Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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117.
UMILTÀ - IV

«Chi è il più grande tra voi diventi come il più piccolo e chi governa come colui che serve» (Lc 22,26).

1° L’umiltà interiore riguarda la mente ed il cuore. S. Bernardo dice che l’umiltà è «una verissima cognizione di se stesso per cui l’uomo disprezza se stesso». L’uomo non disprezza i doni di Dio che sono in lui: anzi questi lo portano all’adorazione, amore e lode di Dio che glieli ha donati. L’uomo disprezza se stesso in quanto è nulla, peccatore, incapace di tutto nella vita soprannaturale: «Senza di me non potete far nulla» (Gv 15,5). Né poco, né molto, ma nulla affatto, dice S. Agostino, ed è dottrina di fede. L’umiltà del cuore ci porta ad amare questa nostra nullità, abiezione, incapacità. L’umile si disistima. L’umile è felice che Dio sia Dio, cioè il Principio, il Fine, il Governatore, il Giudice, l’Ottimo e il Massimo.
L’umile è portato alla lode e all’adorazione di Dio: «Solo a Dio gloria ed onore».70 L’umile | è sempre pieno di riconoscenza e di ringraziamenti al Signore. L’umile è sempre inclinato a riconoscere i suoi peccati, geme, è il primo ad occuparsi71 dei suoi difetti: «Il giusto è il primo ad accusarsi» (Pr 18,17). L’umile è sempre pronto a ricorrere a Dio: non si fida tanto del suo lavoro, del suo ingegno, dei suoi propositi; ma supplica il Signore ed abbonda nella preghiera, che mette sempre al primo posto.

2° La sola conoscenza della miseria non è sufficiente: è verità. Occorre amare la propria viltà.72 Se fu commesso un peccato, si deve certamente detestarlo: ma nello stesso tempo, amare la viltà a cui si è ridotti per il peccato. Si deve godere che per tutta l’eternità Dio sia lodato non solo perché ci perdonò il peccato originale, ma anche l’attuale: ed in eterno avrà una glorificazione per questa misericordia; la nostra abiezione esalterà la bontà divina.
L’umile gode interiormente di essere creduto buono a nulla, peccatore, imperfetto; perciò di venir disprezzato, criticato, messo in dimenticanza: «Ama essere dimenticato e stimato un nulla».73
L’umile quando vede che Dio si serve di lui per qualche opera di sua gloria, oppure è con lui largo della sua grazia, desidera di tener tutto nascosto; che se ciò non gli è possibile, attribuisce ogni frutto agli altri e alla Divina Misericordia. Il vero umile di cuore è persuaso e si ritiene l’ultimo di tutti.

3° S. Vincenzo de’ Paoli dice: «Questa umiltà è il fondamento di tutta la perfezione evangelica ed il modo di tutta la vita spirituale; chi possiederà quest’umiltà, acquisterà con essa tutti i beni; chi, invece, ne sarà privo, perderà anche quel bene che ha, e sarà agitato da molte angustie». S. Bernardo scrive: «L’umiltà è virtù che suole sempre essere accompagnata dalla divina grazia». L’umiltà vuota l’anima dall’amor proprio e dalla vana gloria, preparando un vuoto che Dio subito riempie: «Omnis vallis implebitur» (Lc 3,5).

Esame.
– L’orgoglio è la passione più tenace. Cambiare tendenza al cuore è tanto arduo; solo la grazia del Signore ed una lotta costante può imprimervi altre tendenze. Mi vinco? Prego?

Proposito. –
Il mio cuore deve venir allettato da quest’altra meta: la carità. Dice S. Agostino: Niente è più eccelso della via della carità; ma camminano in essa soltanto gli umili.

Preghiera. – Gesù Maestro, io vi contemplo nell’atto di lavare i piedi agli apostoli: voi vi inginocchiate ai loro piedi; ai piedi delle vostre creature; ai piedi di Pietro che vi avrebbe negato; di Giuda che vi avrebbe tradito; degli altri che vi avrebbero abbandonato... Quale rimprovero al mio orgoglio! E voi l’avete fatto con pieno cuore: la vostra umiltà è sincera, non un’ipocrisia. È anche misteriosa! Ed è misterioso | il mio orgoglio; poiché pur avendo tante volte constatato i miei innumerevoli torti, in pratica sempre pretendo onore, rispetto, i primi posti. Signore, cambiate il mio cuore: «Se io Maestro e Signore ho lavato i piedi a voi; a vostra volta lavatevi i piedi vicendevolmente».74
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70 1Tm 1,17.

71 Probabile errore di trascrizione. Occorre leggere accusarsi.

72 Viltà, nel senso etimologico, equivale a pochezza, mancanza di valore.

73 «Ama nesciri et pro nihilo reputari» (Imitazione di Cristo, L. I, c. 2).

74 Gv 13,14.