Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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260.
LA PREGHIERA - I88

«Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda» (Gv 15,16).

1° Il Signore vuole salvi tutti gli uomini, perciò a tutti dà la grazia di pregare. Essa è realmente il mezzo del tutto necessario per ottenere la salvezza. Tutti ricevono dal Signore questo dono. Questa è dottrina della Chiesa: dobbiamo osservare i precetti di Dio che troviamo possibili; e pregare quando troviamo difficoltà. Per la grazia di Dio allora ogni cosa diventa possibile. S. Agostino dice: dei comandamenti alcuni sono facili ad osservarsi, e li dobbiamo osservare. Altri sono difficili e dobbiamo pregare; allora potremo osservare anche questi.
S. Alfonso scrive: I precetti si possono | osservare tutti, almeno ricorrendo al gran mezzo della preghiera. Dio sapiente e buono non impone sulle nostre spalle pesi che non possiamo portare. Anzi, quando l’anima abbonda in preghiera, Dio abbonda in grazia; ed esperimenta che il giogo di Dio è dolce ed il suo peso leggiero.

2° S. Paolo ci avverte: «Dio è fedele, e non permette che siate tentati sopra le vostre forze; ma dalla prova ricava vantaggio, soccorrendoci per superarla» (1Cor 10,13). S. Tommaso con S. Alfonso dice che la fedeltà di Dio sta appunto qui: nell’aiutare chi nella prova ricorre a lui. Ben duri sarebbero i precetti divini di presentare a chi ci ha percosso la destra, anche la sinistra, far del bene a chi ci perseguita; osservare perfetta continenza; obbedire a superiori cattivi ed ingiusti. Ma Gesù ha pregato nel Getsemani; S. Stefano ha pregato; S. Lorenzo ha pregato; i Santi hanno pregato; tante anime buone ogni giorno pregano; e compirono e compiono opere così eroiche ed impossibili alle umane forze.
Dio tanto comanda a tutti. Perciò dice S. Giovanni Crisostomo: «Nessuno può essere scusato se cede al demonio, perché ha cessato di pregare, mentre poteva continuare». S. Agostino soggiunge ancora: «Non è colpa ignorare ciò che non hai potuto apprendere; è colpa invece la negligenza nel pregare». Che significa il comando divino: «Picchiate, domandate, chiedete?» (Mt 7,7). È certo che osserveremo la divina legge | se realmente lo vogliamo, domandandolo sempre al Signore.
Come per la vita naturale il Signore non ci offre la tavola imbandita, ma ci dà ogni mezzo per imbandirla; così per la vita soprannaturale ci offre ogni mezzo che dobbiamo adoperare con sollecitudine: Sacramenti, sacramentali, meditazioni, rosari, giaculatorie.

3° Vi ringrazio, o Signore, per questo gran dono della preghiera, e comprendo le vostre parole: Sperate nel Dio vostro. Sperate, o popoli tutti nel Signore voi che temete il Signore, sperate in lui. Perché sperò in me, lo libererò, lo proteggerò, lo glorificherò. Sperate quella grazia che vi è offerta. Per la speranza furono salvati. Nelle promesse divine non vi può essere alcun dubbio.

Esame. –
Corrispondo alla grazia che il Signore sempre mi dà di pregare? Prego con costanza o mi abbandono allo sconforto nelle difficoltà? Come spiego le cadute?

Proposito. –
Sono certo che se voglio posso salvarmi ed ottenere tutte le grazie necessarie: voglio conservare costantemente questa virtù.

Preghiera. – Credo quanto m’insegna la Chiesa. «Tutti devono riporre e collocare una fermissima speranza nell’aiuto del Signore». Tuttavia conosco che devo sempre temere la mia fragilità; ma appunto per questa io ricorrerò con più costanza a Dio, perché la mia incostanza si muti in virtù della perseveranza. Mi assicurano le | parole di S. Bernardo: «Considero le tre virtù su cui poggia la mia speranza: la carità di adozione in figlio di Dio; la verità delle promesse divine; l’Onnipotenza di Dio nell’esaudire chiunque prega».
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88 Nel volumetto DF Don Alberione colloca il tema della preghiera soprattutto all’interno della sezione dedicata a Gesù-Vita, definendola “il mezzo della Grazia”. «1. La preghiera: “est elevatio mentis in Deo”, in generale; in particolare: “petitio decentium a Deo”. Altra è vocale, altra è mentale, altra vitale. Ed è anche uno stato d’animo: di colui che dinanzi al Signore si diporta come suddito, come povero, come ignorante, come piccolo e meschino fiduciosamente» (DF, pp. 58-59).