Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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34.
L’INFERNO - I

«Il Figlio dell’uomo manderà i suoi angeli, i quali raccoglieranno dal suo regno tutti gli scandali e tutti gli operatori di iniquità e li getteranno nella fornace ardente dove sarà pianto e stridore di denti. Allora i giusti splenderanno come il sole nel regno del Padre loro. Chi ha orecchi, intenda» (Mt 13,41-43).

1° L’inferno è il luogo e lo stato nel quale sono condannati coloro che muoiono in peccato mortale. L’esistenza dell’inferno, la sua eternità, le sue pene formano il dogma più terribile della religione nostra. È la verità che incute più timore; ed è anche una verità che ha indotto tanti a mutare vita e salvarsi. Il Divino Maestro insegnò che chi pecca contro lo Spirito Santo non sarà perdonato in eterno;85 che i Giudei che rigettavano la parola di Dio sarebbero caduti nelle tenebre esteriori; che gli scandalosi saranno arsi da fiamme inestinguibili; che il ricco epulone dopo morte venne sepolto nell’inferno; che chi rifiuta la carità al prossimo discenderà nel fuoco eterno. «Se la tua mano ti scandalizza, tagliala. È meglio per te entrare | in Paradiso con una sola mano che con due cadere nell’inferno» (Mt 5,30; 18,8) «dove il fuoco più non si estingue ed il verme non muore».

2° La prima pena dell’inferno è la pena del danno; cioè la privazione della vista di Dio.
Dirà Gesù Cristo ai reprobi nella sentenza finale: «Andate lontano da me, o maledetti, nel fuoco eterno... allontanatevi tutti voi che avete operato iniquamente» (Mt 25,41).
Il peccatore si è allontanato da Dio: «Peccatum est aversio a Deo».86 Passato all’eternità in tale stato egli non può più avvicinarsi a lui.
La pena del danno è la più terribile delle pene. Infatti è la perdita del Sommo Bene che è Dio. Passata l’anima all’eternità non ha più che un desiderio nel quale tutti si concretano: e questo desiderio non sarà mai soddisfatto. L’uomo, elevato all’ordine soprannaturale, ha una tendenza irresistibile verso Dio; ma nell’inferno questa tendenza sarà in eterno contrariata. L’anima si vedrà respinta da Dio mentre vorrebbe lanciarsi verso di lui: sarà come lacerata in se stessa. Pena tanto più grave quanto più alte erano le aspirazioni e più gravi sono stati i suoi peccati.

3° Intendo ora, o mio Dio, la vostra minaccia: «Il peccatore comprenderà il suo stato e si adirerà; anzi si gonfierà per la veemenza della rabbia e fremerà con i denti per l’ira; il suo desiderio di veder Dio non sarà mai appagato» | (Sal 3,10).87 E mentre io medito questi dolori dall’inferno si eleva un gemito eterno: «Sono arso in questa fiamma» (Lc 16,24).

Esame. –
La coscienza mi rimorde forse di qualche colpa grave in pensieri, parole, opere ed omissioni? Mi metto in pericolo di peccare e quindi di dannarmi?

Proposito. –
Voglio salvarmi, perciò eviterò tutte le occasioni di peccare.

Preghiera. – Piuttosto che perdermi mi sia tagliata la mano; mi sia troncato il piede, mi venga strappato l’occhio.88 Se vi è in me qualcosa che mi mette in pericolo di perdizione, fatemelo conoscere, o Spirito Santo. E se questa mi fosse cara come la mano, il piede, l’occhio, datemi forza: che io tutto lasci; ma che non lasci voi, o mio unico vero Bene; che non vi perda in eterno, o sola Felicità.
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85 Mt 12,31.

86 «Allontanamento da Dio» (Sant’Agostino, ripreso da San Tommaso).

87 Più esattamente: Sal 112/111,10.

88 Cf Mt 5,29ss.