Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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56.
IL PECCATO MORTALE - II

«I suoi occhi su coloro che lo temono, egli conosce ogni azione degli uomini. Egli non ha comandato a nessuno di essere empio e non ha dato a nessuno il permesso di peccare» (Sir 15,19-20).

Ingiuria Dio. La malizia di un’ingiuria è tanto più grave, dice S. Tommaso, quanto maggiore è la distanza tra la persona che la compie e quella a cui è diretta. Ora la distanza tra Dio e l’uomo è infinita. Dio è tale maestà che innanzi a lui tutto il cielo e tutta la terra sono come arena (Is 40,15) o come se non vi fossero. E l’uomo è una sua piccola e debole creatura: a confronto di Dio è meno di un pulviscolo. Perciò dice S. Tommaso: Il peccato ha in sé quasi una malizia infinita, perché è infinita la maestà che offende. E S. Alfonso: «Se tutti gli Angeli e tutti gli uomini si offrissero insieme a morire ed annichilarsi, non basterebbero a soddisfare per un solo peccato». Perciò Dio castiga il peccato grave con l’inferno che non avrà fine. Ad una malizia infinita in sé, corrisponde un castigo infinito nella durata.

Disonora Dio. Infatti preferisce una vile soddisfazione e qualche bene terreno a Dio, | alla sua grazia ed alla sua amicizia. Quasi il peccatore pesa su i due piatti della bilancia: Dio bene infinito e il suo capriccio; confronta un po’ di onore con la infinita grandezza del Signore; paragona Barabba con Gesù Cristo... E dà la preferenza al suo capriccio, alla sua superbia, a Barabba, contro Dio e contro Gesù Cristo.
Dio si lamenta nella Scrittura: A chi mi hai paragonato? A chi mi hai eguagliato? (Is 40,25). Per te, dunque, Dio è così misera cosa? Non peccheresti sotto l’occhio di un superiore, forse; ma la presenza di Dio non la rispetti?

3° Signore, tanto vi ho amareggiato, con le mie colpe. Voi siete il Bene infinito ed eterno; ed io vi ho cambiato139 per un gusto sensibile che, appena provato, è sparito. Ma voi, benché da me disprezzato, ora mi offrite il perdono, se lo voglio, e mi promettete di ricevermi nella vostra grazia, se mi pento di cuore.

Esame. –
Il peccato dipende per lo più dal mettersi nell’occasione. Occasioni sono i compagni, i libri, gli sguardi, i pensieri cattivi. Mi espongo io a qualcuna di queste occasioni?

Proposito. –
Nelle tentazioni penserò: Dio mi vede: Come sarò così temerario da ingiuriarlo alla sua presenza?

Preghiera. – Comprendo, o Signore, ora qui ai vostri piedi come il peccato sia il più gran male, anzi l’unico vero male. Le altre disgrazie e pene possono servirmi di penitenza, | purificazione, prova e merito... solo il peccato è in sé male, causa di molti mali, solo e sempre male. Esso mi priva di voi. Mi pento, o Signore, della mia temerarietà. Sono stato più stolto che se una formica insultasse e sfidasse un soldato potentemente armato. Ma ora ritorno a voi, come il figliuol prodigo: Mi alzerò e andrò da mio padre.140 Voi siete il mio Padre; io il vostro figlio ingrato. Signore, datemi luce, datemi forza, datemi la perseveranza. Propongo di fuggire le occasioni.
56

139 Nel senso di svenduto.

140 Cf Lc 15,18.