Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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115.
UMILTÀ - II

«Abbiate in voi gli stessi sentimenti che furono in Cristo Gesù, il quale, pur essendo di natura divina, non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio; ma spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo e divenendo simile agli uomini; apparso in forma umana, umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce» (Fil 2,5-7).

1° Quanto sia preziosa l’umiltà si conosce in primo luogo da la stima e da la pratica che ne fece Gesù, Maestro infallibile. Il Figlio di Dio, uguale al Padre nella gloria e nella potenza, annichilò Se stesso, incarnandosi, in ogni momento della vita, specialmente durante la passione e nella SS. Eucaristia. Egli fu poi esaltato dal Padre sopra ogni nome perché aveva toccato il fondo delle umiliazioni.63
Nel presepio lo contempliamo bambino debole, povero, in una mangiatoia, su poca paglia.64 Non c’era posto per lui tra gli uomini e | dovette nascere in una grotta che serviva di stalla per animali. Alla fine della sua vita mortale il popolo ingrato ebbe il coraggio di gridare: Via, via, crocifiggilo!65 Ed egli sopporta tutto dalle sue creature alle quali portava la salvezza; tacendo come incapace di difendersi. Fugge in Egitto; al ritorno va ad occultarsi in una poverissima casa di un paesello disprezzato; conduce per trent’anni una vita di nascondimento.66 Obbedisce come se fosse incapace di guidarsi; lavora come operaio comune, serve alla Madre ed a Giuseppe in cose insignificanti. Esclama perciò Bossuet: «Vieni, o umano orgoglio, e muori innanzi a questo spettacolo».

2° Nella vita pubblica Gesù predica, opera prodigi, si dichiara Figlio di Dio: ma questo, solo alla gloria di lui, in spirito di obbedienza e per la salvezza degli uomini. Egli si rivolge specialmente ai poveri, vive di elemosina, per confidenti ed apostoli sceglie alcuni pescatori ed un pubblicano. È semplice nel parlare, fugge la popolarità, cerca solo la gloria del Padre. Non ha una pietra sua, spesso proibisce di far conoscere i suoi prodigi, diverse volte parla della sua passione. Chiude la sua vita con umiliazioni che per noi sono un mistero.
Contempliamolo nel Getsemani, o sotto i colpi dei flagelli, o nel dileggio dell’incoronazione di spine.
Venduto da un apostolo, rinnegato dell’eletto a fondamento della Chiesa, abbandonato da tutti. Condannato dal tribunale religioso, | dal tribunale militare, dal tribunale politico. È quasi sommerso in un mare di accuse; ferito nella dignità di uomo, di re, di giudice, posposto a Barabba malfattore, sentenziato alla croce. Cammina verso il Calvario curvo sotto lo strumento del supplizio; viene spogliato e crocifisso; agonizza per tre ore; muore tra due ladroni. Eppure sempre tacendo; soffrendo e pregando per chi lo colpiva; dando agli uomini le supreme prove del suo amore.

3° Dice S. Vincenzo de’ Paoli: «La vita di Nostro Signore fu come un continuo atto di stima ed affetto al disprezzo; il suo cuore ne era così pieno che, ove se ne fosse fatta l’anatomia (come si fece a un certo santo) si sarebbe certamente trovato nell’adorabile cuore di Gesù che la santa umiltà vi era in modo speciale scolpita; e forse non direi troppo, affermando che vi era scolpita a preferenza di tutte le altre virtù».

Esame. –
Ho studiato bene il mistero delle umiliazioni di Gesù? Ne sono innamorato? Sento, come Gesù, questa fame di umiliazioni?

Proposito. –
Mi renderò amabile la confusione,67 i torti, le calunnie contemplando Gesù, mio amore e mio modello.

Preghiera. – «O mio Salvatore, quanto eravate innamorato di questa virtù! E perché abbandonarvi a questi estremi avvilimenti? Soltanto perché conoscevate bene l’eccellenza delle umiliazioni e la malizia del peccato | contrario. L’orgoglio non solo aggrava gli altri peccati, ma rende viziose le opere che di per sé non sarebbero cattive, anzi quelle stesse che sono buone e persino le più sante».
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63 Cf Fil 2,3-11.

64 Don Alberione anticipa qui quanto tratterà più ampiamente in seguito (meditazioni 141-146). Cf DF, p. 41: «Contemplazione del presepio: Fatto Bambino - homo factus. Circostanze della nascita: Povertà, umiltà, mortificazione sono documenti per entrare nella scuola di Gesù».

65 Gv 19,15.

66 Alla meditazione di questo periodo della vita di Gesù (“La Scuola di Nazaret”, DF, pp. 14-15) Don Alberione dedica in seguito diverse giornate: vedi meditazione 147 e seguenti.

67 La confusione di cui parla qui l’autore (“santa confusione”, come la definisce in altro contesto) è quel senso di stupore, di sbalordimento che prende la persona nel vedersi, pur misera e piena di colpe, immensamente e gratuitamente amata dal suo Creatore e Padre.