Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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142.
IL DIVIN MAESTRO - II

«Ma nella misura in cui partecipate alle sofferenze di Cristo, rallegratevi perché anche nella rivelazione della sua gloria possiate rallegrarvi ed esultare. Beati voi, se venite insultati per il nome di Cristo, perché lo Spirito della gloria e lo Spirito di Dio riposa su di voi» (1Pt 4,13-14).

1° Occorre conoscerlo, imitarlo, amarlo.155 Gesù Cristo si lamentò con Filippo perché gli stessi apostoli non lo conoscevano: «Da tanto tempo sono in mezzo a voi ed ancora non mi conoscete?» (Gv 14,9). Gli apostoli distinguevano bene la persona fisica di Gesù Cristo, ne conoscevano anche i miracoli, e parte almeno della dottrina; ma Gesù parlava di una conoscenza soprannaturale ed intima; della | conoscenza della sua missione e della sua dottrina; della conoscenza del suo spirito e del suo cuore. Questa conoscenza è necessaria. Dice S. Paolo: «Conoscere... Gesù Cristo».156 E questa è la vita eterna: «Questa è la vita eterna: che conoscano te solo vero Dio e Colui che hai mandato, Gesù Cristo» (Gv 17,3). È una conoscenza che porta la fede come quella di Pietro quando confessò: «Tu sei il Cristo, Figlio di Dio vivo» (Mt 16,16); come quella di S. Tommaso quando esclamò: «Signor mio e Dio mio!» (Gv 20,28). Una conoscenza che portò all’amore, all’imitazione, a vivere secondo il suo Spirito. Dice S. Agostino: «Quanto più conosci Dio, quanto più lo comprendi, tanto più sembra che Dio cresca in te»... L’uomo interiore progredisce in questa conoscenza e Dio sembra crescere in lui.

2° Imitare Gesù Cristo significa vivere secondo i suoi esempi. Vivremo secondo Dio, se vivremo secondo Gesù Cristo. Uno dei fini dell’Incarnazione è questo: il Figlio di Dio volle farsi nostra via e modello per arrivare al Paradiso. Per questo ci disse: «Imparate da me... vi ho dato l’esempio perché come mi avete visto operare, così facciate pure voi».157 Gesù Cristo fu il Figlio che in tutto piacque al Padre: «Questo è il mio Figlio diletto che mi piacque».158 Facendoci simili a Gesù, anche noi piaceremo a Dio e saremo salvi: i predestinati debbono rassomigliare a Gesù Cristo. Per il nostro modo di | ragionare, parlare, operare, chi ci vede e sente deve poter dire: ecco un secondo Cristo.

3° Amare più intensamente, confidare sempre, unirci più intimamente a Gesù Cristo: è il terzo fine dello studio del Maestro Divino. L’amore di Gesù Cristo per noi si conosce dai doni: Egli ci diede la Chiesa, i Sacramenti, l’Eucaristia, la vita sua; egli ci darà la beatitudine eterna. Amore richiede amore! E «chi non ama Gesù Cristo sia anatema» dice S. Paolo (1Cor 16,22). Gesù Cristo dev’essere amato come Dio e come Dio-Uomo: egli è infinitamente buono, bello, amabile. Gesù Cristo è tutto per la nostra vita soprannaturale: «La mia vita è Cristo» (Fil 1,21).

Esame. –
Come conosco Gesù Cristo? Come lo imito? Come l’amo? Quale confidenza ho in lui?

Proposito.
– Ricorderò continuamente: «Il vostro Maestro è uno solo: Cristo».

Preghiera. – Signore Gesù Cristo, che sei Via Verità e Vita, concedici la tua sapienza secondo lo spirito del beato Apostolo Paolo, perché seguendo i tuoi esempi arriviamo alla vita eterna. Tu che vivi e regni Dio...159
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155 Da notare i tre momenti: conoscere (mente, Gesù-Verità), imitare (volontà, Gesù-Via), amare (cuore, Gesù-Vita), secondo il trinomio tipico in Don Alberione.

156 Cf, ad es., Fil 3,10.

157 Cf Gv 13,15.

158 Mt 3,17 e paralleli.

159 Preghiera a Gesù Maestro, molto utilizzata specie nella formulazione latina: «OREMUS. Domine Jesu Christe, qui es Via, Veritas et Vita, fac nos tuam supereminentem scientiam spiritu Pauli Apostoli ediscere, ut in viam mandatorum tuorum currentes, ad vitam perveniamus sempiternam. Qui vivis...» (Colletta della memoria di S. Antonio M. Zaccaria, 5 luglio).