108 Don Alberione inizia qui la trattazione del tema della mortificazione, cui dedica le meditazioni di un’intera settimana. È noto come la mortificazione sia uno degli argomenti più presenti nella predicazione e nell’insegnamento del Fondatore. Lo troviamo fin dalle prime pagine del DF: «L’esercizio della mortificazione onde formare la volontà indifferente alle cose create: sanità o malattia, lode od umiliazione, ricchezza o povertà, ecc. “Christus non sibi placuit”. Mortificazione della intelligenza, della memoria, della volontà, della fantasia, del cuore, dei sensi esterni. Ciò minutamente, onde questi santi eccessi e la ripetizione frequente operino più presto l’abitudine e la morte dell’uomo vecchio. “Exuat te Dominus veterem hominem”» (DF, pp. 11-12). In seguito, Don Alberione stesso si è premurato di chiarire ulteriormente il senso e il ruolo della mortificazione. «Intendere bene la mortificazione. Vi sono mortificazioni negative e positive. Non estenuarci con privazioni, ma fortificare l’organismo per zelare. Gli apostolati compiuti convenientemente sono una mortificazione positiva...» (SP, genn. 1951). L’autore ribadirà frequentemente il fine positivo della mortificazione e recepirà volentieri il nuovo lessico relativo a questo tema: «Il fine della mortificazione è positivo, cioè cooperare nella giusta direzione. Il nome suona quasi mortuum facere, cioè stabilire la volontà regina e che possa dirigere l’occhio, come la memoria, la lingua come la fantasia; ora direttamente ora indirettamente; come fossero cadaveri che non si oppongono. – Tre massimi beni avremo dalla mortificazione se retta: salvezza, perfezione, apostolato. – Le varie denominazioni con cui è indicata la mortificazione chiariscono il concetto, la necessità, il fine. Nella Sacra Scrittura prende molti nomi: rinunzia “qui non renuntiat...”; abnegazione “abneget se metipsum”; mortificazione “Si autem spiritu facta carnis mortificaveritis”; morte “mortui estis”; seppellimento “consepulti”, spogliamento “expoliantes vos”; lotta “bonum certamen”. – Oggi si sentono spesso: riforma, governo di sé, distacco, educare la volontà, rivestirsi di Dio, vivere in Cristo, orientarsi verso Dio; sforzo, sacrificio, vigilanza» (SP, febbr.-marzo 1954; cf ACV, pp. 249s.).
109 È illuminante in proposito quanto Don Alberione scrive nel bollettino San Paolo del giugno-luglio-agosto 1950: «La santità risulta di due elementi: odio al male (declina a malo) e compimento della volontà di Dio (fac bonum)».
110 Abitudini.
111 Concilio di Trento, Dottrina sul sacramento della penitenza, 25 novembre 1551, cap. 8 (DENZINGER-HÜNERMANN, Enchiridion Symbolorum, edizione bilingue, 1995, n. 1690).
112 Rinnova.
113 Sal 51/50.