Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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50.
IL CUORE: l’amicizia

«Un amico fedele è una protezione potente, chi lo trova, trova un tesoro. Per un amico fedele, non c’è prezzo, non c’è peso per il suo valore. Un amico fedele è un balsamo di vita, lo troveranno quanti temono il Signore» (Sir 6,14-16).

1° L’amicizia è il quarto frutto del cuore buono. «Chi teme il Signore si procaccia un’amicizia buona» (Sir 6,17). A che serve il cuore buono se non ad amare? E non è appunto perché ama che è compassionevole, devoto, benevolo, riconoscente? Dunque il buon cuore è amante, si dona, si commuove. Esso è caldo come un focolare al quale vengono per riscaldarsi tanti assiderati dal gelido vento che spira nel mondo.
Vi sono giornate, nella vita di ognuno, fredde in modo tutto particolare. Giornate stanche in cui si cerca riposo; giornate difficili, troppo assolate; si ha bisogno di refrigerio, di riposo, di protezione, di conforto. Allora si prova la verità della parola Scritturale: «Chi trova un amico, trova un tesoro. Un amico fedele è protezione potente» (Sir 6,14). È un forte sostegno; non tradisce coloro che vi si appoggiano; a lui si confidano volentieri progetti, speranze, timori. I frutti poi sono infiniti e dolcissimi.

2° Il buon cuore è ripagato: quasi sempre sarà amato nella misura in cui ama. Ché, se qualche volta il suo affetto cade su di una terra ingrata, generalmente, almeno, risveglia delle simpatie; viene ricercato almeno nei giorni di dolore. Se non altro, in cambio di qualche amaro abbandono e penosa ingratitudine, raccoglie molte e dolci consolazioni.
Il cuore cattivo non ama: quindi non è amato. Poco per volta viene abbandonato da tutti. Anche se per condizioni sociali avesse molte relazioni, resterebbe ancora abbandonato quanto ad affetto. Egli non ha appoggi, né alcuno fa assegnamento su di lui. Non ha nessuno per confidarsi, né alcuno si confida con lui. Nessuno lo protegge; spesso è ingannato da bugiarde insinuazioni.

3° Signore, io conchiudo che devo adoperarmi a dirigere, santificare, reggere e governare126 il mio cuore. Esso può essere un semenzaio di fiori vaghi e profumati, e può essere anche un covo di serpenti schifosi ed avvelenati. Esso non deve atrofizzare le sue attività; ma deve essere capace degli slanci più generosi verso le cose buone e belle.
Non solo devo evitare di avere un cuore cattivo; ma non posso neppure tollerare di avere un cuore insensibile, indifferente. Devo sviluppare tutti quei sentimenti che rendono buono il cuore.

Esame. –
Sono un amico fedele per quanti si | sono confidati a me? Ho degli amici o almeno un amico vero? So compiere i doveri dell’amicizia?

Proposito. –
A misura che il mio cuore occupa un posto più largo nella vita, io devo guidarlo con maggior fermezza. Quanto importa di avere il cuore in mano, altrettanto è necessario che io abbia la mano sul cuore.

Preghiera. – Cuore Divino di Gesù, per la ignominia della lanciata al vostro costato su la croce, vi prego a infondere nel mio cuore i sentimenti di una amicizia fedele e ferma, di una dedizione generosa, di una pietà sincera, di una benevolenza stabile. Create in me un cuor puro, o Dio, e rinnovellate nelle mie viscere lo spirito retto.127
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126 Don Alberione si richiama ad una formula di preghiera che, nel vecchio ordinamento del Breviario, veniva recitata all’ora “Prima”: «Dirigere et sanctificare, regere et gubernare dignare, Domine Deus, Rex cæli et terrae, hodie corda et corpora nostra, sensus, sermones et actus nostros in lege tua et in operibus mandatorum tuorum... – Signore Dio, Re del cielo e della terra, degnati oggi dirigere e santificare, reggere e governare i cuori ed i corpi nostri, i sensi, i discorsi e le azioni nostre, secondo la tua legge e nell’adempimento dei tuoi precetti...».

127 Cf Sal 51/50,12.