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VIRTÙ DELLA RELIGIONE
«Loderò il Signore con tutto il cuore e annunzierò tutte le tue meraviglie. Gioisco in te ed esulto, canto inni al tuo nome, o Altissimo» (Sal 9,1-2).
1° La religione è virtù morale e soprannaturale; inclina la nostra volontà a rendere a Dio il debito culto, considerando la infinita sua grandezza ed il suo dominio sopra le creature. L’uomo, così piccolo, da sé non potrà compiere perfettamente questo dovere di giustizia verso Dio infinito; ma in Gesù Cristo e con Gesù Cristo potrà dargli degno onore e gloria.
Dio è il primo Principio e l’ultimo Fine; è l’Ottimo Massimo; è Creatore e Premio. Quindi ha diritto al culto interno ed esterno da parte dell’uomo. A Dio si deve adorazione, che si compie con la prostrazione di tutto il nostro essere innanzi a lui. Gli dobbiamo riconoscenza per ognuno dei suoi doni e benefici. Gli dobbiamo soddisfazione in spirito di penitenza per le offese recate alla sua Maestà infinita. Gli dobbiamo suppliche per i continui bisogni nella vita presente ed in ordine all’ultimo fine.
Molti sono gli atti di culto esterno: principale il sacrificio della S. Messa. È anche atto di | culto sociale perché è offerto a nome della Chiesa e per la famiglia cristiana. Altri atti sono: le preghiere liturgiche, i voti, i giuramenti.
2° È cosa degna e giusta dare a Dio questo supremo culto da parte delle creature. Le cose che esistono devono cantare la potenza, sapienza, bontà di Dio. Vennero cavate dal nulla; sono conservate e sostenute; sono dirette verso il loro fine. «I Cieli narrano la gloria di Dio» (Sal 19/18,1). Ma le cose dànno a Dio una gloria incosciente; l’uomo invece, dotato di ragione, gli deve una lode consapevole, «rationabile obsequium».128 Egli raccoglie e presenta a Dio il coro di voci che salgono dal creato; anzi l’uomo deve glorificare Dio anche quale Redentore e Santificatore. Dichiara S. Paolo: «Da lui, per lui, ed a lui, sono tutte le cose: a lui la gloria per tutti i secoli!...».129 «Sia che viviamo, viviamo per il Signore; sia che moriamo, moriamo per il Signore...» (Rm 14,8). Questo compito riguarda ogni uomo, ma specialmente i sacerdoti ed i religiosi: «Ogni pontefice, scelto fra gli uomini, è stabilito per gli uomini, nelle cose che riguardano Dio: per offrire doni e sacrifici per i peccati» (Eb 5,1).
3° Per mezzo di Gesù Cristo ed in Gesù Cristo, adoriamo Dio, rendiamo grazie, soddisfiamo per i peccati e supplichiamo. Gesù è il Religioso di Dio, ed in lui capo, noi membra compiamo convenientemente i nostri atti di religione. Avremo così molto frutto: «qui manet in | me et ego in eo, hic fert fructum multum»130 e saranno: gloria a Dio e merito a noi. «Affinché in ogni cosa sia glorificato Dio per mezzo di Gesù Cristo» (1Pt 4,11). Operiamo in Cristo, non meno di quanto la mano compia le azioni sotto il comando della volontà.
Esame. – Ho compreso la virtù della religione fino a persuadermene intimamente? Amo il culto ed i suoi vari atti? Come vi partecipo?
Proposito. – Devo prestare atti di culto interni ed esterni continui: la vita è una glorificazione cosciente di Dio: «Padre, io ti ho glorificato» (Gv 17,4).
Preghiera. – In te, Gesù mio, con te, per te, a Dio ogni adorazione, azione di grazie, soddisfazione e supplica. Il Padre riceve da te con compiacenza, poiché gli sei accetto. L’azione materiale o spontanea della mano non ha valore; invece, ha valore morale per la ragione. Io vivrò perduto in te, o Gesù: penserò, risolverò, opererò in te: «Vivo non già più io, ma vive in me Cristo».131 I miei atti di culto e le mie opere intendo che siano cristiane, cioè tue. Sempre Gesù nella mente, sempre Gesù nel cuore, sempre Gesù nelle mani, sempre Gesù nelle intenzioni.
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