Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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48.
IL CUORE: la compassione

«Chi disprezza il prossimo pecca, beato chi ha pietà degli umili. Non errano forse quelli che compiono il male? Benevolenza e favore per quanti compiono il bene» (Pr 14,21-22).

1° La padronanza di noi stessi si ottiene con la padronanza del cuore. Sono in pace quando il cuore è retto, buono, in regola con Dio. Il cuore è una fonte incomparabile di beni; o un detestabile artefice di mali: occorre perciò guidarlo o frenarlo secondo i casi.
Il Signore dice: «Figlio, dammi il tuo cuore».119
Gli uomini di cuore meritano grande stima. Si ha molta fiducia in essi. Tutti, invece, si guardano dagli uomini senza cuore, «sine affectione», mentre sono tanto sensibili verso i cuori delicati. Istintivamente si ama quando si è amati. Il cuore è una grande potenza.120 Questa è | la forza degli educatori, degli apostoli; amano, e con l’amore conquistano.
I moti del cuore sono specialmente quattro: compassione, dedizione, benevolenza, amicizia.
Chi vuole formare il suo cuore sul Divino Modello, il Cuore di Gesù Cristo, deve alimentare santamente questi sentimenti.

2° La compassione. È il primo movimento del cuore buono; perché il dolore lo tocca e lo commuove; ed esso si china per alleviarlo. Vede, sente, se ne affligge; e quindi si sforza per recarvi rimedio. Osserviamo S. Vincenzo de’ Paoli che raccoglie per le vie di Parigi gli orfani e i mendicanti; crea ospizi, ospedali, associazioni di carità, ricoveri per gli abbandonati, i deboli, gli infermi; conforta i detenuti, difende le pericolanti, porta pane alle popolazioni che la guerra ha affamato.
Oltre le corporali miserie, il cuore sensibile è toccato dalle miserie morali. Piange con chi piange; si duole con gli angosciati; condivide l’umiliazione e il dolore di chi ha peccato. Con i deboli non ha parole dure, né modi severi con i peccatori: per tutti ha parole di incoraggiamento, indulgenza, speranza. Esso non accusa né diffama; ma comprendendo l’umana fragilità, copre i caduti col manto del silenzio, della simpatia, della bontà. Mai la caduta di un fratello è per lui un trionfo; non calpesta alcuno; porge la mano ai pericolanti. Compatisce e medica le ferite della mente e del cuore.

3° Il cuore cattivo, invece, è insensibile ai dolori altrui, anzi non sa vederli. Egli passa tronfio121 e duro, facendo finta di non vedere, come il sacerdote ebreo su la via di Gerico, mentre un ferito gemeva sul ciglio della strada.122 I malati non lo commuovono; per sollevarli non sacrificherebbe un po’ del suo tempo, né del suo denaro. È piuttosto inclinato ad accusarli attribuendo le loro infermità a sregolatezze. Ancor più insensibile è per i dolori morali: li denuncia quando bisognerebbe tacerli; aggrava la situazione, quando una reputazione si potrebbe ancora salvare, con insinuazioni, sinistre123 interpretazioni. Pare prenda un piacere diabolico a calpestare i caduti e i calunniati. Invece di fasciar le piaghe, le avvelena e le rincrudisce; se le sventure altrui ne scuotono l’indifferenza, è solo per renderlo brutale: ha un cuore cattivo.

Esame. –
Due quadri: quale dei due quadri rappresenta il mio cuore?

Proposito. –
Farò mio il gemito di Gesù: «Ho compassione di questo popolo».124

Preghiera. – Gesù benedetto, voi ci avete invitati a modellare il nostro cuore sul vostro. Ma quanto diverso è il mio cuore dal vostro. Deh! infondete in me i vostri sentimenti di compassione e di bontà per tutti gli infelici.
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119 «Praebe, fili mi, cor tuum mihi» (Pr 23,26 Vulgata).

120 Espressione molto efficace, che ritorna anche in altri testi di Don Alberione (SP, sett.-ott. 1953, cf ACV, p. 128; NPS, p. 174). L’importanza e lo spazio che egli assegna al ruolo del cuore forse sono ancora da scoprire! Tra gli aspetti innovativi della sua visione su questo tema: il cuore non è solo la sede della vita, dei pensieri, delle intenzioni – secondo l’accezione biblica di cuore –, ma è anche sede del sentimento; il cuore-sentimento deve essere coinvolto nella preghiera: «L’orazione tocchi anche il sentimento...» (DF, p. 14).

121 Orgoglioso, arrogante.

122 Cf Lc 10,30-31.

123 Maligne, cattive.

124 Mt 15,32.