Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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58.
IL PECCATO MORTALE - IV

«Figli abominevoli sono i figli dei peccatori, una stirpe empia è nella dimora dei malvagi. L’eredità dei figli dei peccatori andrà in rovina, con la loro discendenza continuerà il disonore. Contro un padre empio imprecano i figli, perché sono disprezzati a causa sua. Guai a voi, uomini empi, che avete abbandonato la legge di Dio altissimo! Quando nascete, nascete per la maledizione; quando morite, erediterete la maledizione» (Sir 41,5-9).

1° Anche in questa vita il peccato è dannoso.
Priva della vita soprannaturale e divina: è la morte dell’anima. In stato di grazia io sono il tempio di Dio; Dio è unito a me come l’anima | al corpo nella vita naturale. Egli è il principio vitale; le mie azioni sono sue; tutto è meritorio per il cielo. Ma, caduto in peccato, io divento: a) il tralcio separato dalla vite, non servo più ad altro che ad essere gettato sul fuoco. b) Perdo tutti i meriti della vita passata; ancorché fossi già arrivato ad eminente santità. c) Le opere buone, ancorché virtuose ed eroiche, nulla guadagnano per il cielo. La radice è infetta. Se sono unito a Dio porto molti frutti; ma, separato da lui, nulla! «Senza di me non potete far nulla» (Gv 15,5).

2° Chi pecca dilania, colpisce, martorizza146 il proprio essere. Dio può fare a meno dell’uomo; ma l’uomo non può fare a meno di Dio. Compie un male maggiore quando pecca contro il prossimo, che è parte del suo essere. Massimamente, poi, quando pecca contro se stesso. Le pietre tirate in alto, cadono sopra se stessi. Col peccato credo di soddisfarmi e di trovar la felicità: errore disastroso! Apro invece una piaga cancrenosa nel mio spirito, nel mio cuore, nella mia carne. Patirà lo spirito per quella lettura fatta per maliziosa curiosità. Patirà il cuore per quell’affetto sensuale in cui si cerca il contento.147 Patirà la carne e tutto l’essere per quell’ebbrezza chiesta ad una bassa voluttà.

3° Ho bisogno forse, o Signore, dell’esperienza altrui? Non sono di lezione a me stesso? Donde mi sono venute tutte le piaghe di cui soffro? Sarei ingiusto se ne accusassi la | Provvidenza! Sono i miei peccati che le hanno aperte in me; od i peccati dei miei padri che mi lasciarono questa triste eredità?

Esame
. – Sono così leggero da sorridere o restare indifferente dinanzi al peccato? Penso come l’insensato che dice: «Ho peccato e che m’è venuto di male?».148 Mi fermo a considerare le cose nella loro realtà?

Proposito.
– Considererò, almeno oggi, i grandi torti che ho fatto a me stesso. Penserò che io stesso mi sono fabbricate le croci che mi fanno gemere.

Preghiera. – Sento, o Signore, che essendo causa del mio male, devo piangere me stesso. Io ho prodotto tante rovine nell’anima mia, che nel battesimo era diventata la felice e onorata abitazione della SS. Trinità. Io ho profanato questo tempio; mille piaghe ho aperto nella mia vita, ho ucciso me stesso. Sanatemi, o Gesù. Anima Christi, sanctifica me. Corpus Christi, salva me. Aqua lateris Christi, lava me.149
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146 Oggi: martirizza.

147 Forma arcaica per “il godimento”.

148 Sir 5,4.

149 «Anima di Cristo, santificami. Corpo di Cristo, salvami. Acqua del costato di Cristo, lavami».