Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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144.
NASCITA DEL MAESTRO

«Mentre un profondo silenzio avvolgeva tutte le cose, e la notte era a metà del suo corso...» (Sap 18,14).

1° Il Figlio di Dio Incarnato è via, verità e vita. Egli è il modello e la via sino dal primo istante dell’Incarnazione, specialmente dalla nascita.
Era predetto che il Messia sarebbe nato a Betlemme.
Giuseppe e Maria abitavano a Nazaret. Un editto di censimento li obbliga a recarsi a Betlemme per dare il loro nome alla città originaria di Davide da cui discendevano. Viaggio disagevole e lungo. A Betlemme non trovano posto al piccolo albergo del paese; né sono accolti | dai parenti nelle loro case. Si rifugiano, allora, in una grotta per passare la notte almeno al riparo dalle intemperie. Ed ecco, proprio in quella grotta, a mezza notte, viene alla luce, come raggio di sole attraverso il cristallo, il vezzoso Bambinello Gesù.
Nasce tra due animali, come un giorno morirà tra due ladroni; nasce in una grotta non sua, come un giorno sarà deposto in un sepolcro non suo; viene collocato in una mangiatoia su un po’ di paglia, come morirà ignudo sopra il legno della croce.
Egli stesso sceglie la stalla, mentre è padrone di scegliere la reggia. Ma vuole insegnarci l’amore alla povertà e darci esempio di distacco dei beni e averi umani. Meditiamo l’esempio di Gesù.165

2° Contempliamo e adoriamo con Maria: «adorò Colui che aveva generato».166 La massima preoccupazione è quella di nascondere le sue perfezioni. È Dio onnipotente che tutto ha creato; eppure è lì, nulla sa fare, neppure muovere la paglia che lo punge e deve essere sorretto dalle mani di Maria. Con la sua parola creò i cieli e la terra; ed ora è bambino che nulla dice e manifesta i suoi bisogni solo col vagire. Governa e guida il mondo con la sua Provvidenza e nutre anche gli uccelli dell’aria, ma qui dipende dalla Madre per il latte e deve essere portato tra le sue braccia. Veste anche i gigli del campo, ma ora è coperto da miseri pannilini. In cielo è fra gli splendori degli | angeli; ma qui è tra animali, nel buio della notte e della grotta. Dio nascosto.
Gesù ci insegna l’umiltà di nascondimento: confonde la nostra smania di mostrarci, di apparire, di essere considerati.

3° Nel silenzio della notte gli angeli cantano il programma che si è proposto il Figlio di Dio nell’incarnarsi; i fini che egli vuole conseguire nella sua vita: «Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini di buona volontà» (Lc 2,14). Gli Angeli distribuiscono i frutti dell’Incarnazione: il primo va a Dio, a cui procura una nuova gloria altissima; il secondo va all’uomo al quale viene la salvezza, posta la buona volontà. Questo programma divino deve pure essere quello di ogni cristiano: tutto per la maggior gloria di Dio e per la conquista della pace interiore e celeste; qui sono compendiate tutte le intenzioni buone e rette che vanno a Dio ed assicurano il valore soprannaturale delle nostre opere.

Esame. –
Comprendo i desideri, i gusti, le mire del mio Maestro? Le condivido? Le rinnovo spesso?

Proposito. –
Il presepio è la prima scuola di Gesù: vi voglio entrare per apprendere le sue divine lezioni.

Preghiera. – Mi prostro innanzi alla vostra culla, o mio Gesù: vi riconosco per mio Dio, | mio Maestro, mio Salvatore. Quanto siete amabile, o vezzoso bel Bambino. Voi tacete, ma io per la grazia dello Spirito Santo comprendo le vostre lezioni. Qui mi si svelano le vostre mire alla povertà, al nascondimento, alla gloria di Dio, alla salvezza degli uomini. Deh! concedetemi di uniformare alle vostre intenzioni le mie; ed avere un solo cuore con voi, Bambinello caro, che per nostro amore riposate in questo presepio. Io vi amo; mi metto alla vostra scuola per seguirvi, come umile discepolo, ogni giorno della mia vita.
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165 Come risulta evidente, Don Alberione sviluppa quanto aveva indicato in DF, p. 41: «Contemplazione del presepio: Fatto Bambino - homo factus. Circostanze della nascita: Povertà, umiltà, mortificazione sono documenti per entrare nella scuola di Gesù».

166 Dalla Liturgia: «Quem genuit adoravit».