Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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152.
VITA DI NAZARETH - III

«Non procuratevi oro, né argento, né moneta di rame nelle vostre cinture, né bisaccia da viaggio, né due tuniche, né sandali, né bastone, perché l’operaio ha diritto al suo nutrimento» (Mt 10,9-10).

1° Il Figlio di Dio si incarnò per restaurare tutto quello che il peccato aveva rovinato. La restaurazione avvenne per mezzo degli esempi, della predicazione, della grazia.
Restaurò l’individuo con l’esempio e l’insegnamento di una vita perfetta; restaurò la famiglia esercitando le virtù domestiche nella più santa famiglia; restaurò la società civile con i principi evangelici per una onesta vita sociale e col mostrarsi il più perfetto cittadino. Agli esempi ed all’insegnamento aggiunse la grazia.
Consideriamo lo spirito di povertà di Gesù Cristo.
Fu una povertà volontaria. Dice S. Paolo: «Essendo ricco si è fatto povero» (2Cor 8,9). Egli è il creatore dell’oro e dell’argento che ha nascosti nelle viscere della terra. Egli, durante la vita pubblica, cambiò l’acqua in vino; sfamò le moltitudini moltiplicando il pane e i pesci... Poteva, dunque, provvedere agiatezza e ricchezza a Sé ed alla famiglia sua. Egli è il datore dei beni ai ricchi: «La benedizione del Signore fa i ricchi» (Pr 10,22). | Comprendiamo che le preferenze del Signore sono per la vita povera anche negli effetti.

2° Fu una povertà continua. Incomincia la vita nello squallore di una grotta fra un bue e un asinello; la termina sul duro legno della croce, supplizio dei malfattori; ed il corso di sua vita non è diverso.
Disse predicando: «Le volpi hanno la loro tana, gli uccelli dell’aria i loro nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha di suo neppure un sasso su cui posare il capo» (Mt 8,20; Lc 9,18). Perciò a Nazaret ebbe: il vitto, il vestito, la casa, il giaciglio di un operaio, secondo i tempi ed il luogo in cui visse. E questo per tanti anni! Volle guadagnarsi lo scarso cibo ed il povero vestito con il duro lavoro del fabbro-falegname.
Fu una povertà esemplare. Egli invitò a seguirla: «Se vuoi essere perfetto – disse al giovane ricco – va’, vendi quanto hai e distribuisci il ricavato ai poveri, poi vieni e seguimi» (Mt 19,21). Dichiarò: «Beati i poveri di spirito perché di essi è il regno dei cieli» (Mt 5,3); perciò la povertà è la via sicura per acquistare le ricchezze. Fino alla povertà di affetto tutti sono tenuti: chi non rinuncia ai campi, alla casa, a quanto possiede non è degno del cielo.

3° Fu una povertà che arricchisce noi. Gesù non solo diede l’esempio e l’insegnamento della povertà; ma la sua virtù ci meritò la grazia di imitarlo. E nei primi tempi ed in ogni secolo del cristianesimo quanti lo seguirono! I | monaci del deserto, i figli di S. Benedetto, di S. Francesco d’Assisi e la moltitudine innumerevole di religiosi e religiose vissero e vivono in povertà. Molti cristiani conservano il cuore staccato dai beni; tanti li devolvono in opere di beneficenza e di carità.

Esame. –
Ho compreso la divina lezione della povertà? Come mi trovo riguardo alla povertà interiore? Come per l’esteriore?

Proposito. –
Ricorderò la verace dichiarazione di S. Pietro, fatta a nome dei dodici: «Signore, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito».188

Preghiera. – Vi ringrazio, o Divino Maestro, di questa lezione sulla virtù della povertà. Fate che io l’ami e la pratichi secondo il mio stato. Non si può servire a due padroni, avete insegnato voi: a Dio ed al denaro.189 Vi pregherò con la Chiesa: Conservate libero il mio cuore; fate che cerchi prima il regno di Dio e la vostra giustizia; che io passi tra i beni temporali senza perdere gli eterni; anzi che con i beni presenti, possa acquistare ricchezze soprannaturali.
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188 Mt 19,27.

189 Cf Mt 6,24.