Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

Effettua una ricerca

Ricerca Avanzata

314.
«IO VADO AL PADRE»166

«Come la cerva anela ai corsi d’acqua, così l’anima mia anela a te, o Dio. L’anima mia ha sete di Dio, del Dio vivente: quando verrò e vedrò il volto di Dio?» (Sal 42/41,2-3).

1° Nell’Epistola di oggi S. Pietro ci dice: «Io vi scongiuro di considerarvi come forestieri e pellegrini sulla terra» (1Pt 2,11). E vuol | dire: Pensate al Paradiso, desiderate il Paradiso, lavorate per il Paradiso. Gesù Cristo cambierà la nostra fatica e i nostri dolori in una felicità che il mondo non potrà rapirci. Non attaccatevi ai vani diletti della terra, dice S. Pietro; ma adempite i vostri doveri; ciascuno secondo il proprio stato; anche se vi toccasse di soffrire ingiustamente. Fu anche necessario che il Cristo soffrisse e risorgesse per entrare nella sua gloria.

2° Nel Vangelo Gesù Cristo dice agli Apostoli: «Ancora un poco e non mi vedrete più: e di nuovo un altro poco, e mi rivedrete, perché io vado al Padre. Dissero perciò tra loro alcuni dei suoi discepoli: Che significa ciò che egli dice: Ancora un poco e non mi vedrete più, e di poi un altro poco, e mi rivedrete, perché vado al Padre? Che cosa significa questo poco di cui parla? Non intendiamo quel che egli dica. Conobbe pertanto Gesù che bramavano d’interrogarlo, e disse loro: Voi andate investigando tra di voi perché io abbia detto: Ancora un poco, e mi rivedrete. In verità, in verità vi dico, che voi piangerete e gemerete, laddove il mondo godrà; voi sarete bensì oppressi dalla tristezza, ma questa si cangerà in gaudio. La donna, allorché partorisce, è triste, perché è giunto il suo tempo: quando poi ha dato alla luce il bambino, non si ricorda più dell’affanno a motivo dell’allegrezza, perché è nato al mondo un uomo. Anche voi siete adesso nella tristezza, ma vi vedrò di bel nuovo e gioirà il vostro cuore, | e nessuno vi toglierà il vostro gaudio» (Gv 16,16-22).
S. Agostino spiega: «Quando Gesù dice: Ancora un poco e non mi vedrete più, si rivolge a coloro che allora lo vedevano corporalmente presente; e dice loro che doveva scomparire dai loro occhi, per salire al Padre. Questo, però, durerà poco; poi lo rivedranno di nuovo Giudice e premio eterno. Dice un poco, perché di fronte all’eternità un tempo, anche lungo, è sempre di breve durata».

3° La nostra gioia non sia come quella del mondo, e neanche la nostra tristezza. Le nostre piccole consolazioni ci ricordino l’eterno gaudio; e le nostre piccole pene vengano offerte per merito e acquisto del cielo. Tutto passa quaggiù; perciò tutto è piccolo; non è grande ciò che finisce. È sempre molto, invece, quello che non termina mai, ma dura per l’eternità. «Ora siete tristi, ma la vostra tristezza si cambierà in gioia; e nessuno potrà rapire il vostro gaudio».

Esame. –
Vivo con il cuore rivolto al cielo? Lavoro per il cielo? Soffro per il cielo? Mi so privare di ciò che è vano e terreno per l’eternità? Sopporto con pace le piccole tribolazioni in vista della ricompensa eterna?

Proposito. –
Voglio spesso entrare in me stesso ed interrogare il mio cuore: Che cosa cerchi? A che aspiri? I tuoi programmi, i tuoi progetti sono illuminati e suggeriti dal desiderio di guadagnare di più per il Paradiso?

Preghiera. – In virtù di questi misteri, concedi, o Signore, la grazia mediante la quale, mitigando i terreni desideri, impariamo ad amare i beni celesti.
Atto di speranza. – Mio Dio, spero dalla bontà vostra, per le vostre promesse e per i meriti di Gesù Cristo, nostro Salvatore, la vita eterna e le grazie necessarie per meritarla con le buone opere, che io debbo e voglio fare. Signore, che io non resti confuso in eterno.
Atto di carità. – Mio Dio, amo con tutto il cuore, sopra ogni cosa, voi, Bene infinito e nostra eterna felicità, e per amor vostro amo il prossimo mio come me stesso e perdono le offese ricevute. Signore, fate che io vi ami sempre più.
314

166 Titolo originale: “III Domenica dopo Pasqua”.