ricordato, desiderato, amato.
Ritrarre la mente, la volontà, la fantasia, il cuore dalle cose inutili o cattive chiamasi mortificazione negativa: «recede a malo». Invece, spingere la mente, la volontà, il cuore, la fantasia, la memoria verso ciò che è onesto o santo significa esercitare la mortificazione positiva: «fac bonum».

2° L’intelletto si mortifica con la disciplina. Esso è dato per conoscere Dio, le sue cose, la sua volontà, le opere del suo servizio. Ritrarre la mente dai pensieri di orgoglio. Esso è ostacolo alla fede; sorgente di ostinazioni irragionevoli nelle proprie idee, causa divisioni e discordie secondo quanto dice S. Agostino: «Vi sono quelli che rompono l’unità, nemici della pace, | privi della carità, gonfi di stima propria, si compiacciono di se stessi e si credono grandi». Anche il disprezzo per le opinioni altrui è segno di alterigia.114
La curiosità si deve pure mortificare; porta fretta, disordine, perdita di tempo. Leggere ogni cosa, occuparsi dei fatti altrui, sete morbosa di notizie sono frutto di curiosità. Vi sono poi pensieri contro la fede, la carità, la castità che occorre combattere.

3° La mente si mortifica applicandola allo studio ed alla conoscenza delle verità religiose; alle scienze ed alle arti che entrano nell’ufficio e nei doveri di ciascuno.
Applicare la mente a buone letture, a capire la parola di Dio, alla meditazione è ottima disciplina. Ugualmente, riflettere per compiere meglio le azioni della giornata; per eccitarci nella carità; per intendere ed eseguire meglio l’obbedienza, importano una continuata mortificazione della nostra intelligenza. Se si hanno profonde convinzioni religiose si vivrà davvero cristianamente. Se il pensiero del fine dell’uomo, degli esempi di Gesù Cristo ed in generale dei dogmi cristiani, è abituale e sentito, sarà facile farci santi.

Esame. –
Ho profonde convinzioni circa il retto governo di me stesso? Disciplino la mia intelligenza e regolo con saggezza i miei pensieri? Do veramente a Dio la mia mente?

Proposito. –
Voglio avere solo pensieri | buoni, sapendo che l’intelligenza è il primo talento di cui devo rendere conto a Dio.

Preghiera. – O Gesù, Sapienza Increata, che avete acceso in me il lume della ragione, concedetemi la grazia di adoperare santamente questo talento. Liberatemi da ogni pensiero vano, perverso ed inutile: «Libera corda nostra de malorum tentationibus cogitationum ut sancti Spiritus dignum fieri habitaculum mereamur».115 Dirigete nella via della sapienza la mia mente; apritela a conoscere sempre meglio voi e quello che è di vostra volontà. Accrescete la nostra fede perché possiamo pervenire all’eterna visione in paradiso.
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114 Superbia, orgoglio.

115 «Libera i nostri cuori dalle tentazioni dei pensieri cattivi, affinché meritiamo di diventare degna dimora del santo Spirito» (Antica preghiera di Avvento).