Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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126.
PAZIENZA

«Io ritengo, infatti, che le sofferenze del momento presente non sono paragonabili alla gloria futura che dovrà essere rivelata in noi. La creazione stessa attende con impazienza la rivelazione dei figli di Dio» (Rm 8,18-19).

1° La pazienza è la virtù che ci porta ad accettare con rassegnazione le sofferenze per amore di Dio.
Tutti hanno nella vita un numero di pene sufficiente per farsi santi. Per essere costanti nel bene vi è sempre da soffrire. Facilmente ci stanchiamo, ci scoraggiamo innanzi ai continui sforzi e difficoltà. Anche se non avessimo altre prove, queste certamente si incontrano sempre. Ma alcuni le sopportano con animo tranquillo, in unione con Gesù Cristo. Altri, invece, soffrono irritandosi, lagnandosi, bestemmiando; ed altri soffrono per orgoglio, cupidigia, interesse umano. Chi ha vera pazienza si arricchisce di meriti: è la pazienza che fa i santi. Gli altri, invece, accumulano peccati e vanno incontro ad altre più dure pene nell’eternità.

2° La sottomissione alla Divina volontà fu il segreto dei santi e dei martiri nell’accettare con rassegnazione, anzi, talvolta, con gioia, le più dolorose e lunghe sofferenze. «Sia fatta la tua volontà, o Padre» (Lc 22,45) è stata la grande accettazione dell’amarissimo calice della passione. Così Giobbe: «Se da Dio accettiamo i beni, perché da Dio non accetteremo anche i dolori?» (Gb 2,10).
Il pensiero del paradiso ha sempre tanto confortato le anime generose nelle loro pene: | «Tanto è il bene che aspetto, che ogni pena mi è diletto», diceva S. Francesco di Assisi. E S. Paolo: «Sovrabbondo di gioia in ogni mia tribolazione» (2Cor 7,4). Infatti, non vi è proporzione tra il breve soffrire e l’eterno godere; tra le piccole prove ed il gaudio inebriante del cielo.
Il purgatorio è più breve e più leggero in questa vita; più lungo e doloroso nell’altra vita. Ed è una grande misericordia da parte di Dio se ci offre occasione di pagare qui i debiti nostri con la Divina Giustizia. Diversamente, possiamo cercare noi stessi delle mortificazioni volontarie.
La Passione di Nostro Signore Gesù Cristo è incitamento molto utile a sopportare con pazienza i nostri dolori. Gesù soffre, ed è innocente; noi soffriamo, ma siamo peccatori. Se vogliamo arrivare alla sua gloria dobbiamo seguirlo nella dolorosa via delle sue continue sofferenze, che raggiunsero il colmo nella Passione.
L’apostolato della sofferenza è il più efficace; patire per compiere la passione di Gesù Cristo a favore del suo corpo mistico che è la Chiesa.104 Santa Gemma Galgani, S. Giovanni della Croce e tanti Santi avevano una vera sete di mortificazioni e di sofferenza.

3° Tre gradi: l’accettazione della croce; vita di unione col paziente Salvatore; desideri e gioia nella sofferenza.

Esame. –
Ho ben considerato quale fonte di bene è il dolore? Come mi comporto innanzi alla sofferenza? ho la divozione a Gesù Crocifisso?

Proposito
. – Farò mia la massima di S. Paolo: «Se soffriamo con lui, saremo anche con lui glorificati».105

Preghiera. – Crocifisso mio Maestro: ho compreso il vostro ammonimento: «Chi vuol venire dietro di me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua».106 E questa è la via per unirmi più intimamente a voi ed ottenere comunicazione abbondante di grazia: «Volentieri mi glorierò nelle mie debolezze, affinché abiti in me la virtù di Cristo».107 Su questa via del Calvario forse mi lascerò cadere sotto il peso della croce: ma subito alzerò la voce a voi che siete pur caduto per rialzare i caduti. In voi la mia fiducia: «Poiché tu sei, o Dio, la mia forza».
126

104 Cf Col 1,24.

105 Cf 2Tm 2,11s.

106 Mt 16,24 e paralleli.

107 2Cor 12,9.