Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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102.
LA SPERANZA - II

«Perciò, dopo aver preparato la vostra mente all’azione, siate vigilanti, fissate ogni speranza in quella grazia che vi sarà data quando Gesù Cristo si rivelerà. Come figli obbedienti, non conformatevi ai desideri d’un tempo, quando eravate nell’ignoranza, ma ad immagine del Santo che vi ha chiamati, diventate santi anche voi in tutta la vostra condotta» (1Pt 1,13-15).

1° Si cresce nella speranza per mezzo della preghiera e di atti ripetuti di desiderio, di fiducia, di amore ai beni celesti. Il Signore la infonde nell’anima che prega. La cooperazione nostra è condizione indispensabile per ogni virtù: «Siamo aiutanti di Dio» (1Cor 3,9). Come vuole che il contadino semini, irrighi e coltivi, poi dà il vivere e il crescere, così per la vita soprannaturale. La speranza soprannaturale eleva la speranza naturale: «Per grazia di Dio sono ciò che sono; ma la grazia di lui non è | stata vana in me» (1Cor 15,10). Scriveva San Paolo ed esortava: «Come cooperatori vi esortiamo a non ricevere invano la grazia di Dio» (2Cor 6,1). Ed al suo discepolo scriveva: «Lavora come un buon soldato di Cristo» (2Tm 2,3). Nello stesso senso parla S. Pietro: «Per questo, fratelli, studiatevi di rendere sempre più sicura per mezzo delle opere la vostra vocazione ed elezione» (2Pt 1,10). Lavorare, soffrire, pregare, combattere per il cielo e per l’accrescimento delle virtù porta un irrobustimento ed ardore nella speranza. Bisogna, dunque, essere ben convinti che nell’opera della nostra santificazione tutto dipende da Dio; ma occorre pur operare come se tutto dipendesse da noi soli;27 Dio infatti non ci ricusa mai la sua grazia; onde in pratica non ci dobbiamo occupare che dei nostri sforzi.

2° Tutti dobbiamo fare, almeno di tanto in tanto, atti di speranza, specialmente nelle tentazioni ed in pericolo di morte.
Due pericoli possiamo incontrare: presunzione e disperazione. La presunzione sta nel desiderare da Dio il paradiso e le grazie senza mettere la nostra fatica. Vi sono di quelli che trascurano i comandamenti, l’abnegazione, la preghiera, lo sforzo, la vigilanza, eppure credono che Dio non li perderà! Si espongono, come Pietro all’occasione senza necessità, non curando il «vigilate e pregate» (Mt 26,41); e finiscono col cadere.
La disperazione, lo scoraggiamento, lo | sconforto sono malattie opposte, che però portano ugualmente a lasciare i mezzi di salute e di santificazione. San Paolo era pure persuaso che da solo non avrebbe potuto resistere; ma fiducioso nella promessa e nella grazia di Dio, chiedeva: «Gratia Dei per Jesum Christum»28 (Rm 7,25).

3° Eleviamo il cuore e lo sguardo al cielo: «Affinché abitiamo anche noi con lo spirito nella celeste dimora» (dall’Oremus29 della festa dell’Ascensione). Anzi, curare «di tenere, tra le mondane vicende, fisso il cuore ove risiede il vero gaudio» (dall’Oremus della Dom. IV dopo Pasqua). È il pensiero che ci fa perseverare e pregare per perseverare. Molte sono le attrattive della terra; molti sono gli intrighi e le persecuzioni. Ma S. Vincenzo diceva: «Quand’anche tutto il mondo si levasse contro per perderci, ciò non avverrà se non piacerà al Signore: in lui è riposta ogni nostra speranza».
Tutto ciò che Dio fa è per il nostro meglio. Gli stessi dolori fisici e morali si possono cambiare in preziose gemme per il cielo.

Esame. –
Alimento in me la speranza? Evito la presunzione? la disperazione?

Proposito. –
Mi abbandonerò filialmente nelle braccia di Dio per quanto vorrà disporre di me.

Preghiera. – Signore, vi presento le mie infinite miserie; esse chiamano la vostra misericordia. Sono in pericolo di peccare; salvatemi | voi. Sono carico di peccati; perdonatemi. È incerta la mia perseveranza, datemela voi per vostra bontà. Temo le difficoltà nel progresso spirituale; sostenetemi voi. Penso con pena al punto di morte; venite voi, allora, in mio soccorso. Io spero contro ogni speranza. Deh! concedetemi la grazia di pregarvi con fiducia ogni giorno. Maria, Madre mia, vi ripeterò sempre: «Pregate per me, adesso, e nell’ora della morte; così sia».
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27 Pensiero attribuito a sant’Ignazio di Loyola: «Dobbiamo pregare come se tutto dipendesse da Dio, e agire come se tutto dipendesse da noi».

28 «La grazia di Dio per mezzo di Gesù Cristo».

29 Oremus (= Preghiamo) era la colletta o la preghiera dopo la comunione nella Messa di rito latino.