Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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VIGILIA DI NATALE

«La sua potenza divina ci ha fatto dono di ogni bene per quanto riguarda la vita e la pietà, mediante la conoscenza di colui che ci ha chiamati con la sua gloria e potenza. Con queste ci ha donato i beni grandissimi e preziosi che erano stati promessi, perché diventaste per loro mezzo partecipi della natura divina, essendo sfuggiti alla corruzione che è nel mondo a causa della concupiscenza. Per questo mettete ogni impegno per aggiungere alla vostra fede la virtù, alla virtù la conoscenza, alla conoscenza la temperanza, alla temperanza la pazienza, alla pazienza la pietà, alla pietà l’amore fraterno, all’amore fraterno la carità. Se queste cose si trovano in abbondanza in voi, non vi lasceranno oziosi né senza frutto per la conoscenza del Signore nostro Gesù Cristo» (2Pt 1,3-8).

1° Rappresentiamoci al vivo la grotta, la greppia, il bue e l’asino, poi Giuseppe, Maria, il Bambino. Adoriamo con gli Angeli.
Il presepio è cattedra del Maestro, tribunale del Giudice, trono di misericordia. È cattedra, la prima cattedra del Maestro Divino. Egli, tacendo, insegna alle anime pie e docili: l’umiltà, la povertà, la pazienza.
L’umiltà: essendo Dio, umiliò, annientò al cospetto degli uomini se stesso; e si mostrò come uomo, anzi come bambino. Impariamo a scomparire: «Sarebbe una intollerabile impudenza mentre la maestà si annientò, il vermiciattolo si gonfiasse ed inorgoglisse».
La povertà: Gesù ha per casa una grotta; per culla una greppia, per letto un po’ di paglia, per fasce dei panni grossolani. Eppure egli è Dio | vero da Dio vero; dal quale tutto fu creato. Egli predicherà poi: Beati i poveri.
La pazienza: Venne nella sua nazione, ma non fu accolto; anzi, fu cercato a morte. Eppure, dimenticato, tace; come tacerà quando sarà accusato e condannato. Impara il silenzio di chi solo soffre per Gesù Cristo.

2° È tribunale di giudice, il presepio. Tacendo, il Bambino fa conoscere chi è e chi non è suo discepolo. È suo discepolo chi si mette alla scuola dei suoi esempi: chi lo segue, lo imita nella umiltà, povertà, mortificazione, pazienza. Non è suo discepolo chi non viene alla sua scuola: o non ne approfitta; o ci viene solo raramente o quasi per curiosità.
Vero suo discepolo è chi prende la sua croce e lo segue: non è vero suo discepolo chi non porta la sua croce.
È vero discepolo chi rinunzia a tutto od almeno distacca il suo cuore da tutto, per suo amore; non è vero suo discepolo chi è mondano, cerca sè stesso, ama la vita comoda, gli onori, i piaceri, le ricchezze.
È suo discepolo chi ne ha lo spirito di mansuetudine e di carità; non lo è chi si vendica, odia, invidia.

3° È trono di misericordia. Nel presepio Gesù per la prima volta stende le sue mani per invitare a sé tutti gli uomini, come farà in tutta la vita: «Stesi tutto il giorno le mie mani» (Is 65,2). Venite a me voi tutti che avete sofferenze | o peso di peccati: vi ristorerò. Molte sono le pene nostre: «Molte sono le tribolazioni dei giusti» (Sal 34/33,19). Confidiamoci in Gesù: Egli ci conforterà.
Prima, perdonerà ai pentiti i loro peccati; poi, ispirerà la pazienza; inoltre infonderà conforto con la speranza del paradiso. Ogni pena confidata a Gesù, riuscirà lieve; accettata dalla sua mano, cesserà di essere una croce.

Esame. –
Il Natale per me è soltanto una festa di famiglia? od un giorno di poesia? o un’occasione di riposo e godimento umano? Oppure è una nuova nascita in Cristo?

Proposito
. – Oggi entro alla scuola di questo Divino Maestro, per restarvi ogni giorno della mia vita.

Preghiera. – «Signore, che questa notte sacratissima hai rischiarata con i fulgori della vera luce; concedi, te ne preghiamo: che di quella stessa luce di cui in terra conosciamo i misteri, in cielo poi partecipiamo ai gaudi nella contemplazione della tua gloria».
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