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IL PECCATO MORTALE - II
«I suoi occhi su coloro che lo temono, egli conosce ogni azione degli uomini. Egli non ha comandato a nessuno di essere empio e non ha dato a nessuno il permesso di peccare» (Sir 15,19-20).
1° Ingiuria Dio. La malizia di un’ingiuria è tanto più grave, dice S. Tommaso, quanto maggiore è la distanza tra la persona che la compie e quella a cui è diretta. Ora la distanza tra Dio e l’uomo è infinita. Dio è tale maestà che innanzi a lui tutto il cielo e tutta la terra sono come arena (Is 40,15) o come se non vi fossero. E l’uomo è una sua piccola e debole creatura: a confronto di Dio è meno di un pulviscolo. Perciò dice S. Tommaso: Il peccato ha in sé quasi una malizia infinita, perché è infinita la maestà che offende. E S. Alfonso: «Se tutti gli Angeli e tutti gli uomini si offrissero insieme a morire ed annichilarsi, non basterebbero a soddisfare per un solo peccato». Perciò Dio castiga il peccato grave con l’inferno che non avrà fine. Ad una malizia infinita in sé, corrisponde un castigo infinito nella durata.
2° Disonora Dio. Infatti preferisce una vile soddisfazione e qualche bene terreno a Dio, | alla sua grazia ed alla sua amicizia. Quasi il peccatore pesa su i due piatti della bilancia: Dio bene infinito e il suo capriccio; confronta un po’ di onore con la infinita grandezza del Signore; paragona Barabba con Gesù Cristo... E dà la preferenza al suo capriccio, alla sua superbia, a Barabba, contro Dio e contro Gesù Cristo.
Dio si lamenta nella Scrittura: A chi mi hai paragonato? A chi mi hai eguagliato? (Is 40,25). Per te, dunque, Dio è così misera cosa? Non peccheresti sotto l’occhio di un superiore, forse; ma la presenza di Dio non la rispetti?
3° Signore, tanto vi ho amareggiato, con le mie colpe. Voi siete il Bene infinito ed eterno; ed io vi ho cambiato139 per un gusto sensibile che, appena provato, è sparito. Ma voi, benché da me disprezzato, ora mi offrite il perdono, se lo voglio, e mi promettete di ricevermi nella vostra grazia, se mi pento di cuore.
Esame. – Il peccato dipende per lo più dal mettersi nell’occasione. Occasioni sono i compagni, i libri, gli sguardi, i pensieri cattivi. Mi espongo io a qualcuna di queste occasioni?
Proposito. – Nelle tentazioni penserò: Dio mi vede: Come sarò così temerario da ingiuriarlo alla sua presenza?
Preghiera. – Comprendo, o Signore, ora qui ai vostri piedi come il peccato sia il più gran male, anzi l’unico vero male. Le altre disgrazie e pene possono servirmi di penitenza, | purificazione, prova e merito... solo il peccato è in sé male, causa di molti mali, solo e sempre male. Esso mi priva di voi. Mi pento, o Signore, della mia temerarietà. Sono stato più stolto che se una formica insultasse e sfidasse un soldato potentemente armato. Ma ora ritorno a voi, come il figliuol prodigo: Mi alzerò e andrò da mio padre.140 Voi siete il mio Padre; io il vostro figlio ingrato. Signore, datemi luce, datemi forza, datemi la perseveranza. Propongo di fuggire le occasioni.
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