Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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44.
IL CARATTERE: educazione del carattere

«Abbi cura del nome, perché esso ti resterà più di mille grandi tesori d’oro. I giorni di una vita felice sono contati, ma un buon nome dura sempre. Figli, custodite l’istruzione in pace; ma sapienza nascosta e tesoro invisibile, l’una e l’altro a che servono?» (Sir 41,12-14).

1° Al temperamento hanno contribuito i parenti da cui sono nato, l’ambiente in cui sono cresciuto, l’educazione che ho ricevuta. Tuttavia ognuno è padrone di se stesso e può dominare le sue tendenze. La volontà dovrà lottare, ma ha sempre il potere di vincere. Ho una coscienza ed anche una esperienza che mi dicono che l’essere o vinto o vincitore dipende da me; io posso con la continuità dei miei atti formare, dirigere, correggere il mio carattere.
Per riuscirvi devo anzitutto conoscere me stesso e le mie tendenze.
Per questo è necessario un esame quotidiano e profondo sui pensieri, sentimenti, azioni. Utilissimo è un amico sincero e specialmente un bravo direttore di coscienza: essi con poche parole possono rivelarci il nostro stato più che non lunghi esami.
La tendenza dominante si rivela facilmente: è | quella che ordinariamente trascina la volontà e determina una attività.
Vi sono due serie di tendenze: quella degli apatici: la pigrizia, l’accidia, l’ignavia, l’indifferenza, la mancanza di cuore, la viltà, l’assenza di riguardo per Dio, il prossimo, la propria dignità. Quella dei violenti: superbi, gelosi, collerici, irriflessivi, mancanti di ritegno, grossolani, indipendenti.

2° Per formare il mio carattere devo, secondariamente, lavorare su me stesso.
Fissato il punto di lotta, con propositi e sforzi, devo moderarmi o spingermi, secondo il caso verso una vita buona, virtuosa, ragionevole. In essa la ragione, non la passione, devono guidare il portamento. Al mattino nelle orazioni e nella meditazione richiamerò il mio piano di lavoro spirituale; vi ritornerò sopra spesso nella giornata; al momento opportuno saprò usarmi violenza. Se cadrò, griderò al Signore: «Liberatemi da questa schiavitù». Poi mi riprenderò: domani pregherò meglio; con la vostra grazia, o Signore, sarò più valoroso.
Se sono fiacco cercherò di eccitarmi con forti meditazioni; mi gioverò di qualche buon amico correttore; saprò pure usare i mezzi igienici e le mortificazioni corporali. L’energia morale cresce sempre quando mi mortifico riducendo il riposo ed il cibo allo stretto necessario.

3° In terzo luogo devo fare un lavoro costante e serio. Non stancarmi mai, non fare | come alcuni i quali, alle prime difficoltà si scoraggiano, abbandonano il lavoro, dimenticano i propositi, gli impegni assunti, tutto. Devo pure contenere le mie tendenze vivaci con una costante temperanza.

Esame. –
Conosco bene me stesso? Adopero i mezzi di emendazione? di formazione ed educazione del carattere? Faccio ogni giorno l’esame di coscienza?

Proposito.
– Farò bene l’esame di coscienza sul proposito principale.

Preghiera. – Signore, voi conoscete i cuori e le tendenze nostre. Voi sapete quante rovine ha prodotto in noi il peccato originale. Sanateci; se lo volete, voi lo potete: «Di’ soltanto una parola e l’anima mia sarà salva».113 Vi presento le mie piaghe, vi ricordo la mia infermità più grave. Guaritemi, o Divino Medico dell’anima mia.
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113 Preghiera dell’assemblea prima della comunione. Cf Mt 8,8.