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ESTREMA UNZIONE - II
«Confessate perciò i vostri peccati gli uni agli altri e pregate gli uni per gli altri per essere guariti. Molto vale la preghiera del giusto fatta con insistenza» (Gc 5,16).
1° Il rito di questo Sacramento è tanto espressivo ed istruttivo. Entrando il Sacerdote nella stanza dell’infermo, augura la pace: «Pace a questa casa ed a quelli che l’abitano» (Mt 10,12 - Lc 10,5); «Il nostro aiuto è nel nome di Dio che creò cielo e terra» (Sal 124/123,8). «Entri, o Signore Gesù Cristo, in questa casa, con l’ingresso del nostro umile ministero, la felicità eterna, la divina prosperità, la serena gioia, la carità fruttuosa e la salute eterna; stiano lontano da questo luogo i demoni; vengano invece gli angeli della pace; e si allontani da qui ogni discordia. Esalta, o Signore, sopra di noi il tuo santo nome e benedici la nostra vita; santifica l’ingresso del | ministro, tu che sei santo e pio, e con il Padre e lo Spirito Santo regni per tutti i secoli dei secoli».
Quindi vengono benedetti la stanza, l’infermo, tutti i presenti; e si aggiunge: «Ascoltaci, o Signore santo, Padre onnipotente, Dio eterno; e degnati di mandare dal cielo il tuo Angelo santo, che custodisca, conforti, protegga, visiti e difenda quanti qui abitano».
2° Poi viene l’amministrazione del Sacramento. Si recita il Confiteor, a nome dell’infermo, come una generica pubblica accusa di ogni peccato commesso. Il Sacerdote invoca un perdono generale dalla Divina Misericordia con il Misereatur e l’Indulgentiam.80 Poi impone la mano sull’infermo pregando: «Nel nome del Padre e del Figliuolo e dello Spirito Santo, si smorzi in te ogni potere diabolico per l’imposizione delle nostre mani e per l’invocazione di Maria Vergine, gloriosa e santa Madre di Dio, e di S. Giuseppe suo inclito Sposo, di tutti i santi Angeli, Arcangeli, Patriarchi, Profeti, Apostoli, Martiri, Confessori, Vergini e di tutti i santi. Così sia».
Quindi si ungono i sensi dell’infermo: gli occhi, le orecchie, le narici, le labbra, le mani, i piedi. Per ogni senso il Sacerdote ripete la formula, cambiando solo il nome della parte unta. «Per questa santa unzione e la sua piissima misericordia, il Signore ti perdoni ogni mancanza commessa con la vista (o l’udito, l’odorato, il gusto e la lingua, il tatto, i passi)».
3° Seguono le preghiere perché sia stabile e abbondante il frutto del Sacramento ricevuto. «Signore, abbi pietà di noi; Cristo, abbi pietà di noi; Signore abbi pietà di noi. Padre nostro... Salva, o Signore, il tuo servo che spera in te; mandagli l’aiuto dall’alto, e da Sion difendilo; sii per lui torre di fortezza innanzi al nemico. E questi nulla possa contro di lui; ed il figlio dell’iniquità non riesca a fargli del male. Signore, esaudisci la mia preghiera; ed il mio grido giunga a te. Signore Dio, che per mezzo dell’Apostolo Giacomo hai detto: Si ammala qualcuno fra di voi? Chiami i Sacerdoti della Chiesa che preghino sopra di lui e lo ungano con olio nel nome del Signore; e la preghiera della fede salverà il malato, e Dio gli darà sollievo, e se avesse peccati gli verranno rimessi; cura, te ne preghiamo, o Redentore nostro, i mali di questo infermo con la grazia dello Spirito Santo; sana le sue ferite, perdona i peccati, allontana da lui ogni pena di anima e di corpo e donagli per la tua misericordia una perfetta sanità interna ed esterna; affinché ristabilito nella primitiva salute ritorni ai suoi doveri. Tu che vivi ecc.».
I due Oremus che conchiudono il sacro rito sono insistenze sempre più pressanti per i particolari bisogni spirituali e corporali dell’infermo.
(È facile far l’esame ed il proposito considerando le parole con cui il Sacerdote accompagna le singole unzioni).
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