Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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10.
LA MIA FINE

«Tu, o scellerato, ci elimini dalla vita presente, ma il re del mondo, dopo che saremo morti per le sue leggi, ci risusciterà a vita nuova ed eterna» (2Mac 7,9).

1° Io penso: dunque, esisto.28 Ebbi un principio; ma non avrò fine; Dio non mi | distruggerà; io non posso distruggermi. Vivrò perciò in eterno: ma dove? In una delle due eternità: Paradiso od inferno. O sarò sempre felice con Dio; o sarò sempre infelice lontano da lui. È cosa inesorabile; non è possibile una via di mezzo. Io cammino verso l’una o l’altra eternità. Ogni giorno, ogni ora mi avvicino o al Paradiso o all’inferno. Non posso fermarmi: nemmeno un istante. Potrei essere già vicinissimo. Troncata la vita terrena, entrerò nella mia eternità: «L’uomo entrerà nella casa della sua eternità» (Qo 12,5).29 S. Ireneo scrive: «A quanti il Signore avrà detto: allontanatevi da me, o maledetti, andate nel fuoco eterno, costoro sempre staranno nell’inferno. A quanti il Signore avrà detto: Venite, o benedetti dal Padre mio, nel regno mio, costoro staranno sempre in Paradiso. Terribile dilemma: o sempre beato, o sempre infelice».

2° La soluzione dipende da me: Dio mi mette davanti due vie e mi lascia la scelta. «Larga è la via che conduce a perdizione; e molti la preferiscono. Stretta è la via che conduce al cielo; e quanto pochi sono che la prendono!» (Mt 7,13-14). La salvezza, dunque, o la dannazione dipendono da me. Inoltre: posso io sapere, prevedere quale sarà la mia sorte eterna? Ho un segno: la via su cui cammino ora. È la via larga, o la via stretta quella che ho scelto, quella che seguo? Sono libero fisicamente di prendere l’una o l’altra: ma non è in mano mia | cambiare la meta: l’una porta al cielo, l’altra all’inferno.

3° Signore, dammi la tua luce, fammi conoscere la verità: mi trovo io su la strada del cielo o dell’inferno? Quale sarà la mia fine? Se mi affaccio al cielo, lo vedo popolato di anime felici. Se mi accosto all’inferno, sento l’eco di quelle grida di disperazione. Signore, questa luce di eternità non si estingua mai; che io veda sempre.

Esame. –
Che cosa mi dice la mia vita? La vita peccaminosa è la via di perdizione; la vita innocente è la via del cielo. Come è la mia vita?

Proposito. –
Terrò presente il gran pensiero, «magna cogitatio»:30 una delle due: o sempre felice, o sempre infelice. Dipende da me.

Preghiera. – O infelice felicità, che trascinò il ricco epulone all’eterna infelicità. O felice infelicità, che portò il povero Lazzaro all’eterna felicità. Signore, rendetemi saggio. So di essermi, purtroppo, meritato l’inferno col peccato; ma io ho fiducia in voi, o Crocifisso mio Gesù! Perdonatemi. Più di tutto concedetemi la perseveranza onde io cammini fino alla morte su la via dell’eterna salvezza.
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28 Si richiama al “cogito, ergo sum” di Cartesio. Per questo filosofo il pensiero era il principio per conoscere la propria esistenza.

29 Passo caro a Don Alberione, che lo cita abitualmente nel testo latino: «Ibit homo in domum aeternitatis suae». Da notare che nella versione della CEI manca l’aggettivo sua, sul quale l’Autore intende qui far leva. Per questi concetti, cf DF, p. 16; DFms 31.

30 Sant’Agostino, Esposizioni sui salmi, salmo 76, n. 8.