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GLI INVITATI ALLE NOZZE205
«Nell’ira, non peccate; non tramonti il sole sopra la vostra ira, e non date occasione al diavolo. Chi è avvezzo a rubare non rubi più, anzi si dia da fare lavorando onestamente con le proprie mani, per farne parte a chi si trova in necessità» (Ef 4,26-28).
1° La parabola del Vangelo odierno ci presenta in un quadro espressivo l’atteggiamento del mondo di fronte a Gesù ed alla sua Chiesa. Molti non accolsero Gesù né l’accolgono; altri poi, pur venendo a lui, non sono uniti a lui con la grazia; ma quanti gli sono fedeli partecipano ai suoi beni spirituali ed eterni.
Ecco il Vangelo: «In quel tempo Gesù parlava ai prìncipi dei Sacerdoti e Farisei in parabole: Il regno dei cieli è simile ad un re, il quale fece le nozze a suo figlio. E mandò i servi a chiamare gli invitati alle nozze; ma questi non volevano venire. Mandò ancora altri servi, dicendo: Dite agli invitati: ecco il mio pranzo è apparecchiato, si sono ammazzati i buoi e gli animali ingrassati, e tutto è pronto, venite alle nozze. Ma quelli non se ne curarono, andando chi al campo, chi | al negozio. Altri poi, presi i servitori, li oltraggiarono e li uccisero. Udito l’avvenuto, il re pieno d’ira mandò le sue milizie a sterminare quegli omicidi e dar fuoco alle loro città. Quindi disse ai suoi servi: Le nozze sono pronte, ma gli invitati non ne erano degni. Andate dunque ai crocicchi delle strade e quanti troverete chiamateli alle nozze. E usciti per le strade, i servi di lui radunarono quanti trovarono, buoni e cattivi, e la sala delle nozze fu piena di convitati. Or entrato il re a vederli, vi notò un uomo che non era in abito di nozze. E gli disse: Amico, come sei entrato qua senza la veste da nozze? E colui ammutolì. Allora disse il re ai servi: Legatelo, mani e piedi, e gettatelo fuori nel buio, ivi sarà pianto e stridor di denti. Perché molti sono i chiamati e pochi gli eletti» (Mt 22,1-14).
2° Il Re è Dio Padre, che celebra le sue nozze unendo il Cristo alla sua Chiesa, dice San Gregorio Magno. Egli inviò due volte i suoi servi ad invitare a Gesù Cristo ed alla Chiesa gli uomini: cioè i profeti dell’Antico Testamento; e gli Apostoli nel Nuovo Testamento. Ma trovarono gli uomini indifferenti al Messaggio Divino, perché assorbiti nelle cose materiali, nelle preoccupazioni del denaro, dei piaceri e delle ambizioni. Trovarono anche uomini ostili che misero a morte i profeti, e martirizzarono gli Apostoli, ma nulla è più pericoloso al mondo che rigettare il Cristo: significa votarsi alla rovina materiale e morale, dolorosa e ignominiosa; è la fine. Il Signore, allora, invita per mezzo dei | servi i poveri e gli infelici. Ed entrano buoni e cattivi nella Chiesa di Dio. Andò poi il re a visitare i commensali e trovò un uomo che non aveva la veste nuziale. Purtroppo nella Chiesa vi sono dei cristiani che aderiscono al corpo, ma non all’anima: vivono in peccato. Anche questi saranno condannati. E così, dopo il giudizio, la Chiesa Celeste risulterà dei soli eletti. «Molti sono i chiamati, pochi gli eletti» (Mt 22,14). I cattivi andranno nelle tenebre esteriori.
3° Siate benedetto, o mio Dio, che mi chiamaste all’intimità gaudiosa delle spirituali nozze;206 facendomi, nel Battesimo, cittadino della Chiesa! Tanti altri avrebbero forse corrisposto meglio di me, vi avrebbero amato di più, obbedito di più. Voi tuttavia sceglieste me: Vi ringrazio di avermi fatto cristiano; membro di Gesù Cristo.
Esame. – Sono stato fedele alla grazia? Ho sempre portato la veste nuziale? Sono membro sano od infermo? Come considero il mondo? La mia condotta è degna delle nozze con l’Agnello divino nella Chiesa?
Proposito. – Sono cittadino della Chiesa: ne mediterò sempre la nobiltà e i doveri.
Preghiera. – Perdono, o mio Dio, per la grande mia cecità. Io non considero abbastanza il mondo da un giusto punto di vista. «Beato il popolo il cui Signore è il suo Dio». Non sono fortunati i popoli più ricchi e potenti, ma i | popoli più cristiani. L’innocenza è la prima ricchezza; possedere Dio e il suo Cristo nella Chiesa è la prima civiltà. Per ogni uomo la prima ricchezza è la divina grazia. L’ingegno, il denaro, la stima, la salute, sono beni secondari. Signore, che io abbia sempre questa luce e questo tesoro. «Domine, ut videam!».207
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